L\'età dell\'informazione, guida non convenzionale al settecento,Darnton PDF

Title L\'età dell\'informazione, guida non convenzionale al settecento,Darnton
Author Arianna Farella
Course Storia delle istituzioni pol. sociali i
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
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Summary

Riassunto del libro l'età dell'informazione di Darnton per il corso di Storia e istituzioni politico sociali nella magistrale di formazione e sviluppo delle risorse umane ...


Description

ROBERT DARNTON

L’età dell’informazione Una guida non convenzionale al Settecento L’autore si rivolge al comune lettore e non agli storici, egli intende fornire una prospettiva storica a questi odierni in un’epoca, come la nostra ossessionata dall’informazione. I quesiti affrontati sono:   

L’adozione dell’euro mette in crisi i concetti di identità europea? Internet ha creato una nuova società dell’informazione? L’attenzione ossessiva alla vita privata dei personaggi pubblici porta allo scoperto profonde incrinature nella politica?

Proiettando questi quesiti al Settecento è possibile vederli sotto una nuova luce e avere allo stesso tempo una visione nuova del Settecento. Il libro raccoglie saggi fra il 1989 e il 2002. Nato a New York nel 1933, R. Darnton è docente di storia europea alla Princeton University. “il Settecento è tutto strano, ama travestirsi e mutare costume” G. Washington aveva perennemente una dentiera. Vinse le elezioni nel 1789 con un solo dente. Il Settecento viene descritto come un’epoca strana, in quanto gli americani a quell’epoca facevano spesso riferimento ai padri fondatori o a filosofi come Machiavelli Hobbes e Rousseau cercando di attingere alla loro salvezza. Ma questi vivevano in un’epoca diversa. Il Settecento non era strano in sé ma è strano per noi. Affrontando le sue stranezze possiamo conoscerlo meglio. Il valore della storia però non è impartire lezioni bensì fornire una prospettiva. I saggi del libro sono relazioni sull’esperienza di Darnton riguardo:    

Rapporti franco-americani Vita nella repubblica delle lettere Forme di comunicazione Modi di pensare tipici dell’illuminismo

Cap 1. In difesa dell’illuminismo Viviamo in un’età dell’inflazione: l’inflazione monetaria e di idee. L’illuminismo settecentesco rischia di essere inflazionato perché gonfiato a dimensioni tali che i suoi creatori non lo riconoscerebbero. Darnton propone una deflazione: propone di considerare l’illuminismo per quello che è, come un movimento, una causa, un fenomeno storico concreto situabile nel tempo e nello spazio: Parigi nel primo Settecento. Ha avuto origini nell’antichità e attinge a diverse fonti filosofiche. I philosophes francesi (soprattutto a Parigi: la cosiddetta Repubblica delle Lettere) si distinguevano per la loro dedizione alla causa, volevano fare uso delle loro idee. Rappresentavano una forza nuova nella storia perché promuovevano programmi e assumevano una identità collettiva. Erano anche un’èlite, miravano a impadronirsi delle posizioni dominanti della cultura e illuminare con le loro idee (libertà, felicità e leggi di natura) così da conquistare salotti, accademie, etc.. questi filosofi provenivano anche da altre parti d’Europa ma perché allora quando si parla di illuminismo ci si concentra sulla Francia? È a Parigi che il movimento si coagulò e si definì come causa nel Settecento. I filosofi raccoglievano idee accessibili dalle classi colte e li riproponevano in un modo nuovo spesso senza allinearsi all’illuminismo. Quello che Voltaire proponeva non erano idee nuove, ma uno spirito nuovo. L’illuminismo scaturì una grave crisi durante gli ultimi anni del regno di Luigi XIV. Per un secolo il potere della monarchia e il prestigio delle lettere erano cresciuti di buon passo, ma dopo il 1685 la Francia subiva una serie di disastri demografici, economici e militari. I letterati misero in discussione la base dell’illuminismo borbonico e l’ortodossia religiosa imposta. Fino a che una nuova generazione di spiriti nuovi e spiriti forti conquistò i salotti e infuse una nuova vita nel libertinismo sviluppatosi nel ‘600. Nel 1706 un prodigioso dodicenne Voltaire fece il suo debutto nella società. Dopo l smorte di Luigi XIV l’illuminismo rimaneva limitato a un’èlite ristretta e alla comunicazione orale o manoscritta. Le grandi opere furono Le lettere

ROBERT DARNTON persiane di Montesquieu 1721 e Le Lettere filosofiche di Voltaire 1734. Il successivo grande evento editoriale fu nel 1743 Philosophe che forniva una risposta su quale tipo ideale gli scrittori dovevano conformarsi, non gli scienziati, né i dotti ma i Philosophe: uomini di lettere in parte uomini del mondo impegnati a liberare il mondo dalla superstizione. I philosophes trovavano potezione in Malesherbes direttore del commercio librario, l’illuminismo grazie a lui poté esprimersi liberamente (lo spirito delle leggi di Montesquieu, l’Emilio e il Contratto sociale di Rousseau). L’Enciclopedie in particolare ridefinì il sapere per il lettore moderno, il philosophe rappresentava l’intellettuale oggi ed era colui con cui fare i conti. L’illuminismo produsse una serie di valori rimasti vitali nei secoli seguenti e tali da distinguere alcune società dalle altre. Modernità vs medioevo, liberalismo vs tradizionalismo. Siamo giunti alla fine di un secolo breve (1914-1989) l’età del post-modernismo? L’attacco di accusa è il seguente: 1. Il preteso universalismo illuminista è servito in realtà a mascherare l’egemonia occidentale. I diritti dell’uomo hanno legittimato la distruzione di altre culture. Esempio Il Capitano Cook. (Cook è stato un esploratore che dimostrò grande rispetto per le usanze indigene. Non si poterono evitare tragedie negli scontri ma esse furono determinate dal commercio, dalle malattie e dalla tecnologia e non dalla filosofia. L’incomprensione reciproca aggravò il danno, ma l’illuminismo non faceva tutt’uno con la cultura occidentale e i philosophes compirono sforzi sia per comprendere altre genti sia per migliorare le sorti.) 2. L’illuminismo è stato imperialismo culturale mascherato da forma superiore di razionalità. Ha fornito agli europei una missione civilizzatrice e un modo di interpretare gli indigeni che ha portato alla loro riduzione, al silenzio e al soggiogamento. Es. l’orientalismo. Questo argomento si rifà a Foucault, alla teoria letteraria e all’antropologia per sottolineare l’egemonia occidentale. L’illuminismo ha aperto la strada a una comprensione antropologica degli altri, ha fornito un antidoto contro la sua stessa tendenza a dogmatizzare; ma l’imperialismo è un fenomeno ottocentesco e non dei philosophes. All’illuminismo infatti mancava il razzismo. 3. L’illuminismo ebbe un culto della conoscenza così fanatico da minare l’etica. Quel fanatismo diede alimento al fascismo perché armò lo stato di una tecnologia superiore e distrusse le barriere morali. I philosophes non solo danneggiarono la religione organizzata: scardinarono il senso morale che si fonda sulla fede irrazionale e sulla rivelazione. Esempio Il marchese di Sade (rappresentato come il philosopho supremo quello che mise in pratica la fisica sperimentale dell’anima di d ‘Aalambert. La tesi dei filosofi come Adorno, Sade, Kant e Nietzsche era che la demistificazione razionale di stampo settecentesco ha prodotto il suo opposto dialettico, una moderna mitologia della scienz e della tecnologia che sfocia in un deserto morale. Questi philosophe hanno speculato sul corso della civiltà occidentale e non hanno considerato il vero illuminismo. L’illuminismo anzi si era proposto come principale difesa contro le barbarie da lo descritte. Montesquieu cercò di proteggere la libertà dal dispotismo. 4. L’illuminismo ebbe una fede eccessiva nella ragione, non seppe erigere difese contro l’irrazionale. Il suo ingenuo culto del progresso ha lasciato l’umanità impotente davanti agli errori del Novecento. La fede nella ragione è una fede e può essere non sufficiente a difendere donne e uomini contro la violenza. Freud per esplorare l’irrazionale fa leva sulla ragione. 5. L’illuminismo appartiene alle origini del totalitarismo. Fornì una base teorica al terrore della Rivoluzione francese che a sua volta indicò la via ai terrori di Hitler e Stalin. L’elemento comune dei tre terrori è il tentativo di costringere l’ordine sociale a conformarsi a un modello ideologico. Nel sostenere questo modello Robespierre si rifà a Montesquieu e a Rousseau. Cercò di disegnare la Francia secondo una teoria politica. L’idea di Rousseau era quella di forzare gli uomini a essere liberi facendoli conformare ai dettami di una volontà generale ma contrastava i concetti di libertà dei philosophe. Ma Rousseau era lontano dall’idea di terrore delle ideologie del fascismo e del comunismo. I crimini

ROBERT DARNTON commessi dagli stati del XX secolo hanno violato principi illuministici basilari: rispetto dell’individuo, della libertà, dei diritti dell’uomo. Ma sorge una critica all’illuminismo: non ha mai parlato dei diritti delle donne e degli animali. Questi quesiti portano all’ultima accusa. 6. L’illuminismo è superato e inadeguato come punto di vista per affrontare i problemi contemporanei. I philosophes furono i paladini di una visione strumentale della ragione che ha portato al disastro ecologico e ad una visione maschilista della vita civica, che ha confinato le donne alla sfera provata. L’illuminismo è legato alla sua cultura e al suo tempo, e in quel tempo certe cause non erano pensate. Perciò non concepì grandi idee che più tardi avrebbero potuto cambiare i confini della cultura. Bisogna evidenziare il rifiuto di philosophes di rispettare confini sia tra discipline sia tra nazioni. Nonostante le loro origini parigine essi vivevano in una repubblica delle lettere cosmopolita senza frontiere e senza polizia aperta alle idee di qualunque provenienza. Nessuno aveva ancora concepito l’idea di Nazionalismo. Queste barbarie cominciarono con le guerre del 1792. Cap 2. Le notizie a Parigi: una precoce società dell’informazione Secondo Darnton ogni età è stata un’età dell’informazione e i sistemi di comunicazione hanno sempre forgiato gli eventi. Cos’è una notizia? Le notizie non sono cose accadute ma racconti di cose accadute. Sono una narrazione trasmessa dai media. Il sistema di comunicazione nell’antico regime della Francia: come si veniva a conoscere una notizia a Parigi intorno al 1750? Il governo non permetteva l’esistenza dei giornali. Per sapere cosa accadesse si andava all’Albero di Cracovia un grande castagno frondoso nel cuore di Parigi nei giardini del Palais royal. Il nome derivava dalle accese discussioni svoltesi ai suoi piedi durante la guerra di successione polacca (1733-1735). L’albero attirava i gazzettini umani che diffondevano oralmente informazioni sugli avvenimenti del giorno. Costoro affermavano di sapere da fonti private cosa accadeva realmente nei corridoi del potere e chi stava al potere li prendeva sul serio, perché il governo si preoccupava di quel che dicevano i parigini. Le dicerie però non soddisfacevano i parigini desiderosi di informazione, a volte mettevano in comune le informazioni reperite e le esaminavano collettivamente in gruppi in alcuni salotti come quello che si riuniva nel famoso salotto di Mme Doublet chiamato la “Parrocchia”. 29 parrocchiani si riunivano settimanalmente in casa di Mme Doublet, essi trovavano sul tavolo due registri. Uno conteneva notizie ritenute degne di fede, l’altro dicerie. L’insieme delle due raccolte costituiva il menù delle discussioni della giornata preparato da un servitore di Mme D. Il servitore andava di casa in casa a chiedere le ultime notizie e le annotava sulle prime pagine del registro, i parrocchiani le leggevano aggiungendo eventualmente altre informazioni e dopo un controllo il “notiziario” completo veniva copiato e inviato ad amici scelti di Mme D. Nel 1750 il notiziario di Mme D. venne venduto e iniziò a circolare a Parigi e nelle province. Le operazioni di copiatura erano diventate una piccola industria, un’agenzia di informazioni che forniva agli abbonati gazzette manoscritte. Nel 1777 alcuni editori cominciarono a mettere in stampa queste notizie e andarono a ruba nel mercato clandestino. Le Notizie (nouvelles) circolavano tramite vari canali e in forme diverse: orale, manoscritte e a stampa. E rimanevano al di fuori della legge, quindi erano ricche di condizionamenti politici. Infatti la circolazione di informazioni politiche non era permessa. La politica era affare del re, arte segreta del governo. Tutto il materiale a stampa, gazzette e giornalini, dovevano essere autorizzate da una burocrazia barocca composta da duecento censori e le decisioni dei censori venivano fatte rispettare dalla polizia, gli ispettori del commercio librario. Essi non si limitavano a reprimere l’eresia, ma proteggevano i privilegi. I giornali ufficiali la “Gazzette de France” e il “Mercure” godevano di privilegi reali per la trattazione di certe materie e per fondare un nuovo periodico si doveva versare un pagamento per condividere il territorio di quei giornali. I rivoluzionari, dopo la proclamazione della libertà di stampa, riguardo la storia della stampa vedevano solo assenza di informazioni prima del 1789. In quanto la gazzetta parlava solo di cose superflue riguardanti la vita del re e della corte. I cosiddetti giornali avevano poche notizie e il pubblico dei lettori aveva scarsa

ROBERT DARNTON fiducia in essi. Insomma la stampa era tutt’altro che libera in Francia. (il primo quotidiano francese apparve solo nel 1777, quello tedesco più di un secolo prima). Nel 1780 quasi la metà dei maschi adulti sapeva leggere. Il pubblico aveva sete di notizie da un lato e lo stato con le sue forme assolutistiche di potere dall’altro. Quali erano i media nel Settecento? C’erano tante forme di comunicazione. Darnton ha tracciato un diagramma che spiega come il messaggio viaggiava attraverso i media in ambienti diversi: il processo di trasmissione. Solitamente la notizia passava per 4 fasi: 1. Comincia come un pettegolezzo all’interno della corte, 2. Diventa voce pubblica a Parigi, 3. È inserita nei notiziari manoscritti che circolano nelle province, come quelli di Mme Doublet, 4. Viene stampata in un libro. L’Antico regime era uno stato di “polizia” che apprezzava l’importanza della pubblica opinione. Due erano le forme di comunicazione che operavano molto efficacemente nella Parigi del Settecento: i 



I Pettegolezzi: le carte della Bastiglia sono piene di casi come quello di Mairobert: gente arrestata per conversazioni insolenti su personaggi pubblici. (Mairobert grazie alle sue conoscenze a corte ebbe accesso ai documenti riservati da cui trasse ispirazione per il suo capolavoro. Sorvegliato dalla polizia fu arrestato e detenuto per un anno alla Bastiglia per aver scritto versi satirici contro Luigi XV e Madame de Pompadour, morì suicida nel 1779.) Il campionario della Bastiglia naturalmente è parziale perché la polizia non arrestava chi parlava bene di Versailles. La vita amorosa del re forniva ottima materia di chiacchiere, ma erano benevoli. Vent’anni dopo le cose cambiarono infatti tra il 1729 e il 1749 ci fu lo scoppio della controversia religiosa giansenista, una lotta tra parlamentari e corona. Ma Darnton spiega anche la fine del “tocco reale” raccontando “l’Aneddoto delle tre sorelle”: c’era un nobile che aveva tre figlie inclini ad avventure sessuali. Il re era un’anima timida, cui non interessava altro che il sesso. La prima Mme Mailly lo portò a letto addestrata dal primo ministro Fleury che si giovava di lei. Senonchè la seconda sorella Mme Vintimille decise di giocare allo stesso gioco grazie agli ammaestramenti del duca di Richelieu. Ella morì dopo aver dato alla luce un figlio. Così il re passò alla terza sorella Mme Chateauroux che conquistò il re a tal punto che fu lei in breve tempo a governare il regno. La portò con sè in alcune battaglie e i sudditi brontolavano che il re doveva lasciare a casa le sue amanti. Ma il re stava per morire ma ricevette l’estrema unzione e gli fu imposto di rinunciare all’amante, Mme C. se ne andò e il re miracolo! Guarì. Il re vinse la battaglia ma richiamò a corte Mme C. ed ella poco dopo morì. per i parigini essa significò che peccati del re avrebbero portato il castigo di Dio, con danno di tutti. Per gli storici la vicenda può essere presa come sintomo di una rottura dei vincoli morali che legavano il re al suo popolo. Dopo la morte di Mme C. 1744 il re LUIGI XV non mise più piede a Parigi se non per eventi importanti. Luigi aveva perso il tocco reale. (questa storia rappresenta la delegittimazione e desacralizzazione della corona.) Le Canzoni: erano un mezzo importante per comunicare notizie. I parigini componevano versi sui fatti del giorno e li adattavano ad ariette popolari. In una società che rimaneva in larga misura analfabeta fornivano un mezzo potete di trasmettere messaggi, un mezzo che era più efficace delle filastrocche pubblicitarie nell’America di oggi. Tutti cantavano. I versi nuovi delle canzoni erano annotati su carta e scambiati nei caffè come le poesie e gli aneddoti. La polizia perquisiva i prigionieri della Bastiglia e confiscava un gran numero di questo materiale.

Il processo di comunicazione quindi avveniva in molti ambienti, comportava discussione e socialità poiché era un processo di rielaborazione dell’informazione. Dalla creazione di una conoscenza collettiva fino ad arrivare all’opinione pubblica. Si potrebbe parlare di sistema multimediale a feedback. 3 considerazioni:

ROBERT DARNTON 1. Non ha senso separare la forma di comunicazione a stampa dalla orale e manoscritta perché tutte erano collegate in un sistema multimediale. 2. Ciò che contava era la diffusione del messaggio, la sua amplificazione 3. È fuorviante distinguere in sfere separate una cultura popolare e una di èlite. Nonostante la stratificazione dell’antico regime i vari pubblici si incrociavano dappertutto. Ma come la gente interpretava le notizie? Non abbiamo documenti sulle loro reazioni. Possiamo però studiare il modo in cui funzionava il resto. Ad es. l’Aneddoto su Mme du Barry di Mairobert. Cominciare una frase con “La France! Ton cafè fout le camp” (Francia il tuo caffè è spento) evocava un codice sociale del tempo. Gridando La France in un momento di rilassatezza la du Barry trattava il re come un suo lacchè in modo così volgare da rilevare la sua natura plebea. Infatti “fout le camp” era linguaggio da bordello, non di corte. E simili erudizioni di volgarità percorrono tutto il libro di Mairobert. La du Barry testimonia il disprezzo a lungo contenuto e che può esprimersi liberamente dopo la morte del re. Luigi XV era l’antitesi del re prediletto Enrico IV. Il folklore politico non era affatto irrilevante ma va preso sul serio. Darnton crede anzi che sia un fattore cruciale nel crollo dell’antico regime. Una quantità di libri scandalosi e proibiti raggiungeva i lettori di tutta la Francia. L’Aneddoto di Mme du Barry era in cima alla lista dei best seller anche perché era scritto molto bene. Questo ed altri libri tracciavano la mappa di tutta la storia contemporanea. Tuttavia i lettori della Francia del ‘700 interpretavano la politica incorporando le notizie nel quadro narrativo fornito dalla letteratura libellista, ed erano rafforzati di tutti gli altri media: pettegolezzi, canzoni, poesie, stampe etc. La Parigi può fornire una prospettiva sulla Washington contemporanea: gli americani in mezzo alla confusione politica e al bombardamento dei media come si orientano? Non tanto analizzando le questioni, ma raccontando storie sulla vita privata dei politici così come facevano i francesi. Va letta la storia dell’informazione precedente alla nostra. Cap 3. L’unità dell’Europa: cultura e cortesia L’Europa è uno stato d’animo. Cominciò come mito e divenne un modo di vivere basato sul sentimento di appartenere a una civiltà comune. Questa mentalità collettiva si formò nel corso del processo di civilizzazione con l’esperienza condivisa del diritto romano, della religione cristiana e della cultura secolare sviluppate nell’età dell’Illuminismo. Questa cultura si infranse nel XIX secolo quando l’Europa si divise in Stati Nazionali, ma i suoi principi sussistettero. Furono proclamati nel 1789 dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino e furono riadottati nel 1948 nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo dalle Nazioni Unite. E sono tutt’ora il fondamento dell’Europa; tuttavia negli ultimi due secoli l’Europa si è sgretolata, lacerata ai margini, in Irlanda, in Russia, nei Balcani. Molti fattori hanno contribuito alla sua dissoluzione, ma la forza più distruttiva che ha messo gli uomini l’uno contro l’altro è il Nazionalismo. Il venticinquennio dal 1792 mise fine all’Europa come modo di vi...


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