Kierkegaard riassunti PDF

Title Kierkegaard riassunti
Course Filosofia morale
Institution Università degli Studi Roma Tre
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KIERKEGAARD Kierkegaard è riconosciuto come il PER IL FILOSOFO BISOGNA fondatore dell’Esistenzialismo, una TORNARE ALLA DIMENSIONE DELLA SINGOLARITÀ. corrente filosofica che si svilupperà negli QUELLA DI KIERKEGAARD È anni Trenta del Novecento e porrà al UNA FILOSOFIA BASATA centro della sua indagine l’esistenza SULLA SCELTA." umana. Kierkegaard si distingue da Schopenhauer per la sua radicale critica alla metafisica e per la centralità assegnata alla questione della fede. Kierkegaard è un pensatore religioso che attribuisce superiorità alla fede. Egli riflette sull’esistere, non sull’essere. Infatti al centro della sua riflessione filosofica vi è il singolo e la sua esistenza concreta, perché ciò che conta e comprendere il senso e il valore della vita intellettuale. La questione della fede è il cuore della riflessione del filosofo. LA VITA: Kierkegaard nasce a Copenaghen nel 1813. Si iscrive all’università di Copenaghen per studiare filosofia e teologia, e ottenne l’abilitazione alla carriera ecclesiastica nella Chiesa protestante. Nell’inverno del 1842, il filosofo si reca a Berlino, dove frequenta le lezioni di Schelling; in poco tempo, però, amore per il filosofo svanisce e Kierkegaard torna in patria per dedicarsi alla filosofia e alla teologia. Un aspetto singolare della vasta produzione di Kierkegaard è l’uso di pseudonimi per le opere di carattere teorico. I suoi due testi più importanti sono “Aut-Aut” (Enten-Eller) e “Timore e Tremore”. La scelta di ricorrere ad altri nomi indica che Kierkegaard non amava presentarsi in pubblico con il suo vero volto. Nella vita pubblica, egli si mostrava un dandy raffinato e snob, che ostentava eleganza e ricercatezza. UNA FILOSOFIA SENZA METAFISICA: Secondo Kierkegaard, l’aspetto fondamentale della vita umana è la scelta tra diverse alternative. Il filosofo introduce la distinzione tra pensiero oggettivo (quello della metafisica) e pensiero soggettivo (la riflessione filosofica dedicata all’individuo e al suo agire compiendo scelte). Kierkegaard afferma “la soggettività è verità”. Il pensiero oggettivo ritiene importante l’universale e riduce lo spirito umano a qualcosa di indeterminato e generico, ma così facendo rinnega la realtà e la verità: è l’individuo l’ente concreto, mentre l’universale è astrazione. Il pensatore soggettivo è rivolto alla comprensione di se stesso nella sua esistenza, e proprio da questo discende 1

il fatto che la soggettività è verità. Kierkegaard vuole smascherare l’ipocrisia del pensiero oggettivo. Spesso, la vita ci pone davanti alternative inconciliabili, in cui la scelta è necessaria. Non a caso Kierkegaard intitola la sua opera “Aut-Aut”, letteralmente traducibile come “o…o”. La tesi di Kierkegaard è che la ragione dei filosofi funziona bene negli scritti di filosofia, ma non nella vita. Il problema centrale della filosofia è il soggetto singolo nella sua dimensione esistenziale. Kierkegaard sviluppa quindi una critica alla metafisica, per sostenere una concezione della filosofia interessata al singolo. Per Kierkegaard il Cristianesimo può servire come modello alla filosofia, poiché la fede è un’esperienza soggettiva, così come dovrebbe esserlo la filosofia. GLI IDEALI DELLA VITA: In “Aut-Aut” (l’individuo ha la possibilità di scegliere, ma una volta fatta la sua scelta non può tornare indietro) , Kierkegaard prospetta tre differenti tipi di vita: 1. La vita estetica: il protagonista è Don Giovanni, nella figura di Johannes. Il seduttore circuisce una fanciulla, la fa cadere nella rete seduttiva, per poi abbandonarla. Giovanni conduce uno stile di vita effimero, una vita piena di frivolezza. Egli NON sceglie di fare ciò che fa, perché quella è la sua natura e una volta capito ciò, il seduttore si dispera. Di conseguenza, per Kierkegaard, la vita estetica non è quella giusta. 2. La vita etica: Per Kierkegaard la vita etica non è criticabile, ma comunque non è quella giusta. Il protagonista della vita etica è Guglielmo, un funzionario dello Stato. Egli sceglie di essere parte di un sistema (lo Stato) e sceglie di fare il marito. Comunque, quella di Guglielmo è una scelta destinata a fallire poiché egli è macchiato dal peccato originale, quindi sarà destinato a peccare. 3. La vita religiosa: la vita religiosa per Kierkegaard è l’unica che può funzionare, perché attraverso la religione l’uomo può condurre l’infinito (Dio) al finito (l’uomo stesso). La scelta religiosa però conduce all’assurdo, quanto più una cosa è assurda, tanto più questa sarà credibile. Per Kierkegaard la vita religiosa è un paradosso per la ragione, ciò significa che la scelta religiosa travalica e trascende la concepibilità. La religione è follia ma è l’unico modo che l’uomo ha di avvicinarsi a Dio, ma solo passando per l’assurdo. Inoltre, la vita religiosa è uno scandalo per l’etica. Questa espressione viene spiegata attraverso l’episodio biblico del sacrificio di Isacco. Dio chiede ad Abramo di sacrificare suo figlio Isacco. Eticamente parlando, Abramo dovrebbe rifiutare ma dato che ha fede, egli esegue l’ordine divino. 2

All’ultimo momento, Dio impedisce la morte di Isacco e premia Abramo, ma ciò non toglie che la scelta di Abramo sia stata immorale. Questo succede ai veri uomini di Dio: sono consumati dal timore di sbagliare e dal tremore per la punizione. ANGOSCIA E DISPERAZIONE: Ogni individuo è ciò che sceglie di essere. Però, la libertà umana ha conseguenze negative: da essa si ordinano angoscia e disperazione. L’esteta non pone limiti alla sua libertà e per questo è in pace, in quanto chi non sceglie non vive conflitti. Ma ci sono anche aspetti negativi: l’esteta invece di possedere è posseduto. La libertà è una minaccia del nulla. Quando si comprende questo, si vive nell’angoscia. Kierkegaard afferma che la possibilità è paralizzante e allo stesso tempo genera inquietudine. Questo porta al peccato, cioè alla scelta di allontanarsi da Dio. Kierkegaard illustra anche un altro genere di peccato, il peso della colpa derivante dal peccato originale, dal quale deriva la disperazione. Libertà e possibilità offrono salvezza ma possono portare alla perdizione. L’angoscia nasce dal timore del peccato e la disperazione è l’esperienza del peccato stesso. Angoscia e disperazione inducono l’uomo a cercare Dio e ad abbracciare la fede. Senza libertà non ci sarebbe l’essere umano che conosciamo, ma da essa scaturiscono angoscia e disperazione. Queste, però offrono all’individuo la possibilità di prendere coscienza della sua finitezza, di interrogarsi sulla sua vita. Kierkegaard spiega perché la salvezza non può derivare dal peccato. Quindi, la scelta e la disperazione sono fondamentali per la scelta della fede.

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