Didattica della geografia - Capitolo 2 PDF

Title Didattica della geografia - Capitolo 2
Author Marika Vella
Course Scienze della formazione primaria
Institution Università degli Studi di Palermo
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CAPITOLO 2 Temi, metodi e strumenti Appunti nella storia dell’educazione geografica 2.1 Scenari passati Uno sguardo al passato può essere utile per comprendere meglio la situazione attuale e per analizzare come lo sviluppo scientifico, con le sue metodologie riesca a collegarsi alle pratiche didattiche. Tale analisi può rivelarsi proficua per l’insegnante; infatti, egli può arricchire il suo patrimonio scientifico, ma anche quello didattico. La caduta dell’Impero Romano, l’invenzione della stampa, le grandi scoperte geografiche e l’avvento dei media sono solo pochi esempi di eventi che producendo trasformazioni radicali in ambito politico-economico e socioculturale, hanno segnato il mondo della formazione dei giovani. 2.2 Miti e leggende per spiegare il mondo 2.2.1 I miti dell’antichità Le radici di una geografia della quotidianità si collocano in tempi remoti. Lo spirito d’osservazione nei primi uomini è stato infatti indispensabile per sopravvivere. Da questa geografia spontanea deriva l’originario e naturale legame con il mito, che costituisce in un certo senso la prima scienza dell’umanità, il modo primitivo per spiegare il mondo prima della presenza dell’uomo. Il mito, tra l’altro, contiene il patrimonio di idee e tradizioni che costituiscono la cultura di un popolo privo di scrittura. In breve, rispecchia la visione del mondo di un popolo ricoprendo anche una funzione rilevante nel settore educativo poiché segnala modelli di comportamento. Soltanto in seguito, nelle civiltà in possesso della scrittura, il mito compare in opere letterarie. In tal modo la forma poetica del mito affronta temi di grande significato, quali quelli contenuti nei poemi di Omero che rappresentano la concezione del mondo e della vita nella Grecia prima dello sviluppo del pensiero filosofico. Un’altra funzione del mito consente di agganciare il concetto di spazio e quello di tempo, in quanto la narrazione si svolge in una dimensione temporale che va al di là della scansione cronologica. L’incipit di un racconto è offerto infatti oggi dal “c’era una volta” delle fiabe o dal detto popolare “al tempo che Berta filava”. Nell’ambito dei miti, si segnalano tutti quelli che in qualche modo rispecchiano la cosmologia, tramandata in forme sacrali; la stessa natura è infatti divinizzata, concepita attraverso una successione di ierofanie e di cosmogonie. Le prime si riferiscono alle manifestazioni del sacro mentre le secondo alle manifestazioni dell’universo mediante parentele tra i vari dei. I miti cosmogonici sono utilizzati per spiegare la posizione della Terra nell’universo, il corso regolare del sole; l’esistenza del giorno e della notte e per dare una motivazione alla presenza sul pianeta delle montagne, dei vulcani e del mare. Gli stessi fenomeni, se da una parte accendono la curiosità, dall’altra costituiscono motivi per studiare la loro origine. L’uomo pertanto, obbligato ad equilibrare i suoi ritmi di vita con quelli della natura, deve imparare a riconoscere la periodicità di certi fenomeni e ad individuare segnali provenienti dall’ambiente. I miti aborigeni del continente australiano relativi alla creazione narrano di leggendarie creature totemiche che nel Tempo del Sogno avevano percorso in lungo e in largo il continente cantando il nome di ogni cosa in cui si imbattevano e col loro canto avevano fatto esistere il mondo. 2.2.2 Nuovi miti Negli ultimi secoli, in particolare dall’Ottocento, nuovi miti, come quello della razza e del nazionalismo sono esplosi proponendo aberranti visioni del mondo fino alla mostruosità dell’ideologia nazista, che considerava la razza ariana, l’unica in grado di tramandare la civiltà. Tali miti che hanno coinvolto pesantemente il mondo della scuola, possono tuttavia riaffiorare. In passato, infatti, il tema delle razze ha trovato nelle scuole ampio spazio come principale elemento di distinzione della popolazione, esaltandone le differenze, gerarchizzate però secondo categorie di superiorità e inferiorità. La letteratura geografica scolastica e quella delle altre materie ha contribuito a creare l’identità del bianco superiore. Le argomentazioni sulla razza privilegiata si traducevano nella necessità di espandersi come si può osservare da un brano scritto per alunni delle elementari durante il periodo fascista. Un brano che concludeva affermando che i popoli più civili fossero quelli di razza bianca ormai sparsi in tutte le parti del mondo. Questo pregiudizio era riscontrabile in realtà anche prima dell’arrivo dell’ideologia fascista. Al contrario, in quegli stessi anni, un geografo russo, Kropotkin ricordava che la geografia doveva insegnarsi l’idea di fratellanza a prescindere dalla nazionalità e a dissolvere i pregiudizi indotti da chi persegue egoisticamente i propri interessi personali. Mito della razza e della nazione producono visioni pericolosamente deformate. L’insegnamento della geografia accentua così un’impostazione finalizzata a conoscere il mondo non per comprenderlo, ma per dominarlo.

2.3 Percorsi cartografici per disegnare la Terra La carta geografica risulta essenziale per la descrizione e l’interpretazione di sistemi territoriali e di fenomeni storicosociali. Deve però, essere compresa per ottenerne il massimo delle informazioni. Da qui, nasce la necessità di un suo insegnamento adeguato. La forma e le dimensioni della Terra costituiscono due oggetti di studio essenziali per la trasmissione del sapere geografico che in gran parte coincide con quello cartografico, come fa intendere lo stesso significato etimologico del termine geografia: disegno della Terra. Anche se nella pratica didattica, nel mondo grecoromani, la geografia come materia non esiste, il sapere legato alla cartografia è presente nella formazione dei giovani. Infatti, Aristofane offre, in chiave ironica, un’idea delle varie discipline scolastiche al tempo di Socrate. La spiegazione avviene attraverso un dialogo tra un discepolo di Socrate e un giovane curioso. Il discepolo mostra una tavola, con una carta geografica affermando che è uno strumento della geometria, la scienza che misura la terra e subito dopo indica Atene, il luogo dove si trovano. Il giovane, di nome Strepsiade chiede poi dove si trovi Sparta e stupito della vicinanza, chiede che venga allontanata. Il rapporto tra la realtà e la sua rappresentazione, tema ancora oggi attuale, ha sempre coinvolto gli interessi didattici, come è sottolineato da un altro passo del dialogo, dove Strepsiade sottolinea come la conoscenza cartografica svolga una funzione democratica, agevolando la comprensione dello spazio, come specchio dell’organizzazione dei gruppi sociali. In ambito cartografico le grandi scoperte geografiche costringono gli studiosi del Rinascimento ad affrontare nuovi problemi e a cercare soluzioni soddisfacenti, soprattutto per le esplorazioni. Ad esempio, l’opera geografica di Tolomeo è utilizzata per la navigazione, poiché i punti sono determinati dalle coordinate. Pertanto, la carta geografica coincide ancora con la geografia e con il suo insegnamento. Alcuni secoli dopo, nell’Emilio, Jean-Jacques Rousseau offrì spunti di riflessione, veramente utili per l’insegnamento. In particolare, la parte dedicata all’insegnamento geografico si chiude non a caso con un cenno dedicato proprio alle carte geografica e al suo apprendimento. Non si tratta che sappia esattamente la topografia del paese, ma il modo di impararla; non importa che abbia delle carte nella testa, purché concepisce ciò che rappresentano e abbia un’idea dell’arte che serve a tracciarle. 2.4 Descrizioni e narrazioni 2.4.1 Narrazioni tra realtà e fantasia La geografia non ha di certo il fascino della narrazione storica e ciò rende più problematico il coinvolgimento degli studenti. L’unica letteratura geografica infatti che si faccia leggere volentieri è la storia dei viaggi e delle scoperte, forse perché il viaggiatore o lo scrittore, in un certo modo nascono insieme. Il viaggiatore infatti, per definizione è colui che, spostandosi, costituisce una distanza dal punto di partenza. Tale distanza ha anche una sua durata e per questo il viaggio è anche lontananza nel tempo dal noto, dal familiare. È questa situazione antropologica che fonda un nesso fra viaggio e scrittura: se è vero che la scrittura è nata in origine per rendere possibile la comunicazione a distanza nello spazio e nel tempo. 2.4.2 Narrazioni antiche Il problema della trasmissione delle conoscenze, prima della scrittura, viene risolto grazie alla costruzione di contenitori verbali e ritmici con formule facilmente memorizzabili. È la scoperta della poesia, il cui scopo, nella Grecia antica, non è solo quello di raccontare una storia, ma è soprattutto pedagogico. Il poeta è in primo luogo un educatore, le cui produzioni verbali sono strumento di conservazione sia di abitudini familiari si di atteggiamenti. Anche il sapere geografico si avvale dell’espediente poetico. Un esempio ne sono i peripli, relazioni e descrizioni di circumnavigazioni. La funzione strumentale della geografia si combina perfettamente con lo spirito pratico di Roma, nelle cui scuole di grammatica, la geografia rientra nello studio della geometria. La geografia, quindi è considerata utile nel mondo classico perché consente di comprendere meglio luoghi e regioni, di localizzare lo sviluppo di situazioni storiche e di commentare con cognizione il brano poetico. Un’ importante opera è quella di Pomponio Mela, il “De Chorographia” diviso in tre libri, nei quali viene descritta la Terra nelle sue tre parti tradizionali: Europa, Asia e Africa. Altrettanto importante l’opera di Vibio Sequestre; una sorta di enciclopedia, dedicata al figlio, per soddisfare le esigenze educative del suo tempo. L’importanza degli elementi geografici però dipendeva dalla quantità di citazioni fatte da poeti illustri. Nelle scuole, questa pubblicazione avrebbe dovuto recare importanti vantaggi mnemonici in particolare per lo studio dei poeti latini. Terenzio Varrone, nel suo più importante lavoro, rappresenta un modello enciclopedico. Infatti, ciascun libro affronta una delle arti liberali: grammatica, dialettica, retorica, geometria, aritmetica, astronomia, musica, medicina e architettura. Le prime sette, costituiranno poi le arti liberali in uso nel Medioevo. In questo periodo, la comprensione e lo studio di testi sacri rappresentano, il momento educativo fondamentale. L’istruzione quindi serve non solo per una migliore comprensione delle Sacre scritture, ma anche per l’apprendimento di discipline e mestieri, utili alla liturgia o ad altri fondamentali aspetti della vita religiosa. E così, gli elenchi e le scrizioni di luoghi, sono utili per la possibilità che forniscono, cioè di capire meglio lo svolgimento di fatti e situazioni enunciati nella Bibbia.

2.4.3 L’importanza didattica del viaggio I viaggi reali assumono grande importanza in seguito alle grandi scoperte geografiche, moltiplicando anche le possibilità di viaggi in territori sempre più lontani. A poco a poco, il viaggio diviene un’opportunità didattica, utile soprattutto per liberare il ragazzo da una visione egocentrica della vita. La pedagogia dell’Umanesimo e del Rinascimento attribuisce allo studio della geografia e ai viaggi, grande rilievo nella formazione della classe dirigente europea. Secondo Comenio, il padre della moderna pedagogia, il viaggio all’estero accresce l’esperienza, se programmato con una certa prudenza. I viaggi si devono intraprendere solo dopo aver visto tutte le cose in patria. Chi intraprende un viaggio dovrà avere una guida che già conosce luoghi e lingua; avrà con sé una carta geografica della regione in cui si reca e redigerà un diario per sé, in cui annoti le cose osservate. 2.4.4 Il genio dell’incontro Lo scrittore Antonio Tabucchi analizza il rapporto tra fascinazione-scoperta letteraria e realtà-scoperta geografica. Ed è proprio in questa direzione, che le descrizioni dei geografi si possono avvalere delle narrazioni degli scrittori, che attraverso la loro sensibilità poetica riescono a comprendere il genio dell’incontro. La letteratura, infatti, oltre a descrivere i viaggi geografici, li fa “rivivere” grazie alla stimolazione dei sensi quali vista, udito, olfatto e tatto. 2.4.5 Alla scoperta del mondo La scoperta del mondo è chiaramente collegata al viaggio e all’esplorazione. Inoltre, ampliare lo spazio conosciuto è da sempre una grande aspirazione dell’uomo. In molte opere è citato il viaggio, da Dante (Ulisse – stretto di Gibilterra fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza) a “Il Milione” di Marco Polo. Quest’ultimo in particolare riporta notizie derivanti da una conoscenza diretta, ma anche altre che riguardano luoghi da lui non visitati di cui comunque ritiene di avere sicure informazioni. S’impegna tuttavia a fare una distinzione tra ciò che ha conosciuto direttamente, di veduta, e quello che ha appreso da altri, per udita. Le grandi scoperte geografiche incidono molto nella conoscenza del mondo poiché la rivelazione di nuove terre emerse, in genere scarsamente popolate, mostra un mondo più vasto di quanto ritenuto fino ad allora. L’apporto quindi di nuove conoscenze territoriali e informazioni di carattere geografico pone vari problemi sotto una luce diversa. Problemi quali la forma della Terra, la distribuzione dei mari ecc. la rilevanza di tali nuove conoscenze è talmente cospicua da obbligare gli studiosi sia a verificare le tradizionali catalogazioni geografiche, sia ad avviare nuove sistemazioni della materia. 2.5 Interpretando la natura Nel mondo classico, tra il VI e il IV secolo a.C. le scienze della natura sono parte costitutiva del pensiero filosofico, che secondo la tradizione ha avuto inizio con Talete di Mileto. Il primo contributo della scienza alla storia è costituito proprio dalla de-mitizzazione e dalla de-antropomorfizzazione delle immagini del mondo col fine di trovare una spiegazione più logica e razionale. Un esempio è il trattato “De terrae motu” di Lucio Anneo Seneca, nel quale parla delle cause del terremoto cercando di dimostrare che le cause siano originali e non divine. Tuttavia, con Seneca non si parla ancora di una logica scientifica e matematica, ma di una logica astratta ma che manifesta però un grande amore per la scienza. Scienza, poesia e mito convivono e un esempio ne è l’opera “Fenomeni” composta tra il 275 e il 270 a.C. da Arato di Soli. È suddivisa in quattro parti: Proemio, Descrizione della carta del cielo, Il calendario, I segni del buono e del cattivo tempo. Le fonti per la stesura furono matematiche, ma soprattutto astronome. Tuttavia, le divagazioni mitologiche sono frequenti e per questo non c’è da stupirsi del fatto che l’apprendimento dell’astronomia si fondasse più che su un vero e proprio manuale di carattere matematico, sulla poesia. Nel medioevo, il sentimento vero la natura è soprattutto di ammirazione, poiché nella natura è rispecchiata la perfezione di Dio. Infatti, la natura non è più considerata realtà inferiore e trascurabile di fronte a Dio, ma è reputata una manifestazione della vita divina e in quanto tale, meritevole di interesse e di studio. Anche il Rinascimento comprende un periodo di grande interesse per la natura, che viene riprodotta attraverso l’arte pittorica e la poesia, con larga influenza anche a livello educativo. Più tardi, nell’azione di ricerca svolta dagli scienziati per scoprire regole e segreti dell’ambiente, diviene essenziale la sperimentazione e una grande svolta si ha nel 600 con la rivoluzione scientifica. Tale secolo può essere considerato il secolo degli strumenti: l’invenzione del telescopio apre all’astronomia lo studio dei cieli; il microscopio amplifica la capacità visiva dell’occhio umano, assumendo grande valore per la biologia; termometro e barometro (temperatura e pressione dell’atmosfera) rivestono enorme importanza per la climatologia. Il mondo visibile, percepito dai sensi appare

ora ingannevole, mentre matematica e calcoli presentano verità chiare ed evidenti. Contributo fondamentale è quello dato da Cartesio, la cui logica è incentrata sula norma di non accettare nulla per vero che la ragione non possa comprendere in modo chiaro. Secondo l’Illuminismo, ricordiamo che la ragione si pone come origano di verità e mezzo di progressi; come lume che rischiara le tenebre dell’ignoranza. Personalità di maggior rilievo ora è quella di Rousseau, la cui opera va tuttavia oltre il pensiero illuminista a causa della sua forte ispirazione preromantica, grazie alla quale evidenzia il grande valore educativo dell’ambiente, di una natura non più vista come sistema di leggi matematiche, ma come una natura saggia che guida le sue creature secondo la sua legge. La trasformazione del concetto di paesaggio da fenomeno estetico a oggetto di ricerca scientifica avviene con Alexander von Humboldt che adottava un approccio alla dimensione oggettiva del paesaggio, e che non abbandona comunque il fascino pittoresco per il sublime. 2.6 Linguaggi e strumenti, vecchi e nuovi, per illustrare e rappresentare La carta geografica ha come finalità quella di disegnare, illustrare e rappresentare lo spazio, il territorio e il paesaggio. È un linguaggio che coinvolge anche tante manifestazioni iconiche come disegni, foto, video e schemi. Una figura importante in quest’ambito è stata quella di Comenio, a cui si deve un grande merito, l’associazione tra parola e immagine, tra l’apparato scritto e quello iconografico. Un esempio ne è proprio la sua opera “Orbis sensualium pictus”, ovvero un manuale di figure suddivise in 150 paragrafi che rappresentano tutte le cose del mondo affiancate da una breve descrizione delle rispettive immagini, con relative note. Tale opera segnò un profondo cambiamento e infatti da allora, le foto o le illustrazioni s’integreranno con la parte scritta e non serviranno come decoro della pagina. Infatti, esse hanno la capacità sia di attirare maggiormente l’attenzione, sia di stimolare la fantasia e la curiosità. Con l’avanzamento tecnologico la produzione di immagini, video e narrazioni è sempre più agevolata. I procedimenti odierni infatti permettono di ottenere immagini direttamente in forma digitale. Foto antiche e foto moderne agevolano quindi l’osservazione indiretta. Con l’accostamento infatti di diversi tipi di paesaggi, è possibile viaggiare nello spazio e nel tempo, senza però mai dimenticare che anche la foto è un’espressione soggettiva. Oltre l’utilizzo di foto nella didattica della geografia, è anche aumentato l’impiego di film. Strumenti importanti, utili per educare alla geo-graficità e per aiutare gli studenti a comprendere meglio lo spazio geografico, vicino e lontano. E così hanno fatto la loro comparsa nelle aule scolastiche e universitarie, avri strumenti, ognuno con vantaggi e svantaggi: 



L’episcopio, che per esempio consentendo di proiettare su uno schermo o sul muro dell’aula, un’immagine presa da libri, fotografie o giornali, ha una facile applicabilità. Tuttavia, funzionando con luce riflessa necessita di lampade molto potenti ed è poco maneggevole per dimensioni e peso. Inoltre, come il proiettore di diapositive, va di solito impiegato in locali quasi totalmente oscurati. La lavagna luminosa, per la quale non serve l’oscuramento dell’aula, ma è necessario trasferire l’immagine su un foglio trasparente prima dell’utilizzo

Inoltre, poiché la geografia rappresenta una finestra aperta sul mondo, l’ideale per una buona didattica sarebbe quello di trasformare l’aula stessa in una finestra, dalla quale gli alunni si possono affacciare sul mondo. Un’idea per realizzare ciò, sarebbe l’utilizzo della: 

LIM, lavagna interattiva multimediale che consente una fruizione immediata senza l’oscuramento dell’aula e l’integrazione tra i vari linguaggi, dal verbale al musicale o dall’iconico al numerico....


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