Antropologia Culturale - Bonifacio PDF

Title Antropologia Culturale - Bonifacio
Course Antropologia Culturale, Introduzione
Institution Università Ca' Foscari Venezia
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Appunti Antropologia Culturale Bonifacio...


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03.02.20 Antropologia culturale E. A. Shultz R. H. Lavenda “Antropologia culturale” Valentina Lusini “Destinazione mondo. Forme e politiche dell’alterità nell’arte contemporanea” L’antropologia insegna a farsi determinate domande; l’antropologia ci aiuta ad affrontare situazioni che non sono familiari, uscire dalla nostra “comfort zone”, uscire dalle usanze, dalla quotidianità e riuscire a gestire la diversità: il non familiare (uno dei momenti più importanti nell’antropologia è il non riuscire a capire qualcosa). L’antropologia è olistica: si interessa di tutte le dimensioni dell’esistenza (secondo gli antropologi sono tutte connesse tra loro). L’antropologia aiuta ad avere delle conoscenze base che ci permettono di fare confronti tra le varie sfere dimensionali (è necessario comparare la sfera religiosa con quella sociale ad esempio). È una disciplina comparativa: per capire cosa succede in un determinato luogo è necessario comprendere quello che succede in altri. Comparare il proprio studio su un determinato luogo con quello scritto da altri in aree simili (più etnografie ci sono meglio è). Una dimensione comparativa ci permette quindi di vedere altre cose e formulare ulteriori domande. Il nucleo dell’antropologia è la ricerca sul campo Si tratta inoltre di una disciplina evolutiva: “focalizzarsi sul cambiamento” (analizza il cambiamento di una determinata società) Con il concetto di cultura (in antropologia culturale) viene indicato un insieme di idee e comportamenti appresi che gli esseri umani acquisiscono in quanto membri della società, insieme agli artefatti e alle strutture materiali. Ogni società è dotata di una cultura materiale. La cultura non è statica, è in costante evoluzione, sia per l’individuo che per la società (anch’essa non è statica, qualsiasi oggetto viaggiando, spostandosi da un luogo all’altro cambia nei suoi usi e nelle sue funzioni). La società umana ha la capacità di saper adattare gli oggetti e il proprio essere alle diverse situazioni. L’antropologia a differenza di altre discipline punta a complicare le cose piuttosto che semplificarle. Denaturalizzare (l’antropologia analizza cosa succede quando una cosa considerata naturale in determinate società viene messa in discussione) -discipline che aiutano a comprendere l’antropologia Antropologia linguistica -> analizzando la lingua noi possiamo comprendere la società, le tensioni, i conflitti attuali. Studia il linguaggio. Archeologia Antropologia biologica -> si è iniziato a mettere in discussione in maniera scientifica il concetto di “razza”. Antropologia fisica/forense -> studio dei resti umani. Serve per comprendere cosa è successo in determinate situazioni quando i “morti non si trovano in situazioni comuni”. Concetto di “razza”. “Systema Naturae” di Linneo (1735): le razze umane sono categorizzate rispetto a caratteristiche fisiognomiche (in questo caso in base al colore della pelle). L’umanità è divisa in razza europea, asiatica, americana e negra per dividere l’umanità. Divenne poi categoria estremamente politica. Decostruzione del concetto di razza (necessario).

Antropometria: misurare le persone e in base alla misurazione dei caratteri fenotipici delle persone, fare delle considerazioni sulla sua moralità. Antropologia culturale si divide in antropologia applicata (lavoro degli antropologi all’interno delle istituzioni) e antropologia medica (si occupa di capire le visioni del corpo per comprendere come mai alcune malattie vengono considerate tali). Etnografia (descrizione che l’antropologo fa sulla società in cui egli si trova a vivere) Etnologia (comparazione tra varie società). Ricerca sul campo: contraddistingue la disciplina, non basta intervistare le persone o leggere un libro, bisogna vivere nel luogo che si studia. Perché il concetto di cultura è importante? Si tratta di un concetto delicato, utilizzate spesso in maniera banale. È utile parlare di cultura per esprimere determinate differenze. Tutti noi veniamo “socializzati” all’interno di un determinato gruppo, assorbendo idee ecc. Veniamo “inculturati” quando viviamo in un determinato contesto, assorbiamo le scelte importati da fare, determinati valori. Non è però automatica che crescere in un determinato ambiente significhi acquisire i valori che identificano quell’ambiente. “habitus” è l’apprendimento inconscio, tutto ciò che nessuno ci dice ma che noi apprendiamo, l’atteggiamento corporeo ad esempio. È più appropriato parlare di “modelli culturali”, indicando una società che tende verso determinati valori. Vivendo nello stesso luogo di alcune persone si tratta di “intimità culturale” tra gli individui (è quella capacità di decifrare gli stessi simboli). È diverso però dal dire che gli individui hanno la stessa cultura. Concetto di “Agency” (agentività): la capacità degli individui di agire, prendere decisioni sulla propria esistenza all’interno della società. Capacità di prendere delle decisioni, di non fare ciò che ci viene detto di fare, di modificarlo. È la capacità di reagire e non semplicemente agire. Riconoscere l’agency degli individui è importante, ci impedisce di avere uno sguardo “naif” su un determinato contesto. 04.02.20 Antropologia c. Etnocentrismo: l’idea che la propria etnia, il proprio gruppo sociale sia quello che porta avanti i migliori lavori, le altre società vanno misurate in base alla propria. È l’idea che il proprio gruppo sociale sia il migliore e gli altri gruppi se differiscono in qualche aspetto dal nostro è perché ancora devono migliorare. È un concetto ampiamente criticato ma che emerge continuamente. È una disciplina sovversiva perché ci permette di mettere in dubbio che la nostra società sia la migliore, ci fa mettere in discussione le cose che più ci fanno sentire a nostro agio. L’antropologia ha quindi un principio sovversivo. Relativismo culturale: è l’idea che è legittimo per altre società basarsi su altri valori. Esistono vari modi, vari comportamenti per gestire la propria quotidianità ma non vuol dire che dobbiamo giustificare tutto o comprendere questi valori, ma dobbiamo essere in grado di fermarci, rallentare il nostro ragionamento e farci delle domande in più. Capire significa prima di tutto rallentare e farsi certe domande. L’antropologia aiuta a farsi delle domande prima di avanzare col ragionamento.

(Min. 8:30-11:00 esempio su circoncisione delle donne). Nel momento in cui noi andiamo a parlare con alcune delle donne circoncise è che non sempre queste donne lo leggono in questo modo, spesso viene legittimato come pratica e compreso. Da un punto di vista antropologico dobbiamo chiederci quale sia il miglior atteggiamento con il quale porsi a questo tema. L’antropologia ragiona su specifici casi etnografici. Per quanto riguarda la circoncisione delle donne, hanno analizzato un caso nel Sudan settentrionale, dove scopre che esiste un forte collegamento tra la fertilità e la circoncisione. Mette in luce dei collegamenti tra fenomeni che nella nostra società sono slegati. Cosi fa unendo la circoncisione femminile con la fertilità. Nel momento in cui questi uomini e donne vengono intervistati, la circoncisione viene vista come un modo per limitare il desiderio sessuale femminile fino al matrimonio oppure come un modo per aumentare la fertilità della donna. Le donne che vogliono diventare madri vengono infatti considerate con uno status migliore. È un atto per voler trasformarsi in donne madri, e la chiusura dell’apparato femminile serve a creare un ambiente più fertile per la gravidanza. Qui l’antropologia ci fa capire perché viene accettato un atto che da fuori risulta cosi “violento” e ci aiuta a giudicare in modo così assertivo. La domanda da farsi in questo caso è se si può entrare in dialogo e far cambiare l’idea a queste persone o proibirlo direttamente. È quindi necessario avere un diverso atteggiamento. Esistono molte pratiche violente nei confronti del nostro corpo che sono però accettate (body suspension, la chirurgia estetica) -Ma la cultura spiega tutto? Tylor (1871): “La cultura è quell’insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro della società”. Può succedere che gli elementi che compongono la cultura non siano in totale armonia tra loro. -

I Kiowa adottano il cristianesimo ma non diventano come coloro che li hanno evangelizzati. Si tratta di un mutamento culturale.

CAPITOLO 3 - LA RICERCA SUL CAMPO Osservazione partecipante: metodo al cuore della disciplina antropologica. Colui che ha sistematizzato la ricerca sul campo come metodo principale della disciplina è Bronislaw Malinowsky. Egli scrisse, agli inizi degli anni ’20, “Argonauti del pacifico occidentale” dove tratta in modo sistematico in cosa consiste la ricerca sul campo. M. è un polacco che inizia a studiare antropologia in Inghilterra, fino ad allora gli antropologi basavano le proprie ricerche su libri scritti da esploratori e geografi. Egli si trova bloccato a causa della prima guerra mondiale su delle isole per circa 2 anni. In questo modo comprende i vantaggi della ricerca sul campo e spiega il perché questo sia così importante. Impara regole implicite della società, le buone e le cattive maniere, che si possono imparare solamente vivendo e socializzando.

Condividere il piacere per quelle attività che danno loro piacere (processo di apprendimento dell’antropologo che lavora sul campo). Differenza tra regole implicite e regole esplicite all’interno di una determinata società che vanno vissute. Il modo per riuscire a capire le cose è trovarsi di fronte a casi concreti. Nel momento in cui raccogliamo le regole è necessario comprendere come queste regole vengono vissute. Una prima ricognizione di come la società funziona deve essere completata da un’osservazione diretta per capire come gli indigeni vivono queste regole e non solo quali sono queste regole. Da qui nasce il nome di “osservazione partecipante”. Se non si partecipa al contesto, non si possono comprendere le cose principali. Osservazione partecipante: -

Adattamento: Non sempre immediata, vengono a crearsi anche situazioni di scontro. Essendo anche il corpo lo strumento dell’antropologo, un adattamento fisico e psichico è necessario ma non facile

De-colonizzare la disciplina: dall’approccio positivista a quello riflessivo. L’inizio della disciplina è spesso coloniale. C’è quindi una critica forte nei confronti degli antropologi di essere stati al servizio coloniale, in modo che lo stato avesse informazioni migliori per governare meglio il luogo che veniva colonizzato. Il primo periodo dell’antropologia è caratterizzato da un approccio positivista Approccio positivista: ricerca dei “fatti culturali”, osservatore invisibile che si guardava attorno e raccoglieva dati, non era però così. È necessario un incontro tra più soggetti. L’antropologo non poteva essere invisibile Dagli anni ‘60-‘70 si riflette su ciò e questo approccio “invisibile” non poteva andare: Approccio riflessivo, di posizionamento: (min. 53) per capire che i fatti raccolti sono raccolti da un determinato sguardo. Conoscenza antropologica è intersoggettiva: si comprende con uno scambio, un dialogo. Entrambe le persone capiscono insieme come stanno le cose. Si parla anche di “punti ricchi ”: momenti nella ricerca in cui si produce una tensione, uno scontro che ci aiuta a capire determinate cose che altrimenti non avremmo capito, si parla anche di “shock culturale”. L’antropologo media, traduce una società per un'altra società. Fa da elemento di mezzo. Questa traduzione non è però sempre facile. Si è iniziato a parlare di antropologia condivisa, per andare oltre questo sguardo oggettivante dell’antropologia. Alcuni antropologi hanno in iniziato a scrivere i loro appunti in collaborazione con indigeni. Ci sono alcuni casi di collaborazione esplicita dove l’antropologo chiede aiuto agli indigeni. Ricerca multi-situata: spostarsi in giro per il mondo. Un esempio è il libro di Anna Tsing (“The mushroom at the end of the world”) dove in una ricerca su un fungo, si sposta in giro per il mondo e cerca tutti i posti in cui questo cresce. E una delle sue domande di ricerca è quali sono le comunità che si creano intorno a questo fungo. Trova gruppi di persone che vivono la loro vita nella ricerca di questi funghi che vengono poi raccolti e venduti (fino ad arrivare in Giappone dove triplicano il loro valore). 05.02 antropologia c. L’aspetto etico: l’antropologo non deve danneggiare le persone con cui si trova a fare ricerca. Tradire l’intimità di questa relazione è una cosa che l’antropologo non deve fare.

La conoscenza antropologica non è univoca, ma si crea attraverso un dialogo e costruisce relazioni di fiducia tra le persone, c’è quindi una parte etica che va rispettata. In antropologia non vengono raccolti “fatti”, non più. Ora l’atteggiamento da parte degli antropologi è che non esiste una raccolta oggettiva, il posizionamento della persona che fa ricerca influiscono sul tipo di dialogo che si instaura. La nascita degli STS studies (7.30-9.30) “Quali sono le forze politiche e sociali che influenzano determinate teorie piuttosto che altre?” (B. Latour) (da 12:30 a 41.00 filmato)  fino a 48 Le emozioni sono universali? Esistono emozioni in altri luoghi che noi non abbiamo mai incontrato. CAPITOLO 4 – EVOLUZIONE DEL PENSIERO ANTROPOLOGICO SULLA DIVERSITA’ CULTURALE L’antropologia nasce in un momento molto particolare legato all’espansione degli imperi coloniali (europeo e nord americano, dove c’è un’espansione “interna”). Non si espande solo il potere coloniale ma anche il capitalismo. Con la globalizzazione si espande questo pensiero del capitalismo come modo di vita. Uno dei fattori che appartiene alla visione capitalista del mondo è che ogni cosa può entrare nel mercato e ottenere un valore di scambio. Uno di questi esempi estremi sono gli schiavi (non solo gli oggetti ma anche gli uomini possono divenire merci). Con la mercificazione di persone e oggetti questi iniziano a viaggiare e spostarsi molto. Si tratta di un periodo intenso di merci e persone che vengono obbligate a viaggiare tra continenti. L’antropologia nasce all’interno di questo contesto dato da un binomio di Capitalismo e Colonialismo. Nascono insieme a ciò anche alcuni movimenti di resistenza (es. lega degli Irochesi in Canada). Si sviluppano le teorie evoluzioniste (idea che gli europei si sono evoluti più in fretta rispetto agli altri popoli) Si creano incroci di merci (pellicce, schiavi, zucchero e cotone) e situazioni in cui l’’argento che veniva estratto dalla spagna veniva spedito in asia (in una colonia spagnola), dove serviva ad acquistare tessuti dalla Cina. (56.00) Una delle teorie portate avanti dall’antropologia è quella dell’evoluzionismo culturale unilineare: tutti partiamo da un determinato stadio (sostentamento attraverso la caccia e la raccolta) “selvaggio”, “barbari” ed infine civiltà. Per questo gli europei credevano di essere all’ultimo stadio dell’evoluzione e si sentivano in dovere di colonizzare i paesi “arretrati” per far raggiungere lo stadio finale dell’evoluzione. Questo modo di guardare la società era legato al progetto coloniale e in un certo senso lo giustificava. Tutto sfociava in un’ideologia razziale (antropometria). Tutta questa costruzione ideologica ad un certo punto crolla. Ma è chiaro che queste ideologie sono state funzionali ad un chiaro progetto politico e coloniale. Evans Pritchard (58.30-1.01.00) I primi antropologi sociali britannici si chiedono come prima cosa “cosa fa si che le società rimangano uguali piuttosto che siano soggette a cambi rapidi” (es. La chiesa romana). Struttural-funzionalismo si chiede la funzione di un’istituzione nel mantenere la società così com’è. Esistono organi che fanno si che la struttura rimanga stabile.

Sempre in questo periodo si cerca di dare una classificazione della società e capire quali sono le diverse tipologie che strutturano una società (i vari tipi di società esistenti). -schema pag. 87

10/02/20 Fare a meno delle tipologie: teorie anti-evoluzioniste e studi delle aree culturali in Nord America Franz Boas Egli inizia a criticare il concetto di razza (è uno dei principali intellettuali pubblici che apertamente dice che il concetto di razza va abbandonato. Si pone in contrasto alle teorie evoluzionistiche dimostrando che i tratti culturali si possono trasmettere da un luogo all’altro anche storicamente. Si possono assumere tradizioni, tratti dai miei vicini anche nonostante lo “stadio evolutivo” al quale appartengo. Boas cerca di individuare determinate aree culturali in cui trova le tracce di un certo (12.00) Non è vero che ogni società passa, indipendentemente dalla storia delle altre società, attraverso stadi culturali. Le razze non esistono, si possono però trovare dei “clini” (aree in cui uno specifico tratto genetico o fenotipico è diffuso). Mentre il concetto di razza era un concetto monolitico, si è capito che tutti gli individui sono una mescolanza “di elementi viaggianti”. Nel momento in cui si era criticata l’idea di evoluzione così come era stata pensata nei primi del 400, si crea l’idea di “sviluppo” (con la guerra fredda e la 2 guerra mondiale), nel quale l’idea di evoluzione in un certo senso ritornano. Con la nascita di istituzioni globali come ONU e simili, che si prefiggono l’obbiettivo di evitare guerre, si inizia a creare l’idea di una divisione del pianeta in 1 mondo (USA, EU), 2 mondo (Russia) e 3 mondo (tutti gli altri). Questo divide in paesi già sviluppati, paesi in via di sviluppo e paesi sottosviluppati. Quest idea viene criticata nuovamente. Il sottosviluppo è dato dal fatto che questi paesi sono stati sfruttati e messi in determinate condizioni economiche e politiche (18.00) Nasce il neo liberismo, nuova ideologia che determina la sorte dell’economia mondiale. Caratteri di questo sono la “privatizzazione”, l’inserimento nel mercato globale di tutto (escluse le persone) e la riduzione del ruolo dello stato. Se da un lato ci sono aspetti positivi della globalizzazione dall’altro vengono in luce anche punti critici (tra cui l’aumento della disuguaglianza nel mondo). V. Lusini – “Destinazione mondo” (25.00) -Lothar Baumgarten (1944-2018) Suo padre era un antropologo tedesco. Il figlio decide di andare a vivere in modo intermittente per più di 2 anni nella foresta amazzonica con una popolazione. L’opera che egli compie è una denuncia ai processi coloniali e neo coloniali. L’esperienza che lui fa nella foresta amazonica viene pensata come un incontro con l “alterità”. (33.00) Pitt Rivers Museum (collezione etnografica) Baumgarten prende le distanze e interviene su questa collezione.

Una delle sue prime opere (Unsettled objects) cerca di dare vita a questi oggetti tolti dal loro contesto facendo delle fotografie e scrivendo degli aggettivi per descrivere come queste (36.00) Crea uno sguardo critico nei confronti di queste collezioni. La riflessione di Baumgarten inizia mettendo in discussione questa ossessione del collezionare oggetti decontestualizzandoli. Altra sua opera “the origins of table manners”: crea una situazione familiare e cambiandola leggermente la denaturalizza. Si tratta di una tavola apparecchiata che però presenta delle piume al posto delle posate. “terra incognita” è un'altra sua opera molto importante. Si tratta di un’installazione che ricrea questo paesaggio dove lui aveva vissuto con la popolazione amazzonica mettendo in luce determinate cose. Ricrea una foresta utilizzando fili elettrici, frammento di legno rosso, lampadine elettriche e piatti di porcellana. (49.00) Riprende un alfabeto Cherokee riproducendo i simboli dell’alfabeto sul soffitto di Pitsburg. Mette in contrasto questo soffitto “moderno” con un mondo indigeno, 2 cose che appartengono a 2 stadi molto differenti. -Jimmie Durham È un’artista statunitense che ha iniziato la sua carriera d’artista criticando (51.00) “not Lothar Baumgarten’s Cherokee”: Mette insieme un frammento di scrittura utilizzando le lettere dell’alfabeto dimostrando che ciò che ci interessa è il contenuto e non la forma che queste assumono. Egli diventa famoso come artista assumendo questa identità Cherokee fino a quando si scopre che lui non è realmente cherokee. Inizia questa polemica verso di lui di aver c...


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