Antropologia Culturale PDF

Title Antropologia Culturale
Author Giuseppe Minoia
Course Antropologia Culturale
Institution Università Telematica Pegaso
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Summary

ANTROPOLOGIA CULTURALEL’antropologia culturale è una disciplina che nasce quando si comincia a riflettere sulle differenze tra popolazioni di culture diverse. Il termine deriva dalle parole greche logos e atropo, letteralmente significano “discorso sull’uomo”. L’aggettivo culturale serve a distingue...


Description

ANTROPOLOGIA CULTURALE L’antropologia culturale è una disciplina che nasce quando si comincia a riflettere sulle differenze tra popolazioni di culture diverse. Il termine deriva dalle parole greche logos e atropo, letteralmente significano “discorso sull’uomo”. L’aggettivo culturale serve a distinguere questa disciplina dall’antropologia fisica, che si occupa esclusivamente delle differenze somatiche. E ciò che distingue essa dalle altre discipline scientifiche è proprio la modalità di fare ricerche che prevede lunghi periodi di permanenza sul terreno, immersione nel contesto indagato, la conoscenza della lingua o del dialetto del luogo e la condivisione di pratiche con le persone che costituiscono “l’oggetto” di ricerca. Per antropologia culturale s'intende: la scienza che studia la cultura dei vari popoli che vivono sulla terra. Essa si occupa della varietà e della diversità dei modi di vita e di pensiero che hanno caratterizzato ogni tempo e luogo l’esistenza dei gruppi umani; ma si occupa anche delle somiglianze tra comportamenti, idee, istituzioni fra società diverse. S’interessa, quindi, dei singoli individui in quanto parte di un determinato contesto sociale e in quanto portatori di uno specifico patrimonio culturale. Il termine cultura deriva dal latino "dolere", cioè coltivare e indica originariamente la coltivazione delle facoltà mentali e spirituali degli individui, tutti quei processi di formazione della personalità che avvengono attraverso l’apprendimento; frutti dalle capacità intellettive e spirituali. Da questo significato ne deriva un altro, secondo cui la cultura è quanto di meglio, è stato prodotto dalle arti, dalla letteratura, dalla filosofia. Nel linguaggio comune indica l’insieme delle conoscenze, competenze, abilità che un individuo possiede e richiama alla mente il termine colto/incolto, persona di cultura, cioè una persona che si distingue per la quantità e la qualità delle conoscenze che possiede. Da questa idea di cultura si è passati al concetto antropologico di cultura come insieme di valori, norme e rappresentazioni presenti in un dato contesto storico e sociale. I primi tentativi di delimitare l’ambito specifico della cultura si devono all’antropologo inglese Edward Burnett Tylor (18321917) che nel 1871 attraverso il suo libro cultura primitiva fu il primo che introdusse un significa del termine cultura diverso da quello precedente: “La cultura è l’insieme complesso che include il sapere, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e ogni altra abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro della società”. Da questa definizione ne consegue una fondamentale considerazione: non esistono popoli senza cultura, perché tutti i popoli anche quelli più selvaggi dimostrano la loro esistenza sostenendo idee, conoscenze, principi morali e sistemi giuridici. Inoltre si afferma che la cultura è un sistema complesso ed è il risultato di un processo di apprendimento , cioè ha la caratteristica di essere acquisita, attraverso ogni generazione. Prima che Tylor introducesse il termine cultura si utilizzava la parola “civiltà”, persone civilizzate. Tylor invece adopera il termine civiltà come sinonimo di cultura e in seguito anche gli altri antropologi successivi continuarono a seguire il suo esempio. Perciò il concetto di cultura, secondo Tylor, è il complesso delle convinzioni e dei comportamenti che caratterizzano gli appartenenti a un gruppo. POPOLO: con questo termine s'indica un insieme di persone che hanno un nome, un' origine comune, una stessa tradizione, che sentono di appartenere a una stessa comunità, che condividono lingua, territorio e storia. ETNIA: dal latino “ethos” popolo. Un insieme di individui che si considerano o sono considerati dagli altri come membri di un gruppo distinto dal resto della società per quanto riguarda lingua, religione, costumi e il modo di vita. (Distinzione diverse etnie dalla seconda metà del 18esimo secolo, dal colonialismo e imperialismo).

RAZZA: gruppi di individui accomunati da caratteristiche somatiche, come il colore della pelle, corporatura e la forma degli occhi. Gli antropologi per molto tempo di dedicarono maggiormente ai popoli diversi da noi, alle piccole società dove non è arrivata la modernizzazione (Eschimesi, indiani d’America, abitanti dell’Oceani…). Ormai questi popoli sono noti, catalogati ed esplorati; alcuni si stanno estinguendo, schiacciati e assorbiti dall’industrializzazione. L’interesse degli antropologi si è rivolto con insistenza crescente verso le civiltà occidentali, ormai si occupano di popoli vicino a noi: che vivono in India, in Cina… (Levi Strauss “astronomo delle scienze sociali”). Gli antropologi utilizzano durante le loro ricerche il tipico sguardo antropologico, è caratterizzato dalla distanza: restare distaccati significa riconoscere le diversità e non cercare di eliminarle o ridurle giudicando o interpretando le cose secondo i nostri schemi concettuali. L’antropologo si sforza di spogliarsi dei preconcetti e di ottenere un ritratto il più possibile autentico della società che studia. Non vengono giudicate come persone che fanno cose strane o sbagliate ma come persone che hanno una diversa cultura. Se non si fa questo, si corre il rischio di cadere nell’etnocentrismo: l’atteggiamento che tende a definire la religione, i modi di vita delle altre comunità immorali. L’etnocentrismo considera la propria cultura migliore e superiore alle altre. (“Popolo degli uomini”: Cheyenne, Dakota, Bantu, Indios Anomali…). Contro l’etnocentrismo si è affermato il riconoscimento delle pari dignità di ogni cultura il relativismo culturale. Altra caratteristica dello sguardo antropologico è la visione dall’alto, d’insieme, la tendenza a considerare la società e la vita sociale nel suo intero. Quando analizza un particolare, l’antropologo, lo inserisce sempre in un contesto molto più ampio che include le tradizioni, l’organizzazione sociale… ETNOGRAFIA: è la descrizione somatica delle conoscenze, delle credenze e dei comportamenti di un popolo, comporta la fase della raccolta di dati e di documenti nel luogo prescelto per l’indagine. ETNOLOGIA: quando fu coniato, nell'800, indicava lo studio delle società primitive , dei popoli senza scrittura e di culture molto lontane da quelle sviluppate. (L’antropologo vuole arrivare a capire l’uomo come essere culturale e non solo descrivere la cultura di un popolo) Ciò che distingue l’antropologia dalle altre scienze umane è il metodo etnografico, il quale è costituito da due elementi: la pratica di lavoro sul campo, ciò consiste in un periodo prolungato di vita a stretto contatto con il gruppo studiato e successivamente la produzione di un testo con i risultati di ricerca. La ricerca sul campo o "fieldwork" è il metodo per eccellenza dell’antropologia. L’osservazione è lo strumento migliore per studiare i comportamenti delle persone in un ambiente circoscritto ma naturale (Non in un ambiente artificiale). Ci sono due tipi di osservazione: l’osservazione non partecipante, consiste di analizzare una situazione dall’esterno; l’osservazione partecipante, osservare ciò che accade, l’osservatore deve entrare a far parte, si mescola nel gruppo e può farlo in tre casi: fa finta di essere veramente uno del gruppo, prende appunti in segreto, oppure non fa mistero del fatto che sta portando avanti uno studio e partecipa volentieri alle attività; oppure fa l’osservatore puro: sta sulle sue, osserva senza intervenire.

KULA: un sistema di scambi circolari assai esteso che collegava una trentina di isole e alcune località della terraferma. Nel Kula erano scambiate collane e bracciali privi di utilità pratica, secondo delle regole di reciprocità che fanno capire come questo rituale non fosse un'attività economica, ma un'istituzione sociale per creare e mantenere rapporti e obblighi reciproci tra persone di società diverse. TEORIA OTTIMALE DEL FORAGGIAMENTO: sostiene che i nostri cacciatori inseguiranno o raccoglieranno solo quelle specie che massimizzano il tasso del ricavato calorico sul tempo impiegato per foraggiarsi. Gli animali sceglieranno l’elemento più conveniente in termine di benefici a tempo di cattura in base a un calcolo mentale involontario tra quelli che si presentano. L’antropologia culturale come disciplina scientifica nasce tra l’Europa e gli Stati Uniti nella seconda metà dell’800, periodo in cui aumentano le opportunità di viaggio e di incontro con altri popoli grazie alla diffusione dei mezzi di comunicazione e all’espansione colonialista. L’antropologia deve fondarsi sull’osservazione e sull’analisi delle diverse forme che l’umanità assume nelle diverse parti del mondo. (Erodoto, storico di lingua greca, è l’antenato più remoto degli antropologi per il suo atteggiamento di curiosità nei confronti degli altri modi di vita, a lui dobbiamo i due concetti di etnocentrismo e relativismo culturale). A partire dal 1500 si diffondono resoconti di viaggi, cioè diari e libri di mercanti, religiosi, politici, esploratori, studiosi che per varie ragioni hanno girato il mondo e hanno riportato notizie. Questi resoconti insistono soprattutto sui comportamenti considerati immorali e addirittura ripugnanti dei popoli lontano. (Il termine cannibale deriva da una trasformazione del nome Caraibi-America latina) (Tommaso Ortiz, missionario: vanno in giro nudi, non provano amore, ne vergogna, sono come asini stupidi, dementi, insensati…amano ubriacarsi, i figli non hanno alcuna obbedienza verso gli anziani, i padri …mangiano pidocchi, vermi crudi… Bernard Romans, ingegnere civile: un popolo incolto, incapace di civilizzazione…) In Francia, alla fine del ‘700 viene fondata la Società Osservatori dell’Uomo, essa riuniva alcuni intellettuali (medici, storici, filosofi…) che organizzavano viaggi e missioni di ricerca nei luoghi esotici; intendevano fondare una scienza basata sull’osservazione delle differenze fisiche, linguistiche tra gli esseri umani. Tuttavia continuarono per tutto l’800 a nasciere associazioni che intendevano studiare i costumi dei popoli lontani. Molti si fidavano dei resoconti dei missionari o di commercianti senza andare a verificare di persona, questi veniva chiamati arm chair antropologist, antropologi da tavolino. EVOLUZIONISMO L’antropologia culturale dell’800 si basa sulla convinzione che esiste uno sviluppo nella storia dell’umanità, che avviene attraverso degli stadi evolutivi, da qui il nome evoluzionismo. I cui principali esponenti sono: L.Morgan ed E. B. Tylor. (Il evoluzionismo venne influenzato dalle teorie di Charles Darwin che nel 1859 pubblico l’origine delle specie.) L’idea era che tutte le etnie in cui l’umanità si è venuta distinguendo avrebbero attraversato una medesima linea di sviluppo, caratterizzata da tappe successive. Morgan (1818-1881) è il più famoso esponente americano dell’evoluzionismo, nel testo La società antica fece il modello evoluzionista, affermando che l’intera specie umana aveva attraversato tre stadi: selvaggio-barbaro-civilizzato. Questa concezione è condivisa da Tylor secondo il quale noi rappresentiamo il punto più elevato dello sviluppo umano. In questo modo i popoli selvaggi sparsi sui vari continenti possono illustrare le condizione di vita di uomini preistorici, di antenati della nostra civiltà. La differenze tra i vari popoli non sono quindi

dovute a diversità biologiche ma allo stadio di sviluppo in cui si trovano. Questa concezione si basa sulla convinzione della superiorità dell’uomo bianco europeo, considerato come il punto di arrivo dell’evoluzione dell’umanità. Si tratta di una visione etnocentrica. Il principio dell’evoluzionismo è considerato infondato, le culture umane evolvono ma non esiste un’unica linea evolutiva. I popoli diversi da noi non sono rimasti indietro nel cammino evolutivo ma hanno solo preso una strada diversa. IL DIFFUSIONISMO (o particolarismo storico) Dall’ultimo decennio dell’800 si sviluppa la critica alla concezione evoluzionistica: la corrente del diffusionismo, sostiene l’unicità di ogni cultura che presenta caratteristiche proprie diverse da quelle sviluppate da altri popoli o gruppi. Le differenze tra le culture esistenti non possono essere spiegate dal fatto che si trovano a stadi di sviluppo diversi ma ricostruendo la diffusione delle conoscenze e delle abitudine da una cultura all’altra. Principale esponente del diffusionismo è Franz Boas (1858-1942), un antropologo di origine tedesca, trasferitosi negli Stati Uniti. Egli definisce così il termine cultura: la cultura può essere definita come la totalità delle reazioni e delle attività intellettuali che caratterizzano il comportamento degli individui quali compongono un gruppo sociale. Quindi la cultura è costituita dagli abiti sociali (le reazioni e le attività che caratterizzano il comportamento di individui) e dai prodotti delle attività umane. Boas sottolinea la singolarità di ogni cultura, che va studiata nel proprio contesto storico, l’antropologo deve porsi come obiettivo quello di arrivare a conoscere le specifiche cause storiche e geografiche dei fenomeni culturali. Ogni costume, ogni tratto culturale va studiato in relazione con la cultura specifica di un gruppo. È necessario considerare una cultura nella sua globalità e nella sua unicità. L’antropologo deve andare “sul campo”, analizzare la cultura dall’interno per rivivere le stesse emozioni ed esperienze dei nativi. La cultura è qualcosa di specificamente umano, che si acquisisce mediante il processo di apprendimento. IL FUNZIONALISMO In Gran Bretagna tra gli anni ’30 e gli anni ’50, ad opera soprattutto di B.Malinowski (1884-1942) studioso di origine polacca. Anche quest’ultimo si oppone all’evoluzionismo, in quanto ritiene che ogni cultura sia un sistema chiuso, una totalità integrata, un insieme di elementi- la religione, l’economica, la politica, la parentela- che devono essere analizzati per scoprire la funzione che rivestono in quel sistema. I singoli elementi vanno letti alla luce delle relazioni reciproche che hanno all’interno della totalità nella quale si inscrivono: non è possibile interpretare un fatto senza tenere conto di tutti gli altri fatti connessi. Egli si rifà al funzionalismo di Durkheime: “la cultura consiste tanto in un corpo di beni e di strumenti quanto nei costumi e nelle abitudini corporee o intellettuali che operano direttamente o indirettamente ai fini della soddisfazione dei bisogni umani.” Malinowski sottolinea l’importanza della cultura come eredità sociale. Essa costituisce la risposta ai bisogni naturali dell’essere umano: la soddisfazione delle necessità biologiche. Malinowski fa notare la connessione tra aspetti biologici e culturali: ogni istituzione risulta riconducibile ad un bisogno fondamentale dell’essere umano: la produzione di utensili, manufatti costituiscono una risposta ai bisogni primari (nutrirsi, riprodursi). Norme, istituzioni, organizzazione politica rispondono invece ai bisogni derivati (organizzare la convivenza). Conoscenza, arte, religione soddisfano i bisogni simbolici....


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