Sei cappelli per pensare PDF

Title Sei cappelli per pensare
Course DIRITTO CIVILE
Institution Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
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riassunto libro sei cappelli per pensare chiesto dal prof...


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Riassunto 6 cappelli per pensare – Capitolo 1: Nel primo capitolo racconta come nasce il libro e si sofferma sulla figura del pensatore di Rodin. Pensare per lui deve essere attivo e vivace e non malinconico come l’immagine della posa. Se recitiamo la parte del pensatore lo diventiamo. Recita la parte del pensatore e veramente lo diventerai. Capitolo 2 – Mettersi un cappello: Oggi il cappello definisce il ruolo di un uniforme. Immagina il cappello come un berretto da notte con una nappina. Mettersi intenzionalmente un cappello è un gesto definito. Bambinaia che mette il cappello per uscire. Lo scopo del cappello per pensare è il pensiero intenzionale. Che di differenzia dal pensiero background che serve per fronteggiare la routine e le cose più semplici come respirare e camminare (pensiero di reazione). Il pensiero intenzionale sta a significare farsi una mappa del problema, fatta in maniera oggettiva e neutrale. Il professore dirige un programma di insegnamento chiamato CoRT, la cui prima lezione si chiama PMI: che consiste nella mappatura guarda nella direzione “più”, poi nella “meno” ed infine in quella “interessante”. La mappa è fatta. Il pensatore sceglie il suo percorso. Il pensiero a mappatura richiede un distacco. I colori sono dati dalla mappa. Capitolo 3 – intenzione e attuazione: L’intenzione non basta bisogna fare le mosse corrette. L’intenzione è una cosa rara, non deve sorprendere. Il concetto di intelligenza è un concetto di valore. Essere un pensatore di dà una capacità operativa. I cappelli per pensare servono a rafforzare l’intenzione di essere un pensatore. E non significa avere sempre ragione e nemmeno abili. Significa avere la coscienza di volerlo essere. Intenzione è il primo passo. Necessari strumenti tangibili  6 cappelli. Strumento per tradurre l’intenzione in attuazione. Capitolo 4 – Recitare una parte: Più l’IO cerca di non esserci tanto più si rende presente. Recitare la parte di un altro serve ad oltrepassare l’immagine di sé stessi. Cappello nero avvocato del diavolo. Personaggi della pantomima più elaborato più è inverosimile. Quando ci si mette un cappello prima lo si indossa e poi si recita la parte indicata da questo. L’io è protetto dal ruolo, al cambiare di cappello si cambia io principe vs. strega.

I colori dei cappelli sono come la mappa la giusta posizione di questi produce il risultato nella mappa. I cappelli devono essere diversi e distinti. Ognuno diverso dalle altre. Pensiero prodotto dalla parte che si recita così si fanno le mappe. L’IO sceglie il percorso che preferisce.

Capitolo 5 – La malinconia e altri umori: Capitolo rivolto a chi non è convinto. I greci parlavano di influenza della persona in base agli umori. L’equilibrio dei neurotrasmettitori modificano l’umore. Nostro cervello (mentre) incentrata sui meccanismi passivi mentre quello dei sistemi di informazione attivi è diverso. Il carattere attivo delle terminazioni nervose permettono alle informazioni in entrata di auto-organizzarsi in schemi, cui creazione e uso sono all’origine della percezione. Lo svantaggio è che rimangono legati al succedere dei suoi eventi. Importante notare le condizioni chimiche del cervello. E i sei cappelli possono alterare l’equilibrio chimico cerebrale. Capitolo 6 – A cosa serve pensare con i 6 cappelli: La prima importante funzione è quella di definire la parte da recitare. Permettono di dire cose e pensare di pensare e dire cose che altrimenti sarebbero un pericolo per il nostro io. Seconda funzione consiste nel dirigere l’attenzione. Se non vogliamo che il nostro pensiero sia di mera reazione dobbiamo usare i cappelli ognuno dei quali dirigono l’attenzione su 6 aspetti diversi del problema. Terza funzione: convenienza chiedere a sé o altri di cambiare registro, è possibile che questa teoria sia basata su basi neurochimiche. Andiamo oltre. I sei cappelli consentono di stabilire le regole di un gioco. Stabiliscono regole per il gioco del pensiero ossia l’esecuzione di una mappa come cosa distinta dalla discussione. Capitolo 7 – Sei colori per sei cappelli: bianco rosso Nero Giallo Verde blu

Colore neutro, fatti e dati oggettivi Ira, punto di vista emotivo Negativo, aspetti negativi Positivo, ottimista, speranza e pensieri positivi Crescita, creatività di nuove idee Freddo, controllo e organizzazione del pensiero

Il colore di ciascun cappello è legato anche alla sua funzione. Si possono suddividere in 3 coppie: bianco – rosso

nero – giallo

verde – blu

Capitolo 8 - Il cappello bianco: fatti e cifre Riferire fatti senza interpretazioni proprio come un computer. Mostra fatti, non discute e non ha argomenti. Fatti usati allo scopo di essere trattati in maniera oggettiva. Prima si fa la mappa e poi il percorso: fatti e cifre prima di ogni cosa. Ogni tentativo di semplificare i fatti potrebbe essere visto come una selezione operata a un particolare scopo. Per evitare, si fa una domanda precisa normale processo di richiesta. cappello bianco in teoria utile per i testimoni in processo. Pensare con il cappello bianco diventa una disciplina che aiuta il pensatore a separate nettamente i fatti da estrapolazioni e interpretazioni. Capitolo 9 – Pensare col cappello bianco: che tipo di fatto è? Torniamo al pensatore di Rodin a Buenos Aires, che ci sia stato è un fatto, ma per il resto la guida potrebbe essersi sbagliata o lui potrebbe essersi confuso. Quelli che chiamiamo fatti spesso sono soltanto osservazioni fatte in buona fede o convinzioni personali, non possiamo controllare tutto e quindi vi è una divisione: fatti creduti e fatti controllati. I fatti creduti sono fatti di secondo livello. “credo” frase ambigua. Ma è necessario come metodo per enunciare un fatto creduto. L’importante sta nell’uso. Prima di agire o prendere una decisione in base a un fatto, occorre controllarlo. Tra i fatti creduti va individuato quello rilevante per poi procedere alla verifica. La regola fondamentale del pensiero con il cappello bianco è di non fare affermazioni che pongano il fatto a un livello più alto di quello che gli compete. Opinione si, ma con apposita cornice. Il livello dei fatti creduti è necessario poiché tentativo, ipotesi e provocazione sono essenziali per il pensiero. Struttura in cui si inserisce il fatto. Quando la credenza diventa opinione? Mettiamo le mani avanti, nel cappello bianco non si possono introdurre proprie opinioni personali. Vanificherebbe il senso del cappello bianco. Naturalmente è legittimo riferire l’opinione di un altro. La collocazione nei fatti creduti indica che pensiamo sia un fatto ma che questo non è stato controllato. Arrivando quindi alla definizione in: fatti controllati

fatti non controllati (credenze).

Conta l’atteggiamento, chi indossa il cappello bianco da informazioni neutre non usate a sostegno di alcuna tesi. Il cappello bianco con il tempo diventa natura e si acquista l’obiettività neutrale dell’osservatore scientifico. Capitolo 10 – Pensare con il cappello bianco: lo stie giapponese di discussione I giapponesi non hanno mai adottato il modo di discutere occidentale. Poiché non ha subito influenza greca. Non discutono. Vi è una convergenza dei partecipanti: in occidente si cerca di sopravvivere alle critiche (marmo) in Giappone parliamo di argilla che viene modellata. Non hanno idee pronte di partenza. Ogni partecipante della riunione, nel proprio turno, indossa il cappello bianco e fornisce informazioni

neutre, completando la mappa un po’ per volta sempre più ricca e dettagliata e così anche il percorso da fare. La scelta non è immediata però possono volerci addirittura mesi. Quindi non hanno idee prefabbricate idea: germoglio da fare crescere finché non si sviluppa in una certa forma. Visione idealizzata.

Cappello 11 – pensare col cappello bianco: i fatti, la verità e filosofi Verità e fatti in realtà non sono legati tra di loro. La verità è legata alla filosofia mentre i fatti sono legati all’esperienza controllabile. Es. “tutti i cigni sono bianchi” no. Ci sono anche neri. Allora non è vero. Aneddoti ed esempi possono essere inseriti all’interno del discorso se vengono qualificati come tali. Le eccezioni si notano perché sono tali. Rari. Lo scopo del cappello bianco è la praticità, bisogna essere in grado di fornire ogni tipo di informazione e di inserirla in un contesto adeguato. Nel pensiero con il cappello bianco nulla è assoluto, è solo un’indicazione in base alla quale orientare i nostri sforzi di miglioramento. Capitolo 12- pensare col cappello bianco: chi è che mette il cappello bianco? Inutile. Capitolo 13 – pensare col cappello bianco: riassunto Il computer è imparziale e obiettivo, si cerca di imitare questo. 2 livelli di informazione: fatti controllati e fatti creduti Esiste uno spettro di verosimiglianza: sempre vero – mai vero tra i due ci sono gradi intermedi. Si può parlare di queste informazioni ma solo se vi è una cornice adeguata che indichi il loro grado di verosimiglianza. Pensare col cappello bianco è una disciplina e un orientamento. Il bianco non ha colore e quindi significa neutralità.

Capitolo 14 – il cappello rosso: emozioni e sentimenti. Opposto del cappello bianco. Non ha bisogno di giustificazioni. Emozione e ogni aspetto non razionale. Se si impedisce l’ingressi di questi eserciteranno un’influenza occulta. Il cappello rosso autorizza ad esprimere sentimenti che vanno dalla semplice sensazione al presentimento. Si può recitare la parte del pensatore emotivo che reagisce istintivamente anziché razionalmente.

Capitolo 15 – pensare col cappello rosso: il ruolo delle emozioni nel pensiero È opinione comune che le emozioni ostacolino il pensiero pensatore obiettivo. Invece decidere è una questione emotiva, determinata la mappa la scelta è data dai nostri giudizi e dalle nostre emozioni. Le emozioni definiscono la rilevanza del pensiero e lo adattano alla necessità e al contesto del momento. Componente iniziale. Possono influenzare il pensiero in 3 modi: -

Forte sfondo emotivo: rabbia, paura, odio, gelosia. Scopo del cappello rosso è rendere visibile queste emozioni Scattando da una percezione o sensazione iniziale: sfiducia che deriva dal pregiudizio. Dopo che la mappa è stata completata, correlata alla scelta del percorso. Ogni decisione si basa su un giudizio di valore.

Cappello rosso serve per tirare fuori quello che rimane nascosto. Il cappello può essere messo anche a livello personale, da soli. Capitolo 16 – pensare col cappello rosso: intuizioni e presentimenti Il termine intuizione ha due accezioni, entrambe corrette ma diverse: -

Intesa come improvviso rendersi conto di qualcosa che verrà visto sotto luce diversa Percezione o comprensione immediata di una certa situazione. Risultato di un giudizio complesso basato sull’esperienza/ giudizio che non può essere spiegato a parole. Intuizione come giudizio complesso.

Il cappello rosso legittima le intuizioni e ci permette di chiedere che vengano espresse e di esprimerle noi stessi come componenti proprie del pensiero. Forse si dovrebbe usare un cappello diverso ma sarebbe complicato. È ammissibile considerare entrambe come sensazioni. Intuizione quale elemento della mappa. Il senso delle opportunità dell’uomo di affari vede l’intuito che applicata alla campagna elettorale sarebbe non vantaggiosa. Sarebbe imprudente pensare che l’intuito sia infallibile. Le opinioni si possono esprimere con il cappello rosso, nero o giallo. Ma in quello rosso è preferibile esprimerle come sensazioni. Capitolo 17 – pensare col cappello rosso: momento per momento Le sensazioni possono riferirsi anche al modo del procedere del dibattito/ riunione. Il maggior pregio del cappello rosso è la sua artificiosità, di solito le emozioni hanno nascita lenta e morte ancora più lenta provocando risentimenti e malumori. Il cappello rosso permette di accedere e spegnere emozioni in un istante. È scomodo mettere il cappello rosso, chi sente il bisogno di essere emotivo trova il motivo di esserlo. Il ricorso al cappello rosso non deve essere eccessivo e nemmeno assurdo se ne fa uso per rendere esplicito un sentimento altrui.

Capitolo 18 – pensare col cappello rosso: l’uso delle emozioni Rese esplicite le emozioni si può cercare di esplorarle e modificarle con il pensiero con la percezione. Si è sempre consapevoli della presenza dello sfondo emotivo. Spesso alle emozioni si fa ricorso per ottenere dei vantaggi contrattuali. Per via dell’attribuzione di valore. Opinione generale che fine ultimo del pensiero sia la soddisfazione del pensatore. Scopo del pensiero è la soddisfazione delle emozioni espresse. 3 tipo di difficoltà: -

ciò che si propone contribuirà effettivamente alla realizzazione dei desideri espressi? La soddisfazione dei desideri di una parte va a discapito dell’altra Conflitto tra soddisfazione a breve e lungo termine

È inutile sperare che le emozioni si toglieranno da sole lasciando spazio al pensiero puro. Capitolo 19 – pensare col cappello rosso: il linguaggio delle emozioni Non necessariamente logiche e coerenti. Non vanno giustificate, può essere vera o falsa ma il cappello rosso rende superfluo questa giustificazione. Siamo portati a scusarci ma il cappello rosso ci esime. Possiamo tenerci tutti i pregiudizi. Emozioni mutevoli e spesso incoerenti. Cappello rosso quindi è uno specchio per riflettere le emozioni nella loro complessità. Liberamente e apertamente.

Capitolo 20 – pensare col cappello rosso: riassunto Il pensatore è autorizzato a dire le sue sensazioni, emozioni. Senza giustificarle. Il cappello fa riferimento a due ampie categorie: . comuni emozioni dalle più forti alle più sottili . valutazioni complesse che portano a presentimenti, intuizioni, impressioni, altri sentimenti meno definibili. Capitolo 21 – Il cappello nero: le cose che non vanno Logica negativa, qualcosa che non funziona. Contrasta con la propensione degli occidentali alla dialettica. La funzione del cappello nero è importante. Logico. Nerezza logica. Dobbiamo fornire ragioni logiche e pertinenti. Con il cappello nero si indica delle ragioni logiche. Ragioni che stanno in piedi da sole, convincenti anche a freddo. Il pensiero deve essere logico e veridico. Basato su una logica di corrispondenze e contrapposizioni. La propensione al negativo merita un cappello specifico. Il termine critica indica un’onesta valutazione degli aspetti positivi e negativi. Ma nell’uso comune di criticare vediamo mettere l’accento sui difetti. La nozione del cappello nero significa proprio questo.

Cappello nero avvocato del diavolo. Capitolo 22 – pensare col cappello nero: sostanza e metodo Preferibile annotarsi le annotazioni per poi intervenire col cappello nero nella discussione. E non interrompere continuamente. Tornando alla verosimiglianza vediamo che indicare alternative è possibile, ma non si deve pensare né sostenere che tutte le alternative abbiano pari verosimiglianza. Il cappello nero non è fatto per sostenere una tesi in discussione. Capitolo 23 – Pensare col cappello nero: passato e futuro Vediamo che con questo cappello vengono messi alla prova i fatti che sono stati presentati con il cappello bianco. Cifre e dati a confronto è una funzione tipica del cappello. Che vuole far vedere se i fatti sono falsi o comunque non pertinenti. Compito non è sollevare dubbi ma indicare i punti deboli in maniera obiettiva. Affermazioni che non collimano con l’esperienza. L’esperienza è una cosa del tutto personale. E può essere diversa da persona a persona. Il solo modo di prevedere il futuro è metterlo in confronto con il passato magari mediante estrapolazione e può essere interpretato come momento di convergenza di tendenze. Sul passato siamo sicuri ma non certi che la lezione passata valga ancora. Il cappello giallo è congetturale-positivo: ottimistico e prende in considerazione tutto quello di buono che può scaturire da una proposta o da una decisione. Il nero invece ha come funzione quella di essere il piatto congetturale negativo della bilancia. Domanda negativa oppure “c’è il rischio che”. Come comportarsi avanti al cappello nero? Riconoscere il lato negativo, tenerlo a mente; oppure accettarlo e sottolineare l’improbabilità; oppure accettarlo e proporre delle soluzioni; oppure negare l’esistenza del pericolo con idee di cappello nero; contrapporre una valida ipotesi. Capitolo 24 – pensare col cappello nero: il piacere del pessimismo È più facile essere pessimisti. Porta a risultati immediati e indulgenti. Attaccare un idea ci fa sentire superiori. Il rifiuto netto in entrambi i casi è più facile della nuova formulazione di una proposta. Molti pensieri da cappello rosso si mascherano con il nero. Parliamo di un pensiero negativo serio e non le concessioni puerili al pessimismo. Negativi ma legittimi se la cosa viene inquadrata correttamente (in riferimento al grado di verosimiglianza). I commenti devono essere particolarmente suscettibili di miglioramento o comunque da tenere presenti. Capitolo 25 – pensare col cappello nero: precedenza al positivo o negativo? È preferibile dare la precedenza al cappello nero per via della sicurezza che da un esame negativo al fine di risparmiare tempo. Per prendere in esame idee innovative invece è meglio il cappello giallo.

Una volta espressa l’idea è più facile esaminarla con il cappello giallo; se l’idea sopravvive al cappello nero allora il giallo è superfluo ma non è così ecco perché il cappello giallo ha la precedenza. Nel termine realizzabile include dei vantaggi. Capitolo 26- pensare con il cappello nero: riassunto Oggetto: valutazione negativa. Non deve essere concepito come elemento di controversia. Può stabilire paragoni con idee passate e proiettare l’idea in futuro. Capitolo 27 Il cappello giallo: l’atteggiamento congetturale positivo Giallo solidarietà Il giallo concerne le valutazioni positivi. L’ottimismo è un misto di curiosità e piacere. Congetturale positivo perché ideazione e attuazione richiedono una previsione del futuro. L’interesse personale è un grande incentivo del pensiero positivo. Il giallo non si muove su questo terreno, è strumento di cui il pensatore decide liberamente di servirsi, percezione positiva nasce non dal vantaggio ma la precede. Capitolo 28 – pensare col cappello giallo: gradi di ottimismo I due estremi nella scala dell’ottimismo sono il super-ottimismo e l’atteggiamento logico pratico. Si ha una scala di verosimiglianza. Capitolo 29 – pensare col cappello giallo: motivazione e basi logiche. Un giudizio positivo può fondarsi sull’esperienza. Riguarda i giudizi positivi. Capitolo 30 – pensare col cappello giallo: pensiero costruttivo Al pensiero giallo è affidato l’aspetto costruttivo e propositivo. Da lì scaturiscono idee suggerimenti e proposte. Le proposte si fanno per migliorare qualcosa. Abbiamo l’aspetto reattivo. La funzione costruttiva: concepimento di proposte + valutazione positiva + sviluppo o potenziamento di una proposta. Ulteriore costruzione. Con questo cappello si correggono gli errori che vengono individuati dal cappello nero. Capitolo 31 – pensare col cappello giallo: speculare Il pensiero da cappello giallo è un atteggiamento che anticipa situazioni, animato da uno spirito di speranza. Volto a individuare possibili guadagni e benefici. Ed è proprio questo cercare, mirare a qualcosa che chiama SPECULAZIONE. Ricerca che va oltre la soluzione dei problemi ma nessuno è obbligato a ricercare una opportunità. Il pensiero speculativo deve partire dalla migliore delle ipotesi. Se è tutto ok si parla di plausibilità. Gli elementi dubbi infine verranno individuati dal cappello nero. L’aspetto speculativo del pensiero col cappello giallo è legato anche alla fantasia. Va oltre la speculazione, prospettazione di un’idea positiva. Capitolo 32 – pensare col cappello giallo: il rapporto con la creatività

Non concerne la creatività in maniera diretta in quanto questa concerne il cappello verde. Ma la creatività presuppone un atteggiamento positivo del cappello giallo. Si può usare il cappello giallo anche se non si è creativi, funzione del cappello giallo è l’applicazione efficace delle idee vecchie. Il termine CREARE ha più significati può essere inteso in 2 modi: -

produrre qualco...


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