Appunti lezioni PDF

Title Appunti lezioni
Author Manuel Urli
Course Sviluppo territoriale
Institution Università degli Studi di Torino
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Summary

26/1. INTRODUZIONEDelle aree della geografia quelle più influenti allo scopo del corso sono la geografia regionale, che studia la varietà in cui sono organizzati gli spazi terresti, in molti casi concreti però si vede che le stesse condizioni climatiche ed ambientali non creano la stessa organizzazi...


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26/09

1. INTRODUZIONE Delle aree della geografia quelle più influenti allo scopo del corso sono la geografia regionale, che studia la varietà in cui sono organizzati gli spazi terresti, in molti casi concreti però si vede che le stesse condizioni climatiche ed ambientali non creano la stessa organizzazione spaziale, per esempio aree alla stessa latitudine sono organizzate in modo molto diverso tra loro, quindi possiamo affermare che da solo lo spazio climatico ambientale non basta per definire l’organizzazione di un’area e l’uso delle risorse, ma ciò dipende dalla differenziazione tra i paesi, gli elementi centrali sono quindi anche il ruolo giocato dall’azione umana e dalle relazioni tra le risorse e i diversi modi di organizzare lo spazio; la geografia dello sviluppo, si basa principalmente sulle teorie dello sviluppo nate principalmente nel dopo guerra che cercavano di spiegare le profonde differenze all’interno degli stati, Rostow fu un importante esponente di questo settore, pensò la Teoria regionale dello sviluppo, che sostiene che lo sviluppo è una linea che parte da una base molto arretrata, poi si migliora conoscendo lo sviluppo industriale, essa ha forma di sigmoide, ma questa è in sostanza la storia degli USA, per quanto sia stata importante e molto seguita oggi siamo di altro avviso si segue di più lo sviluppo locale; e infine la geografia politica, che ha un posto rilevante, è un campo che si concentra sull’azione politica dei soggetti all’interno di uno spazio che può essere più o meno ampio, dallo spazio urbano a quello nazionale per sfociare nello spazio di geo-politica. (Geo-politica: nasce con Carl Schmitt geopolitico del ‘900 che rimase a lungo nascosto per la sua partecipazione al partito nazional socialista tedesco.) Altre aree di interesse del corso sono le politiche territoriali, sviluppatesi in particolare negli USA dagli urbanisti.

2. STORIA: LA CRISI DEL 2007 La bolla immobiliare creatasi nel 2007 ha provocato la crisi che poi si è trasformata in recessione. Non tutto il mondo ha conosciuto la crisi, per esempio la Cina, ancora non ha conosciuto la sua bolla immobiliare, qualcuno si aspetta il suo arrivo, perché è un paese che effettivamente ha delle debolezze interne molto marcate. Questa crisi nasce nell’economia statunitense e si propaga nelle ‘World city’, ossia Londra, Parigi…, che non ne risento particolarmente, ma poi arriva anche alle località urbane minori che invece ne avvertirono gli effetti in modo molto più forte. La spiegazione dominante data della crisi del 2007 è stata essenzialmente di tipo tecnico basata sulla pericolosità degli strumenti finanziari che erano stati emessi come garanzia dei mutui sub-prime. Ma questo processo dimostra che lo sviluppo capitalistico è fondato sullo squilibrio ed è a sua volta produttore di squilibrio. Oggi molti paesi hanno a che fare con le politiche di austerità derivanti dalla crisi che sono il frutto di questi squilibri. (grf. prezzi abitazioni) Negli anni precedenti allo scoppio della bolla anche in paesi diversi dagli USA, come Irlanda, Portogallo e Spagna, vi è stato un aumento consistente degli investimenti in case. Il sistema finanziario globale è stato oggetto di una forte deregolamentazione, già dagli anni della presidenza di Clinton ossia i primi anni 2000, proprio per dare la possibilità a questi mercati 1

di svilupparsi e di sfruttare la globalizzazione, arrivando in breve all’estrema mobilità del capitale finanziario. Anche la tecnologia ha avuto un ruolo dominante dando la possibilità di dematerializzare gli investimenti. Ciò ha portato alla irrilevanza dei confini territoriali. Andando però ad analizzare la diffusione virale della crisi ci troviamo di fronte a cause diverse e molto più legate ai sistemi locali. Tradizionalmente il circuito di approvvigionamento di capitali per costruire immobili era un circuito totalmente locale dove i mutui che venivano accesi erano coperti dai depositi degli investitori delle banche locali; mentre nel nuovo sistema i prestiti per la costruzione venivano coperti da titoli inseriti in pacchetti di investimento che venivano poi piazzati sul mercato presso gli investitori spesso ignari di cosa stavano acquistando. Ma guardando i diversi paesi coinvolti sono diverse le risposte a queste sollecitazioni globali: la Spagna che è un caso di crisi immobiliare marcato, ha visto infatti un crollo di un mercato immobiliare che era il frutto del sostanziale sviluppo turistico legato alla costruzione di immobili (‘turismo e mattone’. Un caso specifico è Valencia); in altri paesi del centro est Europa il passaggio tra comunismo e liberismo ha fatto sì che alcuni gruppi ristretti si impadronirono di settori pubblici strategici, come per esempio l’energia, in quegli anni si sono aperte inoltre le porte ai grandi investitori esterni; l’Irlanda ha visto una ipervalutazione immobiliare derivante dai mutui sub-prime ed ha aperto le porte ai grandi capitali esterni, infatti è oggi tutt’ora sede di grandi investitori sfruttando la sua natura anglofona ma con tasse molto più basse. Alcuni dati: tra i paesi più esposti alla crisi immobiliare ci sono Spagna, UK, l’Australia, USA; l’Italia non ha un crollo verticale; l’andamento della Germania è sempre stabile, ciò è stato dovuto al ruolo delle banche regionali (anche in Italia le banche regionali ebbero un ruolo da calmiere all’inizio della crisi anche se poi ebbero delle difficoltà strutturali come per esempio Monte Paschi di Siena) che ebbero il ruolo di arginare i crolli perché avevano un controllo maggiore sulla solvibilità, le banche tedesche sono statali, ciò ha portato un controllo ancora più ristretto e serio che ha permesso alla Germania di evitare la crisi immobiliare. Concludiamo sottolineando il fatto che le caratteristiche tecniche della crisi sono fortemente connesse con i caratteri geografici dei vari paesi. 27/09 La globalizzazione che inizialmente si pensava che fosse un processo che livellava le diverse situazioni in realtà va a diversificare perché ogni aree risponde a suo modo alle sollecitazioni. Nelle aree del sud del mondo la trasmissione del contagio è stata molto debole questo perché avevano un’encomia basata su settori per così dire ‘poveri’, come l’agricoltura, ed inoltre non avevano una tecnologia abbastanza avanzata per supportare un sistema finanziario così avanzato. All’interno dell’Europa i diversi paesi hanno avuto reazioni molto diverse, questo perché nell’area euro vi erano profonde differenze nell’accessibilità ai mercati internazionali, nei sistemi di produzione e specializzazione, nella struttura dei mercati del lavoro ed infine nella distanza spaziale, infatti vi erano meccanismi di centro-periferia molto marcati. In Italia in quegli anni vanno in crisi molte regioni che fino ad ora erano state le più solide, regioni come Emilia-Romagna, Veneto, Toscana; questo perché viene fine l’accordo Multi-fibre nel 2004 che espone queste regioni alla minaccia cinese, si entra nell’euro nel 2001 che non permette più le svalutazioni e l’UE chiude i rubinetti agli aiuti. Cosa succede 2

all’Italia dopo la crisi? Dal punto di vista dell’occupazione, nella fase dell’austerità cioè dal 2011 in poi, è sempre in discesa, il tasso di disoccupazione sale fino al 2014 poi inizia a scendere ma comunque in maniera non entusiasmante, l’occupazione che sta aumentando però è principalmente formata da lavoratori over 50 che dopo essere stati espulsi dal sistema lavoro oggi vengono reimmessi, il problema grave dell’Italia è la disoccupazione giovanile. Per quanto riguarda l’indicatore di competitività, molto altalenante, era molto competitiva all’inizio degli anni 2000, poi via via perde competitività fino al 2006 dove vi è una ripresa, per scendere durante la crisi e risollevarsi leggermente dopo, il confronto con gli altri paesi mostra che la Spagna è in condizione peggiore rispetto all’Italia, ma Germania e Francia si mostrano in condizioni più stabili anche a livello di competitività. Lo sviluppo non è lineare e spesso non tiene conto degli aspetti path-dipendece quindi è necessario prendere questo in considerazione per formare le politiche.

3. LO SVILUPPO Questo concetto sembra essere molto legato a quello di progresso. A partire dalla Prima Rivoluzione Industriale la condizione di accettazione della stazionarietà della società e dell’economia inizia a incrinarsi fino ai giorni nostri a favore del progresso galoppante. Oggi si re invocano soprattutto nei paesi sviluppati le teorie che inneggiano la stazionarietà e la conservazione. Bacone, filosofo inglese, fu uno dei primi che inneggiava lo sviluppo. Una prima osservazione è la distinzione tra sviluppo e crescita: lo sviluppo può essere considerato un processo multidimensionale che tocca aspetti qualitativi e quantitativi, mentre la crescita considera i suoi aspetti misurabili. La crescita viene misurata con indicatori quantitativi come il PIL, mentre lo sviluppo è un miglioramento qualitativo, un passaggio tra una condizione peggiore ad una migliore, mentre la crescita può essere anche patologica e quindi negativa. Lo sviluppo può essere anche declinato in diversi aspetti come sostenibile, umano, locale (…). Un elemento difficilmente modificabile confondendo sviluppo e crescita è quando si usano indicatori quantitativi per valutarli, il principale indicatore è il PIL, inventato da Simon Kuznets (1934), che era cosciente dei limiti di questo indicatore, ma è molto semplice da calcolare e usare. L’ONU utilizza l’Indice di Sviluppo Umano che comprende al suo interno oltre i valori economici anche l’accesso all’istruzione, la vita pubblica, l’educazione. Nel 2008 la Commissione composta da Stiglitz (economista statunitense liberal, sostenitore della globalizzazione oggi suo critico, premio Nobel), Sen (filosofo politico, liberale [diverso da liberista che invece credono solo nel mercato, dove lo Stato è garante solo dei diritti umani e di quelli di proprietà], quindi sostenitore dei diritti civili e umani, economia di mercato libera arbitrata dallo stato, premio Nobel, di origine Indiana di cultura britannica) e Fitoussi, che provoca un passaggio nella considerazione dello sviluppo più legato al benessere. Nella visione di Adam Smith, economista classico, sviluppo e progresso sono strettamente associati, dava allo sviluppo un fondamento anche morale essendo anche un filosofo morale, infatti prevedeva la collaborazione tra gli attori che portano alla convergenza dei bisogni che porta alla soddisfazione reciproca. Marx vede lo sviluppo come il motore del progresso e come il frutto dell’accumulazione del capitale, per Marx questo non 3

era un fattore negativo ma lo considera un passaggio per arrivare a un mondo di eguali. Il tema dello sviluppo nei classici dell’economia è un tema molto ricorrente e fondamentale. Shumperter il progresso è legato alla distruzione creatrice che è a sua volta basata sull’attività dell’imprenditore, considerato il campione del progresso. Il tema dello sviluppo viene ripreso negli anni ’30 quando il progresso sembrava aver raggiunto un punto di rottura. Fino a quel momento la visione principale era il laissez-fair, ma dopo la Crisi del ’29 nascono nuove teorie principalmente quella di Keynes, che viene considerato un liberale, che vede una soluzione per superare l’inceppamento degli investimenti privati. Nasce negli anni ’50 l’economia dello sviluppo dopo un discorso nel 1949 da parte del Presidente Henry Truman, erano gli anni del dopo guerra solo gli USA avevano mantenuto intatto il loro potere industriale. Secondo alcuni pensatori lo sviluppo e il capitalismo costituiscono un binomio indissolubile. Il capitalismo nasce in un’area ristretta dell’Europa occidentale ossia con le economie mercantili del Rinascimento che porta alla nascita degli istituti di credito. Ciò si estende negli anni successivi anche al resto del globo, questo è avvicinato ad un’intensificazione dell’egemonia culturale, per condizionare i rapporti collettivi (colonizzazione), non solo un controllo militare ma proprio un controllo mercantile e culturale. Tutto ciò ha portato allo stereotipo dell’occidente come paese sviluppato; lo sviluppo diventa dunque metafora di ‘organico’, considerato immanente, direzionale (ossia non torna indietro), cumulativo, irreversibile ed ha sempre uno scopo. Questo è un concetto etnocentrico, ossia coniato dall’idea occidentale per cui l’uomo ha dominio assoluto sulla natura, ed è tecnocratico perché la riproduzione di questo meccanismo implica una accumulazione costante di capitale e conoscenze che non è per forza condivisa da altre culture, è una visiona intrinsecamente occidentale. (finire slide)

2/10 [Continua slide lezione 3] Concetto di sviluppo si fonde con quello di crescita nonostante sfumature diverse, questo diventa cifra dominante anche nei paesi meno sviluppati e usciti dall’età coloniale. Anche a fine colonizzazione componenti culturali rimangono e assumono in modo quasi acritico le ideologie dei coloni, in modo indipendente (ci si libera dal punto di vista politico) ma si eredita un punto di vista sul mondo (quello dello sviluppo: linguaggi, tecnologie, ecc). i movimenti sviluppati sono frutto di meccanismi endogeni, lì sono anche influenzati da interesse capitali stranieri nel mantenere attivo legame con colonie per continuare sfruttamento risorse. Gli ingredienti di questo processo sono educazione, istruzione, sistema medico, sistema della giustizia. Particolarmente evidente questo processo è nel Magreb (legame con la Francia). A seconda del contesto politico questi paesi assumono strumenti di intervento in economia o di tipo legato al mercato oppure approcci pianificati (legati al blocco sovietico). 4

Questo è contesto ideologico entro al quale si muove la riflessione sullo sviluppo.

4. SPAZIO INTRODUZIONE CONTESTO: Spazio legato a concetto di territorio: spazio entro il quale lo stato esercita potere. Stati territoriali nascono nel 17esimo secolo, si crea una dimensione internazionale del diritto con diplomazia, ecc, che serve a disciplinare comportamento degli stati verso i cittadini in periodi di guerra (es. Ius publicum europeum: disciplina solo territorio europeo…al di fuori, anche nei mari, non c’è disciplina). Dimensione territoriale prende piede in quella fase: 17 secolo è periodo di trasformazioni nella visione del globo: guerra dei trent’anni (prima grande guerra europea), da cui nasce esigenza della diplomazia, cartografia: definizione precisa territori, raggiunge grandi livelli deriva anche da esplorazioni e conquiste che spostano baricentro culturale degli europei. Rivoluzione copernicana: eliocentrismo. Uomo non è al centro della creazione ma siamo una componente periferica. “cuius regio eius religio” → identità religiosa all’interno del territorio controllato dal sovrano. DECLINAZIONI CONCETTO DI SPAZIO: -

spazio è distanza tra due corpi (nel linguaggio comune).

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Qualcosa che si associa all’idea di vuoto, contenitore. Contenitore al di fuori di noi, no attributi fisici, che cerchiamo di definire attraverso attributi geometrici (volumi, aree, ecc).

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qualcosa che sta in mezzo, che separa. Nella storia della cultura occidentale questo concetto ha importanza primaria: le civiltà europee hanno messo al centro nella storia l’espandersi, l’allargare il proprio controllo: caratteristico nell’età moderna espandere il proprio potere. Tendenza a espansione continua: la si vede con tutta la sua crudezza nel 20 secolo: teoria spazio vitale alla base del terzo Reich. Alcuni capisaldi:

1. Zenone di Elea (vicino a salerno): la scuola eleatica fu presocratica. Paradosso achille e tartaruga: tempo e spazio legati indissolubilmente 2. Bergson (inizio 20 secolo): ragiona con stesso tipo di approccio allo spazio di Einstein 3. Einstein

1. Le serie divergenti dimostrano la bontà del paradosso di Zenone. A lui non era cara la spiegazione matematica ma l’aspetto legato alla realtà: in quell’epoca altri (es. democrito) sostenevano posizioni opposte. Infinita indivisibilità del tempo: impossibilità del moto, stasi della realtà.

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2. Sostiene che il tempo è una variabile che condiziona lo spazio nella sua configurazione: tempo è infinita successione di istanti differenti che si evolvono nel continuum che si differenziano e definiscono un processo evolutivo (evoluzione e non trasformazione) . Di conseguenza anche spazio è in continua evoluzione. 3. Teoria della relatività generale: visione inedita. La novità è la visione integrata col tempo. Lega gravità alla geometria dello spazio-tempo. Superficie spazio-tempo si alterna a seconda dei corpi al suo interno. È tessuto curvo con 4 dimensioni.

Questione dello spazio trova centralità a partire dalla geometria euclidea e ha continuato a influenzarci fino ad oggi (vedi slide su spazio nella geometria euclidea). Caratteristiche spazio euclideo-topologico: -

Continuità: all’interno dello spazio ogni funzione è continua

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Omogeneità: ogni punto è indistinguibile da ogni altro punto. Unico elemento che lo distingue è la posizione

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Isotropia: ogni grandezza si modifica nello stesso modo in tutte le direzioni (indipendenza dalla direzione). Spazio privo di elementi morfologici che ne alterino l’espansione. I modelli matematici aspirano alla generalità (ipotesi restrittive: es. concorrenza perfetta, ecc) L’economia neoclassica non si è mai occupata di spazio: quando lo fa adotta una visione dello spazio euclideo. New economic geography: spazio come dimensione omogenea.

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Costi d’interazione regolati da distanza euclidea tra luoghi di produzione, di acquisto input e dei mercati finali

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Rendimenti crescenti dipendono dalla concentrazione

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3 forze economiche alla base del modello:



tendenza imprese a localizzarsi vicino al mercato più ampio



lavoratori tendono ad avere accesso a più beni possibili



imprese manifatturiere servono mercato agricolo periferico

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Visione newtoniana: spazio inteso sia come distanza fisica sia intesa come quanto tempo si impiega a percorrere quella distanza.

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Scala spaziale è implicita: azioni individuali influenzano i macro aggregati. [Significato di scala: si usa anche senza riferimenti quantitativi (es. scala regionale). ] Economia mainstream considera interazione tra territori uguale a qualsiasi scala (come se anche le regioni interagissero come stati). Nella nostra analisi non abbiamo questa visione dello spazio, ci interessano i dettagli e specificità delle relazioni tra regioni.

Da economia mainstream a visione simile a geografia economica Spazio dell’economia regionale (branca economia applicata): come imprese e consumatori si muovono all’interno dello spazio (es. distribuzione territoriale del reddito: divari regionali, processi di ritardo di sviluppo, diseguaglianze spaziali). Non si considerano regioni amministrative ma aree omogenee al loro interno. 6

Due concettualizzazioni convivono in questa definizione: •

classica -

Teoria della localizzazione: elemento prioritario nella definizione dei meccanismi è la distanza fisica

(dai mercati) misurata ad es. in termini di costi di trasporto •

Fondazioni microeconomiche e statiche

Spazio come contenitore astratto, ma ne sottolinea la natura discreta (caratterizzato da intervalli): -

Teoria della crescita regionale: regioni omogenee al loro interno ma diverse per risorse, capitale

umano, ecc che scambiano beni e servizi tra loro. È da un lato astratta ma allo stesso tempo discreta (regioni hanno discontinuità nelle relazioni tra loro) -

Fondazioni macro e dinamiche

Definizione spazio polarizzato di Perroux (vedi immagine): squilibrio deve essere progettato affinchè i poli più sviluppati facciano si che il benessere si propaghi poi anche al loro esterno. Attraverso processi di propagazione lo squilibrio verrebbe colmato. È spazio diversificato-relazionale: mecca...


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