Le economie di scala PDF

Title Le economie di scala
Course Fondamenti di management  
Institution Università degli Studi di Verona
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Summary

Si tratta di una lezione sulle economie di scala e ciò che induce un'impresa ad attuarle...


Description

Le economie di scala Il principio di base è quello che all’aumentare della quantità prodotta, diminuiscono i costi medi unitari (=cf+cv in termini unitari, divisi cioè per la quantità dei prodotti). Per quantità piccole ho un costo medio unitario alto e all’aumentare delle quantità, il costo medio si abbassa. Questa curva può avere una pendenza più o meno forte a seconda del tipo di impresa, del settore, alle caratteristiche del processo produttivo.. In qualsiasi attività di impresa, all’aumentare della quantità prodotta, si vede tendenzialmente un abbassamento del costo medio unitario. Ci sono molte economie di scala: per economie di scala si intende un fenomeno che rappresenta l’andamento dei costi medi unitari all’aumentare della quantità prodotta. Le economie di scala possono essere interne(hanno a che fare principalmente con fattori interni dell’impresa) ed esterne (quando hanno a che fare principalmente con stakeholder/fattori esterni all’impresa). Quelle interne possono essere distinte in tecniche ( che hanno a che fare con fattori tecnici legati alla produzione in senso fisico/tecnico) e gestionali (aspetti di tipo organizzativo/gestionale). Economie di scala interne principalmente tecniche: Motivazioni che danno origine alla nascita di questo tipo di economia di scala sono: 1) Imperfetta divisibilità dei fattori → (soglia minima di impiego) consideriamo una piccola impresa che ha il reparto produzione e quello amministrazione, segreteria.. In segreteria c’è una segretaria part time che utilizza un computer (al pomeriggio rimane spento perché a segretaria non c’è); Prendiamo un’impresa un po’ più grande, con segretaria full time (utilizza il computer, che rimane acceso tutto il giorno). L’impresa più grande ha comprato un computer perché effettivamente ne ha bisogno e sfrutta quell’investimento a tempo pieno (il costo è ben spalmato su un’attività più ampia che occupa tutta la giornata); L’impresa più piccola sfrutta quell’investimento per metà della sua capacità produttiva (4 ore invece che 8) però non può comprare metà computer! Per tanti fattori produttivi ho una soglia minima di acquisto sotto la quale non posso andare! Per chi utilizza quella soglia minima, quella capacità produttiva viene sfruttata a pieno e produce ricchezza, per chi non lo fa la spesa è identica ma il valore che la strumentazione restituisce all’impresa è la metà. Non sempre sono perfettamente divisibili nelle unità che servono a me, i fattori produttivi (si pensi all’acquisto di materie prime da grossista, se superiori ad una quantità x, o da dettagliante se inferiori). Se aumento la dimensione dell’impresa in genere i costi maggiori si eliminano; Aumentando la scala dimensionale (la quantità prodotta), tendenzialmente posso sfruttare in modo ripetitivo le stesse risorse (più che altro quelle intangibili → sono replicabili). Vedo restituito il valore dell’investimento più e più volte. 2) Sfruttamento del livello di impiego ottimale → Si pensi ad una linea di produzione: Abbiamo tre macchinari: A, B & C e parliamo di una linea di produzione → i macchinari sono in sequenza, devo usarli tutti per arrivare al prodotto finito; Il macchinario A, ha una capacità produttiva di 10 (prodotti all’ora), il B di 20, il C di 50, qual è la quantità di prodotto ottimale all’ora per questa impresa? Se ne producessi 10, utilizzerei il macchinario A a pieno, il B lo utilizzerei a metà e per quanto riguarda il C, lo userei ad 1/5 del suo potenziale → ci sarebbe uno spreco di capacità produttiva! Cosa dovrei fare per sfruttare a pieno la capacità produttiva dei macchinari? Dovrei trovare la quantità prodotta totale, tale per cui riesco ad utilizzare al 100% tutti i miei macchinari →Mi servirebbero 10 macchine di tipo A (arriverei a 100), 5 macchine di tipo B e 2 macchine di tipo C: solo così utilizzo al 100% della capacità produttiva tutti i macchinari; L’impresa che riesce ad essere abbastanza grande da avere un mercato di riferimento sufficientemente ampio, allora riuscità a sfruttare la sua capacità. In termini di costo medio unitario, costo totale diviso prodotti, di un’impresa piccola è più alto di quello di una grande; 3) Relazione area-volume → si pensi ad un’impresa che produce ghiaia/sabbia, la produce e la deve trasportare in camion; la piccola impresa ha un camioncino con un cassone dietro per contenere ghiaia/sabbia di 50quintali, la grande impresa ha un giro più ampio e può comprare un camion con doppio cassone dietro → riesce dunque a trasportare il doppio della quantità di materiale. Il costo del camion con due cassoni costa di più di quello ad un cassone ma non arriva a costare il doppio: per relazione area-volume si intende che i costi fanno riferimento all’area

ed i ricavi al volume → entrambi crescono, i ricavi crescono tanto e i costi crescono ma non così tanto: il volume è tridimensionale (^3), l’area bidimensionale (^2). 4) Legge dei grandi numeri → (anche chiamata forma di autoassicurazione) consideriamo un piccolo genere alimentare, nell’assortimento di prodotti in questo genere alimentare abbiamo i vasetti di yogurt → se nel banco frigo ci sono 10 yogurt, quanti ce ne saranno nel magazzino? Spostiamoci per un momento nel grande supermercato GDO: abbiamo uno scaffale con 1000 vasetti di yogurt, avrà il supermercato nel magazzino almeno il 50%? in realtà ne ha il 5%!! Il 5% nel retrobottega del genere alimentare rappresenterebbe mezzo vasetto (probabilmente tengono il 100%). Il costo di magazzino del genere alimentare non è paragonabile a quello del GDO. Il costo medio unitario (nel quale va messo anche il costo della giacenza in magazzino) del piccolo genere alimentare è quasi il doppio di quello della grande distribuzione organizzata. Il nome ci dice che quando i numeri crescono ( + quantità / cresce la dimensione dell’impresa) l’effetto che possso avere in termini economici sul singolo fattore produttivo dimiuisce: più cresco di numeri più il rischio di non vendere quelli che ho in magazzino diminuisce. (spalmo di più i rischi della mia impresa, il costo medio unitario diminuisce); Economie di scala interne gestionali → fanno riferimento alla diminuizione del costo medio unitario nel momento in cui io, grazie all’aumento della dimensione di impresa, posso godere di personale specializzato (significa più competenze, meno sbagli, più valore all’impresa). Aumentando la dimensione posso avere questa opportunità perché: sono una piccola impresa, ho la segretaria part time e l’amministrativo full time: l’amministrativo si occupa di molte molte cose. Nella grande impresa l’ufficio amministrativo è diviso in persone con compiti diversi (rapporti con produzione / fattura / ecc..). L’impiegata dell’impresa più piccola non può essere esperta di tutti gli aspetti con cui ha a che fare e perde molto tempo per la sua attività, può capitare l’errore. Aumentando la dimensione, ogni impiegata può avere la sua attività senza essere interrotta. Economie di scala esterne → rapporto che l’impresa ha con gli stakeholder vari; Diventando più grande, l’impresa ha più possibilità di interloquire con gli stakeholder esterni ha un potere di condizionamento del mercato più grande ciò è possibile. La GDO con l’introduzione di tessere di fidelizzazione, ha portato via tantissimi clienti ai singoli brand: i punti sulla tessera ti vengono caricati indipendentemente dalla marca dalle cose acquistate (non serve più fare una raccolta punti come anni fa). I grandi produttori se la giocano dunque con le carte degli store → vince solo chi è più grande! L’evoluzione della curva delle economie di scala: La curva ad un certo punto torna su, in mezzo di sono DEM (dimensione efficiente minima) e DOM (dimensione ottima massima). La curva fa vedere che oltre una certa quantità prodotta DOM, i costi all’aumentare della quantità prodotta ritornano a crescere. Fino alla DEM diminuiscono, tra la DEM e la DOM il costo unitario rimane così fisso, dalla dom in poi ricresce. DEM: La dimensione ovvero la quantità prodotta minima per essessere efficiente (rapporto output/input) → il minimo che ti conviene produrre per avere il massimo sfruttamento delle economie di scala; ti conviene produrre almeno quanto la dem. DOM: ti conviene produrre entro la DOM e non oltre, rappresenta la quantità massima che mi ottimizza il risultato. Se produco una quantità = DOM, significa che ho sfruttato al massimo l’economia di scala. Qual è la quantità ideale da produrre per un’impresa? Quella che sta in mezzo tra DEM (minimo) e DOM (massimo). Con una quantità di quell’intervallo ho lo sfruttamento massimo delle economie di scala. Ma perché dopo la DOM i costi medi unitari ricrescono? Sto diventando un’impresa eccessivamente grande e burocratizzata; i costi medi unitari sono cresciuti. Torno piccolo o cambio amministrazione? Cambio asset per l’impresa e ritorno ad essere flessibile. Potrei rivedere aumentare i costi medi unitari: l’iperspecializzazione (suddivisione di attività specializzate per molti singoli operatori) fa si che manchino i collegamenti e la motivazione cali (il lavoratore viene meno, supero la dom). Dimensione dell’impresa → i limiti dei criteri è che valutano tutti le risorse tangibili; In cosa consiste l’ambiente per l’impresa; Il funzionamento della leva finanziaria;...


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