la legge di hume PDF

Title la legge di hume
Course Filosofia del diritto
Institution Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
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riassunto sulla legge di hume...


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LA LEGGE DI HUME. David Hume è stato uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi. La sua opera più celebre è del 1740 intitolata A Treatise of Human Nature. Hume nasce in Scozia nel 1711, non era credente, anzi era uno scettico. Egli è uno dei pochi filosofi che viene a mancare attraverso una “morte filosofica”. Trascorse gli ultimi giorni della sua vita, consapevole del suo destino, in grande serenità, parlando con gli amici e giocando a carte. Egli non mostrò mai paura della morte, pur con la morte di fronte non mostrò mai la minima intenzione di volersi convertire per trovare conforto nella religione. James Boswell narra com’egli fosse andato a trovare Hume, ormai molto malato, proprio per assistere a qualche fenomeno di conversione; ma Hume affermò serenamente che l’idea di un'esistenza eterna era irragionevole e che il pensiero di non esistere più non era tanto più terrificante dello stato di non esistenza precedente alla nascita. Adam Smith, amico di Hume, scrive un testo dove racconta la morte coraggiosa e serena del filosofo, Smith però riceve durissime critiche, in quanto aveva narrato la morte di una scettico avvenuta assenza paura, il che rappresentava la possibilità di una società senza religione. Le virtù naturali e le virtù artificiali. Hume non riconosce alla ragione la capacità di riconoscere ciò che è bene e ciò che è male, come per esempio fa Platone. Per Hume l’azione umana è guidata dalle emozioni umane, egli però non riduce affatto la fenomenologia delle emozioni umane al solo egoismo come fa Hobbes, al contrario gioca un ruolo fondamentale la “simpatia”, che non è intesa come la conosciamo oggi, ma è la capacità di condividere i sentimenti degli altri, oggi probabilmente la chiameremmo “empatia”. La simpatica fa parte di quelle che Hume chiama vita naturali, ossia che nascono dalle passioni umane. Ma egli parla anche di virtù artificiali, che nascono in un momento convenzionale, quindi per convenienza, in cui gli esseri umani di accordano. Per esempio gli esseri umani hanno una generosità, ma grandi desideri anche nei confronti di bene che sono limitati; per risolvere tali inconvenienti si sono evolute appunto le virtù artificiali. Una di quest’ultime è per Hume la giustizia, questa non è nient’altro che un insieme di regole che, se osservate, risultano di utilità pubblica. Pertanto l’origine della giustizia non risale al volere di Dio, né al diritto naturale e neppure alla ragione umana. È l’utilità sociale, nata dal sentimento morale umano, che guida l’azione umana. La distanza dal contrattualismo e individualismo. Hume diffida della ragione astratta, che sta alla base del passaggio dallo stato di natura e quello civile attraverso il contratto, perciò c’è grande distanza tra Hume e Locke e Hobbes. Dello stato di natura non vi è alcuna documentazione perciò il filosofo scozzese lo considera una mera ipotesi filosofica. Come Hume anche Montesquieu diffida della ragione astratta, entrambi riprendendo l’approccio empiristico (qualsiasi dottrina che ritenga l'esperienza unico fondamento del sapere) newtoniano. Inoltre con Hume il contrattualismo perde tutta la sua rilevanza. Certo l’origine della giustizia è un accordarsi, tuttavia il contratto è un accordo di un certo tipo: in primo luogo tale contratto genera un passaggio da uno stato (di natura) e uno stato successivo (società civile), mentre il modo con il quale gli esseri umani si accordano è diverso, l’assenza e la presenza di regole non sono due stati distinti. In 1

secondo luogo il contratto è un esercizio della ragione, per lui astratta, in cui troviamo il consenso delle parti che origina il patto e la promessa reciproca. A tal proposito Hume spiega il suo punto di vista attraverso un’immagine molto famosa: egli fa notare come due uomini che remano in una barca non hanno bisogno di scambiarsi promesse per accordarsi tra loro, in quando è conveniente per entrambi, perciò si è in presenza di una convenzione (utilità sociale). Questo sottolinea la lontananza di Hume dall’individualismo. La legge di Hume. La posizione di Hume riguardo a questi temi avrà conseguente teoriche fondamentali, infatti proprio al filosofo scozzese è ricondotta la dicotomia (rigida separazione) tra fatto e valore, ossia il divieto di passaggio dal descrittivo al prescritto, noto appunto dome “legge di Hume”. Egli sviluppa tale riflessione in una famosissima pagina del Trattato sulla natura umana, molto interpreti sostengono che Hume non intendeva davvero elaborare una legge logica fondamentale. Nel Trattato Hume sostiene che non si possa passare quasi impercettibilmente da un’insieme di descrizioni ad un’insieme di prescrizioni, quindi non si può passare dalla proposizione “è”, essere, alla proposizione “deve”, dover’essere. Colui che compie tale operazione, secondo il filosofo, commette un errore di tipo logico, perchè non si può passare dalla descrizione alla prescrizione senza una spiegazione. Il filosofo inglese George Edward Moore, parla in proposito di “fallacia naturalistica”, criticando la pretesa di dedurre precetti giuridici dalla constatazione dei caratteri della natura. Il filosofo giusnaturalista John Mitchell Finnis quando volle proporre una nuova teoria del diritto naturale dovette confrontare con Hume e la sua legge: egli ritenne si aver trovato il modo di “aggirarla” e ciò lo rese famoso. Hume è sicuramente un autore amato dai positivisti giuridici e dai realisti giuridici. Tra i quali troviamo Hans Kelsen, oppure sulla stessa linea troviamo Richard Hare. Anche in Italia la legge di Hume fu presa in considerazione per esempio da Norberto Bobbio (in seguito nominato senatore a vita), o da Gaetano Carcaterra e da Uberto Scarpelli. La legge di Hume, inoltre, risulta fondamentale per gli studiosi di etica normativa e, in particolare di bioetica, disciplina che si occupa dei problemi morali legati all'avanzamento degli studi nel campo della genetica e della tecnologia (fecondazione artificiale, eutanasia ecc.). La legge di Hume sembra sembra costituire per lo più un problema per la “bioetica cattolica” e al contrario sembra venire incontro alla “bioetica laica”.

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