Title | Il Piacere di D\'Annunzio - analisi del testo |
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Author | Anonymous User |
Course | Letteratura Italiana |
Institution | Università degli Studi di Milano-Bicocca |
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Esercitazione tema per esame di Maturità...
UNA FANTASIA “IN BIANCO MAGGIORE” Alle undici egli era d'innanzi al palazzo; e l'ansia e l'impazienza lo divoravano. La bizzarria del caso, lo spettacolo della notte nivale, il mistero, l'incertezza gli accendevano l'imaginazione, lo sollevavano dalla realtà. Splendeva su Roma, in quella memorabile notte di febbraio, un plenilunio favoloso, di non mai veduto lume. L'aria pareva impregnata come d'un latte immateriale; tutte le cose parevano esistere d'una esistenza di sogno, parevano imagini impalpabili come quelle d'una meteora, parevan esser visibili di lungi per un irradiamento chimerico delle loro forme. La neve copriva tutte le verghe dei cancelli, nascondeva il ferro, componeva un'opera di ricamo più leggera e più gracile d'una filigrana, che i colossi ammantati di bianco sostenevano come le querci sostengono le tele dei ragni. Il giardino fioriva a similitudine d'una selva immobile di gigli enormi e difformi, congelato; era un orto posseduto da una incantazione lunatica, un esanime paradiso di Selene. Muta, solenne, profonda, la casa dei Barberini occupava l'aria: tutti i rilievi grandeggiavano candidissimi gittando un'ombra cerulea, diafana come una luce; e quei candori e quelle ombre sovrapponevano alla vera architettura dell'edifizio il fantasma d'una prodigiosa architettura ariostèa. Chino a riguardare, l'aspettante sentiva sotto il fascino di quel miracolo che i fantasmi vagheggiati dell'amore si risollevavano e le sommità liriche del sentimento riscintillavano come le lance ghiacce dei cancelli alla luna. Ma egli non sapeva quale delle due donne avrebbe preferita in quello scenario fantastico: se Elena Heathfield vestita di porpora o Maria Ferres vestita d’ermellino. E, come il suo spirito piacevasi d'indugiare nell'incertezza della preferenza, accadeva che nell'ansia dell'attesa si mescessero e confondessero stranamente due ansie, la reale per Elena, l'imaginaria per Maria. Un orologio suonò da presso, nel silenzio, con un suono chiaro e vibrante; e pareva come se qualche cosa di vitreo nell'aria s'incrinasse a ognun de’ tocchi. L'orologio della Trinità de' Monti rispose all'appello; rispose l'orologio del Quirinale; altri orologi di lungi risposero, fiochi. Erano le undici e un quarto. Andrea guardò, aguzzando la vista, verso il portico. – Avrebbe ella osato attraversare a piedi il giardino? – Pensò la figura di Elena tra il gran candore. Quella della senese risorse spontanea, oscurò l'altra, vinse il candore, candida super nivem. La notte di luna e di neve era dunque sotto il dominio di Maria Ferres, come sotto una invincibile influenza astrale. Dalla sovrana purità delle cose nasceva l'imagine dell'amante pura, simbolicamente. La forza del Simbolo soggiogava lo spirito del poeta. Allora, sempre guardando se l'altra venisse, egli si abbandonò al sogno che gli suggerivano le apparenze delle cose. Era un sogno poetico, quasi mistico. Egli aspettava Maria. Maria aveva eletta quella notte di soprannaturale bianchezza per immolar la sua propria bianchezza al desiderio di lui. Tutte le d cose bianche intorno, consapevoli della grande immolazione, aspettavano per dire ave e viveva. l passaggio della sorella. Il silenzio amen a
«Ecco, ella viene: incedit per lilia et super nivem. È avvolta nell'ermellino; porta i capelli constretti e nascosti in una fascia; il suo passo è più leggero della sua ombra; la luna e la neve sono men pallide di lei. Ave. «Un'ombra, cerulea come una luce che si tinga in uno zaffiro, l'a ccompagna. I gigli enormi e difformi non s'inchinano, poiché il gelo li ha irrigiditi, poiché il gelo li ha fatti simili agli asfodilli che illuminavano i sentieri dell’Ade. Ben però, come quelli de' paradisi cristiani, hanno una voce; dicono: – Amen. «Così sia. L'adorata va ad immolarsi. Così sia. Ella è già presso l'aspettante; fredda e muta, ma con occhi ardenti ed eloquenti. Ed egli prima le mani, le care mani che chiudono le piaghe e schiudono i sogni, bacia. Così sia. «Di quà, di là, si dileguano le Chiese alte su colonne a cui la neve illustra di volute e d'acanti magici il fastigio. Si dileguano i Fòri profondi, sepolti sotto la neve, immersi in un chiarore azzurro, onde sorgono gli avanzi dei portici e degli archi verso la luna più inconsistenti delle lor medesime ombre. Si dileguano le fontane, scolpite in rocce di cristallo, che versano non acqua ma luce. «Ed egli poi le labbra, le care labbra che non sanno le false parole, bacia. Così sia. Fuor della fascia discinta si effondono i capelli come un gran flutto oscuro, ove tutte sembran raccolte le tenebre notturne fugate dalla neve e dalla luna. Comis suis obumbrabit tibi et sub comis peccabit. Amen» . E l'altra non veniva! Nel silenzio e nella poesia cadevano di nuovo le ore degli uomini scoccate dalle torri e dai campanili di Roma. SIMILITUDINI METAFORE PERSONIFICAZIONI CON VALORE METAFORICO ANTITESI
Analisi del testo 1. COMPRENSIONE DEL TESTO - riassunto Nell’attesa di Elena, il protagonista Andrea Sperelli, in una notte innevata e illuminata dal plenilunio, si abbandona all’immaginazione, fantasticando su un’altra donna da lui desiderata: Maria Ferres. Quest’ultima, donna candida e pura, rappresenta l’antitesi della prima, sensuale e passionale (la femme fatale). Nell’indecisione tra le due figure Andrea “vede arrivare” Maria, avanzando con passo leggero tra i gigli che, impersonificati, dicono “Amen” al suo passaggio. Quando la donna mistica arriva dal protagonista i due si baciano, rivelando le fantasie erotiche e i desideri carnali di Andrea. Alla fine, così come iniziò allo scoccare delle undici e un quarto, allo stesso modo il sogno viene interrotto dai rintocchi dell’orologio, che riportano Andrea nel tempo reale, contrapposto all’atmosfera senza tempo del sogno.
2. ANALISI DEL TESTO i gioca sui simboli e sulle immagini ed è scritto Questo brano del P iacere s utilizzando un registro fortemente aulico, caratterizzato da termini colti e preziosi, con vari latinismi. Tra questi, ad esempio, emergono parole quali lungi ( lontano), ombra cerulea (azzurra), diafana (quasi trasparente), orto (giardino), eletta (scelta), f astigio (cima/culmine)... Molti anche i riferimenti alla religione, con presenza di vocaboli liturgici ave, ( amen, così sia ) e mistici, riconducibili all’ambito della fede (miracolo, sommità liriche, spirito, Trinità, risorgere, mistico, soprannaturale, immolare, immolazione, inchinarsi, Ade, paradisi cristiani, piaghe…) . Sono inoltre riportate immagini e linguaggi biblici in latino per descrivere Maria Ferres, la donna simbolo di purezza, e il suo modo di atteggiarsi: candida super nivem (più candida della neve); i ncedit per lilia e super nivem suis obumbrabit tibi et (avanza tra i gigli ed è più candida della neve); comis comis peccabit” . Quest'ultima espressione significa “con le sue chiome ti ricoprirà d’ombra e sotto le chiome peccherà” ed è una parafrasi in senso erotico di un passo dei Salmi, evocando l’idea del peccato della tentazione della passione carnale, in opposizione alla purezza e alla sacralità. Oltre a quello religioso, prevale il campo semantico dei colori e principalmente l’opposizione tra il bianco e l’azzurro (latte, neve, candore, candidissimi, aria cerulea, diafana, cose bianche, bianchezza, chiarore, pallido, zaffiro), che rappresenta la purezza e l’innocenza, e il rosso e il nero (porpora, ombre, tenebre notturne, oscuro ), simboli della passione e del peccato. A livello retorico non mancano figure come similitudini (le righe da 5 a 8, per esempio, sono interamente costituite da esse) e metafore, tra cui o pera di ricamo, rocce di cristallo, vestita d’ermellino e altre ancora. Si possono inoltre cogliere molte personificazioni, nelle quali i verbi hanno e l’impazienza lo anch’essi un valore metaforico. Alcuni esempi sono: l’ansia divoravano; il silenzio viveva; l’orologio rispose… Altre figure retoriche presenti sono le antitesi. Tra queste, le più forti sono: chiudono le piaghe, schiudono gli occhi; di qua, di là (verso la fine del testo); esistenza di sogno (alla riga 6). Ci sono importanti allitterazioni, per cui si può dire che, nella sua completezza, il brano è caratterizzato da una forte raffinatezza e musicalità. In particolar modo, questa è avvertibile nel passo della descrizione del
paesaggio da parte del narratore (soprattutto nelle righe 5-8). Le righe 17-20 onferendo alle frasi una dolcezza, che si hanno prevalenza di “l” e “s”, c contrappone però al suono forte e freddo della “c” di lance ghiacce dei cancelli (riga 20). Il ritmo è lento in quasi tutto il capitolo e talvolta spezzato da molti punti e virgole. Il passaggio da riga 47 a 50, ad esempio, è fatto interamente da periodi brevi che, insieme alla ripetizione di così sia per tre volte, concedono al lettore una pausa per assaporare pienamente le parole e i significati che l’autore ha voluto esprimere. Questi significati profondi sono resi attraverso simboli che si ripercorrono all’interno dell’intero capitolo. Già i nomi delle due donne, Maria ed Elena hanno valore simbolico e alludono rispettivamente alla Vergine (Maria è fatale che infatti la donna candida e angelicata) e a Elena di Troia (la femme attrae gli uomini col suo fascino e non lascia loro scampo). Così, tutti gli aggettivi a loro attribuiti sono rivelatori della loro essenza. Maria è vestita di ermellino, simbolo della purezza e del candore e la sua pelle pallida supera il biancore della neve. Viene accompagnata da un insistente richiamo al colore bianco e da immagini evocative di idee di purezza e innocenza: i gigli, la luna, la neve, l’ermellino… Maria sembra essere la bellezza pura e al suo passaggio sono pronunciate preghiere e passi biblici. Questa oscuro dei suoi capelli fa purezza però è solo un’illusione, in quanto il flutto trasparire in lei la presenza della carnalità, poiché in esso si raccolgonole tenebre notturne (allusione all’erotismo, che viene esplicitato successivamente dalla parafrasi erotica del verso biblico). Nel rapporto tra Andrea Sperelli e Maria Ferres si può percepire una continua connessione tra sacro e profano, tra l’amore innocente e quello peccaminoso, carnale. Il sacro è rievocato dalle preghiere e dai passi della Bibbia, ma anche le formule latine e i termini religiosi e liturgici sono in un certo senso “profanati”. Alla vista dei capelli bruni della donna che fluttuano nell’aria e al tocco delle sue labbra, il protagonista si lascia trasportare dalle fantasie e dai desideri erotici. Opposta all'immagine angelica e pura di Maria è la figura di Elena, associata alla porpora, colore appunto della passionalità carnale. Anche nella descrizione che apre il brano altri concetti simboleggiano lo splendore, la bellezza e il candore del paesaggio, che risulta infatti un paesaggio paradisiaco, dove le cose sembrano avere un’esistenza di sogno , dove sembrano irradiate da una luce illusoria, fantastica. È un paradiso di Selene, ossia un giardino illuminato dalla luna (Selene è infatti il nome greco
della luna), ma e sanime, senza vita, poiché il gelo della neve lo ha completamente ricoperto. In questo passaggio descrittivo, d’Annunzio parla di Roma, città in cui lui ha vissuto per un certo periodo della sua vita, ammirandone gli splendori del periodo della Belle Epoque, avvicinandosi all'elite e partecipando a feste e attratto dal lusso e dalle “cose balli esclusivi, trasformandosi in un dandy belle”. D’Annunzio utilizza qui una serie di paragoni e riferimenti al mondo mitologico e all’universo, per evidenziare questo amore e questa attrazione per il Bello, questo suo tendere alla perfezione e alla magnificenza che sono al meglio espressi dalla classicità e dall’ordine cosmico. Ricorrenti sono i mistero, latte immateriale - secondo termini legati al cosmo come plenilunio, la mia personale interpretazione, potrebbe ricordare la via lattea, dato che si sta parlando di un’atmosfera notturna, misteriosa e mistica, dove tutto accade come in un sogno - meteora, irradiamento chimerico, lunatica , i termini riferiti alla mitologia (paradiso di Selene, architettura ariostea ), o ancora quelli legati al sogno, all’immaginazione e soprattutto alla bellezza, tra cui s pettacolo, immaginazione, lo sollevavano dalla realtà, splendeva, esistenza di sogno, incantazione, ombra cerulea, diafana, luce, candori, prodigiosa… Viene così celebrata una bellezza legata all’ordine, al silenzio e all’armonia di un paesaggio naturale nel quale l’uomo può concedersi di abbandonarsi alla tranquillità e allo splendore e lasciarsi trasportare dal sogno. Tra la descrizione del paesaggio riportata dal narratore e quella del sogno di Andrea Sperelli si possono trovare delle corrispondenze riguardanti lo scenario fantastico e quasi soprannaturale nel quale il protagonista si ritrova in entrambi i casi. Entrambi sono paesaggi notturni, colorati dal biancore della neve e accesi dalla luminosità della luna (notte nivale, plenilunio favoloso - notte di luna e di neve ). In entrambi regna il silenzio (esanime paradiso - il silenzio viveva ), ma se nella descrizione del narratore anche tutte le cose sono silenziose, nel sogno di Andrea i fiori parlano e pregano al passaggio della “donna angelo” (muta… la casa dei Barberini - i gigli… hanno una voce, dicono “amen” ). Inoltre, i rilievi e i contorni dell’edificio sono circondati da un’ombra azzurra e, allo stesso modo, il protagonista immagina Maria avvolta dalla stessa luce (i rilievi… gittando un’ombra cerulea, diafana come una luce - un'ombra, cerulea come una luce… l’accompagna ). Da notare infine, come sia all’inizio che alla fine del sogno si ripetono i rintocchi dell’orologio, a trasportare Andrea nella dimensione fantastica, per poi ricondurlo in quella reale.
3. APPROFONDIMENTO D’Annunzio aggiunge nelle sue opere una trama simbolica a quella concreta di oggetti ed eventi, conferendo così un significato più profondo alle cose. In questo modo l’autore permette al lettore di conoscere e comprendere da solo i personaggi, i loro comportamenti e le loro emozioni attraverso la sua immaginazione. La simbologia riferita ai personaggi permette di calarsi nella loro interiorità senza che nulla venga reso esplicito. Ad esempio, parlando di Maria in questo passaggio, d’Annunzio scrive che è vestita di ermellino sottolineando il suo candore, invece che dire esplicitamente che è una donna candida e pura, allo stesso modo, sta al lettore interpretare il significato dei nomi delle due donne, in base al loro carattere e ai simboli a loro attribuiti. D’Annunzio predilige infatti la forma rispetto al contenuto, utilizzando una serie di metafore e analogie e nelle sue opere alla concretezza di una parola o di un concetto quasi sempre si lega un altro significato, più profondo e talvolta di difficile interpretazione. Spesso inoltre aggiunge tratti autobiografici e attraverso i suoi scritti si possono comprendere o immaginare momenti della sua vita, idee e pensieri personali....