LA CASA DI Carta PDF

Title LA CASA DI Carta
Author Giulia Mao
Course marketing and management
Institution Istituto Europeo di Design
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LA CASA DI CARTA

IED Corso Serie Tv Analisi serie Professore: Nazzareno Mazzini Giulia Mao Inteterior Design 2A

1.

TITOLO ORIGINALE: La Casa de Papel

2.

NAZIONALITÁ DELLA PRODUZIONE/PRODUTTORE: Spagna, produttore Alex Pina

3.

ORIGINE DEL FORMAT (SOGGETTO, SCENEGGIATURA, …) Alex Pina, il creatore della La casa di carta, dice d’essersi ispirato a Breaking Bad per i protagonisti, questo gruppo di rapinatori. La serie è ideata e prodotta inoltre sulla falsariga di Inside Man, Memento, ma anche Sons of Anarchy e tutto ciò che Pina ha visto e ha voluto rifare in versione dilettantesca.

4. 5. 6.

ANNO DI INIZIO E DURATA (N° STAGIONI, EPISODI PER STAGIONE), STATO ATTUALE FORMATO SERIALE (DURATA PUNT/EP; NUMERO PUNT/EP PER STAGIONE, …) RETE/CANALE/EMITTENT e FASCIA ORARIA SE TRAMESSA IN PALINSESTO La serie originale è stata trasmessa dall'emittente televisiva spagnola Antena 3. È stata trasmessa la prima parte della prima stagione tra il 2 maggio 2017, mentre la seconda parte dal 23 novembre 2017. Nel resto del mondo è stata distribuita a livello mondiale via internet da Netflix. La trasmissione iniziò il 20 dicembre 2017 per la prima parte, la seconda parte della prima stagione è stata distribuita a livello mondiale il 6 aprile 2018, eccetto in Francia e Spagna, dove Netflix l'aveva già resa disponibile dal 25 dicembre 2017 contemporaneamente all'uscita della prima parte. Gli episodi trasmessi in Spagna risultano 15, Netflix ha modificato la durata e quindi il numero degli episodi, passando dai 15 originali da 70-75 minuti ai 22 da 40-50 minuti. I quali 13 episodi appartengono alla prima parte della prima stagione, mentre i rimanenti 9 alla seconda parte. Viene annunciato inoltre da Netflix che la seconda stagione verrà trasmessa nel 19 luglio 2019.

7.

CAST (EVENTUALI DETTAGLI SULLE ATTRIC E SUGLI ATTORI)  Úrsula Corberó: "Tokyo" / Silene Oliveira  Álvaro Morte: "Professore" / Sergio Marquina / Salvador Martín  Itziar Ituño: Raquel Murillo  Paco Tous: "Mosca" / Agustín Ramos  Pedro Alonso: "Berlino" / Andrés de Fonollosa  Alba Flores: "Nairobi" / Ágata Jiménez  Miguel Herrán: "Rio" / Aníbal Cortés  Jaime Lorente: "Denver" / Daniel Ramos  Esther Acebo: "Stoccolma" / Mónica Gaztambide  Enrique Arce: Arturo Román  María Pedraza: Alison Parker  Darko Peric: "Helsinki" / Yashin Dasáyev  Kiti Mánver: Mariví  Roberto García Ruiz : "Oslo" / Radko Dragic / Dimitri Mostovói

8.

SINTESI DELLA TRAMA Otto persone vengono reclutate da un uomo chiamato Il Professore, per una rapina estremamente ambiziosa: irrompere nella Fábrica Nacional de Moneda y Timbre, la zecca nazionale spagnola di Madrid, e stampare due miliardi e quattrocento milioni di euro in totale autonomia per poi sparire con l'ingente malloppo. Un colpo pulito senza sangue o delitti. La selezione dei componenti della squadra, tutti con precedenti penali di vario genere alle spalle, è stata svolta non solo in base alle competenze specifiche di ciascuno, ma tenendo conto soprattutto della condizione sociale: infatti si tratta di persone che per varie ragioni non hanno nulla da perdere. Ciascun membro reclutato viene sopranominato con il nome di una città diversa ed è vestito di rosso con una maschera del pittore spagnolo Salvador Dalì, punti caratteristici di questa serie. L’ideatore di questa impresa è un uomo conosciuto come "Il Professore", un uomo misterioso dotato di grande intelligenza che avrà nel corso della seria una storia amorosa perturbata con l’ispettrice del loro caso, di cui si innamora.

9.

GENERE/SOTTOGENERE Drammatico, Thriller

10.

AMBIENTAZIONE TEMPORALE (QUANDO?) Non specificato, ma si tratta di un’ambientazione temporale odierna

11.

AMBIENTAZIONE SPAZIALE (DOVE?) A Madrid, Spagna.

12.

PROTAGONISMO (SINGOLARE MASCHILE/FEMMINILE, DI COPPIA, CORALE, …) Si tratta in questo caso di un protagonismo corale, dove si narra la storia di otto rapinatori, ma spiccano tra loro 2 personaggi in particolare, Il professore e Tokyo, entrambi con una loro storia/questione privata all’interno della serie. Tokyo è la voce che narra in prima persona la storia.

13.

AMBIENTE SOCIALE PREVALENTE (PICCOLA-MEDIA-ALTA BORGHESIA) Ambiente sociale piccola e bassa

14.

PROLETARIATO/SOTTOPROLETARIATO, MARGINALE, MISTO, ECC. Protagonisti emarginati dalla società, ciascuno con una penale alle spalle

15.

NARRAZIONE A FLASHBACK, FLASH FORWARD, LINEARE, MISTO Narrazione mista, prevalentemente lineare con alcune scene di flashback, maggior parte all’inizio di ciascun episodio

16.

AMBIENTAZIONE PREVALENTE: INTERNI, ESTERNI, MISTO Prevalentemente le scene sono all’interno della zecca dove si svolge l’intera serie, accompagnate anche da alcune scene all’esterno dove si svolge la vicenda tra il professore e l’ispettore Murillo. Nonostante il ruolo centrale svolto dalla Fàbrica Nacional de Moneda y Timbre, le scene della serie non sono state girate in questo edificio. La facciata della Fàbrica che si vede nelle puntate, è in realtà l’ingresso del Consejo Superior de Investigaciones Científicas. Le scene sono state registrate di sabato e di domenica, unici giorni in cui la troupe aveva la possibilità di lavorare. All’esterno del Consejo, sono state girate tutte le scene esterne alla Fàbrica. L’unica scena registrata altrove è quella in cui i personaggi si trovano sulla terrazza della Fàbrica; il tetto era in realtà quello della School of Aeronautical Engineers di Madrid.

17.

TIPOLOGIA DELLE SIGLE DI TESTA E DI CODA La puntata viene introdotta da una musica soave, interpretata da una voce femminile. “My Life Is Going On” di Cecilia Krul. Una canzone che, stranamente, ha ben poco dello spirito convulso e agitato degli episodi di La Casa de Papel. È una sorta di isola felice, di oasi di rilassamento in attesa di essere bombardati dall’azione. Una canzone che sembra

quasi uno spaccato della mente di Tokyo, voce narrante della serie, che commenta con nostalgico distacco gli avvenimenti del suo passato. 18.

PRESENZA E TIPOLOGIA DELLA MUSICA NELLA NARRAZIONE Dalla colonna sonora completa de “La Casa di Carta” emerge la presenza del brano “Bella Ciao” dei Modena City Ramblers. Una canzone divenuta iconica della Serie TV de La Casa di Carta, soprattutto per la scena in cui viene cantata in maniera molto sentita dai personaggi “Il Professore” e “Berlino”. Una canzone che nasce come canto partigiano, e che qui diventa una riuscita e commovente provocazione culturale. Un momento epico, da vivere e rivivere sempre con il cuore in gola e i calici alzati, come Berlino e il Professore. Tutto sta per cambiare, la stessa serie non sarà più la stessa dopo questa scena. Verranno le tensioni, esploderà la rabbia degli ostaggi, ci saranno i morti, ma intanto si beve e si spera in un futuro migliore. Altre tracce sono •

Magnetic Hurricane



The Entertainer



Loud and clear



Like a falling star



La casa de papel



I can’t stop crying



Boom



Black hole ceremony



Bamboo moon



Aver maria d.839.



Autum leaves



Autum rain



Avenged



Bad side of life



Before thunder



Bella ciao



Black canyon



Burn again



Chainz



Crystal light



Fearless gears



Floating suspense



Getting too hot

19.



Happy techno dance dance of the queens b



Heist



Let me go



Mambo man



Motor oil



No prisoners



Origin



Pick a pocket



Pm k0k2115 24 corfu



Power struggle



Pulse



Réquiem por moscú



Slaughter house



Smiling stranger



Stand by my side



Symphony nº9 choral 4th movement 2



Symphony nº9 choral 4th movement 3



The gamble



The grid



The recapitulation



Trail of revenge



Trained to kill



Uppercut



Veins compositor



Vexation



Your Love

CONSIDERAZIONI DELLA CRITICA/RECENSIONI/ACCOGLIENZA Percentuale di utenti a cui è piaciuta questa serie TV: 97%

«Se mi aspettavo tutto questo entusiasmo? La reazione internazionale mi ha colto alla sprovvista, soprattutto dopo l’accoglienza non proprio entusiasmante su Antena 3 in Spagna. Netflix ha comprato la serie e l’ha lanciata senza alcuna campagna di marketing. So bene che un successo del genere ti capita una volta nella vita. E pensare che avevamo un budget di poco superiore al mezzo milione di euro per realizzarlo…» -

Alex Pina.

«La Casa di Carta, su Netflix: Se vi piacciono le avventure riguardanti le rapine, la amerete. È una bomba. In Spagnolo, con sottotitoli in Inglese, o doppiata. » -

Stephen King

«Non mi succede quasi mai. Guardo molte serie in velocità, tanto per sapere che caratteristiche presentano ma raramente mi lascio incastrare nella visione completa e compulsiva. Mi è successo con La casa de papel. (tradotta in italiano con La casa di carta)Per qualche giorno, è il caso di dirlo, mi sono incartata. Ho fatto le ore piccole, ho pensato ai personaggi, una notte ho persino sognato in spagnolo! La casa de papel racconta il colpo della vita di un gruppo di rapinatori che prendono d’assalto la sede della Zecca a Madrid per stampare oltre due miliardi di euro in biglietti da 50. È «un’allegoria della ribellione» (lo ha scritto Le Monde e io sottoscrivo) perché la banda tecnicamente non ruba, si appropria dei mezzi di produzione del capitalismo, sputando in faccia all’alta finanza che tutti ci prende per i fondelli. Non a caso, si cita la rivolta popolare de la Puerta del Sol a Madrid, nel 2011, quando nacque il movimento degli Indignados che contestavano l’austerità economica seguita alla crisi scatenata dalla caduta di Lehman Brothers. La banda, guidata dall’esterno dal personaggio del Professore, che ha scelto come inno Bella ciao, risponde alla domanda pleonastica di Bertolt Brecht: «Che cos’è rapinare una banca al paragone di fondarne una?». È piena di colpi di scena, paradossali e persino poco credibili, ma se siete entrati nella dinamica della storia, è impossibile staccarsi. (Sarà credibile Il trono di Spade, eh). Non è la serie più bella di sempre. Del resto, anche se è su Netflix (dove è la serie non in lingua inglese più vista in tutto il mondo) La Casa de Papel viene da Antena 3, tivù privata paragonabile a Italia 1. Non ha la scrittura complessa di Billions né gli interpreti di The Crown o le intenzioni di altre serie più sofisticate. Ma è unica, non somiglia a nulla. Cita, qualcuno direbbe saccheggia, molto cinema americano (La Stangata, Inside Man, la serie degli Ocean’s, Léon, Nikita, Pointbreak e persino IT) eppure è profondamente spagnola. Ricordo un film di Pedro Almodovar (Che ho fatto io per meritarmi questo?) in cui la moglie ammazza il marito a colpi di jamon serrano. Ne La casa de papel i rapinatori indossano le maschere di Salvador Dalì. Solo agli spagnoli poteva venire in mente. A volte parlano come in una telenovela. Ma la telenovela è genere popolare dominante nelle culture latine, questo mix tra colpo hollywoodiano y mucho amor per me ci sta benissimo. » -

Paola Jacobbi

«Vi parleranno di citazioni, di inno alla libertà e alla ribellione, di apologia del marxismo quello buono. Non cascateci. È vero che tutte queste cose ci sono, ma non bastano a salvare La casa de papel dall’essere un pasticcio mal scritto e mal realizzato, un minestrone capace di toccare livelli di noia altissimi, insultare l’intelligenza dello spettatore e arrivare dove neanche la peggiore telenovela sudamericana era mai arrivata. Ed è un peccato perché le premesse sono ottime, soprattutto se vi piacciono i film del genere guardie contro ladri. Nello specifico, qui si mira alto cioè alla Zecca di Spagna, non per svaligiarla, ma – attenzione! – per occuparla e stampare soldi nuovi, quindi tecnicamente senza rubare niente a nessuno. A organizzare il tutto, la mente del colpo, il Professore, colto e iper intelligente è lui che mette insieme, selezionandoli uno a uno, i membri della banda. Ma qui cominciano i problemi perché questo gruppo iper scelto dopo neanche venti minuti dall’entrata nella Zecca si rivela l’ammasso di umani più pasticcione del mondo: visto quanto male assortiti sono e quanto francamente scemi, lo spettatore comincia a dubitare anche della presunta intelligenza del Professore, con il risultato che parte della motivazione alla visione cade dopo neanche tre puntate. C’è Tokyo, ad esempio, una specie di Nikita: dovrebbe essere quella tosta e gelida, invece a tratti si comporta come un’adolescente in preda agli ormoni. C’è Denver, che è lì con il padre: dovrebbe essere quello sensibile, peccato risulti solo limitato. C’è Berlin, il capo, dovrebbe essere il maschio alfa, ma gliela fanno sotto al naso colleghi e prigionieri. Tutti i personaggi sono schizofrenici, capaci nella stessa scena di passare da astuti a idioti, da sensibili a mostruosi senza un plissé. Poi ci sono le lacune della storia: i ladri tengono prigionieri nella Zecca più di 60 ostaggi. Dove non si sa. In alcune scene sotto tutti schierati nell’atrio, in altre non si vedono più. Non solo, le guardie girano per la Zecca in continuazione, hanno come attività principale quella di litigare tra di loro, e chi ci sia a guardare gli ostaggi è un mistero. Tralasciamo i dettagli pratici, i picchi maggiori di incredulità si hanno quando La casa del papel vira sulla telenovela: Tokyo ha una relazione con Rio ma cerca anche di sedurre un ostaggio, una ragazza. Il direttore della Zecca, sposatissimo, ha messo incinta una delle impiegate che, mezza moribonda per una ferita a una gamba, si salva miracolosamente e dopo neanche un giorno fa sesso selvaggio con Denver, l’uomo che l’ha ferita. Angel, l’unico poliziotto con intuizioni valide, si scopre che ha avuto una relazione con Raquel, la sua capa, la donna che gestisce tutta l’operazione, specializzata in psicologia e quindi chiamata a fare da negoziatrice appena arriva la notizia che i ladri sono chiusi nella Zecca con gli ostaggi. Ecco, lei è l’emblema della telenovellitudine di tutta la serie. Tempo dieci minuti infatti e Raquel si rivela quella che è: un disastro di donna, piena di casini personali, forse sotto psicofarmaci, iper emotiva e pasticciona, completamente non adatta al ruolo. Cosa di cui approfitterà il Professore in un’altra delle (molte) svolte da soap opera che qui non rivelo, hai visto mai che abbiate tredici ore della vostra vita da dedicare a questo enorme pasticcio. » -

Simona Siri

20.

21.

PREMI: • 2017 - Premio Iris Migliore sceneggiatura: Alex Pina, Esther Martínez Lobato, David Barrocal, Pablo Roa, Esther Morales, Fernando Sancristóbal e Javier Gómez Santander •

2017 - FesTVal of Television and Radios of Vitoria: Migliore regia: Jesús Colmenar, Alejandro Bazzano, Miguel Ángel Vivas e Alex Rodrigo Best Fiction (dalla critica)



2018 - Fotogramas de Plata Premio del pubblico per la miglior serie spagnola



2018 - International Emmy Awards Migliore serie TV drammatica (Prima serie spagnola a vincere tale titolo)

CONSIDERAZIONI personali e confronti Come una delle poche serie viste, La Casa di Carta mi ha colpita in modo complessivamente positivo, grazie ai continui colpi di scena. Come ogni piano di rapina apparentemente pianificato in modo perfetto, ci devono essere dei piani B e C. In questo caso il Professore ha saputo dare sempre una seconda e terza opzione per qualunque problema riscontrato, ponendo il lavoro di gruppo davanti a tutto, persino ai suoi sentimenti verso l’isprettrice Murillo, colpendomi sempre in sorpresa, lasciando cosi anche tanta suspense e la tentazione di guardare come in seguito lui risolverà la situazione. Uno degli elementi che ha reso la serie a parere mio un po' pesante è il fatto che per l’intera serie, i protagonisti non hanno lasciato la zecca di stato, quindi mentre le scene all’esterno del Professore erano molto intriganti e soprattutto coinvolgenti, ciò che accadeva all’interno risultavo abbastanza monotono e ripetitivo. Come trama, io considererei La Casa di Carta come una delle più innovative di questi ultimi anni, comparandolo anche ad altri film del genere visti, una rapina che non si basa sul rubare, ma sul creare soldi da sé è di per sé qualcosa di veramente geniale. In precedenza avevo visto Ocean Eleven, una serie di film rinomata sempre per rapine geniali e studiate, ma dopo aver visto un’intera seria basata su un’unica rapina posso affermare ora che con quest’ultimo ti immergi di più nella storia, e riesci a seguire l’intera serie col fiato sospeso, si è più coinvolti rispetto ad un film di 2 ore in cui il piano viene spiegato ed eseguito velocemente allo spettatore. Ciò che mi sarei aspettata di più magari è un approfondimento ulteriore su alcuni dei personaggi, rapinatori che facevano parte del colpo. Visto che non c’era un protagonista vero e proprio, avrei gradito che si fosse stato raccontato anche la storia passata di alcuni di loro, tra cui i due fratelli Helsinki ed Oslo, che in questo caso, nonostante l’aspetto brutale e crudele dei due rapinatori, possedevano un grande cuore nobile, difatti i personaggi sono stati studiati in modo molto intelligente facendo modo che ciascuno di

loro lasci qualcosa al fruitore che segue la storia, e che quest’ultimo possa immedesimarsi in uno di loro. Poiché in questa serie il confine tra la definizione di protagonista ed antagonista è relativamente minimo, i cattivi che comunamente sono i rapinatori, nel corso della serie rivelano anche pietà, tenerezza e gentilezza; mentre chi dovrebbe essere dalla parte del buono, la polizia, lo stato, prende una posizione nettamente negativa agli occhi dello spettatore, tra corruzione, falsità e potere. Il capovolgimento del male e del bene è così drastico non solo da confondere chi fruisce la serie, ma persino i personaggi in sé, soprattutto Monica, una degli ostaggi diventa persino alleata al gruppo dei rapinatori, o Murillo, che da ispettrice finisce ad aiutare i rimanenti membri del gruppo a scappare dalla zecca, questo è ciò che secondo me ha reso tale serie come una delle più gettonate del momento....


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