Il Giornalista Digitale è uno Stinco di Santo - Mariagrazia Villa PDF

Title Il Giornalista Digitale è uno Stinco di Santo - Mariagrazia Villa
Author Gioele Favaretto
Course Etica
Institution Istituto Universitario Salesiano Venezia
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Il Giornalista Digitale è uno Stinco di Santo - Mariagrazia Villa INTRODUZIONE

In un momento storico come questo, in cui tutti piangono la scomparsa dell’etica nella comunicazione (digitale e non), in cui certe cattivone come le fake news e le post verità ci fanno perdere il sonno, la prof vorrebbe affermare il contrario: la rete è una vera e propria miniera di opportunità! Il web può diventare l’habitat ideale di specie di giornalismo di valore, rare o, addirittura, estinte offline. Sta per dare alla luce una nuova informazione digitale, più etica e spirituale. La realtà spirituale non è qualcosa di astratto e di lontano, ma uno stato della coscienza che rende la nostra vita più vivida, piena e dotata di significato. Con questo libro la prof ci evidenzia le ventisette virtù etiche che, se comunichiamo con questi media, possiamo coltivare nel tempo. La virtù è una di quelle tecnologie del sé che ci permette di lavorare su di noi di compiere la nostra formazione come individui. È come un seme interiore che cresce attraverso la pratica e costruisce pian piano l’uomo. I comunicatori digitali sono desiderosi di trovare in se stessi gli strumenti per compiere il viaggio dell’anima e fiorire in bellezza, profondità e gioia. Le virtù qui descritte, in stretto rapporto tra loro, contribuiscono a qualificare in senso etico la comunicazione digitale. Chi comunica può ispirare, incoraggiare, animare e confortare le persone, spingendole in tal modo verso l’alto. 1. ASCOLTO: MOSTRA INTERESSE PERCHÉ TUTTO LO MERITA

corretta interpretazione: un’amica che non vedeva da tempo fa ufficio stampa ai Nomadi ma la prof capisce gli zingari; la prof per ‘campo’ intendeva l’area destinata ai nomadi, mentre l’amica intendeva il settore della professione. L’ascolto è un arte. Non è solo la percezione di quanto ti viene comunicato (comprensione tecnica), ma è anche l’interpretazione che tu ne dai: è necessario che tu ci metta impegno, concentrazione e che partecipi a quanto l’alto prova a comunicarti. Ascolto attivo (psicologo C. Rogers): ascolto sensibile, empatico e concentrato per aiutare la persona a sentirs ascoltata. - Messa da parte (almeno temporaneamente) dei tuoi problemi e delle tue preoccupazioni; - Mettersi nei panni dell’altro per comprendere meglio la sua esperienza soggettiva; - Concentrarsi cercando di captare quelle parti che meritano di essere elaborate attraverso una riformulazione (per esempio, ponendo domande); - Non bisogna interferire in alcun modo e nemmeno mettere fretta. L’ascolto partecipe è una virtù etica. Una disposizione d’animo volta al bene dell’altro. Rende possibile il significato più alto della parola interesse: la nostra condizione umana è di inter-esse, ossia essere-tra, in un rapporto di unione con ogni essere vivente e non. Tutti noi tendiamo ad ascoltare più spesso e più volentieri chi ci coinvolge e a cui ci sentiamo più legati. Per rendere etica la virtù dell’ascolto, però, devi partire dall’idea che tutto meriti il tuo interesse, e che tutto vada profondamente ascoltato, a cominciare da te stesso. In questo potenziale interesse verso ogni cosa, prende avvio l’etica della comunicazione, intesa non come un atto informativo. Informare (v. L’ultima cena del Perugino) è far passare un messaggio in modo efficace ed efficiente. Comunicare (v. L’ultima cena di Leonardo) è creare uno spazio comune di relazione con tutti e con il tutto, nella prospettiva di un’intesa, e non di una separazione. Prima dell’arrivo del digitale, come reporter, detenevi le chiavi del cancello della notizia. Oggi, con un fenomeno come il citizen journalism, in cui sono i cittadini stessi a dare le notizie e a commentarle, non ti eventi, aiutando il tuo pubblico a penetrare meglio dentro le notizie e a sviluppare un’opinione personale. Ascoltando attivamente una persona (attraverso, per esempio, un’intervista) o delle fonti documentali, si riesce a comprendere meglio il focus di una notizia, il senso degli eventi.

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Un buon ascolto si dimostra anche un buon shit-detector, condizione essenziale di ogni grande scrittore e di un fenomeno dalla fuffa; in sostanza, conservare la verità. La rete ci dà l’opportunità di metterci alla prova grazie a: 1. La natura interconnessa, illimitata e infinita, dello spazio e del tempo: possiamo ascoltare la realtà con un’ampiezza e ricchezza di informazione prima impensabili. Spazi e tempi sono alla portata dei nostri sensi. 2. La natura interattiva: dà modo di praticare la virtù etica dell’ascolto nell’ascoltare le persone che all’altro di esprimersi; anziché liquidare le opinioni che non ti piacciono, riformula quanto ti è stato detto, e mantieni un tono di sincera apertura e non polemico o rissoso; ascolta tutte le critiche e fai tesoro solo di quelle che ritieni costruttive. 2. TEMPESTIVITÀ: ARRIVA PRONTO (ANCHE SE SECONDO)

la sua prof al telefono la sgridò a non finire dandole dell’avventata, incauta e stupida. Quando venne a sapere che il suo compito era semplicemente perfetto, le disse di aver capito una grande verità: se abbiamo la conoscenza, possiamo essere tempestivi. Il punto non è essere primi, ma pronti. Essere veloci è dunque un bene, ma solo se siamo preparati, altrimenti potrebbe non essere il meglio né per noi né per gli altri. La tempestività è la caratteristica di quanto viene fatto al momento opportuno, né troppo presto né troppo tardi. Per profilarsi come una vera e propria virtù, deve basarsi su una prontezza ponderata e sempre legata al concetto di utilità, quindi decidendo di agire quando si può essere più utili. Diventa virtù etica quando è orientata al bene altrui attenendosi al principio dell’utile. L’utile viene quasi sempre messo in relazione a un vantaggio materiale o morale, un profitto, un guadagno. Come ci insegnano gli esponenti dell’Utilitarismo inglese l’utile può mirare al bene sociale e alla maggior felicità possibile per il maggior numero di persone possibile; un utile che supera il proprio limite egoistico per diventare una preoccupazione collettiva. Nell’ambito della comunicazione, essere puntuali significa essere convenienti andando incontro alle esigenze dell’interlocutore. Scegliere dunque un momento in cui la soluzione può rispondere a criteri di adeguatezza, corrispondenza e proporzione rispetto ai bisogni dell’altro. La pazienza è fondamentale: solo se sei paziente, infatti, sei in grado di comunicare al momento giusto; quando sei sufficientemente pronto per farlo e, soprattutto, quando l’altro è in grado di far tesoro del messaggio ricevuto e di trovarlo utile alle proprie aspettative.

sollecitudine, ossia la premurosa abilità di anticipare un’esigenza prima che questa emerga. Capacità di tastare la notizia per comprendere se sia il momento opportuno per pubblicarla o se occorra attendere. Grazie alla rete tutte le notizie sembrano mature per la pubblicazione, mentre tante news sarebbe stato meglio tenerle ai blocchi di partenza e farle correre una volta maturate correttamente. L’ansia di battere tutti sul tempo è una gran rogna che sta portando il giornalismo digitale fuori dal seminato della qualità. Il web, proprio perché è in grado di metterti in contatto diretto con i riceventi, ti dà modo di monitorare nel tempo i bisogni dei tuoi lettori per poterli soddisfare in modo tempestivo. 3. DISCERNIMENTO: METTI PRIMA CIÒ CHE CONTA

in primo piano, e curato. Luca è uscito dalla superficie ordinaria delle cose, riuscendo così a interiorizzare ogni esperienza. Mentre la prof pregava, quando meno se lo aspettava, anche Luca prese una candela, chiuse gli occhi e unì in preghiera le sue mani. Alla prof questa scena sembra una metafora di quanto gli sarebbe accaduto: un uomo attivo, forte e pieno di interessi, costretto a fermarsi e a rivolgere gli occhi al cielo, per discernere l’importante.

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Il discernimento è sempre stato considerato il dono più importante dello Spirito, grazie al quale la tua anima distingue persone, cose e situazioni, scegliendo quelle buone e utili per la sua evoluzione ed evitando quelle cattive per la crescita. Il dizionario si limita a dirti cosa sia tecnicamente il discernimento: la facoltà di formulare un giudizio o di scegliere un determinato comportamento. Sant’Ignazio di Loyola, il fondatore dell’ordine dei gesuiti, dice il Messaggero Cattivo si prodiga per annebbiare il tuo giudizio e farti scegliere il male; ti alletta con piaceri apparenti e temporanei. Anche quando comunichi, incontri delle facili tentazioni. La virtù del discernimento t’invita a esaminare con attenzione la tua condotta comunicativa, per comprendere quali siano o siano stati i percorsi professionalmente o umanamente sbagliati che hai intrapreso. Questi possono creare problemi a te (insoddisfazione, turbamento, delusione) ma soprattutto ai tuoi interlocutori. Sotto l’aspetto dell’etica, la presenza del discernimento sembra confermare il modello filosofico secondo cui la comunicazione sarebbe un’espressione della natura dell’uomo. O l’uomo, come lo era per la filosofia greca antica, è per la sua stessa essenza buono, per cui comunica in modo onesto, rispettoso e veritiero; oppure, come sostenne il pensiero giudaico-cristiano, è costituzionalmente un egoista di prima categoria e, dunque, bisognoso di ascoltare e mettere in pratica la volontà divina per imparare a comunicare bene. Il discernimento, applicato al campo dell’informazione e della comunicazione, tiene conto di entrambi: da un lato non è una virtù innata, dall’altro, però, si ipotizza nell’uomo una costituzione interiore buona. Nella comunicazione di tipo giornalistico, il discernimento si può manifestare su tre versanti: 1. Quello del giornalista: soprattutto nella fase di ricerca viene richiesto di prestare attenzione alla realtà intima degli eventi per svelarne il senso; serve sia il saper fare bene il mestiere, sia l’escogitare dei metodi e degli strumenti nuovi, di volta in volta. 2. Quello del destinatario della comunicazione: formulazione del giudizio e la conseguente scelta di ricezione del messaggio; non prendere per buono tutto ciò che arriva ma metterlo ogni volta in discussione, per verificarne l’esattezza e la veridicità. 3. Quello legato al messaggio che comunichi: cercare una struttura e uno stile narrativo che permettano di entrare subito nel focus, di discernere subito ciò che conta; organizzare i contenuti a piramide rovesciata, con un linguaggio chiaro e preciso che permetta di comprendere immediatamente l’essenza del messaggio. Attraversare la rete, in silenzio, lasciandoti guidare dall’attenzione verso quanto ti viene incontro, per poi soppesarlo, misurarlo, valutarlo di volta in volta. Per poter poi scegliere cosa, come e perché comunicare. Una cattiva comunicazione — ossia una notizia data in modo superficiale, impreciso o scorretto per mancanza di sufficiente valutazione —, una volta gettata in rete, non la riacchiappi più, e ne ripagherai le conseguenze in termini di credibilità e reputazione. 4. ESATTEZZA: FAI COINCIDERE FORMA E SOSTANZA

struggimento dell’amore terreno, entrò in convento e si fece suora; ma l’impostazione dell’ammiratrice accanita non l’aveva mai persa; se qualcosa le piaceva, stai pur certo che la sosteneva a spada tratta contro tutto e tutti. Il tema della prof su Descrivi la giornata di un uomo primitivo l’aveva stregata. Nel tema la prof si inventò una nuova lingua, il preistoriese. Sia Suor Maria Attilia sia le sue compagne compresero quel tema alla perfezione, risero perché era buffo e si cimentarono a parlare il preistoriese perché, sebbene di fantasia, era un codice condivisibile. Italo Calvino, nelle sue Lezioni americane, la inserisce tra le sei proposte per il terzo millennio. Con esattezz si intende: - Un disegno ben preciso dell’opera, dunque un progetto; - L’evocazione di immagini visuali nitide, incisive, memorabili; - Un linguaggio il più preciso possibile, tanto come lessico quanto come resa delle sfumature del pensiero. 3 di 20

La potremmo definire come: le migliori parole scelte accuratamente nel loro ordine migliore. Nell’agire comunicativo, essere esatti è una virtù che trasforma il messaggio in calamita: la gioia di far sbocciare i sensi, di provare emozioni, d’incantarsi davanti alla bellezza. La comunicazione finisce per non raccontare qualcosa, diventa la cosa stessa. L’esattezza: - Cerca di indagare e descrivere il mondo in modo sottile, ricco e pertinente; - Prova a partorire parole che aderiscano perfettamente all’aspetto e al significato delle cose. Nel cercare le parole più esatte diffida dagli iperonimi, i termini con un significato generale, e sostituiscili con gli iponimi appropriati, ossia i vocaboli con un significato particolare. Distingui e identifica le sfumature dell cose nella loro irripetibile identità. L’esattezza è una virtù etica in quanto mira all’ordine, alla coerenza, all’armonia e al significato; costruisce l’uomo, tanto colui che comunica quanto colui che riceve il messaggio, ritagliandolo dal caos e donandogli i mezzi per conoscere il mondo senza averne paure e senza esserne sopraffatto. Va, dunque, in direzione opposta all’entropia — confusione, incoerenza, eccesso e pluralità di forme —, in cu molta comunicazione versa oggi, la quale determina una minore quantità di informazione e una crescente sensazione di disagio ed estraneità. Sebbene l’esattezza non sia la verità (come scriveva il pittore francese H. Matisse), richiede l’onestà di rappresentare fedelmente il mondo, comunicando in modo preciso e rispettando i dati oggettivi. Chiamare le cose con il loro come è fondamentale; a cominciare dal titolo che per essere più incisivo deve avere due qualità: - Fotogenia: deve essere visivo, raffigurare il focus dell’articolo attraverso un’immagine costruita con le parole; - Sintesi: condensare il senso della notizia nel minor numero possibile di parole. Il web favorisce la ricerca e la pratica dell’esattezza comunicativa, non per analogia, ma per contrasto. Proprio per le sue caratteristiche caotiche e sporche, t’induce a offrire il conforto di un testo scritto con esattezza. La rete non è un semplice strumento di comunicazione, ma un vero e proprio ambiente culturale che determina il nostro modo di abitare il mondo offline (A. Spadaro). Perciò, praticare la virtù etica dell’esattezza online, può aiutarti a lavare via la “sporcizia” anche delle relazioni della comunità in cui vivi. I disordine comunicativo moltiplica il disordine relazionale. 5. CHIAREZZA: DISTILLA, ELIMINA, ILLUMINA

(linguista e semiologo F. De Saussure). Passava moltissimo tempo in bicicletta convinta di essere un’acrobata e, risultato, rovinava quasi sempre a terra e si procurava sbucciature e lividi dappertutto. Riusciva a farsi male anche senza bicicletta. La prof crede che ci fosse, in questa sua volontà di lasciare che le azioni si scrivessero su di lei, il piacere di essere chiara con se stessa e con gli altri. La chiarezza può sembrarti una virtù sovrapponibile all’esattezza, ma non è così.

da poterlo spiegare alla perfezione. La chiarezza, quando comunichi, denota la volontà di far luce su un problema o una questione, sgomberando il campo da equivoci, ambiguità o falsità. È una virtù etica in quanto ha l’obiettivo di far comprendere ciò di cui si parla e, dunque, opera tra gli interlocutori nella direzione di un chiarimento, di una spiegazione, di una comunione (non di un fraintendimento, di un assioma o di una disgregazione). Per essere chiari bisogna conoscere bene l’argomento di cui si parla e, pertanto, si è capaci d spiegarlo al meglio, fornendo informazioni, facendo esempi e illuminando gli ascoltatori con consigli. 4 di 20

Chi possiede la virtù della chiarezza comunica in modo chiaro perché desidera che gli altri capiscano bene e che poi, in quanto soggetti liberi, siano liberi di decidere se seguire oppure no le sue teorie. Essere chiari è puntare al bene della comunicazione. Un segreto per rendere la tua esposizione chiara come un cristallo è di trasformare il testo in un’immagine. I particolari sono molto importanti, perché consentono di inquadrare il contesto nella sua dimensione fisica, spaziale, temporale e nei riferimenti culturali, etici ed estetici. Si sta diffondendo un tipo di giornalismo, caratterizzato da lunghi articoli, definito long form journalism. Proprio perché il web è un grande cervello interconnesso e interattivo — sempre più connesso e integrato alla vita reale —, grazie alle tante persone presenti nella rete mondiale, hai in mano la possibilità di trovare tanti alleati disposti ad aiutarti a far chiarezza (stingendo delle relazioni e raccogliendo testimonianze) su un evento. Inoltre l’ambiente digitale offre una grande disponibilità di spazio e puoi utilizzare tutti gli strumenti che ti mette a disposizione per spiegare meglio un fatto. 6. COMPLETEZZA: SEGUI IL “TUTTI PER UNO E UNO PER TUTTI”

assaggiare dei piatti sopraffini di chef pluri-stellati. Nonostante questo, non dimenticherà mai il panino gourmet extra-large che la sua cara amica Cristina le preparò qualche estate fa in California, in una catena americana dove i sandwich te li puoi costruire. Ha messo insieme tutto quello che la prof le aveva indicato, cioè un po’ di tutto. Un mix di sapori, di consistenze e di profumi le espose in bocca. Ciascun ingrediente faceva la sua parte e lavorava all’unisono con gli altri; un po’ come quando i tre moschettieri, incrociando le spade, si promettono di essere “tutti per uno e uno per tutti”. La completezza è la presenza di tutti gli elementi costitutivi, o ritenuti tali, di qualcosa; dunque la virtù di non omettere, artificiosamente o inconsapevolmente, qualcosa che, invece, sarebbe utile alla costituzione del messaggio. Disegnare un quadro compiuto della notizia, in cui non manchi niente di quanto servirebbe a comprenderla e a formarsi un’opinione critica su come siano andate effettivamente le cose. Devi garantire: multimedialità, ossia della compresenza e dell’interazione di più strumenti di comunicazione: fotografie, video, immagini grafiche, mappe multimediali, link...; definire il contesto interno di una notizia, per non essere fazioso o di parte; dar voce non solo alla tua tesi ma anche a tesi contrarie alla tua; solo quelli che ritieni significativi per te, che sei il costruttore di senso, e per i tuoi lettori. Non devi produrre qualcosa di autosufficiente, ma devi dare il meglio possibile nel momento in cui lo dai, con l’ottica di mantenere le porte aperte a ulteriori integrazioni che potrebbero arrivare nel tempo. Non confondere quindi la completezza con il perfezionismo: volere la completezza è una preoccupazione etica, che mostra rispetto nei confronti degli interlocutori; fare il perfettino è una peana alla propria individualità. Se punti a restituire il sentimento dell’unità, in un mondo zeppo di conflitti e separazioni, ti impegni per l’evoluzione sia della tua comprensione interiore sia di quella degli altri. Placare il senso di frammentazione, attraverso la completezza, ti rende artefice di opere buone e pervase di senso, e ti predispone a relazioni in cui l’individualità cerca una totalità in cui riconoscersi. La rete ha moltissima potenzialità in senso multimediale. Sta a te conoscere e saper utilizzare tutti gli strumenti più avanzati della tecnologia, per offrire al tuo pubblico un prodotto completo e di alta qualità. Visual journalism: far sì che i contributi visivi siano in grado di raccontare la notizia in se stessi, senza aver quasi più bisogno del testo. Oggi la cultura visiva è imprescindibile dalla pratica del giornalismo; le immagini permettono di spiegare statistiche e dati che, raccontati con le parole, non verrebbero fissati nella mente con altrettanta immediatezza ed efficacia. 5 di 20

7. ORIENTAMENTO: IMPARA CHE LÀ NON È QUA

sorella, la quale aveva pensato di indossare un elegante completo con camicia bianca di taglio maschile, simile a quella dello sposo. Le due camicie stavano vicine e, il futuro sposo, forse un po’ agitato per l’occasione, ha afferrato la camicia della sorella e ha provato in tutti i modi a infilarsela. Una mezza tragedia ha iniziato a sudare freddo e a strillare per chiedere aiuto, disperato. Per fortuna, la sorella si è accorta subito dell’equivoco della taglia. Rasserenato, Paolo ...


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