Libro Geografia generale capitolo 1, professor Betti Unimc PDF

Title Libro Geografia generale capitolo 1, professor Betti Unimc
Author Gaia Lazzari
Course Geografia
Institution Università degli Studi di Macerata
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Summary

Riassunto del primo capitolo di Geografia generale. Un.introduzione di Gino De Vecchis. Preparatorio al parziale del professore Simone Betti dell’Università di Macerata...


Description

Capitolo 1 1. Le coordinate spazio-temporali. Rappresentazioni e misure. Ogni esperienza si basa in primo luogo nel dove e quando, legate alle categorie dello spazio e del tempo, fornendo così interpretazioni utili a comprendere il mondo. Le trasformazioni, lente o veloci che siano, hanno impresso nel corso dei millenni segni distintivi alle società e alle loro culture. Sono sicuramente scoperte scientifiche e tecnologiche che hanno avuto conseguenze fondamentali nel modo stesso di esprimere lo spazio e il tempo. Attraverso l’innovazione tecnica della rete informatica e la trasmissione di notizie in tempo reale in tutto il mondo, ha riportato riscontri pratici nel modo stesso di agire nello spazio, tanto da modificare le accezioni legate alle coordinate spazio-temporali, diverse da quelle del passato, derivanti da un serie di fattori come la separazione del luogo dallo spazio e, per alcuni aspetti, dello spazio dal tempo. Questa rivoluzione spazio-temporale si somma alle precedenti: la geografia, innegabilmente legata allo spazio, mette quest’ultimo in collegamento con una dimensione temporale. Ciò indica che la geografia non può prescindere dal tempo poiché da esso trae la capacità di leggere e interpretare i fatti che hanno lasciato, nei luoghi, testimonianze. Una visione diacronica (studio dei fatti secondo il loro divenire nel tempo) dello spazio consente una migliore interpretazione delle realtà territoriali, soggette a trasformazioni sempre più rapide. La geografia, quindi, deve prendere in considerazione il futuro; se il presente può costituire il punto di partenza dell’analisi dello spazio, diversi momenti temporali vanno integrati per uno studio più approfondito. Il presente si allaccia, inesorabilmente con passato e futuro. Quest’ultimo va analizzato va analizzato in legame alle scelte effettuate nel presente, cosicché l’ambiente costituisca materia essenziale per proiezioni di un tempo futuro.

2. Orientamento La conoscenza dello spazio e della posizione è sempre stata esigenza imprescindibile per gli esseri umani: da qui l’importanza di ricercare punti fissi (punti cardinali) come quello offerto dal Sole. Dalla suddivisione del piano terrestre in quattro punti fissi (nord, sud, est ed ovest), si è giunti ad una suddivisione ulteriore, fino ad ottenere la rosa dei vent. Alla suddetta, è stato applicato un ago calamitato, che libero di ruotare secondo le linee di forza del campo terrestre, indica il Nord magnetico, consentendo l’individuazione della direzione senza alcun aiuto del sole. Nasce così la bussola. Fondamentale restano le stelle, tra cui la Polare, che resta sempre immobile, va ad indicare il Nord, nonostante la presenza di uno scarto minimo.

3. La forma della Terra e le coordinate geografiche La forma della terra è stata da sempre oggetto di grande attenzione, fino a coinvolgere persino la mitologia. Anassimandro di Mileto fu, seconoi la tradizione, l’autore della prima carta geografia, concependo la Terra come un disco circondato dalle acque oceaniche. Essa, infatti, fu rappresentata in due continenti, l’Europa e uno meridionale, l’Asia, separati poi da Mediterraneo. Tuttavia, filosofi greci raggiunsero approssimazioni straordinarie, nonostante l’assenza di strumenti validi. Oggi le moderne tecniche di misurazione e calcolo, con l’aggiunta di immagini ricevute dallo spazio, a kilometri di distanza, mostrano l’effettiva configurazione della Terra. Quest’ultima si presenta come un geoide, un solido la cui superficie, perpendicolare in ogni suo punto alla direzione della forza di gravità. La superficie del pianeta nel suo insieme appare

piuttosto regolare, nonostante la presenza di rilievi, di accavallamenti terrestri e marini che vanno a rappresentare una variazione di solo 1/1000 del raggio terrestre. Il solito che più si avvicina alla forma della terra è l’ellissoide di rotazione (sferoide), ottenuto dalla rotazione di una semiellisse intorno al suo asse minore, che coincide con l’asse terrestre. La determinazione della posizione di un punto sulla superficie terrestre ha trovato un’accettabile soluzione nel calcolo delle coordinate geografiche, all’interno di un sistema costituito da meridiani e paralleli. I due poli, nord e sud, ottenuti con la rotazione dell’asse minore della semiellisse, indicano due punti ben distinti. Il piano perpendicolare all’asse minore ed equidistante da poli indica una circonferenza massima, l’equatore, che divide il pianeta in due emisferi (Nord o boreale, Sud o australe). I circoli massimi, uguali tra loro, che sulla circonferenza congiungono i due poli, sono detti meridiani (le linee perpendicolari all’equatore). Le circonferenze che tagliano perpendicolarmente i meridiani sono detti paralleli, definiti così perché paralleli all’equatore. Meridiani e paralleli, sono infiniti e non immaginari, ma idealmente (virtualmente) tracciati ad avvolgere tutta la superficie della Terra, andando a formare il reticolo geografico. Il reticolo consente di localizzare qualsiasi luogo della superficie. La misurazione delle coordinate ha reso indispensabile definire un meridiano e un parallelo da cui originare i calcoli e stabilire latitudine e longitudine. Per il parallelo fu scelto quello massimo, l’equatore, per il meridiano si è stabilito per convenzione di adottare quello passare per l’Osservatorio astronomico di Greenwich. La scelta avvenne nell’ottobre del 1884, durante la Conferenza internazionale dei meridiani a Washington. La lattudine è la distanza angolare di un punto dall’Equatore misurata lungo un meridiano, a seconda che il punto sia situato a nord o a sud. La longitudine invece, misura la distanza da un parallelo al meridiano di Greenwich, a seconda che il luogo si trovi ad est o ovest del meridiano stesso. La distanza angolare, di latitudine (da 0° a 90° nord o sud dell’Equatore) e longitudine (da 0° a 180° est o ovest del meridiano zero) vengono misurate in gradi, primi e secondi. La conformazione terrestre, con rilievi e fosse, rende necessaria la misurazione dell’alttudine rispetto al dato livello medio del mare, che si ottiene tramite altimetro, ad esempio. Da alcuni anni ha trovato larga diffusione l’utilizzo del GPS che utilizza una flotta di satelliti in grado di leggere tutta la superficie terrestre, dando il via ad una capacità di localizzazione enormemente efficace.

4. La dimensione della Terra Allo stesso tempo, molti furono coloro che cercarono di calcolare con rigore le dimensioni terrestri. Se attualmente, grazie a calcoli e tecniche moderni hanno consentito misurazioni della massima precisione, per tanti secoli gli studiosi si sono ingegnati alla ricerca di meccanismi validi. I orimi tentativi risalgono forse a Eudosso di Cnido e a Diccardo di Messica (IV secolo). Vi si ricorda, però, solo Eratostene, (III secolo a.C.) che misurò quasi con precisione, la lunghezza della circonferenza terrestre: 39.375 km invece che 40.077. Per una maggiore precisione si giungerà poi nel XVII secolo, dove l’astronomo Jean Picard, eseguì la misurazione della lunghezza del grado di meridiano presso Parigi. Procedimenti matematici sempre più precisi hanno permesso di capire come la terra non fosse perfettamente sferica (archi dei meridiani non omogenei). Questo valore va ad aumentare, anche se di poco, dall’Equatore ai poli.

5. La carta geografica: l’approssimazione e la riduzione

Il tentativo di raffigurare gli spazi di vita ha reso la conoscenza dei luoghi e la loro posizione fondamentale per la stessa sopravvivenza dell’umanità. Questi spazi vanno rappresentati secondo il supporto disponibile. Dalla forma sferica della Terra, però, nasce il primo problema legato alla carta geografica, che viene riprodotta in modo approssimativo. Essa, infatti, si basa sul disegno in piano di parte o tutta la superficie terrestre, essendo quindi ‘approssimata’ per definizione. Attraverso le proiezioni cartografiche si cerca di riprodurre in piano la curvatura della superficie terrestre, riducendo al minimo le deformazioni. Le proiezioni intervengono su tre proprietà: - Equidistanza, ossia la corrispondenza tra le lunghezze grafiche tra la carta e la realtà - Equivalenza, ossia la corrispondenza tra le aree grafiche delle carte e della realtà - Conformità, ossia la corrispondenza tra le aree geografiche della carta e della realtà Tre proprietà non possono essere tutte presenti all’interno di una carta geografia (a meno che la realtà raffigurata non sia così piccola da trascurare la curvatura), per questo si deve scegliere che tipo di proprietà far riferimento e, studiandone gli errori, cercare di interpretare la realtà in modo maggiormente corretto Oltre al fatto che è approssimata, la carta geografica è anche ridotta rispetto alla realtà. Lo strumento utilizzato è la scala, che esprime il rapporto tra le dimensioni della realtà e quelle riportate sulla carta. E’ sempre presente, al numeratore il numero I, che indica l’unità di misura, e al denominatore il numero di volte che le distanze sono state ridotte - Fino a 1:15000 sono considerate grandissime e sono utilizzate per centri urbani ad esempio. - La scala 1:1.000.000 corrisponde ad una scala media Ogni carta geografica riporta, in modo visibile, il valore della scala poiché fondamentale. Senza, infatti, non potremmo avere idea né delle superfici né delle lunghezze e delle distanze dello spazio riprodotto. Oltre alla scala numerica, ritroviamo quella grafica rappresentata da un segmento diviso in tante unità, ognuna corrispondente a determinate lunghezze sulla superficie reale. Le carte topografiche (a grande scala) rappresentano con accuratezza moltissimi elementi della realtà rappresentata, come le vie di comunicazione o i rilievi.

6. La carta geografica: il simbolismo La carta geografica infine è simbolica, poiché si avvale di segni convenzionali, i simboli, come punti, linee ma anche colori e tratteggi. Combinati tra loro, consentono di letture e interpretazioni della realtà con il supporto cartaceo. Attraverso i simboli si possono individuare sia elementi fisici che antropici ma anche situazioni non visibili nella realtà (ambiti sociali ed economici). Di particolare importanza abbiamo i simboli altimetrici che consentono di leggere su una superficie piana una realtà tridimensionale. Il primo sistema riguardante tale capacità fu quello pittorico, tuttavia per comprendere bene le forme di un rilievo, è necessario avere informazioni su pendenza e dislivello del terreno. Di grande aiuto furono le curve di livello (o altimetriche o isoipse), linee che congiungono tutti i punti con uguale altitudine sul livello del mare. E’ inoltre fondamentale esprimere la realtà attraverso simboli chiari e precisi, ben distinti tra loro. Una quantità eccessiva di simboli impedirebbe una lettura rapida della carta geografica. Va ingine aggiunto che i simboli sono considerati un codice semiologico con valore internazionale, poiché il linguaggio in tutto il mondo è standardizzato. Come già sottolineato, l’utilizzo delle carte, essendo una rappresentazione della superficie, non possono sostituire in nessun modo la realtà.

La più fedele rappresentazione del pianeta riporta al globo: sfera, su cui è disegnata tutta la Terra. Viene anche detto mappamondo. I problemi principali del globo sono la scarsa praticità e l’impossibilità di rappresentare dettagliatamente le informazioni fisiche e antropiche terrestri.

7. Le carte tematche Una classificazione delle carte geografiche dipende dai loro contenuti: - Carte di base, riportano i caratteri fisici, politici o entrambi, offrendo maggior numero di informazioni - Carte speciali, realizzate per obiettivi specifici, come quelle navali o aeronautiche - Carte tematiche, dedicate a un fenomeno specifico Quest’ultime presentano una notevole diffusione scientifica ma anche scolastica, nonostante l’alta complessità. Questa multi-specificità delle carte tematiche ne valorizza l’utilizzo in numerose discipline. Nel settore fisico-naturalistico, ad esempio, ricordiamo la geologia o la climatologia. Oltre ai vari tipi di fenomeni considerati, le carte tematiche si possono classificare per metodo di trattazione: - Carte qualitative, che affrontano il tema della globalità e della distribuzione spaziale (vegetazione, lingue o religioni.) - Carte quantitative, evidenziano elementi di misura (densità di popolazione o quantità di grano…) - Carte analitiche, riguardano un solo tema o temi legati tra loro - Carte complesse riuniscono più temi - Carte statiche e dinamiche, rappresentano un fenomeno stabile o mutevole nel tempo.

8. Gli atlant L’atlante è una raccolta sistematica e organizzata di carte geografiche utilizzata per lo studio e la consultazione, di piccola o media scala. Il primo vero e proprio atlante moderno può essere considerato io Theatrum Orbis Terrarum di Ortelio, ma solo a fine del sedicesimo secolo appare per la prima volta il termine Atlante (personaggio mitologico che sorreggeva il globo). Tanti sono i tipi e i formati di Atlanti: - Scolastico, per la consultazione - Nazionale, dettagliato per uno stato - Internazionale, comprende carta della terra e delle sue regioni - Tematico che riguarda un tema specifico Tutti gli atlanti seguono criteri uniformi e un determinato ordine, che aiuta nella lettura e nella ricerca. All’inizio si collocano le carte generali, poi quelle del paese di provenienze dell’Atlante e infine tutto il resto. Un indice dei luoghi elenca, in ordina alfabetico, tutti i nomi geografici riportati. L’indice ha lo scopo di facilitare la ricerca dei luoghi attraverso un sistema di coordinate.

9. Il telerilevamento Le carte geografiche, anche a causa delle spese e delle elevate tempistiche, necessitano di ulteriore tempo per l’aggiornamento. Negli ultimi decenni, la straordinaria evoluzione del settore è stata possibile grazie al contributo dell’informatica. Con remote sensing si intende quel complesso di tecniche e modalità con cui è possibile acquisire ed elaborare informazioni riguardanti le proprietà spaziali di una superficie. Si possono ricordare la fotografia aerea o quelle trasmesse dai satelliti.

Il telerilevamento consente una visione ripetitiva della superficie, risultando strumento essenziale per une gestione razionale delle risorse del pianeta. Le prime immagini provenienti dallo spazio risalgono al ventesimo secolo, anni 50. Con il lancio del laboratorio spaziale americano si aprii una nuova fase, seguita successivamente dal primo satellite europeo che raccolse numerose informazioni analizzando terresti, acqua e ghiacci, con vari strumenti essenziali. I dati vengono raccolti e corretti sotto forma di fotografia che di numeri. Esempio importante può essere l’immagine a falsi colori. Il confronto tra carta e fotografia mostra somiglianze e differenze: le prime riguardano la scala, la posizione o la prospettiva; le seconde riguardano invece il modo in cui si discriminano gli oggetti nelle carte, fenomeno che non avviene, invece, nella fotografia. Solo in apparenza sembrano esserci più informazioni nella fotografia, eppure le carte, attraverso i simboli, vanno a descrivere e a offrire un numero elevato di nozioni relative a elementi fisici o culturali.

10. Misurazione del tempo: fusi orari Se si dovesse tener conto dell’ora solare di ciascuna località, ogni luogo avrebbe un’ora propria. Il problema di un orario internazionale condiviso, nel passato di scarso interesse, è divenuto fondamentale con lo sviluppo di mezzi di trasporto che rendevano gli spostamenti sempre più veloci. La circonferenza terrestre si può considerare come un angolo giro da dividere per le ore che compongono un giorno. Ogni ora corrisponde a uno spicchio di 15°. La suddivisione in 24 zone è definita da un diverso fuso orario e il tutto fu deciso durante la Conferenza Internazionale dei meridiani. L’ora si sposa in avanti di una ora procedendo verso i fusi a est di Greenwich e indietro per quelli ad ovest. Tuttavia, si tende a far riferimento ai fusi orari seguendo i confini politici o amministrativi di ogni stato. Il problema di uno stesso orario si presenta in particolare per stati molto estesi, come il Canada. 11. Misurazione del tempo: il calendario La misurazione del tempo è sempre stata legata agli astri: il Sole e la Luna. Si fa ovviamente riferimento, in primis, ai movimenti di rotazione di rivoluzione della Terra, anche se costituiscono sempre un compromesso tra i bisogni dei popoli. Come sappiamo, l’anno solare impiega a compirsi 365g 5h 48m 46s ed è ben distinto dall’anno civile a cui siamo abituati. In ogni caso, va sottolineato che tra le molteplici forme convenzionali, il calendario è sicuramente quello più significativo. Il calendario può esser definito come insieme di norme, che permettono di scansionare il tempo in modo che ci sia un ritorno periodico di riti, feste e funzioni pubbliche. A lungo la nozione del tempo fu di natura magico-religiosa. Nel periodo romano, il collegio dei pontefici regolava il calendario romano a seconda della presenza o meno di atti pubblici. Il calendario giuliano è una continuazione di quello romano, riformato da Giulio Cesare: l’anno, suddiviso in 12 mesi, 365 ogni 3 anni e 366 il quarto (anno bisestile), per compensare la differenza delle ore in meno rispetto all’anno solare. Tuttavia, le difficoltà furono numerose, con una discordanza di 11m e 14s che faceva cadere l’equinozio di primavera l’11 marzo invece che il 21. (per evitare problemi, Gregorio XIII, soppresse 10 giorni dopo il 4 ottobre, passando direttamente al 15 ottobre). Il calendario gregoriano, inoltre, andava a considerare bisestile gli anni secolare soltanto gli anni che, prima dei due zeri, fossero divisibili per 4 (1900 non fu bisestile, ad esempio). Gli stati europei cattolici adottarono il

calendario gregoriano dopo 5 anni, a differenza di quelli protestanti, che furono più restii. Successivamente, questo calendario fu adottato in quasi tutto il mondo. Diversi sono i calendari musulmani, iraniani ma anche copto....


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