Riassunto Capitolo 1 Didattica Generale La sfida dell\'insegnamento PDF

Title Riassunto Capitolo 1 Didattica Generale La sfida dell\'insegnamento
Course C.i. tecnologie didattiche e didattica generale
Institution Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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Capitolo 1 Insegnare ed Apprendere...


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LA SFIDA DELL’INSEGNAMENTO CAPITOLO 1 INSEGNARE ED APPRENDERE

LE SCIENZE DELL’EDUCAZIONE La didattica è collocata all’interno dell’area delle SCIENZE DELL’EDUCAZIONE, che si occupano di studiare lo sviluppo della persona nelle diverse fasi e in differenti contesti di vita. (PEDAGOGIA, FILOSOFIA, PSICOLOGIA, SOCIOLOGIA ed ANTROPOLOGIA). EDUCARE E’ AIUTARE LA PERSONA A “DIVENTARE UOMO” secondo Maritain. Se tutto si risolvesse nell’utilizzare buoni metodi e applicare tecniche efficaci da consentire la formazione della persona sarebbe tutto molto semplice: i bambini imparerebbero a leggere e scrivere e comportarsi in modo socialmente appropriato, i giovani ad essere competenti in un determinato settore; ma ciò non sarebbe sufficiente a far divenire uomini. Le scienze dell’educazione insieme si adoperano tutte a far divenire la persona umana un UOMO. L’educazione è strettamente connessa alla FORMAZIONE; il termine sta a significare il dare forma: la persona che si educa prende forma e cresce. Il compito educativo, abbiamo detto, è quello di aiutare la persona a diventare persona umana, realizzata, ma tale compito non si esercita in astratto: il compito dell’educazione consiste nel formare un fanciullo che appartiene ad una data nazione e ad un dato ambiente sociale e ad un dato momento storico. I bisogni educativi non sono cambiati nel tempo ma è cambiato il contesto sociale e culturale ed è su ciò che si colloca la didattica come sapere scientifico. La definizione di didattica che meglio si addice a questa scienza è la seguente: LA DIDATTICA E’ LA SCIENZA DELLA RELAZIONE TRA L’INSEGNARE E L’APPRENDERE ALL’INTERNO DI UN CONTESTO; non è solo strettamente legata all’insegnamento scolastico, ma essendo una scienza si avvale di una strumentazione qualitativa e quantitativa e cioè della ricerca: TEORICA, EMPIRICA, SPERIMENTALE. Prendendo in considerazione la didattica scolastica, si deve considerare la qualità della relazione tra l’insegnante e gli alunni, oltre che quella che lega gli alunni stessi, che è centrale, ed appare evidente che la didattica si occupi della relazione che c’è tra insegnare ed apprendere e tale relazione è un punto focale per definire la qualità della didattica. Quindi la didattica ruota su due parole chiave che sono INSEGNAMENTO ed APPRENDIMENTO, oppure tra INSEGNANTE ed ALUNNO; si occupa della relazione insegnante- alunno e ci sono tre modi diversi interpretare tale relazione: 1) MODELLO DELLA TRASMISSIONE 2) MODELLO DELLA MEDIAZIONE 3) MODELLO DELLA PROMOZIONE

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1) MODELLO DELLA TRASMISSIONE L’apprendimento è il risultato dell’insegnamento: l’insegnante è l’emittente di un sapere che va trasmesso all’alunno. Si sottolinea la distanza che esiste tra insegnante ed alunno, tra chi sa e chi tutto deve apprendere. Questo modello era dominante nell’antichità ma ancora oggi non si abbandona. Predomina una relazione passiva da parte dell’alunno che è solo colui che deve apprendere. 2) MODELLO DELLA MEDIAZIONE Modello in cui si enfatizza la mediazione, l’insegnante deve conoscere in modo magistrale i contenuti da trasmettere e deve saperli presentare in maniera efficace. Non basta sapere per saper insegnare ma bisogna anche saper mediare il passaggio delle conoscenze. L’alunno non è più semplice ascoltatore attento, ma è un soggetto attivo. L’insegnante deve essere sapiente e competente e deve conoscere oltre le discipline che è chiamato ad insegnare, anche la didattica, utile per la conoscenza di metodi di insegnamento efficaci. 3) MODELLO DELLA PROMOZIONE Approccio empowerment in cui l’insegnante da piena autorità e responsabilità all’alunno, valorizzando la sua esperienza, motivandolo, rendendolo soggetto attivo, promuovendo le potenzialità dell’alunno. MODO LINEARE DI INTENDERE LA DIDATTIVA: nei primi due modelli (trasmissivo e di mediazione) in cui si verifica passaggio di informazioni da insegnante ad alunno. MODO CIRCOLARE DI INTENDERE LA DIDATTICA è la COMUNICAZIONE DIDATTICA e non di trasmissione: l’insegnante non è un semplice emittente che invia unidirezionalmente informazioni, ma è anche destinatario delle comunicazioni che l’alunno invia in un rapporto bidirezionale. Quindi l’insegnante si fa anche ascoltatore. Il comunicare implica ascoltare, ricevere, esprimere, l’insegnante guarda l’alunno come soggetto attivo con cui interagire attraverso una relazione di scambio, e non passivo come nei primi due modelli. Altra parola chiave della didattica è CONTESTO. Il contesto in cui avviene la relazione didattica è rilevante, esercita un ruolo attivo; si parla di più contesti, in cui ogni singolo contesto è incluso in uno più grande e sono: AULA SCUOLA SISTEMA NAZIONALE DI ISTRUZIONE AMBIENTE SOCIOCULTURALE SOCIETA’ POSTMODERNA

CONTESTO DELLA SOCIETA’ POSTMODERNA è la matrioska più grande e che esercita maggiore influenza su tutte: il sistema scolastico messo in relazione alle esigenze della società. Tale nuovo approccio inizia alla fine del 20° secolo e inizio del 21° secolo nel quale viviamo, quando la globalizzazione, i fenomeni di migrazione, l’impatto con le nuove tecnologie ha stravolto le vecchie categorie economiche sociali ed anche educative. Tale mutamento non risparmia alcun settore, ma ha effetti problematici per quanto riguarda il 2

lavoro: infatti le professioni si modificano continuamente, addirittura alcune scompaiono per far posto ad altre, senza dimenticare l’incessante evoluzione tecnologica. La relazione che un tempo c’era tra sistema formativo (scuola) e sistema produttivo (lavoro) era come un passaggio di testimone ossia a scuola si formavano i ragazzi per il lavoro che avrebbero intrapreso nel loro futuro, oggi tale passaggio si è praticamente rotto. Il tempo necessario alla formazione dei ragazzi è aumentato perché si richiedono sempre maggiori competenze e la formazione ora comprende l’intero arco di vita lavorativa; altro problema è preparare i giovani per un futuro incerto. Esistono due rapporti internazionali che segnano il passaggio dalla SCUOLA DELL’INSEGNAMENTO alla SCUOLA DELL’APPRENDIMENTO, e sono IL LIBRO BIANCO ed il RAPPORTO DELL’UNESCO o RAPPORTO DELORS. Il Libro Bianco parte dalla considerazione che il sistema scolastico deve essere in grado di dare risposte alla domanda economica ed ha in mente la formazione del futuro lavoratore, quindi prevede la costruzione di un curricolo funzionale all'utilità del mercato e quindi, all'inserimento nel mondo lavorativo. L'Italia, come molti altri Paesi dell'Unione Europea e dell'America settentrionale, ha avuto un orientamento molto legato alle linee guida del Libro Bianco. L'idea chiave è quella della scuola-impresa. La scuola è luogo di istruzione e chi impara è educato al raggiungimento degli obiettivi scolastici al fine di diventare lavoratore professionista. Nel Libro Bianco viene data particolare attenzione alla problematica della disoccupazione giovanile: l'istruzione e la formazione sono considerate vie strategiche per consentire ai giovani di adattarsi alle nuove condizioni di accesso all'impiego e all'evoluzione del lavoro. L'Italia ha fatto proprie le indicazioni europee avviando, proprio negli anni Novanta, riforme sostanziali che daranno alla scuola l'attuale fisionomia. L'idea della scuola azienda continua anche oggi a caratterizzare il sistema scolastico italiano. Un altro significativo documento internazionale, oltre al Libro bianco della Commissione Europea è il rapporto pubblicato nel 1996 dalla commissione dell'UNESCO coordinata da Jacques Delors, di cui il rapporto porta il nome. Questo rapporto esprime una maggiore attenzione alla persona che apprende nella sua integralità, al cittadino che abita responsabilmente il mondo e se ne prende cura in quanto bene comune. Il rapporto Delors pone sfide impegnative ai docenti e alle scuole, non è più possibile lasciare ai cancelli della scuola i problemi sociali: la povertà, la fame, la violenza e la droga entrano nelle classi insieme agli alunni. La scuola è luogo di vita, di costruzione di esperienze e non solo un luogo di passaggio verso il mondo del lavoro. Nel rapporto non vengono trascurate le richieste del mercato, ma il percorso educativo di chi frequenta la scuola è al centro delle preoccupazioni. Il profilo dell'alunno/a è costruito a partire dalle sue esigenze, dal basso, quindi, avendo in mente non solo la formazione del futuro lavoratore/lavoratrice (imparare a fare è uno dei pilastri), ma il cittadino/a di domani (imparare ad apprendere, a vivere e a convivere sono delle prerogative). Le parole chiave sono significatività, cooperazione, cittadinanza e contribuiscono a costruire la metafora della scuola-comunità. Questa costruzione avviene con tempi lenti, lavorando insieme, collaborando (alunni, insegnanti, genitori), facendo alleanze, aiutandosi reciprocamente con la consapevolezza che la comunità, per quanto artificiale come quella scolastica, non è un punto di partenza, ma un processo che si definisce giorno 3

dopo giorno. La scuola-comunità disegnata dal rapporto Delors non è un ambiente romantico in cui tutto funziona e in cui tutti sono d'accordo; è anche un ambiente dove i conflitti esistono e sono potenzialmente riconosciuti come ambienti di apprendimento in cui le scelte di ognuno e di ognuna possono contribuire mantenere la comunità un luogo plurale. Quello che i due documenti mettono in luce è la perdita della centralità del sistema scolastico, oggi le persone se vogliono rimanere all’interno di un ciclo produttivo devono continuamente apprendere, e l’apprendimento non è più solo focalizzato agli anni scolastici, ma dura l’intero arco di vita (non si finisce mai di apprendere e di imparare). I due rapporti seppur abbiano molti punti in comune hanno anche delle notevoli differenze, e tra queste spicca il fatto che mentre il Libro Bianco è centrato sulla formazione e la richiesta del mercato del lavoro, il Rapporto Delors non è ancorato al mercato del lavoro. Perché l’azione didattica sia efficace non è sufficiente che l’insegnante conosca bene i contenuti del suo insegnamento; l’esperienza diffusa ci fa vedere come molti docenti, colti e preparati, appassionati al loro lavoro, non riescono a trasmettere interesse per quanto insegnano e ottengono spesso risultati deludenti. L’insegnante deve essere un artista, ossia non basta semplicemente avere delle ottime competenze tecniche e i metodi didattici più efficaci ma diviene importante la qualità della relazione umana a discapito della qualità della didattica. Colasanti e Franta parlano di insegnamento come ARTE DELL’INCORAGGIAMENTO vale a dire innescare una cooperazione tra docente e alunno che generi in quest’ultimo uno stato d’animo positivo, di coraggio, nel superare le diverse situazioni e nel raggiungere degli obbiettivi preposti, un alunno motivato. Il compito di apprendimento si sviluppa su due criteri operativi:   

INCORAGGIARE ESPERIENZE DI SUCCESSO PROMUOVERE INTERESSE E MOTIVAZONE INTRINSECA

INCORAGGIARE ESPERIENZE DI SUCCESSO

Parola largamente usata in didattica è FACILITARE, che è l’anticamera di banalizzare. Il corretto modo di intendere la facilitazione non consiste ne rendere banali a contenuti dell’apprendimento ma individuare il giusto livello di difficoltà che può sostenere l’alunno tanto da mettersi alla prova, per aumentare la sua autostima e la fiducia in se stesso. Quindi si deve trovare un equilibrio tra ciò che l’alunno possiede in termini di apprendimento in termini di matrice cognitiva secondo Ausubel, e ciò che può assorbire al termine del nuovo percorso di apprendimento. Ed è per tale motivo che si parla di arte dell’insegnamento per evidenziare che un buon docente deve essere anche particolarmente sensibile a cogliere la situazione di partenza degli alunni e a porre l’ostacolo da superare alla giusta altezza. Ogni ragazzo ha possibilità diverse, e l’insegnante deve adottare soluzioni didattiche flessibili diversificando le richieste, offrendo molteplici percorsi di apprendimento, favorendo la scelta da parte degli alunni.

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PROMUOVERE INTERESSE E MOTIVAZONE INTRINSECA

Non è semplice prestare attenzione alle richieste degli alunni, spesso nascoste, e non si tratta solo di saper interessare gli alunni, ma MOTIVARLI in profondità. La CURIOSITA’ è un ingrediente favorevole all’apprendimento, ma la motivazione ne è la radice profonda. Una buona proposta formativa, e dunque una proposta significativa risulta da un processo di insegnamento-apprendimento che si svolge su entrambi i versanti, profondamente intrecciati: alunni motivati più facilmente conseguono il successo formativo, e conseguentemente il successo incrementa la motivazione.

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