Tipi di testo - il testo argomentativo PDF

Title Tipi di testo - il testo argomentativo
Author Fiammetta Farnetani
Course Italiano
Institution Liceo (Italia)
Pages 7
File Size 185.4 KB
File Type PDF
Total Downloads 37
Total Views 126

Summary

Appunti Tipi di testo - il testo argomentativo...


Description

Tipi di testo con focus sul testo argomentativo Scrivere per uno scopo Scrivere per raccontare, per descrivere, per informare... Scrivere per argomentare

1. Tanti scopi, tanti tipi di testo I testi, scritti o orali, che si possono produrre sono innumerevoli, e soprattutto sono disparati, diversissimi gli uni dagli altri. Ogni testo rappresenta un atto di comunicazione: dunque comporta che ci sia qualcuno che emette il messaggio (l’emittente) rivolgendosi a qualcun altro a cui esso è destinato (il destinatario). Un testo che viene scritto da qualcuno per qualcun altro ha sempre – come ogni atto di comunicazione - uno scopo. Chi scrive può voler:       

raccontare qualcosa (un fatto avvenuto, una storia inventata...); descrivere qualcosa (un paesaggio, una persona, un oggetto materiale o immateriale, una situazione...); informare su qualcosa (un evento, un tema scientifico, l’andamento delle vendite di un’azienda...); persuadere di qualcosa (delle proprie idee, di un programma politico, della bontà di un prodotto...); esprimersi (esternare i propri sentimenti, le proprie sensazioni...); dare istruzioni, prescrizioni, divieti (insegnare come cucinare un’orata, comunicare quando e come va fatta la dichiarazione dei redditi o che cosa è vietato fare su una pista da sci...); dare un giudizio su un’opera artistica o culturale (un film, un libro, un disco, una mostra di pittura...).

Il criterio fondamentale che permette di classificare i testi, di ricondurre l’infinita varietà dei testi possibili a pochi, fondamentali tipi di testo, è appunto quello dello scopo della comunicazione. Infatti, i testi che condividono scopi simili presentano caratteristiche simili. Così, in corrispondenza degli scopi sopra elencati, si possono distinguere sette grandi gruppi o tipi di testi: narrativi, descrittivi, informativo-espositivi, argomentativi, espressivi, regolativi, interpretativo-valutativi. Richiamo sinteticamente le caratteristiche di questi tipi di testi. Si tratta di nozioni che dovreste già possedere, e sulle quali quindi non ci soffermiamo. Ci concentreremo invece, dopo questo breve ripasso, sul tipo di testo su cui verterà la prova finale: il testo argomentativo.

Testi narrativi Contengono una storia, vera o finta, con personaggi che agiscono nel tempo. Possono essere letterari o non letterari (articoli di giornale, relazioni di viaggio, diari, cronache storiche, biografie, ecc.). Lo scopo dell’autore sarà anzitutto quello di raccontare qualcosa, di intrattenere il lettore (o l’ascoltatore) interessandolo a vicende che possono essere reali o inventate.

Testi descrittivi Rappresentano, per mezzo di parole, l’immagine di qualcuno o qualcosa: in modo più o meno dettagliato, in modo più o meno oggettivo o soggettivo. Anche in questo caso, può trattarsi di qualcuno o qualcosa veramente esistenti, come è il caso nelle descrizioni di oggetti contenute in trattati e opuscoli tecnici e scientifici o negli identikit di persone ricercate. Oppure può trattarsi di cose o persone inventati (descrizioni di personaggi all’interno di opere narrative, ecc.). Le descrizioni possono essere arricchite da elementi informativi (per esempio nelle guide turistiche, che non descrivono soltanto i monumenti ma danno molte informazioni storiche, artistiche, ecc. su di essi). Oppure possono essere finalizzate a uno scopo di altro tipo, cioè al fine di persuadere: anche a costo di dare descrizioni tendenziose, che mettono in luce un aspetto solo della realtà (per esempio la pubblicità, per sua natura, descrive sempre solo le caratteristiche positive, attraenti, dei prodotti). Testi informativo-espositivi Sono in qualche modo simili ai testi descrittivi, ma oltre alla descrizione di cose e persone contengono molti altri elementi di informazione, perché il loro scopo è quello di arricchire le conoscenze di coloro a cui sono diretti. Rientrano in questo tipo di testi – molto vasto - tutti gli scritti didattici, come i manuali scolastici, gli articoli scientifici (tanto divulgativi quanto specialistici, i quali ultimi però hanno spesso una componente argomentativa), e anche molti articoli di giornale: sia articoli di cronaca (se prevale l’intento di dare al pubblico l’informazione essenziale; se invece prevale il gusto di raccontare, la cronaca avrà piuttosto i caratteri del testo narrativo), sia articoli “di approfondimento”, che analizzano le situazioni e ne ricostruiscono i retroscena, le motivazioni, ecc. (anche questi possono sconfinare nel tipo argomentativo). Sono testi informativo-espositivi anche i cartelli affissi e la segnaletica stradale (i nomi delle strade, i cartelli che indicano le direzioni e le distanze: non i cartelli di divieto); nella loro sinteticità e iconicità, anche questi sono testi informativo-espositivi.

Testi espressivi Servono a esprimere stati d’animo o sentimenti: diari, confessioni, lettere come quelle che si possono leggere nelle apposite rubriche sui giornali, lettere personali con dichiarazioni d’amore o di odio, canzoni e poesie, ecc. Esprimersi (dal latino EX-PRÌMERE, cioè ‘premere fuori’) è importantissimo per l’equilibrio della persona. È anche importante, però, rendersi conto che fra il mettere sulla carta quello che si sente e lo scrivere un testo letterario c’è una enorme differenza.

Testi regolativi o prescrittivi Danno istruzioni, prescrizioni, divieti; illustrano regolamenti, leggi. Si presentano come un testo obiettivo, un testo tassativo. Non cercano di convincere il ricevente, con argomenti logici o emotivo-sentimentali, ma dicono quello che bisogna fare; che si tratti di far funzionare un computer, di cucinare una torta, di prendere un medicinale, di entrare in un luogo pubblico o di evitare multe e guai peggiori. Possono essere scritti in linguaggio formale (o addirittura paludato) o anche, al contrario, in forma colloquiale e amichevole; e in entrambi i casi possono essere chiari (come dovrebbero essere) o non chiari, come spesso sono accusati di essere i testi burocratici.

Testi interpretativo-valutativi Esprimono un giudizio, per esempio su un altro testo di qualunque genere, scritto, orale o visivo; o su qualunque altra opera artistica o scientifica o culturale, o su una manifestazione culturale. Rientrano in questo tipo i commenti a testi letterari: i quali potranno essere in parte informativoespositivi (in quanto spiegano un testo difficile dando informazioni obiettive che aiutano a capirlo), in parte valutativo-interpretativi (in quanto sottolineano quali testi sono più belli, o importanti, di altri, e perché: una funzione che confina con quella argomentativa). Rientrano in questo tipo di testi presentazioni e recensioni di opere letterarie o scientifiche, recensioni di spettacoli, concerti, mostre ecc., che compaiono sulla stampa quotidiana o settimanale o su pubblicazioni scientifiche a cadenza più distanziata (p.es. trimestrale o semestrale). Testi argomentativi Si propongono di persuadere chi li legge o ascolta: o a scopo puramente teorico (come nelle dimostrazioni scientifiche), o anche con lo scopo pratico di indurre il destinatario a fare una certa scelta, a tenere un certo comportamento. Possono fare appello soprattutto alla razionalità, nel qual caso di tratta di testi propriamente argomentativi: per esempio arringhe giudiziarie (cioè discorsi di avvocati della difesa o dell’accusa nelle cause in tribunale, per sostenere e argomentare la tesi dell’innocenza o quella della colpevolezza), saggi scientifici (che hanno sempre una componente informativo-espositiva, ma contengono spesso anche una tesi da dimostrare), articoli di fondo (cioè quegli articoli nei quali il giornalista esprime le proprie opinioni, articoli più che altro di commento alle notizie, in cui si esprime la linea politico-ideologica del giornale). Possono rientrare in questa categoria anche diversi temi scolastici. Oppure, i testi argomentativi possono fare appello soprattutto ai sentimenti o ad argomenti emotivi e irrazionali, nel qual caso è meglio definirli persuasivi: per esempio discorsi di propaganda e messaggi pubblicitari. I discorsi di uomini politici – che mirano sempre a guadagnare il consenso possono essere prevalentemente di stile argomentativo o di stile persuasivo. È chiaro che i due sottotipi di testi - argomentativi e persuasivi - sono spesso mescolati.

2. La struttura del testo argomentativo Argomentare significa «Addurre argomenti, ragionare... Dimostrare con argomentazioni» (Zingarelli); «Dimostrare con argomenti logici... Discutere, ragionare adducendo ragioni, prove, opinioni, argomenti pro o contro una certa tesi» (Devoto-Oli); «Discutere portando argomenti a sostegno... Dimostrare qualcosa con argomenti logici» (Sabatini-Coletti); «Discutere adducendo argomenti logici» (De Mauro). Un testo argomentativo è un testo che, nel trattare un certo tema, sostiene una tesi: cioè un giudizio dell’autore, una sua fondata opinione, una sua convinzione, una sua interpretazione dei fatti. L’esistenza di una tesi è il primo punto qualificante che fa di un testo un testo argomentativo. Se non c’è una tesi, un’idea di fondo (o anche più tesi collegate fra di loro, più idee di fondo, in successione logica), un testo non è un testo argomentativo. Il secondo punto qualificante che fa di un testo un testo argomentativo è che la tesi deve essere dimostrata. Potrà essere dimostrata con più o meno successo, in modo più o meno convincente, non è questo il punto. Il punto è che il testo, per essere un testo argomentativo, deve svolgere dei ragionamenti logici a sostegno della propria tesi, deve sostenerne la bontà, la giustezza, con argomenti a favore, adducendo prove, dati di fatto, elementi di qualunque natura che logicamente contribuiscano a dimostrare la validità della tesi che il testo sostiene. Se il testo sostiene una certa idea, magari anche con molta forza, ma senza produrre tutto un apparato di argomentazione logica

per sostenerla, bensì la sostiene in modo perentorio, che non ammette replica, che non intrattiene nessuna discussione con chi non condivide a priori quell’idea, quello non è un testo argomentativo. Il terzo punto qualificante (anzi forse il secondo, in ordine logico) è che il testo argomentativo è finalizzato a persuadere le persone a cui si rivolge. Si parla quindi di testi argomentativopersuasivi. Questo binomio mette in luce il fatto che il testo si rivolge a un destinatario e ha un preciso scopo comunicativo, che è di persuadere; e il fatto che persegue questo scopo attraverso il ragionamento, nello stile della discussione razionale, cioè argomentando la propria tesi. Quindi, con l’etichetta di testi argomentativo-persuasivi si intende in realtà una gamma di testi che sono tutti finalizzati in qualche modo a persuadere, ma che tentano di persuadere in modi e con tecniche diverse. Solo quelli che tentano di persuadere attraverso ragionamenti logici sono testi argomentativi. I messaggi di propaganda, politica o di altro tipo, che vogliono inculcare un’idea, conquistare il consenso, quasi a forza, in modo autoritario, non possono essere considerati testi argomentativi. Almeno, noi in questa sede non li consideriamo tali. Non consideriamo testi argomentativi neanche i messaggi pubblicitari, che pure si fondano su tecniche comunicative estremamente sofisticate, sulla conoscenza delle reazioni psicologiche messe in moto da particolari meccanismi linguistici, sulle connotazioni e le suggestioni emotive che si accompagnano all’uso di certe parole come di certi colori o suoni ecc.: suggestioni che sono decisive per determinare il comportamento del potenziale consumatore. Un messaggio pubblicitario efficace, quindi, contiene sempre una argomentazione implicita, dice sempre al suo destinatario perché è bene per lui o per lei acquistare quel prodotto. Ma noi riserviamo il termine argomentazione alla argomentazione esplicita, attraverso passaggi logici dichiarati. Un testo argomentativo – cioè un testo che sostiene una tesi e vuol convincere di essa il proprio destinatario – non è mai, per definizione, un testo neutrale. Ma c’è modo e modo di sostenere, anche con forza, il proprio punto di vista. Non tutti i modi possibili meritano di essere chiamati “argomentativi”. Se la scuola investe risorse ed energie per educare alla scrittura, e in particolare alla scrittura argomentativa, lo fa perché la capacità di discutere in modo razionale, argomentando le proprie idee e rispettando quelle degli altri, è un grande valore di una società civile. Si ripete spesso che un testo argomentativo ha una struttura costante, più o meno questa: 1. Premessa: una parte di introduzione alla materia, che può anche mancare. 2. Tesi. È l’idea di fondo che il testo vuole sostenere. Può essere enunciata esplicitamente all’inizio, ripromettendosi di dimostrarla nel séguito; ma può anche essere esplicitata solo più avanti, nel corso dell’argomentazione; o addirittura solo alla fine, nelle conclusioni, tirando fuori solo alla fine la tesi che, a quel punto, tutto quanto è stato detto in precedenza dimostra come vera. 3. Argomenti. Ragionamenti, prove, dati di fatto, ecc. a sostegno della tesi. 4. Eventuale confutazione della tesi avversaria. L’autore previene le obiezioni di chi non la pensa come lui (che siano già state espresse da qualcuno o che siano solo potenziali), e le confuta in anticipo, inglobandole nella propria argomentazione, che così ne esce rafforzata. 5. Altri argomenti. 6. Altre eventuali confutazioni della tesi avversaria. Nuovi argomenti e nuove confutazioni possono susseguirsi e alternarsi più volte, come richiede la logica della materia trattata. 7. Conclusioni. Consisteranno nella constatazione finale che la tesi è stata dimostrata valida. Come abbiamo detto sopra, al punto 2, le conclusioni possono anche coincidere con l’enunciazione finalmente esplicita della tesi stessa, nel momento in cui la si è già avvalorata con tutto quanto è stato detto. Questo schema descrive bene qual è la struttura di molti testi argomentativi, e ha comunque una sua utilità perché evidenzia le componenti logiche che sono quasi sempre presenti in un’argomentazione. Ma non è uno schema che possa ritrovarsi meccanicamente in tutti i testi

argomentativi. Per fortuna, i percorsi del pensiero sono liberi. La diversa materia e la diversa personalità di chi scrive porteranno a volte a progettare strutture argomentative originali, non sempre riconducibili a uno schema fisso. I testi letterari, in generale, sono un ottimo antidoto alla meccanicità, perché la grande letteratura produce sempre dei prototipi, testi che hanno sempre qualcosa di nuovo rispetto ai testi precedenti. E anche i saggi critici sono esempi di testi argomentativi per lo più originali, che generalmente portano l’impronta dello stile del critico che li ha scritti. In questo corso leggeremo alcuni testi argomentativi di taglio giornalistico : articoli di quotidiano che si prestano bene all’esemplificazione per la loro dimensione contenuta (meno di 1000 parole) e per la destinazione non specialistica, e che svolgono argomentazioni su temi di interesse generale per la società di oggi. Per capire come comprendere al meglio un testo argome ntativo, analizziamone uno insieme.

3. Analisi di un testo argomentativo Marco Lodoli, I miei ragazzi insidiati dal demone della Facilità “La Repubblica”, 6 novembre 2002 Cosa sta accadendo nelle menti degli italiani, come mai ho l´impressione che lo stordimento, se non addirittura una leggera forma di demenza, stiano soffiando come scirocco in troppi cervelli, giovani e meno giovani? Quali sono le cause, se ce ne sono, di questo torpore? Avevo raccontato, un mese fa su "Repubblica", la mia crescente ansia di fronte al silenzio dei miei studenti che sembrano non saper più ragionare. In tanti hanno risposto, mi sono arrivate molte lettere, anche dai ragazzi delle scuole. Capisco che è difficile indicare un unico responsabile, un sicuro colpevole, ma una piccola idea del perché accada tutto questo io me la sono fatta e ve la propongo. A mio avviso da troppo tempo viviamo sotto l´influsso di una divinità tanto ammaliante quanto crudele, un uccelletto che canta soave, ma che ha un becco così sottile e feroce da mangiarci il cervello. La Facilità è la dea che divora i nostri pensieri, e di conseguenza l´intera nostra vita. La Facilità non va certo confusa con la Semplicità che, come ben sintetizzava il grande scultore Brancusi, «è una complessità risolta». La Semplicità è l´obiettivo finale di ogni nostro sforzo: noi dovremmo sempre impegnarci affinché pensieri e gesti siano semplici, e dunque armoniosi e giusti. La Semplicità è il miele prodotto dal lavoro complicato dell´alveare, è il vino squisito che dietro di sé ha la fatica della vigna. La Facilità, invece, è una truffa che rischia di impoverire tragicamente i nostri giorni. A farne le spese sono soprattutto i ragazzi più poveri e sprovveduti, ma anche noi adulti furbi e smaliziati stiamo concedendo vasti territori a questa acquerugiola che somiglia a un concime ed è un veleno. La nostra cultura ormai scansa ogni sentore di fatica, ogni peso, ogni difficoltà: abbiamo esaltato il trash e il pulp, bastavano un rutto e una rasoiata per raccogliere attenzione e gloria; abbiamo accettato che le televisioni venissero invase da gente che imbarcava applausi senza essere capace di fare nulla; abbiamo accolto con entusiasmo ogni sbraitante analfabeta, ogni ridicolo chiacchierone, ogni comico da quattro soldi, ogni patetica "bonazza". Così un poco ogni giorno il piano si è inclinato verso il basso e noi ci siamo rotolati sopra velocemente, allegramente, fino a non capire più nulla, fino all´infelicità. Tutto è stato facile, e tutto continua a voler essere ancora più facile. Impara l´inglese giocando, laureati in due anni senza sforzo, diventa anche tu ridendo e scherzando un uomo ricco e famoso. Spesso i miei alunni, ragazzi di quindici o sedici anni, mi dicono: «Io voglio fare i soldi in fretta per comprarmi tante cose», e io rispondo che non c´è niente di male a voler diventare ricchi, ma che bisognerà pure guadagnarseli in qualche modo questi soldi, se non si ha alle spalle una famiglia facoltosa: bisognerà studiare, imparare un buon mestiere, darsi da fare. A questo punto loro mi guardano stupiti, quasi addolorati, come

se avessi detto la cosa più bizzarra del mondo. Non considerano affatto inevitabile il rapporto tra denaro e fatica, credono che il benessere possa arrivare da solo, come arriva la pioggia o la domenica. Sembra che nessuno mai li abbia avvertiti delle difficoltà dell´esistenza. Sembra che ignorino completamente quanto la vita è dura, che tutto costa fatica, e che per ottenere un risultato anche minimo bisogna impegnarsi a fondo. E per quanto io mi prodighi per spiegare loro che anche per estrarre il succo dall´arancia bisogna spremerla forte, mi pare di non riuscire a convincerli. Il mondo intero afferma il contrario, in televisione e sui manifesti pubblicitari tutti ridono felici e abbronzati e nessuno è mai sudato. Così si diventa idioti. È un processo inesorabile, matematico, terribile, ed è un processo che coinvolge anche gli adulti, sia chiaro. La Facilità promette mari e monti, e il livello mentale si abbassa ogni giorno di più, fino al balbettio e all´impotenza. «Le cose non sono difficili a farsi, ma noi, mettere noi nello stato di farle, questo sì è difficile», scriveva ancora Brancusi. Mettere noi stessi nello stato di poter affrontare la vita meglio che si può, di fare un mestiere per bene, di costruire un tavolo o di scrivere un articolo senza compiere gravi errori, questo è proprio difficile, ed è necessario prepararsi per anni, prepararsi sempre. E se addirittura volessimo avanzare di un palmo nella conoscenza di noi stessi e del mondo, trasformarci in esseri appena appena migliori, più consapevoli e sereni, dovremmo ricordarci la fatica e la pena che ogni metamorfosi pretende, come insegnano i miti classici, le vite degli uomini grandi, le parole e le posizioni dei monaci orientali. Ma la Facilità ormai ha dissolto tante capacità intellettuali e manuali, e si parla a vanvera perché così abbiamo sentito fare ogni sera, si pensa e si vive a casaccio perché così fanno tutti Ben presto per i lavori più complessi dovremo affidarci alla gente venuta da fuori, da lontano, alle pe...


Similar Free PDFs