Linguistica generale e glottologia I (Parenti) PDF

Title Linguistica generale e glottologia I (Parenti)
Course Linguistica generale e glottologia
Institution Università degli Studi di Trento
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Linguistica generale e glottologia I (Parenti)...


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LINGUISTICA GENERALE E GLOTTOLOGIA CAPITOLO 1 -Linguistica: studio della struttura e del funzionamento delle lingue, studio scientifico della lingua, studio comparativo delle lingue indo-europee dal punto di vista storico. Si divide in linguistica generale e storica. -Linguistica generale : funzionamento delle lingue -Glottologia (o linguistica storica): studio della storia, dell'evoluzione delle lingue e i rapporti Lingue storico-naturali : nate spontaneamente Caratteristiche generali della lingua Lingua: linguaggio verbale umano, facoltà umana di comunicare Sua funzione: comunicazione, è un codice, un insieme di segni Cos'è un segno linguistico? Il segno linguistico è la relazione tra significato e significante, dove il significato è un concetto mentale, un'idea di ciò che si vuole esprimere, mentre il significante è l'insieme degli elementi fonetici, grafici e sonori che vengono associati ad un significato utilizzati per esprimerlo. Ferdinand de Sassure → «Noi chiamiamo segno la combinazione del concetto e dell'immagine acustica» Tipi di segni e parametri per distinguerli Motivazione (legame tra segno ed entità rappresentata) ed intenzionalità 1) Indice (motivato naturalmente / non intenzionale) Es: nuvole nere = sta per piovere 2) Segnale (motivato naturalmente / intenzionale) Es: la natura ci porta a sbadigliare, ma lo sbadiglio può essere controllato o falsificato, finto sbadiglio = mi sto annoiando 3) Icone (motivato analogicamente / intenzionale) Es: icona dell'appendino, è simile alla realtà, non indica il guardaroba ma rimanda a quello Es: emoticons 4) Simbolo (motivato culturalmente / intenzionale) Es: non ha alcun legame diretto col significato, per convenzione i colori dei semafori sono associati ad azioni (rosso → sangue, pericolo, fermarsi) 5) Segno (non motivato / arbitrario, intenzionale) Es: segnali stradali o lingue dei segni, di modalità gestuale (LIS → lingua italiana dei segni) → segni motivati analogicamente (come icone), segno del tetto con le mani indica una casa Quindi il segno linguistico (arbitrario / nessun legame diretto con la realtà / non è motivato, ma dipende da una convenzione tra i parlanti di una lingua) è costituito da due facce.

Proprietà del segno linguistico Biplanarità Intendiamo il fatto che in un segno ci siano due facce, due piani: significato e significante. Il segno linguistico è un'unione tra il concetto che si vuole esprimere e l'immagine acustica, il suono utilizzato, il mezzo fisico per esprimerlo (significato → parte mentale / significante → parte fisica, di tipo fonico o scritto) Es: GATTO = Significato → felino domestico, quindi non la cosa materiale in sé, ma ciò che pensiamo; Significante → sequenza di suoni, «gatto». Arbitrarietà Consiste nel fatto che non esiste un legame naturalmente motivato tra significante e significato di un segno linguistico. Il significante gatto non ha nulla che rimandi all'idea del significato di “felino domestico”. La relazione tra concetto ed espressione è assolutamente arbitraria e frutto di convenzioni sociali. Una prova a favore di questa tesi di Saussure è l'enorme variabilità di tutte le lingue che esistono e che esprimono lo stesso concetto in modi diversi.

Triangolo semiotico

L'arbitrareità è data dal fatto che: • Non c'è legame tra parola e oggetto designato; • La sequenza dei suoni non fa individuare un qualcosa, quell'entità • C'è un rapporto tra forma e sostanza (sostanza del significato è la stessa, ciascuna lingua distingue la realtà in modo proprio = italiano → mano, braccio; russo → rukà) Polisemìa: proprietà che una parola ha di esprimere più significati Eccezioni al principio dell'arbitrarietà -Onomatopee: nel significante richiamano caratteri fisici del referente (come le icone). Es: sussurrare (quando si sussurra si percepiscono prevalentemente consonanti sibilanti), rimbombare (idea di un suono che si ripercuote).

-Ideofoni: sono espressioni imitative. Es: «zac» (taglio) o «glu glu» (bere acqua) -Formazione del plurale: si aggiunge materiale per dare l'idea di maggiore quantità Es: Child – Children, Kind – Kinder -Fonosimbolismo Es: il suono «i» è prodotto attraverso una minima apertura della bocca e quindi rimanda a qualcosa di piccolo, ad esempio «piccino», «minimo» Doppia articolazione Cioè la possibilità della parola di essere scomposta in più parti riconoscibili 1a articolazione: GATT-O (gatt → radice, elemento significativo; o → elemento grammaticale che esprime il maschile singolare) = «gatt» e «o» sono morfemi 2a articolazione : G-A-T-T-O, scomporre il segno linguistico che perde significato = «g», «a», «t», «t» e «o» sono fonemi, che insieme contribuiscono a dare significato, ma non presi singolarmente (in italiano esistono 30 fonemi che permettono di costituire un numero illimitato di segni) Trasponibilità del mezzo Si intende il passare dal parlato allo scritto e viceversa Parlato > scritto (nasce come lingua parlata) Lingua scritta → priorità sociale (lettaratura, testi giuridici, testi scientifici) Segno linguistico ESPRESSO CON:

SI MANIFESTA IN:

messaggio orale

canale fonico-acustico

messaggio scritto canale grafico (visivo o tattile) Sistemi di scrittura 1) Sistemi glottografici 2) Sistemi semasiografici 3) Sistema logografico → parole (logogrammi → ogni segno rappresenta una parola, es: egizi) 4) Sistema fonografico → 1, &, € (rappresentano le parole «uno», «e», «euro»), scrittura egizia, scrittura cinese Sumeri (Egitto / Mesopotamia, 4 o 3 millennio a. C.) Segni indicano sillabe (principio del rebus), come sistema accadico (lingua semitica, babilonese e assiro) Linearità Il segno linguistico è considerato linerare, poichè il significante, essendo di natura auditiva, si svolge nel tempo, ne rappresenta un'estensione, misurabile in una sola dimensione: una linea.

CAPITOLO 2 Livelli di analisi linguistica Nella tradizione linguistica sono generalmente riconosciuti quattro livelli di analisi : fonetico e fonologico, morfologico, sintattico e semantico. 1) Fonetica → alla fonetica è attribuita l’analisi dei suoni linguistici. – Fonetica articolatoria: studia l'articolazione dei suoni linguistici, come i suoni vengono prodotti dall'apparato fonatorio umano – Fonetica acustica: studia la consistenza fisica e la trasmissione dei suoni umani, come onde sonore che si propagano in un mezzo – Fonetica uditiva (o percettiva): studia le modalità di ricezione dei suoni da parte dell'apparato uditivo dell'uomo e la loro decodificazione Fonologia → è lo studio delle relazioni fra suoni linguistici (suono linguistico=fono) 2) Morfologia 3) Sintassi 4) Semantica Trascrizione fonologica: /fra ˈbarre oˈblikwe/ Trascrizione fonetica: [fra pːaˈrɛntezi ˈkwaːdre] FONETICA

Apparato fonatorio umano

La maggior parte dei suoni è prodotta con l'espirazione di aria dai polmoni → suoni polmonari egressivi Esistono: suoni sordi → [t] – [f] OPPURE suoni sonori → [a] – [d] – [v] – [p] – [g] – [z] – [ʒ] → (dipende se c'è una vibrazione delle corde vocali) Organi della fonazione mobili → (labbra, lingua, velo)

Organi della fonazione fissi → (denti, alveoli, palato duro) Lingua: organo mobile più importante, si distinguono la radice (parte posteriore), il dorso (parte centrale), l'apice (parte anteriore) e la lamina; l'apice e la lamina formano la corona. Palato: si distinguono il palato duro, il velo («palato molle») e gli alveoli (gengive posteriori, dietro i denti). Come avviene la fonazione? 1) l'aria viene espirata dai polmoni e, attraverso la trachea, raggiunge la laringe; 2) nella glottide (tratto della laringe), l'aria incontra le corde vocali (o pliche), che possono avvicinarsi, o anche accostarsi, l'una all'altra, regolando il flusso egressivo dell'aria; 3) il flusso d'aria passa nella faringe; se il velo palatino è abbassato, l'aria può passare sia attraverso il naso, sia attraverso la bocca, mente se il velo palatino è alzato, l‟aria passa solo tramite la cavità orale; 4) gli organi della fonazione (mobili e fissi) intervengono nell'articolazione del suono. Distinzione tra vocali e consonanti → dipende dalla presenza o assenza di un ostacolo nel passaggio dell’aria nel cavo orale: quando l’aria proveniente dalla glottide, messa in vibrazione dalle corde vocali, giunge all’esterno senza trovare ostacoli, siamo di fronte a una vocale. Mentre se nel tratto vocale l’aria incontra qualche ostacolo, come per esempio il contatto o la frizione di due articolatori, allora siamo di fronte a una consonante. Parametri per identificare un suono Luogo di articolazione: il punto dell'apparato fonatorio in cui viene articolato un suono Modo di articolazione: il tipo di „ostacolo‟ che si frappone o meno al passaggio dell'aria CONSONANTI

ORIZZONTALE: luogo di articolazione (bilabiali, labiodentali, dentali, alveolari, postalveolari, palatali, velari, ...) VERTICALE: modo di articolazione (occlusive, nasali, vibranti, monovibranti, fricative/spiranti, fricative laterali, approssimanti, approssimanti laterali) Semiconsonanti (o semivocali): [j] ieri, [w] uomo, [aj] zaino, [aw] auto → suoni intermedi tra quelli vocalici e quelli consonantici (fricativi), sono sempre sonori come le vocali e l’ostacolo al flusso dell’aria è appena percettibile. Corde vocali Suoni sordi → privi di vibrazione Suoni sonori → c'è vibrazione (b, d, g) – p – b → occlusive bilabiali (pollo, bollo) t – d → occlusive alveolari/dentali k – g → occlusive velari q → occlusive uvulari – m → nasale bilabiale ɱ→ nasale labiodentale (anfora) n → nasale dentale alveolare ɲ → nasale palatale (ragno) ŋ → nasale velare (fango) – r → vibrante alveolare R → vibranti uvulari (erre moscia francese) ɾ→ monovibrante alveolare – ɸ – ß→ fricative bilabiali («tipo» in dialetto fiorentino, «cabeza» in spagnolo) f – v → fricative labiodentali θ → fricative dentali

s – z → fricative alveolari (sano, rosa) ʃ – ʒ → fricative postalveolari (scienza, jour) h → fricative glottidali («poco» in dialetto fiorentino) – pf → affricata labiodentale sorda (Apfel) dz → affricata dentale (zeta) ts → affricata alveolare (zio) tʃ – dʒ → affricate postalveolari palatali (ciao, già) – ɹ → approssimante postalveolare (red) – l → laterale alveolare – ʎ → laterale approssimante palatale (taglio)

VOCALI

Il diverso timbro vocalico è dato dalla particolare conformazione che la cavità orale assume a seconda della posizione degli organi mobili: • avanzamento/arretramento della lingua → vocali anteriori (o palatali) [i] /posteriori (o velari) [u] /centrali [a] • distensione/arrotondamendo delle labbra → vocali non arrotondate (nel grafico, quelle a sinistra) [i] /arrotondate (nel grafico, quella a destra) [y] • l’innalzamento/abbassamento della lingua → vocali alte [i] /medie (medio-alte [e] medio basse [ɛ] )/basse [a] 1) vocale anteriore alta → [i] ricco [ˈrikːo] [iː] vino [ˈviːno] 2) vocale anteriore medio-alta → [e] tetto [ˈtetːo]

[eː] meno [ˈmeːno] 3) vocale anteriore medio-bassa → [ɛ] bello [ˈbɛlːo] [ɛː] bene [ˈbɛːne] 4) vocale centrale bassa → [a] gatto [ˈgatːo] [aː] cane [ˈkaːne] 5) vocale posteriore alta → [u] tutto [ˈtutːo] [uː] muro [ˈmuːro] 6) vocale posteriore medio-alta → [o] bocca [ˈbokːa] [oː] nome [ˈnoːme] 7) vocale posteriore medio-bassa → [ɔ] otto [ˈɔtːo] [ɔː] uomo [ˈwɔːmo] VOCALI TONICHE ITALIANO

gènte [ˈdʒɛnte]

tòpo [ˈtɔːpo]

VOCALI ATONE ITALIANO a–e–i–o–u Una vocale tonica è quella su cui cade l'accento, una atona è non accentata. Es: nella parola "facile" l'accento cade sulla A, che quindi è tonica, mentre I ed E sono atone. FONOLOGIA Fonema → unità minima di seconda articolazione, il più piccolo segmento a cui si arriva nella scomposizione del significante dei segni linguistici. Esso contribuisce a distinguere parole, quindi segni linguistici, ma non è un segno perchè esso non ha significato. (italiano ha 30 fonemi). Per trascrivere foneticamente una parola occorre basarsi su come esse è pronunciata, non com'è scritta (basarsi sulla fonia, non sulla

grafia). DIFFERENZA SUONO-GRAFEMA [k] → suono • • • •

k – c → grafema

grafemi a cui corrispondono suoni diversi → gloria [g] – giro [dƷ] suoni a cui corrispondono grafemi diversi → cane [k] – quadro [kw] grafemi che non rappresentano alcun suono → «h» in ha – «i» in sufficiente suoni rappresentati da combinazioni di grafemi → aglio [aʎo]

Prova di commutazione o delle coppie minime→ serve per verificare se la sostituzione di un elemento sul piano dell’espressione comporta una differenza sul piano del contenuto, o viceversa. Per esempio, se nella parola pane, si sostituisce p con t, o con r, si ottengono le parole tane, rane; ciò dimostra che in italiano t, r, sono portatori di una differenziazione del significato oltre che del significante e sono quindi da considerare fonemi. Coppia minima: coppia in cui la differenza di un solo suono è sufficiente a individuare significati diversi. Es: pare [ˈpaːre] → /p/ occlusiva bilabiale sorda bare [ˈbaːre] → /b/ occlusiva bilabiale sonora Allofoni: diverse realizzazioni di uno stesso fonema. Es: [n] dentale (alveolare) ed [ŋ] velare sono allofoni dello stesso fonema /n/ dentale. SILLABE Sono minime combinazioni di fonemi che possono essere utilizzate come «mattoni» per costruire la forma fonica delle parole. Una sillaba, in italiano, è sempre costruita attorno a una vocale, che costituisce il nucleo della sillaba. La parte che precede la vocale (o anche «nucleo») è detta «attacco» e quella che eventualmente la segue è detta «coda». Il nucleo e la coda di una sillaba costituiscono la «rima». Le sillabe con una coda, cioè con consonante o semivocale finale, sono dette «chiuse» e quelle che finiscono con una vocale sono dette «aperte». Dittongo: combinazione di una semivocale (o approssimante) e una vocale. Se la sequenza è V+semiV avremo un dittongo discendente (auto), mentre se la sequenza è semiV+V avremo un dittongo ascendente (pieno). Il trittongo invece, è la combinazione di due semivocali e una vocale (aiuola)

1) 2) 3) 4) 5)

V → amo [ˈaːmo] CV → cane [ˈkaːne] CCV → quasi [ˈkwaːzi] CCCV → strada [ˈstraːda] CVC → barca [ˈbarka]

TRATTI PROSODICI Concernono l'aspetto melodico della catena parlata e ne determinano l'andamento ritmico. I fondamentali sono l'accento, tono e intonazione e la lunghezza. Accento Particolare forza o intensità di pronuncia di una sillaba che fa si che in ogni parola una sillaba (detta tonica, aumento del volume della voce) presenti un rilievo rispetto alle altre (dette atone). La sua posizione può essere libera o fissa (in francese è sempre nell'ultima sillaba). Non bisogna confonderlo con l'accento grafico, simbolo diacritico impiegato su parole ossitone. 1) Accento sull'ultima sillaba → parola tronca o ossitona → capitò [kapiˈtɔ] 2) Accento sulla penultima sillaba → parola piana o parossitona → capìto [ka ˈpiːto] 3) Accento sulla terzultima sillaba → parola sdrucciola o proparossitona → càpito [ˈkaːpito] 4) Accento sulla quartultima sillaba → parola bisdrucciola → càpitano [ˈkaːpitano] 5) Accento sulla quintultima sillaba (esistente solo in parole composte con pronomi clitici)→ parola trisdrucciola → fàbbricamelo Tono e intonazione Tono: Altezza di pronuncia di una sillaba, dipendente dalla tensione e dalla velocità e frequenza di vibrazione delle corde vocali. L'aumento di frequenza delle vibrazioni delle corde vocali prevede l'innalzamento del tono. Ad esempio in cinese mandarino è importante il tono di voce per la distinzione di parole uguali ma con significati diversi.

Intonazione: Andamento melodico con cui è pronunciata una frase o un intero gruppo tonale. E' una sequenza di suoni che conferisce una certa curva melodica. Si dice intonazione ascendente quando l'ultima o le ultime sillabe dell'enunciato sono di tono più alto. Essa permette di capire se si tratta di un'affermazione, un'esclamazione, una domanda, eccetera. Lunghezza Riguarda l'estensione temporale relativa con cui i foni e le sillabe sono prodotti. Lunghezza consonantica: L'articolazione di consonanti fricative può essere tenuta per un tempo indeterminato, al contrario di quelle occlusive che può essere tenuta momentaneamente. Lunghezza vocalica: -non pertinente in italiano Es: 1) mare [ˈmaːre] sillaba tonica aperta (non finale) → vocale lunga; (e in sillaba aperta finale: verità [veriˈta]) 2) canto [ˈkanto] in sillaba tonica chiusa → vocale breve in italiano, tra vocali sono sempre LUNGHE: [ʃ] – [ts] – [dz] – [ɲ] – [ʎ] -pertinente in latino, serve per distinguere le parole Es: 1) malum /ˈmalum/ 'cattivo' 2) mālum /ˈmaːlum/ ‘mela’ Raddoppiamento fonosintattico Allungamento della consonante inziale di una parola preceduta da: 1) parole bisillabiche o polisillabiche che terminano in vocale accentata → cantò bene [kanˈtɔ ˈbːɛːne] andrà male [anˈdra ˈmːaːle] 2) nomi, aggettivi, pronomi tonici, verbi, avverbi monosillabici che terminano in vocale → blu cobalto [blu kːoˈbalto] che fai [ke ˈfːaːi] dà tutto [da ˈtːutːo] già detto [dʒa ˈdːetːo]

3) congiunzioni e, ma, o, se → e tutti [e ˈtːutːi] ma tutti [ma ˈtːutːi] o tutti [o ˈtːutːi] se tutti [se ˈtːutːi] 4) preposizioni monosillabiche a, da, fra, tra, su → a casa [a ˈkːaːsa] da casa [da ˈkːaːsa] fra tutti [fra ˈtːutːi] tra tutti [tra ˈtːutːi] su tutti [su ˈtːutːi] 5) pronome indefinito bisillabico piano qualche – preposizione bisillabica piana sopra – avverbi bisillabici piani come, dove → qualche volta [ˈkwalke ˈvːɔlta] sopra la casa [ˈsoːpra lːa ˈkaːsa] come me [ˈkoːme mːe] dove sei? [ˈdoːve ˈsːɛːi] CAPITOLO 3 Morfologia Studio della struttura delle parole, fare un'analisi delle parole significa isolare elementi significativi Morfemi: unità minime di prima articolazione, i più piccoli pezzi di significante di una lingua portatori di significato proprio, che si combinano per dare luogo ai segni, alle parole. Le parole sono dunque costituite da almeno un morfema. Analisi morfematica (parentesi graffe separate da trattini) →{gatt} (morfema lessicale) - {o} (maschile singolare) → {dent} (morfema lessicale) - {al} (aggettivo) - {e} (singolare) Allofoni: manifestazioni diverse dello stesso fonema Allomorfi: manifestazioni diverse dello stesso morfema, ciascuna delle forme in cui può presentarsi un morfema (deve avere il medesimo significato e trovarsi nella stessa posizione nella struttura della parola) → medic-o / medic-i {ˈmɛːdik-} – ['mɛ:diko] / ['mɛ:ditʃ] Ex. Morfema → venAllomorfi → ven-ire, vien-e, verr-ò

Suppletivismo → Paradigma suppletivo: forme che provengono da radici diverse (nome «acqua» – aggettivo «idrico»), il morfema lessicale si manifesta in due forme completamente diverse Tipi di morfemi Si possono classificare da un punto di vista funzionale e da un punto di vista posizionale: FUNZIONALE: 1) Morfemi lessicali: sono una classe aperta (a migliaia) e hanno un significato concettuale {can-}, {gatt-} 2) Morfemi grammaticali: sono una classe chiusa (poche decine) e hanno una funzione grammaticale → di 2 tipi fondamentali (derivazionali e flessionali) I morfemi grammaticali si suddividono a loro volta in: -Morfemi derivazionali: formano parole a partire da altre parole (dent-al-e) -Morfemi flessionali: danno luogo a realizzazioni, a forme diverse di una stessa parola (dent-al-e) Parole formate solo da morfemi grammaticali → articoli determinativi l-o, l-a → articoli indeterminativi un-o, un-a Morfemi legati o liberi Legati: Non si presentano mai da soli, non costituiscono una parola → dent-al-e, questi tre morfemi non significano nulla da soli (morfemi grammaticali) Liberi: Sono isolabili, possono comparire da soli → blu, sport, fra, dietro (morfemi lessicali) POSIZIONALE: I morfemi grammaticali si suddividono in classi diverse a seconda della collocazione che assumono rispetto al morfema lessicale. Da un punto di vista posizionale, i morfemi grammaticali sono chiamati «affissi», cioè ogni morfema che si combini con una radice. Tipi di affissi: 1) Prefissi: ri-fare (in italiano: solo derivazionali) → prima della radice 2) Suffissi: dent-al-e (in italiano: derivazionali e flessionali) → dopo la radice 3) Infissi: cuor-ic-in-o → inseriti nella radice 4) Circonfissi: ge-sag-t → sia prima che dopo la radice 5) Transfissi: kitab (libro), kat...


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