Appunti lezioni Paola Cosentino PDF

Title Appunti lezioni Paola Cosentino
Author Alessandra Amato
Course Letteratura teatrale italiana l.m.
Institution Università degli Studi Roma Tre
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appunti su Tasso, Groto, Machiavelli ...


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Mandragola: 1518 – Calandria (1513); Aminta: 1573 – Poliziano, Giraldi Cinzio e Sannazzaro; Hadriana: 1578 – Da Porto e Bandello; Re Torrismondo : 1573/74 – Canace (1571) Linea temporale: 1515-25: Tragedia fiorentina 1541: Orbecche 1542: Canace 1560: tragedia di Groto – Lodovico Dolce (Marianna - Institutio) 1570: Re Torrismondo Trissino: Sofonisba Giraldi Cinzio: Egle, Orbecche Sperone: Canace

Lezione 11/10 La Mandragola: uno dei punti di partenza della commedia -

Teatro nel medioevo: spettacoli religiosi (La Passione, Santi) e divertissement delle Corti

Nel ‘400 in Italia: -

La Sacra rappresentazione: raccontava la vita di un santo a Firenze (scritto in ottave); Scoperta dei testi classici: quindi ritrovamento del teatro moderno che prima di essere testuale è scenografico; Le Accademie: hanno un ruolo fondamentale e mettono in scena tragedie e commedie; La Corte diventa luogo di fondazione del teatro rinascimentale (e.g. le corti di Urbino, Ferrara, Mantova e Roma);

Rispetto alle rappresentazioni religiose, il teatro diventa un evento privato, le cui nuove caratteristiche sono il testo (connotato da struttura precisa), il tema (a carattere classico) e lo studio della scena (non più piazze – come voleva il modello greco – ma scene di città). È in questo scenario, scenario di temi, costumi e lingua che si collega alla tradizione municipale, che nasce la Mandragola. Nel 1513 Machiavelli (n. 1469 m. 1527) venne escluso dai pubblici uffici. La datazione della Mandragola viene fatta risalire al 1518, anche se alcuni anticipano la datazione al 1504; è una risposta fiorentina alla Calandria1, una commedia in cinque atti scritta nel 1513 dal Cardinal Bernando Dovizi di Bibbiena, che prende il nome dal personaggio di Calandrino del Decameron 1 È Baldassarre Castiglione che scrisse il Prologo della Calandria (1513) e che nel 1508 compose l’ecloga in 55 stanze Tirsi, una favola pastorale in cinquantacinque stanze, che viene dai due autori recitata alla corte di Elisabetta Gonzaga e Guidobaldo di Montefeltro, per le feste di carnevale, nel marzo di quell’anno, ottenendo un grande successo. 1

di Boccaccio, il quale era un popolano rozzo e tonto che si riteneva erroneamente furbo ed era continuamente vittima di beffe. La trama della M. deriva da diverse novelle del Decameron, mentre invece la sintassi ricorda la commedia di Terenzio “L’Andria”, tradotta peraltro dal Machiavelli stesso.

Prologo Scritto in versi (cosa che consente di classificarla come commedia regolare), si divide in 8 strofe: 4 sull’autore stesso e 4 sulla Mandragola). Uno studio del Martelli sostiene che il Prologo sia stato composto non in un solo momento ma in più momenti diversi. -

Tema dell’ingratitudine che si lega al tema della calunnia e tema della maldicenza di chi non sa, il dir male – esso nuoce non soltanto al singolo ma anche e soprattutto alla collettività, poiché demolisce ogni tentativo di partecipazione alla vita pubblica. Nel suo De ingratitudine Machiavelli sostiene che l’ingratitudine sia figlia dell’Avarizia e del Sospetto e che si nutra di Invidia.

“La favola di Callimaco e Lucrezia” – era così che l’opera era conosciuta in origine. Nel I Atto viene presentato l’argomento: compaiono Callimaco e Siro (funzione profetica – sarà proprio Siro che introdurrà l’antefatto e l’argomento; a differenza di altri personaggi con il suo stesso ruolo, Siro è partecipe della commedia e non sparisce all’inizio come gli altri personaggi). -

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Lucrezia è ritenuta la donna più bella di tutte e all’interno dell’opera non oppone resistenza ma di adatta ai tempi (linguaggio machiavelliano); Tema politico - mancanza di fede: secondo Machiavelli, non è necessario che un Principe abbia fede religiosa poiché è lo Stato che si pone al di sopra di ogni cosa; Ambientazione parigina: Callimaco venne mandato per 20 anni a Parigi e nel prologo parla della sua felicità. A tal proposito, nelle novelle di Boccaccio 2 viene detto più volte che lo stato di felicità cambia all’improvviso – qui proposto “Ma parendo alla Fortuna..”; Rapporto Francia – Italia: situazioni diametralmente opposte (Carlo VIII scelse la Francia al posto dell’Italia).

Callimaco sta raccontando una novella a Siro: lui, sempre in disparte, viene smosso talmente tanto dalla bellezza di Lucrezia da non trovar loco; in una lettera del Vettori viene utilizzato il medesimo linguaggio per descrivere l’innamoramento di una ragazza. Sul finire della Scena I vi è un piccolo dialogo sulla corruzione. Nella Scena II viene presentato il marito di Lucrezia, Nicia, il quale non è né giovane né vecchio, è un benestante semplice e sciocco che si crede di essere colto ed intelligente ma che è invece poco scaltro e utilizza linguaggio che vuole apparire sofisticato, ma in realtà riprende proverbi e modi di dire del fiorentino (“non sanno quello che si pescono”). Non si allontana volentieri da Firenze (“non ci vo' di buone gambe”), ma si vanta di aver viaggiato moltissimo da giovane (“quando io era più giovane io son stato molto randagio”), anche se in realtà i luoghi che nomina sono tutti all'interno della Toscana. si lascia governare dalla moglie (Lucrezia), molto bella e savia. Ma nonostante tutto a un certo punto, ripensando al fatto di non avere avuto figli, quasi rimpiange d'averla sposata (“s'io credevo non avere figliuoli, io avrei preso più tosto per moglie una contadina”). – ottica mercantile: vogliono dei figli ai quali trasmettere la loro ricchezza.

2 Molti ragionamenti si rifanno al Decameron. 2

Ligurio: Machiavelli lo presenta nel prologo come “un parassita di malizia el cucco”(un parassita figlio prediletto della malizia). Nella I scena ci viene descritto da Callimaco (“fu già sensale di matrimoni, dipoi s'è dato a mendicare cene e desinari…piacevole uomo…”), ma è solo nella II scena che compare di persona. È un parassita, molto astuto, che utilizza questa qualità per guadagnarsi da vivere, che parla con linguaggio del ragionamento, dell'ironia e del doppio senso. Ma è anche senza scrupoli (infatti non si fa problemi a tradire Nicia, con il quale “aveva una certa dimestichezza”, per aiutare Callimaco sotto pagamento). Rappresenta l'astuzia distinta dalla passione (Callimaco), e in grado dunque di osservarla e giudicarla con distacco. Callimaco invece la governa dall'esterno. Lo aiuta non solo per motivi economici, ma anche perché in fondo si sente affine al giovane (“'l tuo sangue si affà al mio”). Il suo linguaggio è ponderato, accuratamente calcolato, ricco di allusioni anche sarcastiche, mirato e diversificato per forgiare il pensiero e la volontà degli interlocutori. È Malizioso (Prologo); è un piacevole uomo, perché prende in giro Nicia (Callimaco); è pazzo, triste e diavolo (Timoteo) – il linguaggio è altamente espressivo. È Ligurio colui che conduce veramente il gioco, Callimaco è solo una pedina: il suo scopo è quello di attuare un gioco di intelligenza poiché vuole umiliare la pochezza degli altri. L. è un improvvisatore ed ha la capacità di trovare le soluzioni migliori Ligurio descrive Lucrezia come “savia, bella, atta a governare”, lei non è sottomessa al marito come lo sono molte altre; è consapevole e prudente. Questa descrizione è un omaggio ad una figura femminile del ‘500 – trattati filogeni – ed era volto ad elogiare le donne (vedove) che erano in grado di fare le veci dei propri mariti. Callimaco è, inizialmente, un uomo calmo ed onesto, mentre invece ora vuole agire ed è disposto a fare anche cose pericolose. Pensa addirittura che potrebbe morire a causa della sua passione per Lucrezia e a causa di ciò tira fuori il suo lato più aggressivo. Callimaco e Ligurio sono concordi nel voler realizzare una beffa ai danni di Nicia. La Mandragola (1518 forse 1520) è il punto di arrivo di una vocazione forse troppo precoce. Machiavelli ha molta padronanza del linguaggio grazie anche alle traduzioni terenziane e a quella dell’Andria. La sua commedia è ad alta concentrazione drammatica ed ottima conditura linguistica ed il tema centrale ruota attorno al topos dei due giovani amanti e del vecchio beffato: -

sesso e denaro necessità della frode e importanza della dissimulazione

Il lessico cambia a seconda dei personaggi: quello di Callimaco è alto, sostenuto, complesso ed enfatico perché deve attestare la sintomatologia amorosa; quello di Nicia è ricco di parole fiorentine municipali ed è inoltre vernacolare (ciò suggerisce che la Mandragola sia stata sottoposta ad una lettura allegorica). Clizia (1525) Incentrata sul tema del conflitto fra giovinezza e vecchiaia: bisogna accettare di non essere più giovani. La commedia deve essere uno specchio di vita e deve mostrarla per quelle che sono le sue sfaccettature nel quotidiano.

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Lezioni di novembre Aminta: testo capitale del Rinascimento teatrale italiano, era considerato un testo felice di Tasso. -

La pastorale è piena di pericoli, trabocchetti, sembra un testo capace di veicolare contenuti eversivi; Coro che celebra l’età dell’oro venne rielaborata da Gian Battista Guarini ne Il Pastor fido del 1589, la cui ideologia si ribalta la concezione il potere di natura contro il potere di onore; La favola pastorale o boschereccia ha origini ambigue, se non doppie.

A Ferrara ci sarà il trionfo prima del dramma cavalleresco (con Ariosto e Tasso), poi del poema eroico e poi del teatro e della pastorale. A fine ‘400 Ercole d’Este fu attento alle nuove scoperte testuali in ambito teatrale e commissionò spesso delle opere teatrale influenzate da queste scoperte. In una lettera di Marini ad Ercole d’Este, Marini (primo traduttore in prosa) si difende dicendo di aver tradotto i testi di Plauto. Ercole d’Este fu molto legato a Plauto tanto che venne ritrovato un suo testo in volgare del 1495 nel suo studiolo. Lo spettacolo Menecmi di Plauto 3 del 25 gennaio 1486 nella piazzetta municipale di Ferrara fu l’evento fondante del teatro italiano, perché fu la prima rappresentazione profana, quindi non inserita all’interno delle feste per nozze. Con questo spettacolo, Ercole d’Este comprese l’enorme potenziale che il teatro avrebbe potuto avere per la propaganda. Dal 1490 le rappresentazioni vennero spostate all’interno del Palazzo Estense ed Ercole diventa il Principe di Ferrara, dando modo di far ripartire alla storia del teatro. Ferrara è anche il luogo dove fioriscono nuove forme di teatro – profano, poiché non ci fu grande apprezzamento solo della commedia classica ma anche dei miti classici che raccontavano, banalmente, storie ambientate in un altrove mitologico che avevano per argomento storie di dei e semidei in un ambiente pastorale o boschereccio. - I boschi o selve, i pastori ci riportano alla mente Virgilio con la sua produzione di georgiche e bucoliche; - C’è connessione tra ecloghe e favole pastorali - testi che raccontano drammi tra pastori; A Ferrara negli anni 80 del 400 il teatro soppiantò la tradizione cavalleresca e iniziarono ad essere messe in scena delle favole mitologiche che costringevano il personaggio a muoversi in un contesto culturale e sociale ben definito. Il mito antico dell’età dell’oro coincide con l’Eden, un passato, luogo, un altrove in cui gli uomini si muovono in un ambiente primordiale in cui tutto funziona perfettamente. Oltre a Virgilio anche Ovidio sarà fondamentale per la nascita della pastorale, ad esempio uno dei personaggi delle sue Metamorfosi diventerà il soggetto principale di una pastorale, ovvero La fabula di Cefalo di Niccolò da Correggio, rappresentata a Ferrara nel 1487. È una fabula pastorale ma a soggetto mitologico che non ha nulla di tragico né nulla di comico, in cui l’autore si inventa un lieto fine poiché una fabula come questa non può che concludersi con una fine positiva. A Mantova 4 fu Isabella d’Este – al tempo era Signora di Mantova, colei che importò questo nuovo genere e non solo: -

Lirica: è genericamente petrarchesca e ha linguaggio e stile alto Ecloga: mondo caratterizzato da un tono medio, linguaggio che non raggiunge vette altissime

3 Menecmi sarà una delle trame di maggior successo nel Rinascimento italiano. (vedi Calandria) 4 A Milano si celebravano spettacoli in cui molta importanza era data alle geografie (fontane – fonti, alberi, selve) 4

Testi tra 400-500 che vengono chiamati ‘tragedia’ sono: 1483: L’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo 1502: La Sofonisba di Giovan Giorgio Trissino 1518: Pamphila di Antonio Cammelli, il Pistoia (si ispira alla Sigismonda di Boccaccio) Essi sanciscono i primi esperimenti tragici ma che non hanno nulla a che vedere con il recupero della tragedia antica. La Fabula di Orfeo scritta da Poliziano nel 1480 è considerato capolavoro teatrale e pastorale, è un unicum. Scrive la prima favola mitologica pensata per essere recitata e sceglie un soggetto molto famoso e popolare; esso ha degli echi che rimandano alle Baccanti, poiché, al suo ritorno sulla terra e dopo aver perso Euridice, egli inizia a disprezzare le donne e diventa preda del furor bacchico delle baccanti e la sua testa venne staccata dal corpo e gettata nel fiume Ebro dove iniziò a cantare. Tragedia molto legata alla tragedia antica ma che Poliziano ambienta in ambiente pastorale e lo scrive in ecloghe, dunque P. ha fuso l’idea di scrivere una favola pastorale pensata per essere rappresentata con la tradizione dell’ecloga bucolica. Prima ancora che la pastorale tornasse e trionfasse, Poliziano aveva individuato nel teatro classico il terzo genere, ovvero la favola satirica di cui l’unico esempio è di Giambattista Cinzio5 che nella sua Egle recuperò in parte i Ciclopi di Euripide, la quale diventerà modello del teatro successivo ma verrà ben presto dimenticata, poiché le ottave verranno sostituite da settenari narrativi ed endecasillabe. L’Orfeo di poliziano non è l’unico caso di letteratura bucolica, nello stesso periodo a Firenze ci fu grande produzione di ecloghe pastorali e drammi boscherecci e commedia rusticana. Le tematiche sono di tipo erotico – comico, quindi i registri linguistici cambiano in base ai personaggi. Nel 1525 a Venezia viene messa in scena la Cecaria di Marcantonio Epicuro dei Marsi un testo di ambientazione pastorale allegorico che ebbe molto successo. Esso scrisse anche la Mirzia, testo tragicomico pastorale. Ecloga bucolica: testo in cui si mettono insieme elementi comici ed erotismo. Elementi comico realistici  Pastorale Elementi mitologico patetici  Accanto ad Ovidio e Virgilio anche Orazio teorizza i tre generi – commedia, tragedia, dramma satiresco – e la sua Poetica. Lo stile del terzo genere è insieme umile ed elegiaco e prevede un’ambientazione silvestre in cui accanto ai pastori ci siano i plebei, quindi un carattere tragicomico. Negli anni ‘50-60 ci si avvia in una determinazione formalizzazione del genere, la quale con una scalata cortigiana arriverà a Corte. Negli anni ‘70 con Aminta verrà attuato un fenomeno complesso: ci sarà una depurazione dei contenuti multiformi e un raffinamento di contenuti e forme. 5 Ferrara 1540: Giraldi Cinzio vuole restaurare il dramma satiresco e compone l’Egle (5 atti più il prologo) in endecasillabi sciolti; G.C. fu un innovatore che fu ispirato dalla tradizione tragica e senecana. Silvano, personaggio che introduce la vicenda. Ebbe tuttavia poca fortuna e non fu preso molto a modello 5

La pastorale moderna del 400-500 si arricchisce dell’esperienza del dramma satiresco, deriva dalle bucoliche virgiliane e dall’elemento mitologico, l’ambientazione della favola in ambiente mitologico, derivando da drammi è semplice scriverla per il teatro e non la prosa. - Ridimensionamento di componenti villane e farsesche legate al comico che non potevano esistere nella favola pastorale; 1538: I due pellegrini di Luigi Tansillo - con ambientazione bucolica Per Giovan Battista Guarini e Angelo Ingegneri i seguenti testi sono considerati gli apripista di una nuova fortunata stagione della pastorale, che è orientata verso un senso sentimentale e patetico: 1554: Il sacrificio di Agostino Beccari (storia di amori mutuati da Jacopo Sannazzaro – autore del prosimetro pastorale L’Arcadia – che lo recuperò per la stesura del Sacrificio) 1563: Aretusa di Alberto Lollio 1568: Lo sfortunato di Agostino Argenti

L’Aminta 31/07/1573: Sull’Isoletta del Belvedere sul Po' ci fu la prima rappresentazione dell’Aminta, scritta proprio per la corte Estense e guidata da Tasso stesso. Questo testo è il definitivo approdo della favola pastorale poiché essa è sintesi di ogni passaggio/opera analizzata finora – Arcadia di Sannazzaro compresa. L’Aminta è una trasfigurazione di figure realmente esistite, i personaggi di contorno sembrano rievocare Tasso, le donne da lui amate in vita ed i partecipanti della Corte, tanto che gli spettatori della Corte si riconoscono nella pastorale tassiana la quale è un vero e proprio idillio capace di evocare nostalgia dell’Età dell’Oro. Aminta conobbe Silvia, seguace di Diana, da giovane e se ne innamorò pur non essendone ricambiato. -

Satiro: tenterà di stuprare Silvia – rappresenta una svolta nella storia ed incarna il ruolo dell’uomo rozzo.

L’Aminta sarà seguita da molta fortuna sia in senso pastorale che marittimo: Antonio Ongaro nel1581 a Nettuno presso la Residenza Colonna fece rappresentare l’Alceo, anche detto Aminta bagnato, non più selve e prati e fonti, ma il mare, con pescatori come protagonisti. Esso ebbe molta fortuna e fu preso a modello. Sulla scia dell’Aminta venne scritto Il pastor fido (1583-87), nato dalla penna del Guarini. Nel prologo di Aminta compare amore in abito pastorale, ed è una storia capace di evocare un passato, un altrove assoluto e mondo lontano. Così come nelle Bucoliche di Virgilio, i personaggi erano reali ma erano ‘camuffati’ e vestiti da pastori; in questo mondo Natura prevale su Onore, ed essa è garanzia di libertà erotica assoluta (vedi saggio di Sergio Zatti). -

Teatro cortigiano Daphne consigliera di Silvia e Tirsi consigliere di Aminta Nel Pastor fido verrà raggiunto uno stabile equilibrio tra comico e tragico, in esso verrà eliminato il coro ed il satiro verrà sostituito da una figura che non incarnerà nessuno dei tratti tipici satireschi.

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Tasso non solo porta amore tra le selve per nobilitare i pastori ma anche il linguaggio, che sarà altissimo, molto forbito ed ornato, un manierismo formale italiano. Aminta nasconde molti sottotesti: è un dramma che nasce come spettacolo di corte – che rispecchia le esigenze dei cortigiani – la favola pastorale fu rappresentata senza Cori dei pastori. -

Codice pastorale: le pastorali che precedono Aminta confondono, talvolta, le favole mitologiche dagli amori pastorali. Tuttavia quelle di Beccari, Lollio e Argenti hanno temi comuni6: a) L’Amore: amore (che porta al suicidio) o amore non corrisposto; b) I satiri: presenza portatrice di senso, legate alle ragioni dell’istinto; c) Presenza del lieto fine.

La pastorale può essere considerata come un superamento della mitologia cortese dell’amore che provoca distanza e perdita di sé. Nel Prologo dell’Aminta, Tasso dichiara la sua poetica: Amore/Cupido vuole nobilitare i rozzi petti; nella storia di Aminta un’altra geniale operazione di Tasso è quella di semplificazione della storia: Amore di Aminta per Silvia e due consiglieri, Tirsi (personificazione di Tasso) e Daphne. Uno degli intenti di Tasso era quello di emulare nella struttura (semplificata) la tragedia – ricordiamo che Tasso aveva ben in mente la Poetica aristotelica, e le opere di Poliziano e Sannazzaro; Tasso trascende quelli che sono gli elementi della tragedia ed elimina gli elementi comici. L’azione del dramma pastorale viene raccontata dai dialoghi tra i protagonisti e la teatralità di Aminta, ad esclusione del pianto che sarà elemento cardine della metamorfosi dei sentimenti di Silvia, si fondono azioni raccontate ed azioni dirette. Si fonda su una struttura evidentemente antitetica, ad esempio nel racconto di Tirsi, a fronte della maligna rappresentazione della Corte (incarnata da Mopso) per antitesi, Tirsi fa un’apologia della Corte dove elogia e ringrazia questo luogo poiché un Signore forte e magnanimo gli ...


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