Lezioni su moliere PDF

Title Lezioni su moliere
Author Elena Cardinali
Course Storia e pratiche dell'attore
Institution Università degli Studi Roma Tre
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Summary

Libro sulle lezioni di moliere...


Description

LOUIS JOUVET “LEZIONI SU MOLIERE”. Louis Jouvet (1887-1951), attore francese di teatro e cinema. “Moliere et la comedie classique!; 1965 raccogli le lezioni tenute al conservatoire national d’arte dramatique dal 1939 al 1940. Le lezioni non sono messe in ordine cronologico ma sono raggruppate in base ai personaggi. Comedien  Mestiere/statuto professionale. Acteur  Lavoro svolto per una rappresentazione. Per Jouvet la distinzione sta nell’atteggiamento: l’acteut si sostituisce al personaggio, lo abita; mentre il comedien ne è abitato, si annulla per lui. Il comedien è il modo in cui l’attore di teatro può conoscere sé stesso e non soccombere all’attore di cinema. Role Parte/ Ruolo  parti potenziali ad esso attribuibili. ALCESTE Moliere, “Il Misantropo” ATTO 1 SCENA 1 3/4/1940 Non si può recitare immediatamente con sentimento ed interpretare. Si lavora sui CLASSICI per acquistare padronanza della DIZIONE, della SINTASSI e sugli ELEMENTI TECNICI del TESTO. Questi classici non possono essere recitati con SUPERFICIALITÀ: - Bisogna mostrare la conversazione tra i due personaggi, relazionandosi attivamente con l’altro (Alceste e Filinte); - Si prova a rendere SORPRENDENTE l’entrata di Alceste, in questo modo si rovina l’intenzione del personaggio, provando a RECITARE TUTTO SUBITO  non si ha la pretesa del comedien di mostrare che lui è Alceste. Bisogna trovare il RITMO e la RESPIRAZIONE giusta per ogni testo, solo così si può capire il senso, prima dicendolo e solo dopo RECITANDOLO. Mentre si fa il “lavoro tecnico”, il corpo assimila la SOSTANZA DRAMMATICA, il senso a cui nn si potrebbe mai arrivare a priori (  se metti subito il tuo sentimento, non troverai mai quello di Moliere che è quello corretto) DALL’ESERCIZIO MECCANICO AL SENTIMENTO VERO. 10/1/1940 Non bisogna recitare la scena  seguire il movimento del testo, senza interruzioni, curandosi solo della dizione (RESPIRAZIONE E DIZIONE). Prima si imposta l’UMORE, il TONO, il MOVIMENTO del personaggio e da questo nascono i SENTIMENTI, non dal ragionamento. Trovate la respirazione, la lettura e la dizione si possono comprendere il MOVIMENTO DEL TESTO, lo STATO D’ANIMO che l’autore aveva MENTRE SCRIVEVA  bisogna eliminare le intenzioni personali e particolari aggiunti. Corrispondenza ha stato FISICO DEL COMEDIEN che recita e dell’ autore quando SCRIVEVA  il suo equivalente è nel teatro se non si usano le proprie idee ed emozioni si scoprono quelle dell’autore. 13/4/1940 Se INTERROMPI il movimenti del corpo, interrompi anche quello del testo. Non riflettere altrimenti si perde il sentimento. Impostare la voce: si imposta da sola se si articola bene la dizione, si basa sull’articolazione  sbaraglia tutte le possibili interpretazioni. 17/1/1940 La respirazione PISCO-FISIOLOGICA, o SENSIBILE, serve da una respirazione meccanica corretta. Recitando il testo con il suo RITMO e la sua RESPIRAZIONE (meccanica), riuscirai ad avere la stessa respirazione e lo stesso stato d’animo del personaggio in modo naturale. U0altro metodo si cerca la RESPIRAZIONE giusta dietro le quinte, perciò il testo non ispira nulla. (Commedia di un drammaturgo moderno). Bisogna cercarsi degli OSTACOLI  fenomeno della DIFFICOLTÀ. Permette di prendere coscienza del proprio corpo e della propria respirazione. ES. Recitare con dei libri sulla schiena oppure sdraiati e con i libri sul petto. La MATITA TRA I DENTI utile per la dizione+ elimina delle costruzioni inutili. 27/4/1940 “CENTRALE LA PROPRIA VOCE”  prendere coscienza di sé stessi introducendo DIFFICOLTÀ (come la matita) in modo da potersi correggere da solo. Le DIFFICOLTÀ venivano aumentate il più possibile per perfezionarsi. Da respirazione, articolazione e dizione a ESPRESSIONE, GESTI, CAMMINATA. 4/4/1940 Una volta che ci CONOSCE IL TESTO si inizia a introdurre piccole INTENZIONI nella DIZIONE, che lo sviliscono. Non si respira bene perché la respirazione non è coerente con il testo  No a INFLESSIONE FISSA, INTENZIONALE e RAGIONATA (Sensibilità falsa)  A teatro non si ragiona,

si segue l’impulso dei SENTIMENTI, non della ragione  si arriva a uno stato FISICO e MENTALE che fa dire le cose con naturalezza. Bisogna ascoltare l’altro, ascoltarlo e RISPONDERE, reagendo alla sua battuta (Sentimento della presenza dell’altro)  Non respiri perché, non avendo ascoltato, non reagisci alla battuta. La DIFFICOLTÀ sta nel recitare i classici senza reinventarli dandogli il senso che le appartiene. LE INNAMORATE Moliere, “Il Misantropo” ATTO 3, SCENA 4. 7/9/1940 L’attore interpreta Celimene con troppa insistenza e forzata malignità. Questo personaggio è felice e giudica subito la gente, sparlandone con spirito, ma senza cattiveria. Arsinoè, invece, è gelosa e maligna. L’opera deve essere rappresentata in modo sincero e he sembri più oggettiva possibile. È un RITRATTO che Moliere espone al pubblico, coinvolgendolo nella sua sensibilità e giudizio. 23/10/1940 Asinoè e Celimene devono parlarsi con grazia mentre di dicono cose terribili, con Garbo, con un tono naturale; come fanno le signore, non caricare le loro parole di PERFIDIA ESAGERATA. “Sembra che si adorino, ma si scambiano cattiverie” Bisognava RAGIONARE SENSIBILMENTE su i passi che mettono l’attore in difficoltà. Si accede a quel determinato stato sensibile solo attraverso un processo d’immaginazione che permette di cogliere i MECCANISMO COMPLESSI dell’INFERIORITÀ. Il sentimento da il tono  la rifinitura delle parole frena il loro slancio, lo slancio del sentimento. Moliere, “L’avaro” ATTO 1. SCENA 1. Elisa si innamora di Valerio, il maggiordomo di suo padre. Ci deve essere chiarezza , soprattutto all’inizio dell’opera. Non eccedere in effusioni. Si dice ciò che si dici perché si prova il bisogno di farlo, perché si prova un SENTIMENTO (Non bisogna abbandonarsi troppo, ma fare fede a tratti essenziali del testo)  La dizione è perciò il RISULTATO del sentimento. Moliere, “Le intellettuali” ATTO 1, SCENA 1. Tra tutta la gente che inganna se stessa esiste una persona onesta come Enrichetta che ammette che la filosofia non è per lei. Al conservatoire si impara l’arte di dire, la maniera di entrare in scena e di attaccare, trovare il sentimento che si deve avere per recitare. Prima di entrare in scena si deve trovare l’UMORE del personaggio, BISOGNA TROVARSI nell’obbligo di dove dire la battuta. Sentire la necessità di quello che si sta per dire. 13/3/40 Ascoltare e di conseguenza rendere veritieri gli attacchi delle battute. Il MOVIMENTO viene naturalmente dal SENTIMENTO  nasce prima delle sfumature, che prendono vita dal movimento stesso, non vanno mai messe all’inizio. 10/4/1940 Non appesantire il testo forzando ciò che si sta dicendo. Dire le cose con specialità, senza artifici. Ogni personaggio possiede una TEMPERATURA e bisogna trovare quella giusta  bisogna cercarla sin dall’inizio della scena. Lavorare insieme al di fuori delle lezioni. La scena prende vita quando si assorbe il testo. 4/5/1940 Fin alla scena iniziale bisogna prendere il PUBBLICO a TESTIMONE soprattutto su Moliere (Numerosi monologhi diretti al pubblico). Per l’attore è importante il SENTIMENTO che scaturisce dalla PRESENZA del PUBBLICO  deve portarlo a chiedersi: cosa succederà dopo? O si rinuncia completamente o si CATTURA la sua ATTENZIONE, variando il tono della voce e facendo delle pause. L’ATTORE DEVE ADATTARSI ALLA COSCIENZA DELLA PRESENZA DEL PUBBLICO. 12/4/1940 Il movimento modifica la RESPIRAZIONE, non il contrario. Non bisogna forzarla. Sul movimento e sull’intonazione si accorda la RESPIRAZIONE. Il desiderio di recitare una certa parte è un’ illusione, perché per poterlo fare bene e fare proprio il personaggio bisogna sentirlo a lungo. ELVIRA Moliere, “Don Giovanni” ATTO 4, SCENA 6. 25/11/1939 Elvira è caratterizzata dalla TENEREZZA D’ANIMO, e da un distacco assoluto dal resto. È una figura angelica, una donna pura e va interpretata con una CARICA EMOTIVA adeguata. Il Don Giovanni è infatti COMPOSTO DA AVVENIMENTI PROVVIDENZIALI indirizzati proprio al protagonista. Elvira è una di quelle persone che provano a ricondurlo a un’esistenza più umana, è come se lei fosse un piccolo miracolo.  deve entrare in scena come se fosse discesa dal cielo, deve SUSCITARE meraviglia nel pubblico.

Nucleo dell’opera  avvertimenti soprannaturali inviati a Don Giovanni. PRIMO ATTO  Elvira è una donna offesa, che rivendica il suo onore e rimprovera Don Giovanni.  trasfigurazione per effetto della loro Storia d’amore QUARTO ATTO  degna del cielo, convertita ad uno STATO RELIGIOSO completo e definitivo, vuole salvare Don Giovanni. Perché l’opera non viene rappresentata spesso? È passata al repertorio dell’opera grazie a MOZART, hanno chiesto a Moliere di non rappresentarla. Rocca emi difficili da trattare dopo la sua morte è stata ripresa 3 volte, senza successo. Fino al 1841 è stata messa in scena la VERSIONE di Thomas Corneille, centrato sulle acrobazie di Sganarello, si attenua il fattore religioso in favore di quello comico (versione galante dovuta all’anticlericalesimo). Così Don Giovanni si è trasformato in un uomo che corre dietro alle donne. Don Giovanni non è un seduttore, ma qualcuno che vorrebbe credere in qualcosa ma non può. Per rappresentare l’opera nel modo giusto bisogna fare appello alla religiosità delle persone. 1) credente  trova fede nella LEGGENDA AUREA; 2) non credente  simpatizza con Don Giovanni. L’opera propone una RIFLESSIONE GENERALE SULLA RELIGIONE. Secondo la tradizione della GRANDE MAISON (comedie- francaise) bisogna avere 3 DOTI per recitare il Don Giovanni  giovinezza di voce, di cuore e di aspetto, ma in questo modo l’opera non si potrebbe rappresentare, perché nessuno con queste doti saprebbe recitarlo. 31/11/1939 Elvira deve ENTRARE in scena con sicurezza, e parlare a Don Giovanni. Improvvisamente e inconsciamente inizia a parlare della grazia, in uno stato di BEATITUDINE  i suoi sentimenti sono mutati. Il MODO DI CAMMINARE deve esprimere il sentimento. A volte si unisce la respirazione al sentimento, a volte è il contrario. Deve essere un FLUSSO di parole, si deve notare il suo BISOGNO IRREFRENABILE DI DIRLE  vanno espresse fluidamente, con la tenerezza e la passione. La sua enrata deve mostrare il contrasto con l’Elvira del I° atto. Moliere, “Don Giovanni” ATTO 1, SCENA 3. 26/10/1940 Questa scena ha VARIAZIONI al suo INTERNO, contiene al suo interno una PRESENTAZIONE, delle peripezie e una fine  bisogna recitarla con VARIAZIONI DI TONO. Bisogna tenere conto di cosa accade PRIMA dell’INCONTRO dei 2 personaggi  Blocco interiore di Elvira / voglia di parlare/ diritto di spiegarsi.  scena INVERSA a quella tra Pirro ed Ermione: primo sommerge la donna di spiegazioni e ragionare. Lei non controbatte. 16/11/1940 Elvira attende un elevamento perché sia evidente che deve ANDARE fino in fondo. Sganarello si trova al centro tra padrone e amante; è una SCENA DRAMMATICA. Don Giovanni agisce nella speranza di trovare qualcosa per cui valga la pena di vivere sulla terra, soprattutto per quanto riguarda la religione (Non può credere, ma cerca dei modi per farlo)  Moliere fa PARLARE LA STATUA del COMMENDATORE al quarto atto perché vuole mandare a Don Giovanni un SEGNO dal CIELO, proprio perché lui di rifiuta di credere. Elvira non grida, ma è SCONVOLTA dalla situazione, il suo atteggiamento è dovuto alla presenza del servo. Quando Sganarello tenta di convertire Don Giovanni con argomentazioni inconsistenti, dovrebbe essere toccante, non è una scena da fare con TONO COMICO. Scena del 2° ATTO  Don Giovanni al ballo di Pierrot con Carlotta. Don Giovanni è disinteresato, prova disprezzo. Non è una scena di seduzione, le sta prendendo in giro. È un opera pericolosa per i tempi in cui fu scritta, infatti venne rappresentata la versione di Cornetille fino al 1847. Le tre copie del testo ritrovate MANCANO della SCENA del MENDICANTE. E del MONOLOGO dell’IPOCRISIA, una di queste era di proprietà di un TENENTE di POLIZIA. Affronta il problema dell’incredulità. 4/12/1940 Elvira è una donna sofferente, ma all’inizio della scena, dopo che ha notato che i servi erano stati coinvolti, il suo tono è TENERO. Quando Don Giovanni risponde con la scena della RELIGIONE, Elvira si sente umiliata e lo accusa di essere meschino. La dignità della donna è salvaguardata dai due servi e dalla VERGOGNA che MOSTRANO. 16/11/1940 Don Giovanni è uno dei personaggi più FRAINTESI del teatro: è cinico, non crede. Non ha bisogno di attaccarsi a Dio per riconoscenza o per paura, è sincero. Per lui non ci sono ragioni, c’è solo una morale religiosa. Se qualcuno dovesse presentargli Dio, lo rispetterebbe, ma nessuno lo fa. Dio gli manda dei segnali, degli avvertimenti, ma lui li ignora, dicendosi che sono solo illusioni. Continua così finche non gli appare una DONNA VELATA e SPETTRALE che si trasforma nella FIGURA DEL TEMPO con una FSLCE. Seccato, tira fuori la spada. Ha ucciso il

COMMENDATORE e violentato la figlia e lo invita a cena. Quando il commendatore si presenta a casa sua, Don Giovanni sprofonda negli inferi, ma non cambia atteggiamento fino alla questione di cui non sa molto, è qualcuno che va fino in fondo. Agisce per partito perso, e serve farlo per recitare questa parte. La scena di Elvira non era ammessa al conservatorie fino a poco tempo prima. 11/12/1940 La scena è PATETICA proprio grazie alla presenza di due servi, che sono addolorati, per Elvira è in imbarazzo. Essi sono la spia di ciò che dovrebbero provare gli spettatori. Moliere, “Don Giovanni” ATTO 4, SCENA 6. 19/10/1940 Per trovare la RESPIRAZIONE GIUSTA occorre respirare dove è necessario, punto indicato della frase stessa  il TESTO è una RESPIRAZIONE scritta. Moliere sapeva che quest’opera sarebbe andata in scena ed ha adattato il testo alla donna che lo avrebbe recitato. Per LEGGERE correttamente un testo bisogna ricordare che non lo abbiamo scritto noi, per non prendere l’obbiettività e non associare i nostri sentimenti al personaggio, eliminando quelli descritti dall’autore. Bisogna COMPRENDERE i sentimenti del personaggio senza metterci del proprio. “Il testo è fregato perché si è incapaci di uscire fuori da se stessi.” 14/2/1940 Tutte le volte che si percepisce qualcosa come FACILE, si sta sbagliando. Per recitare una parte ci vuole uno SFORZO, FATICA e SOFFERENZA. L’attore manca di presenza in relazione al pubblico  si sentiva tanto a suo agio dentro di se e la sua presenza non ha oltrepassato la scena. Se ci si agrappa al sentimento e lo si tira giù alla propria altezza, ESSO perde di POTENZA, e la scena viene male. “La recitazione è l’arte di mobilitare la propria sensibilità per trovare nuove strade!  in questa scena c’è una SENSIBILITÀ in tumulto che deve essere rispecchiata dalla recitazione. Bisogna indirizzare le proprie parole a qualcuno. 21/2/1940 Sin dall’entrata di Elvira si deve percepire il suo bisogno di parlare. Non bisogna mettere PICCOLI VEZZI o INTERROMPERE la frase e il flusso delle parole. Il pubblico deve essere colpito dalla sula NATURALEZZA e AUTOREVOLEZZA, e se ciò accade, presterà attenzione  nonostante sia stata abbandonata, va da lui, non per ottenere delle scuse, ma per avvertirlo del pericolo che corre. (GENEROSITÀ e DISTACCO DIVINO). Don Giovanni è una commedia religiosa. L’attrice è rimproverata di usare troppa tecnica  il mestiere nasce dal SENTIMENTO DRAMMATICO. Da questo si trova il sentimento della scena e la si SENTE. Al conservatorie basta studiare 10 scene e si parte dalla tecnica per arrivare al sentimento  la tecnica che non VIENE dal SENTIMENTO è artificiosa. A volte l’orgoglio, la vergogna, impediscono di arrivare al sentimento (Difesa). L’intelligenza, a teatro, è un’introduzione che non ha nulla a che vedere con le capacità intellettuali, si capisce con la sensibilità. 24/02/1940 È come se Elvira fosse SOLA sulla SCENA, come quando il padre la rimprovera. Né Elvira, né il padre parlano effettivamente con Don Giovanni che sta in disparte tutto il tempo. Lei mostra un esibizionismo inconsapevole, nel senso che si comporta come quegli attori che provano piacere a farsi vedere mentre rappresentano gioia  inizia con un atteggiamento disinvolto, da donna di mondo  ha uno sconvolgimento interiore. Il MESTIERE DELL’ATTORE consiste nell’intensificale la propria sensibilità attraverso i personaggi  introspezione nella vita di un atto. Dopo molta esperienza (min. 20 anni) l’attore crea un bagaglio di emozioni e sentimenti accumulati. Elvira entra perché ha qualcosa da dire  il sentimento è presente già da subito ma cresce d’intensità più si va avanti. Quando il sentimento avrà raggiunto il punto il cui si sente dentro si sé senza neanche pronunciare le parole, allora si è costretti, si sente il bisogno di dirlo  si è nella parte  si ottiene con la MEDIAZIONE. MECCANISMO DELL’ATTORE  trovare il motivo per cui si sta dicendo qualcosa (Bisogno interiore). Riuscire ad accumulare sentimenti di cui si dovrà liberare. La DIZIONE è lo strumento attraverso cui si può arrivare al sentimento del personaggio. Dizione forzata + pause e interruzioni  non rendono fluida la frase. Se il personaggio è tanto lontano da lui non ci commuove, possiamo suscitare noi stessi. Gli stessi sentimenti con immagini diverse. Elvira diffida di Don Giovanni, non teme nella, è sicura di sé. Ha a cuore solo e unicamente la salvezza di Don Giovanni, ha paura che venga dannato  quando se lo trova davanti vuole liberarsi dell’ansia e dei pensieri accumulati durante il tragitto, il suo è un DISCORSO

PREPARATO, si lascia guidare da quello che ha da dire (ANNUNCIAZIONE), deve consegnare il messaggio ad ogni costo. 18/5/1940 Il sentimento deve obbligare l’attore a recitare il testo, lo deve spingere a parlare. Un testo è caratterizzato dal suo MOVIMENTO. L’attore può intervenire sullo stesso testo, la solo il sentimento farà emergere quello veramente efficace. Non occorrono ragionamenti e logica. Don Giovanni non è un uomo che corre dietro alle donne, ma una. Sarà una rappresentazione impregnata dalla preoccupazione di Dio. Il sentimento da la dizione giusta. Elvira è un’APPARIZIONE IVINA nella VITA di Don Giovanni. Come fosse una religione, l’attore deve sottoporre il proprio corpo a certe regole di vita per RAGGIUNGERE il giusto stato psichico.  per raggiungere la sensibilità esterna in cui puoi provare quello che provano gli altri.. Non bisogna mostrare il proprio bagaglio attraverso un personaggio, perché così si recita se stessi nella parte. Per diventare attori ci vuole esperienza della vita e delle cose. 11/10/1940 INCOSCIENZA DI ELVIRA  non si ascolta mentre parla, è incosciente, rapita, smarrita.  è rispecchiata da gesti, dizione, pause  per ritrovare questo spirito bisogna trovare il MODO giusto di ENTRARE IN SCENA, provare il bisogno incomprensibile di parlare. 21/9/1940 Il teatro è come uno SPORT, il comedien deve allontanarsi per DIRE il TESTO con potenza fisica, in modo da produrre la POTENZA del BRANO (Facilità meccanica e respiratoria)  SOLO DOPO VIENE IL SENTIMENTO. Se studiando un testo si ripete sempre lo stesso errore, vuol dire che il meccanismo non è ancora punto  della dizione, respito e ritmo. GLI INNAMORATI Moliere, “Don Giovanni” ATTO 2 SCENA 1 18/9/1940 Pierrot mostra orgoglio, compiacimento, voglia di stupire, con il suo racconto. Racconta per mettersi in mostra davanti a Carlotta, la donna che ama. Louis Jouvet paragona il Don Giovanni ad un’opera tedesca. Il protagonista è un uomo ricco e malvagio che si trova solo e abbandonato da tutto quando la morte arriva per prenderlo si salva CHIEDENDO PERDONO alla misericordia divina. Don Giovanni va recitato con lo spirito dell’opera, non seguendo quello del comedien  non ci possono essere deviazioni. Carlotta, con la sua battuta, deve dare lo spunto a Pierrot per cominciare. Quando si narra di qualcosa non la si deve recitare. Florian “La buona madre” SCENA 9 14/8/1940 Non si recita Arlecchino utilizzando le proprie emozioni, è tutto già nel testo e nell’azione, che sono abbastanza espressivi da coinvolgere lo spettatore  non bisogna RECITARLO per sé stessi. Arlecchino parla in modo diretta  no suscettibilità oggettiva dell’attore. Marivaux, “La doppia incostanza” ATTO 1 SCENA 4. 6/4/1940 L’entrata è importante  non si può recitare bene una sena se ci si è già imposti un sentimento dietro le quinte. Il SENTIMENTO INTERIORE nasce quando il comedien è trascinato dall’interesse ch...


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