IVAN Illich Nemesi Medica PDF

Title IVAN Illich Nemesi Medica
Author Veronika Russo
Course Modelli educativi per l'integrazione
Institution Università degli Studi Roma Tre
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Summary

RIASSUNTO ILLICH...


Description

IVAN ILLICH NEMESI MEDICA L’ESPROPRIAZIONE DELLA SALUTE PRIMA PARTE L’EPIDEMIA DELLA MEDICINA MODERNA Nel corso delle ultime generazioni il quadro delle MALATTIE che preoccuparono le società occidentali ha subìto grandi mutamenti. Questo mutato stato di salute è ritenuto equivalente a una minore sofferenza e attribuito un’assistenza medica maggiore o migliore. I mutamenti sono variabili dipendenti di trasformazioni politiche e tecnologiche; che riflettono su ciò che i medici fanno e dicono; non hanno una relazione significativa con le attività che richiedono la preparazione, la qualifica e le costose attrezzature di cui vanno orgogliose le professioni sanitarie. L’EFFICACIA DEI MEDICI: UN’ILLUSIONE Le malattie infettive nell’era industriale illustrano in che modo la medicina si è fatta la sua reputazione. Subito dopo la seconda guerra mondiale, quando gli antibiotici non erano ancora d’uso comune; la mortalità di tubercolosi era scesa. Nei paesi poveri oggi, la diarrea e le infezioni delle vie respiratorie sono più frequenti; durano più a lungo e determinano una mortalità più elevata, là dove l’alimentazione è insufficiente, quale che sia l’assistenza medica disponibile. L’analisi delle tendenze della morbosità ha dimostrato che è l’ambiente il primo determinante di stato di salute generale di qualunque popolazione. La geografia sanitaria, la storia della patologia, l’antropologia medica e la storia sociale degli atteggiamenti verso la malattia hanno mostrato che il ruolo decisivo nel determinare come si sentono gli adulti e in quale età tendono a morire è svolta dal cibo, dall’acqua e dall’aria, che permettono di mantenere stabile la popolazione. L’intervento medico non appare mai collegano in maniera significativa a un calo di morbosità globale o ad un aumento della speranza di vita. INTERVENTI INUTILI Illich distingue le malattie infettive da quelle non infettive. Per quanto riguarda le prime, la chemioterapia ha avuto un ruolo rilevante nel controllo della polmonite, della gonorrea e della sifilide. La salita del tasso delle malattie veneree è dovuta ai nuovi costumi e non a terapie inefficaci. Per la maggior parte delle altre malattie infettive, la medicina non può esibire risultati paragonabili. DANNI INFLITTI DAI MEDICI L’inutilità di cure innocue è solo il minore dei danni che l’impresa medica infligge alla società contemporanea. Illich chiama IATROGENESI CLINICA = questa moltitudine di effetti collaterali della terapeutica. Si tratta di mali antichi come la medicina e che sono sempre stati oggetto di studi. I medicinali sono sempre stati virtuali veleni, ma i loro effetti secondari non desiderati sono aumentati di pari passo con la loro potenza e diffusione. Dal trattamento medico di malattie inesistenti derivano “non-malattie” inabitabili, che non fanno che aumentare il numero di bambini resi invalidi grazie alla cura di una non malattia cardiaca supera quello dei bambini curati per reali affezioni cardiache. La sofferenza e l’infermità inflitte dai medici hanno sempre fatto parte della pratica medica. Ma da quando il medico ha cessato di essere un

artigiano, è diventato tecnico che applica regole scientifiche a classi di pazienti, la mala pratica ha assunto un carattere anonimo. Il problema però, che la maggior parte del danno inflitto dal medico non appartiene a nessuna di queste categorie. Si verifica infatti nell’ordinario esercizio svolto da uomini e donne ben preparati, hanno imparato ad adeguarsi ai giudizi e ai metodi nella professione anche quando sanno quali danni arrecano. PAZIENTI INTERNI Gli effetti collaterali indesiderabili dei contatti tecnici col sistema medico ammessi, errati brutali o controindicati, rappresentano il primo livello della medicina patogena. Questa IATROGENESI CLINICA comprende non solo il danno che i medici infliggono nell’intento di guarire o di sfruttare il paziente, ma anche altri danni che discendono dalla preoccupazione, del medico di tutelarsi da un’eventuale denuncia per mala pratica. A un secondo livello, la pratica medica promuove malessere rafforzando una società morbosa che spinge la gente a diventare consumatrice di medicina curativa, preventiva, del lavoro, dell’ambiente. Questa IATROGENESI di secondo livello si manifesta in vari sintomi di supermedicalizzazione sociale che Illich chiamerà “L’espropriazione della salute”, con il nome di IATROGENESI SOCIALE. A un terzo livello, le cosiddette professioni sanitarie, hanno sulla salute un effetto negativo culturale, in quanto distruggono la capacità potenziale dell’individuo di far fronte in modo personale e autonomo alla propria umana debolezza, vulnerabilità e unicità. Questa IATROGENESI CULTURALE è l’estremo contraccolpo del progresso sanitario e consiste nella paralisi di ogni sana capacità di reazione alla sofferenza, all’invalidità e alla morte. I provvedimenti tecnici e burocratici che vengono presi a tutti i livelli per evitare che il malato sia danneggiato dalle cure che riceve tendono ad avvolgersi in unica spirale iatrogena. Illich pone questa spirale come feedback istituzionale che la chiamerà nemesi medica. Per i greci la nemesi era la vendetta divina che colpiva i mortali quando questi si impossessavano delle caratteristiche che gli dei riservavano gelosamente a sé. La nemesi costituiva l’inevitabile castigo d’ogni tentativo d’essere eroi anziché creature umane. Nemesi prese la forma di una divinità. Rappresentava la risposta della natura alla presunzione dell’individuo che cercava di acquistare gli attributi del dio e ha determinato la nuova sindrome della nemesi medica. Illich crede che il rovesciamento della nemesi può venire solo dall’interno dell’uomo e non da una fonte tecnica basata sul giudizio e sull’inganno che ne consegue. La nemesi resiste ai rimedi medici. Può essere rovesciata solo con un recupero e attraverso il riconoscimento giuridico, politico e istituzionale di salvaguardarsi, che stabilisce dei confini al monopolio professionale dei medici. Illich propone un approccio alternativo all’uso dell’organizzazione e della tecnologia medica e alle burocrazie e illusioni loro alleate. SECONDA PARTE LA IATROGENESI SOCIALE CAP 1 LA MEDICALIZZAZIONE DELLA VITA

Fino ai tempi non lontani la medicina si sforzava di valorizzare ciò che avviene in natura; oggi invece cerca di materializzare i sogni della ragione. IATROGENESI SOCIALE La medicina pregiudica la salute non soltanto con la diretta aggressione agli individui, ma anche per l’effetto della sua organizzazione sociale sull’intero ambiente. Illich parlerà di “IATROGENESI SOCIALE” intendendo con questo termine tutte le menomazioni della salute dovute appunto a quei cambiamenti socioeconomici che sono stati resi desiderabili, possibili o necessari dalla forma istituzionale assunta dalla cura della salute. La IATROGENESI SOCIALE indica una categoria eziologica che abbraccia molteplici manifestazioni. Agisce quando la cura della salute si tramuta in un articolo, un prodotto industriale, quando ogni sofferenza viene “ospedalizzata” e le case diventano inospitali per le nascite, le malattie e le morti; quando la lingua in cui la gente potrebbe far esperienza del proprio corpo diventa stile burocratico; quando il soffrire, il guarire e il piangere sono classificati come forma di devianza. MONOPOLIO MEDICO La IATROGENESI SOCIALE può svilupparsi fino a diventare una caratteristica effettiva al sistema medico. Quando l’autonomia degenera in un monopolio e la gente è resa incapace di far fronte al proprio ambiente, allora la IATROGENESI SOCIALE diventa il principale prodotto dell’organizzazione medica. La medicina IATROGENA rafforza una società morbosa, dove il controllo sociale della popolazione da parte del sistema medico diventa un’attività economica fondamentale; serve per legittimare ordinamenti sociali in cui molti non riescono ad adattarsi; definisce inabili gli handicappati e genera sempre nuove categorie di pazienti. CURE INDIPENDENTI DA VALORI? Il problema della IATROGENESI SOCIALE viene spesso confuso con l’autorità diagnostica del guaritore. Per disinnescare il problema, alcuni medici insistono sull’ovvio: cioè non si può praticare la medicina senza che si abbia una creazione iatrogena di malattia. La medicina crea sempre la malattia come stato sociale. Il guaritore ufficialmente riconosciuto trasmette agli individui le possibilità sociali di comportarsi da malati. Ogni cultura a un proprio modo di concepire la malattia. La medicina è un’impresa sociale e dà contenuto al bene e al male. In ogni società la medicina definisce ciò che è normale, giusto o desiderabile. Ha l’autorità di etichettare come malattia legittima ciò che lamenta un individuo, di dichiararne malato un altro anche se non si lamenta, di rifiutare un terzo il riconoscimento sociale della sua sofferenza, della sua invalidità e della sua morte. Nelle società primitive è ovvio che l’esercizio dell’arte medica comporta il riconoscimento di un potere morale, qui la medicina è esercitata da specialisti a tempo pieno, i quali controllano vaste popolazioni per mezzo di istituzioni burocratiche. Questi specialisti esercitano sul loro lavoro un tipo di controllo che è unico del suo genere. Soltanto oggi, i dottori “sanno” che cosa costituisce una malattia, chi è malato, che cosa bisogna fare al malato e a quelli che essi considerano “esposti a uno speciale rischio”. In alcune società industriali la classificazione sociale è stata medicalizzata a tal punto che ogni devianza doveva avere un’etichetta medica.

LA MEDICALIZZAZIONE DEL BILANCIO La misura più semplice della medicalizzazione della vita è la quota del reddito annuo che viene spesa su ordine del medico. Alla metà degli anni ’70 l’acquisto di servizi medici assorbiva l’equivalente di 5-7 settimane del salario-tipo di ogni operaio. Gli Stati Uniti spendono intorno a 95 miliardi di dollari per l’assistenza sanitaria. Una parte di questo denaro ha arricchito i medici, che fino alla Rivoluzione francese vivevano al livello di artigiani; alcuni se la passavano bene; ma i più numerosi morivano di fame. Ora i medici sono arrivati in cima; e nelle società capitaliste questa cima è alta. Una più consistente è andata a un esercito di passacarte sanitari e un’altra va poi alle banche. Ancora più rilevante è il peso del nuovo pregiudizio favorevole alle dispendiosissime cure ospedaliere. Gli Stati Uniti dopo il BOOM, hanno stabilito un altro “primato”: la speranza di vita degli adulti maschi ha cominciato diminuire e si prevede un calo continuo. La notevole ascesa del costo dei servizi sanitari americana è stata spiegata in vari modi: alcuni danno la colpa alla pianificazione irrazionale; altri all’alto costo dei nuovi aggeggi che la gente vuole in ospedale. Gli ospedali accolgono pazienti ben coperti dalle assicurazioni e hanno tutto l’interesse ad adottare metodi nuovi e sempre più dispendiosi. I medici sostengono che fossero pagati a “quota capitaria” anziché a prestazione. Il sistema della quota capitaria accresce al fascino iatrogeno arricchendo l’offerta di salute. La legge istitutiva del 1946 stabiliva l’accesso ai mezzi di assistenza sanitaria come un diritto umano per tutti quelli che ne avessero bisogno. In questa metà degli anni ’60, il principale vincolo è la necessità di ridurre i costi. Tutti i paesi vogliono gli ospedali, dotati di attrezzature moderne. Soltanto in Cina, la medicina esercita tecnici sanitari che non hanno uno status professionale, possiede infatti non soltanto un sistema paramedico, ma anche un personale medico. In tutti i Paesi la medicalizzazione di bilancio è in rapporto con situazioni di sfruttamento all’interno della struttura di classe. La ragione fondamentale per cui queste costose burocrazie sono pericolose per la salute non sta nella funzione strumentale ma nella loro funzione simbolica. L’INVASIONE FARMACEUTICA Non occorrono dottori per medicalizzare i farmaci di una società. Anche senza ospedali e facoltà di medicina una cultura può diventare preda di una invasione farmaceutica. Ogni cultura ha i suoi veleni, i suoi rimedi e i suoi scenari per la loro somministrazione. La maggior parte di essi è destinata più ai malati che ai sani. I potenti farmaci distruggono la struttura che adatta ogni cultura ai suoi veleni; essi producono più danno che beneficio alla salute, finiscono per instaurare una nuova mentalità per cui il corpo viene visto come una macchina, azionata da manopole e interruttori meccanici. Il sovra-consumo di farmaci non è limitato; negli Stati uniti il commercio farmaceutico si è moltiplicato per 100 nel corso di questo secolo. È di moda attribuire alle società farmaceutiche multinazionali l’aumento di abusi farmaci

prescritti dal medico: i loro utili sono altissimi e senza paragone il loro controllo del mercato. Il consumo di medicinali nelle società industriali non dipende dalla percentuale dei prodotti venduti su prescrizione, né è determinato dal fatto che l’acquisto sia pagato in contanti o a carico delle mutue o rimborsato dalle assicurazioni. In tutti i Paesi, il medico ha a che fare con due categorie: quelli ai quali prescrive i farmaci, e quelli che soffrono delle loro conseguenze. Incolpare l’industria farmaceutica per l’abuso di droghe su prescrizione è perciò irrilevante quanto incolpare la mafia per l’uso di droghe vietate. La falsa idea che la società sia prigioniera per sempre della civiltà farmaceutica è uno dei dogmi che ingombrano la politica sanitaria: si adatta all’uomo industrializzato. Prendere un farmaco è l’ultima possibilità di affermare il proprio dominio di sé, di manipolare lui stesso il proprio corpo anziché lasciarlo manipolare dagli altri. L’invasione farmaceutica lo porta alla medicazione, da parte sua o altrui, che riduce la sua capacità di padroneggiare il corpo di cui è ancora in grado di prendersi cura. L’IMPERIALISMO DIAGNOSTICO In una società medicalizzata l’influenza dei medici si estende anche alle categorie in cui le persone sono assegnate. La burocrazia medica suddivide quelli che posso fare e non fare determinate cose tramite un certificato medico. Ognuno di questi certificati fornisce al titolare uno status speciale basato non sull’opinione civica ma su quella sanitaria. Questo status fornisce due effetti: esenta il titolare dal lavoro, dà ad altri il diritto di impadronirsi della libertà del titolare, mettendolo in un istituto, negandogli il lavoro. Una volta che la società è organizzata, inevitabilmente la popolazione cede una parte della sua autonomia ai propri terapeuti. Il più delle volte, la cosa migliore che il medico può fare è convincere il paziente che egli può vivere con la sua menomazione, rassicurandolo che finirà col ristabilirsi oppure nel momento in cui avrà bisogno dei farmaci nel rimettersi. Il fatto che la medicina moderna è diventata efficace nel trattamento non significa che rechi maggior beneficio alla salute dei pazienti. La durata massina della vita non è cambiata, ma è cambiata la speranza di vita alla nascita. Man mano che più anziani acquistano il diritto dell’assistenza professionale, aumentano quelli che devono cercare rifugio presso qualche istituzione. Contemporaneamente man mano che più anziani vengono ammessi cresce il numero delle richieste di assistenza non accolte. Quanto più la vecchiaia diventa soggetta a servizi d’assistenza, tanto più la gente viene spinta in istituti specializzati per gli anziani, mentre l’ambiente di casa, per quelli che resistono si fa sempre più inospitale. Il tasso di mortalità durante il primo anno dopo il ricovero è alto rispetto a quelli che rimangono nel loro ambiente abituale. LO STIGMA PREVENTIVO Dopo la cura delle malattie, la cura della salute è diventata una merce, cioè qualcosa che si compra e non che si fa. Le diagnosi seguite dal medico stabilisce per il paziente, dei ruoli temporanei o permanenti. In tutti e due i casi, esse aggiungono a una condizione biofisica uno stato sociale che deriva da una valutazione autorevole. L’etichetta medica può proteggere il paziente da una

pena a un interminabile trattamento educativo, terapeutico e discriminatorio, che gli è inflitto nel suo presunto interesse. In passato la medicina catalogava la gente in due modi: distinguendo tra quei pazienti soggetti a cura da quelli che erano invece senza speranza. In entrambi i casi, la diagnosi poteva comportare uno stigma. Nell’identificazione della malattia, la medicina fa due cose: “scopre” nuovi disturbi, e attribuisce questi disturbi a precisi individui. Spesso i test fanno da guida nella scelta della terapia; l’esecuzione sistematica di controlli diagnostici garantisce al medico-ricercatore un’ampia base per capire meglio i casi che si adattano ai sistemi di cura, che sono più utili per portare avanti le indagini, se servono o no le terapie a guarire o a dare sollievo. Ma mentre succede tutto questo, le persone si rafforzano nell’idea di essere macchine la cui durata dipende dalle visite di manutenzione. La diagnosi aggrava lo stress, stabilisce un’incapacità, un’inattività, concentra i pensieri del soggetto sulla non guarigione, sull’incertezza e sulla sua dipendenza da futuri ritrovamenti medici: tutte cose che corrispondono a una perdita di autonomia nella determinazione di sé, isolando la persona in un ruolo speciale. Quando tutta la società si organizza, la diagnosi assume i caratteri di una epidemia. LE CERIMONIE TERMINALI La ritualizzazione è un carattere della società morbosa, la morte in ospedali è ormai endemica= caratteristica. La fase più elaborata delle cerimonie terminali è quella che si svolge attorno al paziente ed è stata separata dal funerale e dalla sepoltura. La paura moderna della morte ha spinto l’uomo a credere che ha ormai perso la capacità autonoma di riconoscere quando è arrivata la sua ora e farsi carico della propria morte. MAGIA NERA La magia o guarigione mediante atti cerimoniali è una delle funzioni importanti della medicina. Nella pratica magica il guaritore manipola l’ambiente e lo scenario; in maniera impersonale. La magia funziona quando la volontà del paziente e del mago coincidono, anche se la medicina scientifica ha messo un po' di tempo per riconoscere nei suoi professionisti dei maghi. Per distinguere l’esercizio professionale di magia bianca svolto dal medico venne creato il termine “placebo” che fa contento non solo il paziente, ma anche il medico che lo somministra. La medicina in una società può alleviare la sofferenza dei malati assegnando un ruolo attivo a tutti i membri della comunità, può regolare i rapporti sociali basati sul dono. La magia bianca che sosteneva gli sforzi del paziente per guarire è diventata MAGIA NERA. Quindi, la IATROGENESI SOCIALE si può spiegare come un effetto “nocebo”. L’intensità del potere magico nero di una pratica medica non dipende dalla sua maggiore o minore efficacia tecnica. L’effetto del nocebo è indipendente da ciò che fa il medico. Le pratiche mediche diventano MAGIA NERA quando invece di mobilitare i poteri di autoguarigione del malato, lo trasformano in un debole e manipolato guardone della propria cura. Le pratiche mediche diventano un CULTO MORBOSO quando si svolgono riti che concentrano ogni aspettativa del malato sulla scienza e sui suoi funzionari, anziché incoraggiarlo a cercare una

interpretazione creativa del proprio stato o trovare un’ammirazione in qualche persona che abbia imparato a soffrire. La medicalizzazione del miracolo aiuta a comprendere ancora meglio la funzione sociale delle cure terminali. MAGGIORANZE PAZIENTI La medicina definisce che cosa è la malattia, ma cede ad altri il compito di scoprire gli ammalati e di provvedere al loro trattamento. Nella maggioranza delle società ci sono alcune persone incaricate di assegnare ruoli agli individui che non rientrano nella regola; di solito esse hanno particolare competenza in merito alla natura della devianza e a seconda della norma sociale. Ogni civiltà definisce le proprie malattie; ogni cultura si crea un proprio atteggiamento davanti alla devianza. Nella civiltà contemporanea l’attribuzione dei ruoli del malato è unica. Per essa la devianza è il particolare comportamento legittimo di certi consumatori, selezionati all’interno di un ambiente industriale. Quando il medico assegna a un cliente lo status di malato, può assomigliare allo stregone o all’anziano della comunità; ma appartengono anche a una professione scientifi...


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