Didattica interculturale Capitolo 5-6-7-9 PDF

Title Didattica interculturale Capitolo 5-6-7-9
Course Educazione interculturale
Institution Università degli Studi di Genova
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Summary

Cap. 5: La mediazione interculturale La mediazione come compito Fare mediazione nella relazione educativa e nella pratica didattica non implica il creare un’area intermedia di incontro, a metà strada tra le opposte mediazioniè riduttivo. Fare mediazione significa attivare un processo dinamico, gene...


Description

Cap. 5: La mediazione interculturale 1. La mediazione come compito Fare mediazione nella relazione educativa e nella pratica didattica non implica il creare un’area intermedia di incontro, a metà strada tra le opposte mediazioniè riduttivo. Fare mediazione significa attivare un processo dinamico, generare uno spazio transattivo, una condizione in cui gli estremi, nel rispetto delle loro diverse e rispettive posizioni, si scoprono disponibili ad incontrarsi, ad accogliersi. La mediazione provoca crescita e sviluppo dell’identità delle persone coinvolte e nell’ambito del loro contesto di vita e di azioneconsente alla persona di definirsi e di trovare un posto nel mondo. Ciò è particolarmente vero nei contesti in cui si insegna e si apprende perché è la didattica ad avere iscritto, nella sua identità di scienza, un costitutivo compito di mediazione tra il processo di insegnamento e quello di apprendimento. Didattica concerne una rilevante attività di mediazione volta alla riproduzione e all’ampliamento del sapere che una società ha acquisito e deve trasmettere alle nuove generazioni. L’individuo alla nascita, a causa della sua immaturità cognitiva, sensoriale e percettiva, non è in grado di accedere direttamente al mondo quindi necessità di mediatori (fondamentale ruolo mamma). Anche nel corso del suo successivo sviluppo necessita di mediatori. Dal punto di vista sociogenetico uno dei più potenti mediatori di cui uomo dispone è la culturaE. Damiano riconosce alla famiglia ruolo di mediatore primario (mediazione rivolta al rapporto con la realtà fisica e sociale) e alla scuola mediatore secondario (mediazione scolastica non riguarda più il reale ma anche e principalmente la sua rappresentazione, costituita da segni e simboli) Sul piano didattico, si attribuisce al mediare la capacità di attivare alcune condizioni affinché si realizzi un impatto favorevole tra chi impara e le discipline oggetto di studio guardando alla mediazione come garanzia di rigore e sistematicità nella pratica dell’insegnamento, legittimata dalla comunità scientifica e praticata da quanti operano nei vari contesti educativi in cui si insegna e si apprende. Chi educa o chi insegna si protende verso chi apprende offrendogli una sorta di passerella, un dispositivo di facilitazione e soprattutto se stesso: la sua conoscenza, le proprie competenze, la propria visione del mondo. Declinazioni possibili del concetto di mediazione in ambito pedagogico: Che cosa Mediazione pedagogica

Mediazione educativa

Dove Nelle scienze dell’educazione e tra la pedagogia e le scienze affini Nella relazione educativa Nella pratica scolastica e formativa

Come Condivisione del sapere, elaborazione di comuni traiettorie ermeneutiche Confronto

Esito Interdisciplinarietà

Intesa reciproca

Integrazione, inclusione, apprendimento significativo Le molteplici valenze della mediazione trovano nel versante interculturale un motivo trasversale e ricorrente e il conseguente bisogno di tradursi in percorsi di intervento volti, a seconda delle tre

Mediazione didattica

Metodi e pratiche inclusive (es. cooperative learning)

tipologie indicate, alla integrazione tra saperi, alla collaborazione costruttiva, alla valorizzazione delle differenze. 2. La mediazione, risposta educativa all’istanza sociale di intercultura Nell’attuale fase storica si assiste al diffondersi di atteggiamenti di intolleranza, di rancore, di violenza e di odio verso il diversonecessaria mediazione in quanto antidoto per invertire tendenze negative e generare occasioni di incontro, di accoglienza, di cooperazione e di dialogo. L’aggancio tra i principi della mediazione pedagogica e quelli interculturali si fa più evidente se per intercultura si deve identificare quel complesso di situazioni e di processi nei quali, dall’incontro e dalla comunicazione fra soggetti connotati da origini e matrici diverse od appartenenti ad una medesima cultura, matura un’interazione produttiva e una collaborazione costruttiva. La pedagogia interculturale si fa mediatrice ponendo in dialogo i diversi saperi. La mediazione, intesa in senso pedagogico ed educativo, fa si che l’accoglienza del diverso, non si traduca in una meccanica operazione di assimilazione per garantire convivenza pacifica e ordinata. La mediazione prima di emergere come impegno di dialogo fra differenti culture, si pone come compito educativo per ogni persona che deve imparare ad apprezzare la proprie e l’altrui distinta identità per cogliere possibilità di incontro, intesa. 3. Per una criteriologia della mediazione interculturale Primo criterio: La mediazione per tutti La mediazione è quindi condizione, ma non fine ultimo dell’educazione interculturale che è, invece, quello di sostenere lo sviluppo di mentalità ed attitudini interculturali, libere da stereotipi e pregiudizi. La mediazione perderebbe le sue potenzialità interpretative e di intervento se riduttivamente circoscritta ai problemi dell’accoglienza e della integrazione sociale, e non spostasse il suo compito verso la speciale e costante cura del globale processo evolutivo di ogni persona. Oggi urgenza di competenze interculturaliscuola che dovrebbe essere laboratorio permanente di inclusione e di cittadinanza attiva, recenti ricerche evidenziano il perdurare della scarsa promozione di attitudini partecipative, inclusive e di competenze interculturali. Occorre lavorare sul livello qualitativo della proposta didattica e della inclusione scolastica. Secondo criterio: La mediazione come strumento di contrasto del pensiero dicotomico e del pregiudizio Realtà odierna caratterizzata da diverse dinamiche: da una parte si assiste a rinnovate forme dello stare insieme, favorite da tecnologia, dall’altra spinta all’individualismo rimane forte. Globalizzazione: fenomeno ambiguo che “divide mentre unisce”punta all’unificazione dei mercati e alla diffusione di scambi commerciali e finisce con il favorire positivo confronto tra stili di vita, tra culture. Tuttavia dinanzi al potere dell’omologazione, che predica conformità, forte deve rimanere spinta a rivendicare il proprio diritto alla differenza. Pericolosa tendenza nel processo di categorizzazione prevede ricorso a semplificazione antinomica (bianco/nero, giusto/sbagliato)modalità propria del pensiero intollerante e della personalità rigidaprocesso tipico di ogni cultura (e individuo) di assegnarsi posto centrale nell’universopaura e insicurezza derivanti dall’incontro con la diversità, da cui scaturiscono atteggiamenti di esclusione, aggressività, intolleranza. Pregiudizio: esito di processi di categorizzazione monopolistica che utilizzano un ristretto numero di elementi conoscitivi per definire realtà umane e culturali molto più sfaccettate e complesse.

Strategia più facile per assimilare “l’estraneo al familiare” è quella di livellare la diversità, farla parlare e muovere nei modi a noi più familiari. La mediazione si propone di essere uno strumento di contrasto alla diffusione di stereotipi e pregiudizi e appare come il dispositivo elettivo per superare le antinomie del pensiero, le facili schematizzazioni, le rappresentazioni semplificate promuovendo un’opera di decentramento: dalla propria presunta centralità culturale, dai propri convincimenti e consueti schemi di azione e di pensiero, dalle proprie certezze, a differenti punti di vista, a diverse modalità di pensare.

Cap. 6: Progettazione della valutazione e intercultura Rendere le pratiche di valutazione più “giuste” è diventata una responsabilità assunta dal sistema dell’istruzione, il quale ha da tempo assimilato l’idea che tutti gli allievi debbano essere aiutati a perseguire prestazioni adeguate, corrispondenti a traguardi vitali dell’esistenza. Per tale ragione se diversi allievi mostrano di possedere in ingresso esperienze, caratteristiche e abilità differenti, anche in termini di varietà culturale, è opportuno elaborare proposte culturali adeguate attraverso interventi opportunamente calibrati e su prove di apprendimento ben costruite e rigorose, che tengano conto delle variabili socio-culturali, linguistiche, ecc., poiché qualunque strumento di rilevazione venga elaborato non può che essere espressione della cultura nella quale viene sviluppato. Il rapporto tra valutazione e interculturalità nell’azione didattica offre la possibilità di rendere tangibile concetto di equità, il quale da sempre soggetto a interpretazioni differenti, diventa necessario per chiarire in che modo si possa quantificare e qualificare i risultati della formazione in contesti ad alta variabilità culturale e allineare le funzioni metodologiche dell’insegnamento all’azione didattica. 1. Verso una didattica interculturalizzata Gli insegnanti devono essere ben formati e informati sulla varietà di strategie e strumenti di valutazione da adottare e sui generi di feedback ritenuti più efficaci. Nonostante la tendenza a considerare le conoscenze e le pratiche di valutazione degli insegnanti dal punto di vista dell’assenza di competenze adeguate, occorre ricordare però come queste ultime riflettano abitualmente una serie di legami con le altre funzioni didattiche; e ciò costituisce l’aspetto chiave del problema dell’assessment (valutazione). L’impegno diretto degli insegnanti nella valutazione con allievi stranieri richiama infatti una base di conoscenze che riguarda la conoscenza dei principi teorici relativi all’assessment e al modo in cui connettere quest’ultimo all’istruzione e al miglioramento della scuola nel suo complesso, consentendo a tutti gli allievi di sviluppare un profilo culturale e una personalità capaci di apprendere tutta la vita. Necessario implementare educazione interculturale, ma questo implica anche il tentativo di individuare campi di permanenza e staticità nei tipici modelli di comportamento didattico in contesti multiculturali, che radicano l’istruzione a pregiudizi e stereotipi. Tajfel: considera aspetto che riguarda categorizzazione degli individui entro la bipolarità ingroup (gruppo di appartenenza) e outgroup (gruppo esterno), che si traduce in un atteggiamento di favoritismo verso proprio gruppo di appartenenza e di discriminazione verso gruppo diverso dal proprio.

I giudizi verso l’outgroup diventano più negativi in presenza di quella che viene definita “correlazione illusoria”, ossia quello che realizza l’espressione “tutte le volte che.. allora..”. in virtù di questo modo di ragionare le persone tendono così a sovrastimare la frequenza dell’associazione tra i due fenomeni e ciò porta al rinforzo dell’atteggiamento negativo nei confronti del gruppo di minoranza. Necessaria didattica interculturalizzata che passi attraverso una progettazione e una valutazione autenticamente interculturali, capaci di trasformare la varietà in risorsa. Inoltre capace di offrire le necessarie risposte ad una nuova domanda formativa che sta avanzando. Istruzione e cultura sono due facce della stessa medaglia che si influenzano a vicenda, dove l’istruzione illumina e differenzia la cultura (come effetto dell’istruzione) che si traduce così in un processo continuo di sviluppo. Nell’affrontare dunque la relazione didattica-valutazione-intercultura, occorre guardare all’assessment applicando un orientamento culturale, capace di collegare la sfera del bisogno di accertamento della padronanza con quella dell’equità e della cultura e dei valori di riferimento di un individuo, che spesso sono tratti difficili da armonizzare. La prospettiva interculturale introduce nella didattica forme di insegnamento e apprendimento che hanno a che fare con la familiarizzazione di nuovi codici culturali e con la loro comprensione, oltre che con l’interazione umana. 2. Evaluation e assessment Analisi critica di questi due concettiper gli allievi i due termini sono la stessa cosa (ciò a causa dell’assenza di una cultura valutativa in Italia) e sono riconducibili a esperienze e percezioni negative sia per allievi che per insegnantiansia, apprensione, preoccupazione di non riuscireè presente un legame tra ansia e valutazione che impedisce di interpretare autenticamente l’assessment, ovvero come strumento atto a sostenere la fiducia nella capacità di imparare, integrato nella pratica regolare della classe, fondato su obbiettivi di apprendimento significativi, su prove valide e su criteri volti a fornire solide informazioni all’insegnante per accrescere il successo degli allievi, dotando questi ultimi di utili risposte per sostenerli nel cammino verso la comprensione e la motivazione migliorandone così le prestazioni. Esperienze valutative si trovano connesse a situazioni traumatiche vissute nel percorso formativo, motivo per cui persone adottano “strategie difensive” a causa del timore di esporsi a forme di insuccesso. Tali connotazioni negative prevalgono sempre su quelle positive, veicolando una concezione della valutazione legata alla riuscita piuttosto che ad una a favore dell’apprendimento incentrata su come si impara. Scarsa cultura valutativa nella scuolascarsa incorporazione della valutazione scolastica nel processo educativodidattica e valutazione sono dimensioni inseparabili e interconnesse: quando valutazione viene separata dall’insegnamento l’apprendimento perde il suo valore. Il tentativo è quello di far comprendere come la funzione della valutazione assuma un carattere ben più importante di ciò che comunemente si creda perché mette in relazione obiettivi, contenuti e saperi dell’apprendimento. La valutazione prima ancora di essere “misura” è confronto tra una serie di funzioni e attività condotte dall’insegnante per “governare le pratiche didattiche” (azioni di programmazione, pianificazione, ecc) e gli effetti da esse prodotti sull’apprendimento degli allievi. Diventa anche”misura indiretta” dell’insegnamento quando, valutando le abilità degli allievi, rivela informazioni sull’efficacia della didattica (registrando performance allievo misura efficacia del docente)insegnanti di solito ignorano questo: non approfondiscono e interpretano in modo appropriato i risultati di un test. Stiggins definisce un assessment literate teacher, un docente che sa

quali metodi di valutazione impiegare per raccogliere info sui risultati degli allievi, come condurre dialogo efficace su risultati, come usare valutazione per accrescere motivazione degli allievi e coinvolgerli attivamente nel processo di apprendimento. 3. Gli strumenti di assessment sono tutti culturali Didattica interculturale non significa solo apprendere attraverso dialogo e contatto, ma richiede da parte dell’insegnante un approccio multi prospettico che possa consentire di lavorare principalmente sul concetto di “transizione culturale” nell’insegnamento, la quale implica la possibilità di generare “significati diversi in diversi contesti per diversi individui). Necessità di confrontarci con problemi didattici emergenti e con questioni relative alla qualità dell’istruzione, che implicano prevalentemente una riflessione su: - Il genere di istruzione erogata; - La progettazione di protocolli per ridurre il pregiudizio culturale e linguistico nelle prove; - La questione dell’influenza culturale e linguistica nelle prove in riferimento alla validità; - Lo sviluppo di strumenti cross-culturali di rilevazione specifici per valutare le prestazioni; - L’allineamento degli elementi di instructional design all’assessment per contestualizzare l’azione didattica e i processi di pianificazione didattica in merito alla pertinenza delle tecniche e degli strumenti impiegati; - La specificazione dei “marcatori di competenza” diretti a verificare se il piano valutativo sia adattato e adattabile al contesto culturale e alle caratteristiche dei bambini stranieri; - La preparazione interculturale dei docenti, anche in merito agli aspetti valutativi oltre che progettuali; Considerata da punto di vista interculturale, da una parte la valutazione problematizza il contesto dell’istruzione, dall’altra riconosce e valorizza la diversità culturale e linguistica dei bambini quali fattori fondanti dell’istruzione e dell’azione didattica in una scuola e una società che cambiano continuamente. Pertanto, un approccio interculturale alla valutazione non dovrebbe essere considerato rilevante solo per le scuole ad elevata presenza di popolazioni non autoctone, poiché esso restituisce alla formazione la sua vera essenza, cioè quella di formare, di costruire, di produrre e di affinare le competenze, nonché di contribuire concretamente a migliorare l’istruzione a tutti i livelli, utilizzando proprio la valutazione come strumento per comprendere e soddisfare i bisogni individuali e per affrontare le particolarità. Valutazione=strumento formativo che permette di aiutare concretamente a migliorare la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento. Nessun approccio alla valutazione in educazione dovrebbe dunque basarsi sul falso assunto che la popolazione che accede all’istruzione sia omogenea, in qualche forma e in qualche misura, soprattutto dal punto di vista culturale. L’omogeneità è tale solo quando riferita al diritto al raggiungimento dei traguardi, che permettono all’individuo di inserirsi pienamente nella società. Una valutazione che mira a comprendere e ad affrontare la diversità ha, in primo luogo, l’obiettivo di ottenere informazioni che mettano in luce difficoltà e ostacoli da superare nel tentativo di sradicare forme di disuguaglianza legate all’esistenza di gruppi linguistici e culturali minoritari e, in secondo luogo, rispettare e affrontare le caratteristiche di ciascun individuo, considerandole fattore di crescita e risorse per migliorare corredo di competenze indispensabili ad esercitare cittadinanza attiva. Il fatto che valutazione perda connotazione negativa e assume solo quella positiva è condizione necessaria affinché vi sia un miglioramento didattico e una didattica interculturalizzata. Metodi di rilevazione devono essere equi, affidabili e validi.

Solo una valutazione che implica partecipazione della comunità e integra le sue aspirazioni e preoccupazioni, che migliora la pratica dell’insegnante, che raccoglie elementi per corrispondere meglio insegnamento alla realtà e alla cultura della comunità e che migliora funzionamento scuola, può aspirare a divenire pienamente interculturale. Diventa necessaria una formazione degli insegnantinella prospettiva interculturale concezioni e credenze insegnanti diventano fattori chiave. Insegnanti sono in difficoltà quando in sede didattica un singolo strumento di valutazione non riesca a dare conto di diverse particolarità e situazioni che si verificano in un contestocome può essere condotta? Una preoccupazione legata a tali aspetti riguarda innanzitutto la progettazione di prove valide e rilevanti per le persone che appartengono a gruppi culturali diversi. Letteratura sottolinea come siano state proposte forme alternative di valutazione (scritta, orali, pratiche) che possano consentire, in specifiche realtà, un migliore apprezzamento dell’apprendimento in situazioni ad elevata varietà e variabilità culturale e che queste possano essere accompagnate da protocolli osservativi su prestazioni e atteggiamenti allievi, valutazioni individuali e inter-soggettive svolte da insegnanti, mediatori, compagni, genitori e accompagnate da processi di autovalutazione, co-valutazione e valutazione tra pari. Se intesa in questa accezione valutazione vantaggiosa sia per insegnanti che allievi in quanto contribuisce a: - Fornire dati che possono essere utilizzati per migliorare adeguatezza dell’insegnamento; - Consentire agli insegnanti di monitorare apprendimento degli allievi durante processo di istruzione al fine di accrescerlo - Fornire agli insegnanti dati da utilizzare nella scelta delle strategie di insegnamento adatte a ciascun gruppo di studenti provenienti da paesi diversi; - Permettere a allievi stranieri di utilizzare i dati della valutazione e del feedback per incrementare le loro abilità e le loro conoscenze; - Consentire a tutti gli studenti di sviluppare/migliorare proprie capacità di autovalutazione e di considerare valutazione come parte del processo di apprendimento; - Aiutare studenti stranieri ad assumere decisioni su come acquisire conoscenze e abilità, su come essere valutato, su come affrontare le prove. Feedback valutativo essenziale per ...


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