Lorenzo Valla, riassunto Cappelli PDF

Title Lorenzo Valla, riassunto Cappelli
Author Flavia Bevilacqua
Course Filologia Medievale e Umanistica
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Lorenzo Valla, riassunto Cappelli...


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LORENZO VALLA: INNOVATORE CONTROVERSO E POLEMICO Orator. L'itinerario biografico e intellettuale Lorenzo Valla: - pensatore per lunghi secoli “maledetto" o mistificato - spregiudicatezza dottrinaria  Indice inquisitoriale e secoli di misconoscimento - il più grande degli eredi del Petrarca - sviluppò i presupposti impliciti nel pensiero umanistico a livelli quasi rivoluzionari - espressione forse più alta e polemica dell'edificazione di una nuova cultura basata sulla scienza della parola, attraverso una nuova gerarchia delle discipline: 1. (prima) storia e linguaggio BIP! storia come unica garanzia della validità del discorso umano e pertanto anche delle relazioni tra gli uomini, dell'etica, della politica, della religione 2. (poi) filosofia scolastica, teologia, maestà della lezione classica -

mettere in questione i fondamenti stessi della filosofia, della storia, della teologia, di proporsi, in una parola, come civiltà alternativa a quella ancora dominata dalla Chiesa

BIP! smascheramento delle astrazioni scolastiche, di quella filosofia rinchiusa in un mondo artificiale che violenta la vita reale e la sottomette alla censura o l'approvazione dell'autorità ecclesiastica -

forse il maggior filologo di tutti i tempi

VITA: Valla nacque verso il 1407 a Roma; la famiglia, originaria di Piacenza, era inserita negli ambienti curiali Formazione e primi stimoli: - Probabile prima formazione da autodidatta - a partire dai primi anni ‘20 frequentò alcuni personaggi di rilievo del mondo umanistico - Studiò greco - la curia romana era in stato di semiabbandono, ma erano presenti prestigiosi umanisti come Poggio e Antonio Loschi, quest'ultimo autore di un’opera, che stimolerà la prima opera valliana di cui si ha notizia, la perduta (o forse mai scritta) Comparatio Ciceronis Quintilianique:  precoce interesse di Valla per Quintiliano  primi segni di un suo atteggiamento tipico di emulazione dialettica e confronto polemico - in curia lavorava Leonardo Bruni (che egli definisce emendator, = “correttore”, dei suoi scritti):  lo stimolò a comporre le Elegantie latine lingue - la sua opera più nota –



in V. infatti ritornano, ma radicalizzate, alcune delle posizioni di B., soprattutto quello dei Dialogi ad Petrum Paulum Histrum e delle innovative e polemiche tradizioni aristoteliche

Non avendo ottenuto un posto nella curia, si spostò prima a Piacenza poi a Pavia; qui dal 1431 al 1433 insegna retorica. Nell'università pavese l'ambiente era propizio per il conflitto, dal momento che l'aristotelismo e la cultura giuridica convivevano con gli studia humanitatis. -

fu costretto a lasciare Pavia a causa di: sopravvenuta inimicizia con Panormita (a quanto pare troppo asfissiante nella sua protezione) polemiche originate da un suo scritto in cui criticava i giuristi, e in particolare il grande Bartolo da Sassoferrato, principe del diritto del XIV secolo, accusandolo di mancanza di sensibilità linguistica BIP! per Valla il diritto è cruciale perché la fonte giuridica è linguaggio che si fa norma condivisa, ben più autorevole, sul piano umano, di qualunque costruzione filosofica, o addirittura teologica. in quegli anni V. strinse rapporti con esponenti rilevanti dell'umanesimo lombardo

Nell'ambiente pavese nacque anche la prima opera d'impegno filosofico, il dialogo De voluptate, un testo polemico che mutua la forma dialogica da Bruni e Poggio Uscito da Pavia nel 1433, Valla passò per Milano, per presentare il De voluptate, rapidamente rimodellato con nuovi personaggi (dell’universo culturale lombardo) e un nuovo titolo, De vero bono. Lasciata definitivamente Pavia, nel 1434 visse a Genova, dove insegnò privatamente retorica; poi passò a Firenze, per chiedere al pontefice (che vi soggiornava) di nuovo invano un posto in curia. A Firenze frequentò Giovanni Tortelli, l'umanista curiale che si rivelerà per lui un'amicizia preziosa nel 1435 lo troviamo alla corte di Alfonso d’Aragona come membro del seguito del re: era al suo fianco quando nell’agosto di quell'anno furono fatti

prigionieri nella celebre battaglia di Ponza e portati a Milano, dove dunque Valla tornò a soggiornare, restandovi fino al 1436 Rientrato nel Regno di Napoli, nel 1438 il re gli commissionava la stesura di una storia della sua dinastia, i Trastámara; V. si impegna nella politica culturale del sovrano come segretario e propagandista -

Durante il soggiorno napoletano compone e divulga: la Repastinatio dialectice et philosophie le Elegantie latine lingue la celebre confutazione della donazione di Costantino (De falso credita et ementita Constantini donatione, 1440) intraprende lo studio sul Vangelo con la Collatio Novi Testamenti alcune traduzioni dal greco l'analisi del testo degli Ab urbe condita di Tito Livio, lavorando su un celebre codice già appartenuto a Petrarca, il cosiddetto Livio Harleiano (attuale Harley 2493 della British Library)  Emendationes in T. Livium, che costituiscono il 4° libro dell'Antidotum in Facium, la sua risposta agli attacchi dell'umanista aragonese Bartolomeo Facio, che + Panormita si era rivolto contro di lui circa la concezione della storia, che secondo i due umanisti aragonesi era inaccettabile ai fini della propaganda politica, come provavano i Gesta Ferdinandi regis Aragonum, l'opera richiesta a Valla da Alfonso d'Aragona (cfr. PAR. Un umanesimo forestiero nel CAP. 9).

BIP! In effetti, la riflessione filologica e dottrinaria di Valla non fu mai pacifica  segnale d'allarme che gli costò caro fu il processo inquisitoriale cui si vide sottoposto a Napoli nel 1444  impossibilità di divulgare ufficialmente le sue opere + inizio del suo distacco dalla corte aragonese Processo: - sue numerose prese di posizione provocatorie tutte tendenti a mettere radicalmente in discussione l'autorità della teologia e del diritto canonico + la polemica che oppose V. al frate Antonio da Bitonto a proposito del Simbolo apostolico (il Credo) + atteggiamento spregiudicato del Valla, convinto di poter sottoporre a pubblico dibattito questioni di enorme rilevanza per il potere della Chiesa (si spinse fino a - cosa inaudita per l'epoca – mettere in questione l'intero edificio del potere dottrinario e normativo della Chiesa, a cominciare dal Decretum Gratiani, pilastro del diritto canonico)  era troppo e scattò il processo - processo ricostruito in tre scritti apologetici dello stesso Valla, il più importante dei quali è l'Apologia indirizzata al papa Eugenio IV - alla fine Alfonso bloccò il processo, salvò Valla, ma per questi il soggiorno napoletano era ormai irrimediabilmente compromesso Nel 1448, salito al soglio pontificio Niccolò V, a lui legato da un vecchio rapporto di stima e amicizia, Valla, poté tornare a Roma, dove lo aspettava un incarico di scriptor apostolico e di traduttore.

più duro di quello con Panormita e Facio fu lo scontro con il vecchio Poggio Bracciolini: - Poggio rovesciò su Valla decenni di diffidenza e rifiuto lanciandogli ben cinque invettive che lo aggredivano non solo cercando di screditarne le posizioni filologiche, ma anche sul piano personale, accusandolo di immoralità ed eresia BIP! vennero coinvolti ampi settori della cultura italiana creando autentiche fazioni – “poggiani” e “laurenziani”, mossi anche da risvolti politici relativi alle rispettive appartenenze municipali – da Venezia a Firenze, da Roma a Napoli a Ferrara -

attacchi di Poggio sono molto più virulenti, mentre Valla dà la sensazione di difendersi e di voler stemperare la polemica attraverso l'argomentazione (situazione di maggior debolezza di Valla) gli scritti polemico-apologetici sarebbero di per sé sufficienti per apprezzare le linee di fondo del pensiero + gli spunti di bassi attacchi personali possono rappresentare a volte un'interessante fonte per la conoscenza della vita quotidiana

Le polemiche con Poggio si inquadrano in un più ampio processo di revisione e di apologia dei suoi scritti, che impegnò il Valla negli ultimi anni in un'opera in certi casi molto approfondita di riscrittura: - su commissione di Niccolò V realizzò le versioni di Tucidide ed Erodoto - compose due orazioni: una prolusione universitaria e un ambiguo elogio di san Tommaso d'Aquino - riprendeva tra le mani la Collatio trasformandola in Annotationes in Novum Testamentum e sperando in una pubblicazione ufficiale che non avrà mai luogo Nel 1451 V. assumeva la cattedra di retorica allo Studium, potendo in pratica le sue idee sulla conoscenza e la cultura, sull'etica e la teologia; in più il benessere materiale non gli mancava. Anche sul piano del riconoscimento intellettuale, soprattutto nelle cerchie umanistiche più avvertite, l'umanista romano vedeva espandersi almeno alcune delle sue idee. Proprio quando le cose sembravano mettersi bene, V. si spegne a 50 anni a Roma, il 1° agosto 1457 Bruni o Poggio opposti alla cultura scolastica + tener ben distinte la sfera religiosa da quella degli studia humanitatis =\= Alberti strada dell'umanesimo universale, dell'occupazione di tutti i territori dell'arte e della scienza, includendovi la lingua volgare ei saperi “artigianali” di pittori, scultori e ingegneri.

Valla va molto più in là dei due maestri toscani, ma lo fa in modo simmetrico rispetto ad Alberti, molto diverso nei terreni d'intervento e negli strumenti, anche se con analogo spirito totalizzante: - si scontra di petto con la cultura scolastica ufficiale, affrontandola direttamente sul suo terreno, quello della logica, della filosofia e soprattutto della teologia - ne scuote i fondamenti a partire da una rigorosa linguistica storica che mettesse in luce la natura astratta, antistorica della scolastica - individua nella tradizione vari obiettivi polemici:  Boezio – il trasmettitore latino del pensiero aristotelico -, fondamento errato degli sviluppi successivi che, attraverso il tomismo, hanno condotto: o all'assurdo formalismo logico del suo tempo o personaggi dai nomi impronunciabili che emettono supervacuae diffinitiones (definizioni inutili) o a una distorsione della lingua o a una regolamentazione del pensiero tanto cavillose quanto pericolose Valla attacca Boezio su due basi tecniche: una rilettura a fondo dell'Aristotele "autentico" e soprattutto il ricorso alla lezione di Quintiliano. La sua Institutio oratoria, infatti era una «scienza del parlare bene» basata sull'uso linguistico, la loquendi consuetudo, e che conteneva un'articolata esposizione del profilo tecnico ma anche morale dell'orator, non priva di accenti critici verso la filosofia se e in quanto disgiunta dall'eloquentia. BIP! Valla non si sottomette neanche a Quintiliano, del quale intraprende un'analisi critica ed emulativa capillare (di cui è prova l'articolato apparato di postille)  emerge la tendenza di Valla a modellare, se non direttamente manipolare, la lettura dello scrittore antico in funzione dei propri obiettivi 

l'etimologia antica: o denuncia l'inconsistenza delle derivazioni impressionistiche e fantasiose o non si ferma davanti a nessuno, neanche davanti a Donato, di cui in un esercizio rappresentativo del suo metodo storico-grammaticale smonta, per ex., la derivazione del termine sepulcrum (sepolcro) da sine pulchro ("senza bellezza"), evidentemente priva di fondamento, mentre egli propone correttamente la discendenza da sepelio (seppellire)



Agostino: o Contestato sul terreno dell'ermeneutica neotestamentaria, anche se la critica è in questo caso più sottile, spesso dissimulata dietro altre auctoritates meno compromettenti

o disaccordo con la dottrina della predestinazione e con la corruzione dell'uomo in seguito al peccato originale (nonché, al meno implicitamente, lo stesso peccato originale) BIP! atteggiamento nei confronti dell'eredità antica nella celebre Epistola del 1440 al suo amico Juan Serra, difendendosi dalle prime accuse di eterodossia e di aggressività verso gli auctores: - è un testo programmatico - rapporto di Valla con la cultura sui tre livelli del sapere degli antichi - calda manifestazione di rispetto per i classici - rivendicazione della libertà di giudizio del dotto, che per Valla è il vero modo di riportare in vita i grandi auctores classici, esercitando la libertà, anzi il dovere, della critica, al modo in cui essi stessi insegnano a fare

La critica filosofica e teologica: Dialectica, De vero bono, De libero arbitrio, De professione religiosorum -

la sua opera filosofica affronta i nodi più critici e delicati del suo tempo mettere in questione l'aristotelismo scolastico di taglio tomista  sostituire l'autorità della teologia con una scienza empirica del linguaggio storico l'accusa di “ignoranza” del latino costantemente rivolta ai filosofi e ai teologi inquadrare il pensiero filosofico e teologico nelle coordinate di una raffinata metodologia umanistica suo metodo:  un'analisi terminologica e concettuale  dispiegamento rigoroso e dettagliato di di testi della tradizione filosofica e letteraria e aderenti all'usus storico della lingua  veterum consuetudo loquendi implicata in tutti i livelli della lingua  a partire dalla determinazione dell’uso e del senso di un termine o di un’espressione si giunge alla revisione o alla ridefinizione del concetto corrispondente (sia esso logico, filosofico, morale o teologico)  anomalia, «varietà formale entro modelli generali» (garantisce così l'immersione della parola nella storia: dimensione pubblica del discorso) >>>>>> analogia, cioè la regolarità morfologica aderente a schemi astratti («come inviati dal cielo», scrive l'umanista) BIP! come Quintiliano

LA DIALECTICA -

denso trattato filosofico-epistemologico, testo centrale dell'elaborazione e del metodo di V. apre la strada all’empirismo razionalistico moderno di Cartesio e Bacone L'opera passò per 3 redazioni (progressivo cautelarsi di fronte a possibili rappresaglie per le opinioni in essa esposte!):

1. terminata nel 1439 con il titolo di Repastinatio dialectice et philosophie:  doveva essere stata in gestazione fin dagli anni lombardi, quando intorno all'università pavese un agguerrito gruppo di umanisti opponeva l'analisi linguistica e concettuale all'aristotelismo imperante  riflessione valliana era legata anche ai temi delle controversie teologico-filosofiche dibattuti in quegli anni al Concilio di Ferrara-Firenze, dove si incontravano la Chiesa latina e quella greca  redazione che possiede un maggior valore storico e una più intensa carica innovativa, e non a caso a essa fece riferimento l'umanista nelle sue difese 2. Reconcinnatio (= “raccomodamento”, “riparazione”):  Come conseguenza del processo dell'Inquisizione, Valla si vide obbligato a rivedere alcune delle sue tesi in funzione difensiva 3. Retractatio totius dialectice cum fundamentis universe philosophie:  un ampio rifacimento  non opera una palinodia delle sue tesi, ma sfuma, precisa e rielabora le posizioni più scandalose, senza per ciò tralasciare di confermarle nella sostanza -

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V. muove da una critica radicale alla nozione astratta di metafisica propria della scolastica, in nome di un naturalismo basato sulla ragione e sull’esperienza (per il quale deve molto ai suoi studi di fisica) e, parallelamente, sull'uso comune della lingua, «contro le astrattezze dell'ontologismo aristotelico scolastico» Riprende l'analisi delle opere di Aristotele:  rifiutare il principio di autorità, non solo il principio dell'ipse dixit aristotelico, ma l'autorità della teologia in generale  critica del sillogismo aristotelico, nelle formulazioni che aveva assunto nel pensiero logico medievale e contemporaneo, si basa sull'accusa di aver tradito la struttura del linguaggio della lingua corrente: nel processo di argomentazione la lingua dev'essere utilizzata come «strumento dialettico e non per il puro gusto di dotte dispute, incomprensibili a più»! BIP! celebri e ricorrenti ironie sulle invenzioni linguistiche dei nominalisti vuole creare un'autentica scienza della verità (veritas):  da un lato una revisione critica dettagliata della logica aristotelica  dall'altro la riforma del lessico filosofico operata da Bruni + ripresa del nominalismo del filosofo britannico trecentesco Guglielmo d'Ockham: V. opera, in modo simile al celebre “rasoio di Ockham": o riduzione delle categorie aristotelico-tomistiche a tre predicati comprensivi di tutta la realtà esprimibile: 1. sostanza (soggetto) 2. qualità (complemento)

3. azione (predicato) o riduzione degli universali della tradizione aristotelica alla sola res, la cosa, perché denominazione generalissima che può contenere (linguisticamente) tutte le altre qualità  traballa la metafisica, o Ma c'è di più: essendo la res universale unico e generalissimo, la lingua artificiale del lessico filosofico scolastico non può più “coprire” distinzioni altrettanto artificiali come quella che separa contraddittoriamente nell'essere umano il corpo e l'anima: l'uomo è fatto di un continuum di sostanza corporea e incorporea o Su basi dottrinarie, Valla prendeva posizione sul problema della processione dello Spirito Santo, sostenendo la più rigorosa posizione dei greci o concezione ontologica e metafisica  descrittiva ed empirica CONCLUSIONI: l'intero edificio della teologia medievale crollava miseramente, travolto da un nominalismo che (=\=Ockham) non contemplava eccezioni fideistiche neanche nella definizione di Dio e della Trinità, ma restava strettamente ancorato a basi storiche e riduceva la predicazione di qualsiasi "verità” o “falsità” alla struttura profonda del linguaggio: soggetto, predicato e complemento DE VERO BONO -

Il dialogo De vero bono, in tre libri muove da un tema etico topico fin dall'antichità, il «sommo bene» (summum bonum), vale a dire la felicità umana storia redazionale piuttosto complessa:  probabilmente tre redazioni: 1. Piacenza nel 1431 e s'intitolava De voluptate  personaggi di spicco del suo universo culturale di allora, Panormita, Niccoli e Bruni 2. titolo già mutato in De vero falsoque bono, non più tardi del 1433  rottura con Panormita + desiderio di accreditarsi nell'ambiente  dibattito ora si svolge a Pavia, e i personaggi sono tre eminenti umanisti lombardi, Catone Sacco (“stoico”), Maffeo Vegio (”epicureo”), Antonio da Rho (il “cristiano”), con Guarino Veronese come moderatore 3. De vero bono, conclusa a Napoli, prima dell'entrata di Alfonso nella capitale (1443)  unico personaggio nuovo di rilievo è il Decembrio 

due ordini di problemi:

o rendere più accettabile il contenuto e il messaggio innovativo dell'opera, a cominciare dal titolo o V. cambiò la cornice del dialogo, sostituendo tra una redazione e l'altra i personaggi protagonisti -

TRAMA: Comincia lo stoico, difendendo l'honestas, il bene stoico in cui si compendiano le quattro virtù, assai difficile da raggiungere, talché l'umanità è in gran parte destinata al vizio e all'infelicità; il secondo interlocutore critica questo ideale "inumano” e difende invece la natura benevola del creato e l'ideale della voluptas, il piacere  la vita puramente contemplativa rifiutata in quanto lo studio e la meditazione devono essere volti all'attività, in vista del benessere individuale e collettivo; nel libro 3, l'interlocutore cristiano decide la disputa a favore dell'epicureo, di cui però sfuma i postulati, e critica la rigidità della visione stoica, nonché la stessa visione aristotelica della virtus come giusto mezzo (e, implicitamente, quella agostiniana della natura portatrice di infelicità). Poi passa a illustrare i vantaggi della vita cristiana: la virtù non ha senso al di fuori della fede, una fede tutta terrena che si manifesta nella caritas e nella speranza di una remunerazione (godimento ultraterreno). Il discorso si conclude con la descrizione delle delizie del paradiso e con la visione biblica della Gerusalemme celeste, dove però – !!!!!! - non vi è traccia di giudizio universale.

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Filone di reazione filosofica antiscolastica…

Ex. versione di Bruni dell’Etica aristotelica -

…ma V. sviluppa questi postulati in modo originale L'obiettivo di dimostrare che la voluptas è «il movente ut...


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