Antropologia culturale appunti lezioni PDF

Title Antropologia culturale appunti lezioni
Course Antropologia culturale
Institution Università degli Studi di Bergamo
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Appunti delle lezioni della Prof.ssa Brambilla...


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! ISTITUZIONI DI ANTROPOLOGIA CULTURALE

Prof.ssa Chiara Brambilla

Introduzione Che cos’è l’antropologia? Quali sono le origini dell’antropologia culturale?

! ! A cosa serve l’antropologia? ! Cosa rende attuale questa scienza dell’uomo? ! ! L’antropologia (antropos= uomo e logos= studio) è lo studio dell’uomo e delle culture umane, nelle loro articolazioni etniche e nelle loro espressioni popolari. Questa materia sta all’interno del settore delle discipline M-DEA/01, ovvero le discipline demo- etno- antropologiche. Questa denominazione combina i nomi di tre insegnamenti: • Etnologia: studi su specifici popoli e culture in diverse aree del mondo. • Demologia: studio della cultura popolare e tradizionale nella nostra stessa società. • Antropologia culturale: è un approccio generale, teorico. ! ! Ma che cos’è la cultura dal punto di vista antropologico?

NB: In queste 3 componenti lo studio della cultura è centrale!

La cultura non è definibile in maniera assoluta, non esiste una definizione unica e certa e non è un elenco di cose, ma possiamo darle una definizione provvisoria: per l’antropologia la cultura non è ciò che è per il linguaggio comune, ovvero prodotti del lavoro intellettuale come opere, quadri e libri, ma è un complesso, un intreccio, di elementi non strettamente biologici attraverso cui i gruppi umani si adattano all’ambiente e organizzano la loro vita sociale (esempio: le istituzioni sociali sono cultura, la scuola, lo stato, le forme della parentela, la lingua, le pratiche della nostra quotidianità, il tempo libero, lo sport ecc.). Il termine complesso rimanda alla dimensione metaforica del tessere insieme, dell’intrecciare i fili, per cui avrò una bella tela che non è solo un insieme di fili, ma ogni filo è in interazione con altri fili: se io tolgo un filo pian piano si disfa la tela oppure non è più quella di prima.

In questa definizione provvisoria, malleabile, la cultura si incorpora dentro di noi (embodied culture) . Come diceva Margaret Mead, l’antropologia non ha l’obiettivo di insegnarci che cosa pensare, ma ha l’obiettivo di insegnarci a pensare. L’obiettivo, quindi, non è dirci qual’è la risposta giusta ma piuttosto l’antropologia è un sapere critico, si propone di farci imparare a pensare perchè è importante farci delle domande, è importante interrogarci.

Quali sono le origini dell’antropologia culturale? Per capire che cos’è l’antropologia oggi, dobbiamo andare a vedere quelle che sono le origini dell’antropologia, capire cos’è stata l’antropologia, in quanto sapere critico e non sapere cumulativo. • il 1871 è la data fondativa, in cui l’antropologia si istituzionalizza come disciplina autonoma. Data in cui l’antropologo Edward Tylor pubblica “Primitive Culture”. Tylor era un antropologo evoluzionista, si rifà agli studi evoluzionistici di

Darwin e altri scienziati nell’ambito delle scienze naturali e biologiche. • Ci sono alcuni autori, però, considerati i precursori dell’antropologia, in particolare Erodoto (484- 425 a.C) grande filosofo dell’antichità greca. Attraverso i suoi viaggi e le sue testimonianze visive, scriveva e descriveva nelle sue opere la figura dei barbari che per lui erano i non greci, gli stranieri, gli altri. Barbaro è una parola onomatopeica, in quanto portava all’orecchio greco una lingua incomprensibile, un bla bla bla. Il barbaro, quindi, è colui che parla una lingua straniera, incomprensibile, è come un bambino che è alle soglie della cultura e che ha bisogno di essere educato, acculturato. Erodoto sottolinea la superiorità della cultura greca. • Come Tylor, un altro tra i primi antropologi, Lewis Morgan, si rifà al clima evoluzionista, positivista dominante in quegli anni (800). Lui lavora sugli indiani d’America. Scrive “la società antica. Le linee del progresso umano dallo stato selvaggio alla civiltà”. Divide l’umanità secondo una linea evolutiva che prevede tre stadi: selvatichezza, barbarie e della civiltà. Radici ottocentesche dell’antropologia: positivismo, colonialismo e modernizzazione Cosa caratterizzava il mondo, nella seconda metà del 800 (periodo in cui l’antropologia si origina)? • Dal punto di vista scientifico, il mondo era caratterizzato dal positivismo e dall’evoluzionismo. • Dal punto di vista geopolitico, il mondo era caratterizzato dal colonialismo, dalla grande impresa coloniale. I primi antropologi evoluzionisti erano strettamente connessi ai governi coloniali, le prime missioni etnografiche nelle colonie furono finanziate da questi governi. Scopo dell’antropologia non è quello di giudicare, ma quello di problematizzare, porsi delle domande ed essere critico, occorre situarsi. Dove ci situiamo influenza la nostra possibilità di azione. Antropologia è un sapere che si fonda su uno sguardo che è situato, uno sguardo non unico ma plurale, caleidoscopico e strabico (cioè capace di guardare allo stesso tempo una dimensione micro, fatta di piccole storie del nostro vivere quotidiano, e una dimensione macro, fatta di grandi storie. Queste due dimensioni devono convivere). • A livello sociale, politico ed economico, questi anni a cavallo tra 800 e 900, sono caratterizzati dal processo di modernizzazione che investe l’occidente (la grande rivoluzione industriale). Questi tre grandi tasselli (scientifico, geopolitico, sociale- economico) caratterizzano lo scenario in cui l’antropologia mette le sue radici alla fine dell’800. Quali sono le particolari caratteristiche che distinguono l’istituzionalizzarsi della disciplina antropologica nelle università rispetto alle discipline cugine, come la sociologia? Ciò che distingue l’antropologia dalle altre discipline è l’avere come oggetto di studio ciò che l’Europa si è lasciata alle spalle. La sociologia, per esempio, si occupa dei processi di modernizzazione e di industrializzazione, mentre l’antropologia si occupa dei primitivi e quindi delle società arcaiche e non industrializzate. I primitivi sono dei gruppi non toccati dal processo di modernizzazione, hanno un carattere privativo: sono società senza scrittura, società senza storia società senza stato società senza macchine Nonostante ciò le società primitive non erano affatto società

semplici. Inizialmente i primitivi erano coloro che abitavano nei territori coloniali, erano quei cannibali rappresentati nelle carte geografiche, poi col passare del tempo e con la modernizzazione, si viene a definire un’altra categoria di primitivi, una categoria che sta vicino a noi. Uno degli effetti di questa modernizzazione e industrializzazione è l’urbanizzazione, la nascita delle città, che si porta con sè la creazione di una nuova gerarchia sociale che vede una divisione per classi (il crearsi dei ceti subalterni): i primitivi sono gli operai, coloro che svolgono lavori umili, e i contadini, che vivono aldilà degli spazi urbani, e che sono quindi tagliati fuori dai processi di modernizzazione. In questi anni si creano disuguaglianze anche all’interno delle nostre stesse società e che ancora continuano a caratterizzare il funzionamento delle società globalizzate di oggi. Nel momento in cui si origina l’antropologia, si avverte una tensione tra, da una parte, il parlare e studiare i primitivi per contrapporsi ad un senso comune che considera i primitivi come bestiali e privi di cultura, quindi un’assimilazione anti etnocentrica dei primitivi, di cui si mostra la comune umanità; dall’altra parte, l’antropologia finisce per assumere quella disuguaglianza, quella violenza epistemologica (non solo violenza politico o materiale). Approfondimenti: • Kostantinos Kavafis, poeta greco, nel 1904 scrive “aspettando i barbari” e nella conclusione di questa si chiede cosa succede se i barbari non dovessero arrivare. • Giorgio Gaber nel 1996 scrive la canzone “i barbari” e si chiede chi sono i barbari. Alla fine della canzone dice che i barbari siamo noi. • Il quadro di Pablo Picasso “Damoiselles D’Avignon”, i volti delle signorine sono ispirati dalle maschere africane che Picasso iniziava a vedere nelle missioni coloniali. In particolare, a Parigi viene creato nel 1907 il primo museo etnografico. Quindi Picasso, in quest’opera, si ispira ai popoli primitivi. Come lui, anche il pittore Paul Gauguin.

Tratti caratteristici dell’antropologia: Il primo tratto caratteristico e unificante di tutti i paradigmi antropologici è l’attenzione ad un elaborazione del concetto di cultura. Un secondo elemento centrale è la vocazione che l’antropologia ha per lo studio della diversità culturale. Ultimo elemento, questa vocazione alla diversità culturale che ha l’antropologia ne fa' una disciplina contrastiva, cioè si interessa delle diversità geografiche e storiche delle diverse società del mondo per approdare a delle generalizzazioni. L’antropologia guarda da lontano per capire il vicino (come diceva Levi-Strauss). La ricerca sul campo La ricerca sul campo è un altro elemento che distingue l’antropologia contemporanea dalle altre discipline, ne fa una disciplina applicativa. Malinowski e Boas hanno per primi rivoluzionato l’antropologia introducendo la ricerca sul campo. (Fieldwork). I precedenti antropologi, invece, erano i cosiddetti antropologi da “tavolino”, perchè non viaggiavano. L’osservazione partecipante è il metodo che Malinowski introduce come fondamentale per la ricerca sul campo. Malinowski scrive e lavora all’inizio del 900 e il modello di antropologo che lui affermava era quello di un antropologo come un eroe solitario e coraggioso un antropologo romantico che sta in quella “terra dell’altrove” abitata dai primitivi

Oggi il mondo però è molto cambiato rispetto a quando Malinowski faceva ricerca, infatti il modello di antropologo e la ricerca sul campo vengono messe in crisi a causa della globalizzazione. Non è più possibile pensare il fieldwork come un lavoro che l’antropologo fa sul campo, quindi che fa partendo per una località ben circoscritta (come ad esempio un villaggio africano o indiano) in cui trova l’autenticità dei popoli, delle etnie, una cultura unica non contaminata da contatti con altri. Non si può pensare che ci siano delle culture al mondo in cui l’antropologo arriva e non sono presenti delle autorappresentazioni da parte dei nativi (antropologia nativa). L’antropologo nel mondo globale e globalizzato sta in più luoghi (etnografia multisituata). Il campo non è più solo, per esempio, un villaggio africano ma può essere sia un villaggio africano ma anche un centro di accoglienza per migranti. Ma che cos’è il campo? Il campo per l’antropologia non è solo un territorio fisico definito con dei confini, ma può essere anche virtuale, non è solo quindi una materialità geografica. Il campo è dato da un insieme di relazioni tra soggetti che appartengono ad una particolare comunità culturale, che può essere anche il web. Può essere una città, un quartiere ma anche lo spazio di un social network. Non è perimetro territoriale ma le relazioni tra i diversi soggetti coinvolti dentro quel determinato contesto che io sto osservando. Nuovi campi disciplinari dell’antropologia che la rendono una materia applicata: • Antropologia urbana: prima i contesti urbani erano studiati solo dalla sociologia mentre oggi anche dall’antropologia • Antropologia dei servizi sociali ed educativi • Antropologia delle organizzazioni: le organizzazioni sono le aziende, le scuole, i servizi • Antropologia dello sport • Antropologia del turismo • Antropologia dei consumi di massa • Antropologia dei mass-media • Antropologia della violenza • Antropologia dei processi migratori e delle relazioni interculturali • Antropologia dell’ ambiente e dei processi ecologici • Antropologia di internet, delle comunità virtuali, del cyberspazio A cosa serve l’antropologia? L’antropologia dà diversi sbocchi professionali: mediazione interculturale (nelle scuole, nella sanità, nei servizi sociali, nelle imprese, nel turismo); l’antropologo può lavorare anche nel settore della cooperazione internazionale finalizzata alla gestione dei conflitti: l’antropologo cerca di mediare tra entità diverse, tra bisogni diversi. Un altro importante ambito di lavoro tra antropologi è quello della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale etnografico (musei etnografici e folklorici).

I principali paradigmi teorici dell’antropologia: accanto a questi c’è una corrispondente evoluzione dei metodi etnografici. 1) La prima corrente teorica che caratterizza l’antropologia è la scuola evoluzionista. Questa nasce in Gran Bretagna nella seconda metà dell’800 e il primo esponente è Tylor con l’opera “Alle origini della cultura” e Frazer con la sua opera “Il ramo d’oro. Studio della magia e della religione”. L’antropologia culturale e evoluzionista nasce e si afferma in un periodo in cui dal punto di vista scientifico il mondo era dominato da un esasperato positivismo, entro il quale dominava la teoria evoluzionista. Molti dei primi antropologi hanno avuto una formazione naturalistica e analizzano la cultura come fosse una continuità rispetto a ciò che avevano studiato in biologia, infatti applicano allo studio della cultura gli stessi strumenti teorici e metodologici che gli scienziati naturali avevano applicato allo studio della biologia. Uno degli obiettivi che la riflessione evoluzionista ha è quella di risalire indietro nel tempo, alle origini della cultura. Ma come si fa a ricostruire l’origine dell’evoluzione del genere umano nel momento in cui mi mancano dei dati, dei documenti e dei reperti archeologici che mi permettano di ricostruire con certezza? Secondo gli antropologi evoluzionisti, la soluzione è l’applicazione di un metodo comparativo cioè se mi mancano per esempio dei reperti degli africani, guarderò quelli degli indiani d’America e quindi comparo queste due culture (accostare quindi ad altri contesti). Da un punto di vista evoluzionista, la storia universale del genere umano è come se fosse un’ enorme tabella in cui tutto può essere classificato secondo un ordine gerarchico che va dal più semplice al più complesso; gli antropologi evoluzionisti affermano un’unità intellettuale del genere umano, quindi secondo loro esiste un’unica storia che è valida per tutto il genere umano. Dentro questa unica storia del genere umano osservano, però, delle differenze: ci sono società che sono evolute prima delle altre (stanno in cima alla gerarchia) e invece delle altre società che devono ancora evolvere, ovvero i primitivi di oggi che devono ancora subire il processo di civilizzazione. Secondo gli evoluzionisti, quindi, i primitivi di oggi sono le popolazioni a loro contemporanee ma che continuano a vivere in stadi culturali precedenti rispetto a quello di civilizzazione in cui vive l’Occidente e il presente di queste popolazioni primitive è utile per gli antropologi evoluzionisti per spiegare quelle che loro chiamano le sopravvivenze (survival). Quando noi sbadigliamo, mettiamo le mani davanti alla bocca come segno di educazione ma in realtà, gli antropologi evoluzionisti dimostrano come il mettersi le mani davanti alla bocca abbia delle origini storico-culturali molto antiche: questo gesto consente di trattenere l’anima dentro il corpo. Metodo comparativo degli antropologi evoluzionisti è “l’antropologia da tavolino”. Gli antropologi evoluzionisti di fine 800 non viaggiavano, era un comparatismo di tipo selvaggio: facevano raccogliere ad altri, che andavano a fare ricerca sul campo, una mole enorme di dati e poi li mettevano insieme in grandi monografie evoluzioniste. Questa comparazione ha come scopo di andare a colmare dei vuoti, dei tasselli mancanti, che non permettono di comprendere la cultura che io posso osservare nella mia contemporaneità. L’antropologia evoluzionista si distingue dalle altre correnti antropologiche perchè prevede una separazione netta tra il ruolo del teorico comparativista (chi non viaggia ma sta “seduto”) e quello degli osservatori e raccoglitori di fatti. Il lavoro di comparazione, quindi, non veniva fatto

direttamente da antropologi, ma da dilettanti (missionari, ufficiali coloniali, commercianti, viaggiatori), che raccoglievano fatti sul campo. Era importante avere un’enorme quantità di dati ma non importava di come venivano raccolti e chi li raccoglieva. 2) Il secondo paradigma teorico è il particolarismo storico, che nasce dalla scuola statunitense con a capo Franz Boas. Convive con l’evoluzionismo in quanto si sviluppa tra il 1880 e il 1950. Il particolarismo storico si caratterizza per una netta condanna delle generalizzazioni evoluzioniste (antievoluzionismo). Mostra uno scetticismo verso la comparazione culturale a vasto raggio. Boas contrappone all’approccio evoluzionista (approccio nomotetico: che porta all’individuazione di leggi generali) un approccio idiografico o individuante, cioè che si concentra su dei casi specifici e non generalizza. Questo approccio idiografico è anche un approccio storico, volto a ricostruire i processi di formazione dei tratti culturali. Da qui deriva il nome di particolarismo storico: particolarismo (attenzione a casi specifici, individuali), storico (approccio storico). Un’ altra caratteristica importante che distingue il particolarismo storico di Boas dall’evoluzionismo è la ricerca sul campo. Secondo Boas il teorico dell’antropologia deve essere colui che osserva direttamente e che raccoglie fatti. Sono diversi gli allievi di Boas, tra di essi ci sono Margaret Mead e Ruth Benedict. Margaret Mead ha fatto degli studi importanti prima nelle isole Samoa, dove ha studiato il passaggio dall’infanzia all’adolescenza (antropologia dell’educazione) e successivamente ha studiato in nuova Guinea, dove si è concentrata del passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Insieme a suo marito ha svolto delle ricerche a Bali, dove sono stati realizzati i primi documenti etnografici, utilizzando la telecamera e la macchina fotografica e queste ricerche sono considerate dei materiali importanti per l’antropologia visuale. 3) Terza corrente di pensiero antropologico è il funzionalismo con Bronislaw Malinowski. L’antropologia diventa disciplina applicata. Questa corrente si afferma nei primi anni del 900, tra gli anni 20 e anni 50. Malinowski studia a Londra (funzionalismo inglese). Ciò che sta al centro dell’attenzione è la società, studiata come un sistema complesso in cui ogni elemento svolge una funzione precisa nei confronti del tutto (tessere insieme). Da questo si determina il nome “funzionalismo” ciò che è importante è riflettere sulla funzione. La società è come un puzzle: non c’è più l’interesse per l’origine dei tratti culturali, ma ci si domanda a che cosa serve quel tratto culturale, quale funzione svolge nel momento in cui lo metto in relazione ad altri tratti culturali e soprattutto come questa funzione ha un ruolo importante nel mantenere in equilibrio il sistema. Ci sono stati sviluppi successivi al funzionalismo chiamati strutturalfunzionalismo con il più grande esponente Radcliffe-Brown. La differenza con Malinowski è che lo strutturalfunzionalismo da attenzione alla struttura sociale, mette insieme l’attenzione agli aspetti funzionali di ciascun tratto culturale ad una visione più ampia che guarda alla struttura sociale nel suo complesso. Radcliffe-Brown è influenzato dal sociologo Durkheim e combina dentro lo struttural-funzionalismo l’approccio strutturale della sociologia di Durkheim con l’approccio di ricerca sul campo introdotto dal funzionalismo di Malinowski. L’antropologia, secondo RadcliffeBrown, non si occupa di individui astratti ma si occupa di persone concrete, come esseri umani che sono immersi dentro un intreccio di relazioni sociali che tengono in vita la struttura sociale analizzata da Durkheim. Sarà questa combinazione tra la teoria del funzionalismo di Malinowski e tra quella dello struttural-funzionalismo di RadcliffeBrown a caratterizzare l’epoca d’oro dell’antropologia sociale britannica (antropologia anglofona) Questi antropologi si

concentrano sulle società di piccole dimensioni, società senza stato. Tra questi antropologi troviamo Evans-Pritchard, antropologo africanista (studia i popoli degli Azande e Nuer), che si concentra sull’analisi strutturale di questi piccoli gruppi senza stato. Il problema che mette a fuoco nelle sue opere è come sia possibile la coesione sociale senza uno stato, com’è possibile che queste socie...


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