M Bontempi Appunti sui concetti di situazione, frame e interazione in Goffman 2020 PDF

Title M Bontempi Appunti sui concetti di situazione, frame e interazione in Goffman 2020
Course Istituzioni di sociologia
Institution Università degli Studi di Firenze
Pages 27
File Size 491.6 KB
File Type PDF
Total Downloads 94
Total Views 126

Summary

bontempi appunti sui concetti di situazione frame e interazione per goffman...


Description

Parte prima Concetti fondamentali

1. Cosa è la situazione Il gesto/azione/significato sono determinati dalla - quindi, devono sempre essere compresi in relazione alla situazione («l'orbita micro-ecologica nella quale si trova il soggetto», Goffman, La situazione trascurata). 1.2 Meramente-situato e Situazionale: una differenza importante. Scrive Goffman in Il comportamento in pubblico: «Qui prenderemo in considerazione principalmente le situazioni e i loro raggruppamenti. Ma per poter far questo occorre introdurre alcuni termini che ci consentano di distinguere ciò che è importante nelle situazioni e ciò che non lo è. Il termine situato può essere usato per riferirsi a qualsiasi evento accada nei limiti fisici di una situazione. Di conseguenza, la persona che entra in scena come seconda trasforma tutto ciò che fa e ciò che fa la persona che già si trovava lì in un'attività situata, anche se può sembrare non vi sia alcun cambiamento nel modo in cui la persona già presente continua a fare ciò che stava facendo. Il nuovo arrivato praticamente trasforma un individuo solo e se stesso in un raggruppamento. Quando si esamina un'attività situata, spesso si trova che un suo elemento avrebbe anche potuto verificarsi al di fuori della situazione, in presenza di una sola persona o senza altri testimoni. Parte della perdita che un individuo subisce quando viene derubato in casa sua la potrebbe subire anche se la sua casa fosse saccheggiata mentre egli si trova in vacanza. Nello stesso modo, parte di ciò che viene comunicato in una conversazione potrebbe essere comunicato per corrispondenza. Il lavoro che si esegue in presenza d'altri talvolta, può essere eseguito altrettanto efficacemente quando si è soli. Questo aspetto dell'attività può verificarsi nelle situazioni, ma non è tipico delle situazioni, dato che si verifica di solito in altri momenti anche fuori delle situazioni. Mi riferirò a questa parte palese della realtà come all'aspetto meramente-situato dell'attività situata. Questa componente dell'attività è sottoposta a regole normative, e quindi ci permette di parlare di doveri e di omissioni meramente- situati. Ma il mio solo interesse in queste questioni è riuscire a separarle analiticamente dalla componente dell'attività situata di cui intendo qui trattare, cioè dalla parte che non potrebbe verificarsi fuori delle situazioni, risultando intrinsecamente dipendente dalle condizioni in esse prevalenti. Questa parte sarà definita come l'aspetto situazionale dell'attività situata. Il rischio nei confronti del proprio corpo nel caso di furto a mano armata degli oggetti di casa è situazionale; la perdita di questi oggetti è invece, come ho già detto, meramente-situata. Parte del significato delle parole che costituiscono una conversazione è meramente-situata; l'enfasi data a queste parole da un'emozione espressa fisicamente è invece tipicamente situazionale. Analogamente, per esempio, si presume che un frequentatore di una biblioteca di consultazione prenda un libro e si metta a leggere e non che usi il tempo in altre occupazioni, cosa che i giovani imparano dal bibliotecario qualora usino la biblioteca rumorosamente come luogo d'incontro. Si tratta qui di un aspetto situazionale del comportamento. Tuttavia, entro certi limiti, la scelta da parte dell'individuo di un libro particolare da leggere, la sua abilità nella lettura e il vantaggio che riesce a trarne, sono affari suoi o delle persone che possono avergli dato l'incarico di leggere. Questo è l'aspetto meramentesituato della sua attività nella biblioteca. Una volta distinta chiaramente la differenza fra il meramente-situato e il situazionale, si può riprendere a considerare il concetto di ordine pubblico La copresenza rende le persone singolarmente accessibili, disponibili e fra loro reciprocamente soggette. L'ordine pubblico, nei suoi aspetti faccia-a- faccia, ha a che 1

fare con il regolamento normativo di questa accessibilità» (Goffman, Il comportamento in pubblico, Einaudi, pp. 23-24). La regola situazionale più importante consiste nella «gestione disciplinata del proprio aspetto apparente o "facciata personale"» (Ibidem, p.27). Ogni individuo presenta se stesso come un tipo di persona caratterizzata da attributi positivi, al fine di far si che i suoi interlocutori prendano seriamente questa sua faccia. C'è sempre in gioco un lavoro di performance, di rappresentazione, che l'individuo fa di fronte agli interlocutori (a quello che Goffman chiama "il suo pubblico").

2. Interazione L'ordine situazionale è quell'ordine che si verifica solo negli incontri faccia a faccia ed è peculiare di questi. Goffman definisce così l'interazione faccia a faccia: «Nel contesto di questo studio l'interazione faccia a faccia può sommariamente esser definita come l'influenza reciproca che individui che si trovano nell'immediata presenza altrui esercitano gli uni sulle azioni degli altri. Un'interazione può essere definita come tutto quel processo interattivo che ha luogo durante una qualsiasi occasione, allorché gli individui di un dato gruppo si trovano in presenza gli uni degli altri continuativamente per un certo periodo di tempo; il termine «incontro» farebbe ugualmente al caso» (La vita quotidiana come rappresentazione, p.26). Le regole dell'ordine interazionale sono le stesse, sia con poche persone che con molte persone. In questo senso l'ordine dell'interazione ha caratteristiche che non confermano la distinzione classica del variare delle relazioni con il variare del numero dei partecipanti ad esse. «Le regole del traffico pedonale possono essere studiate in cucine affollate così come in strade affollate, i diritti di interruzione [possono essere studiati] sia a colazione che nelle aule dei tribunali». Dunque, la distinzione tra relazioni primarie e secondarie dovrebbe essere rivista perché non considera che l'interazione faccia-a-faccia non è soltanto primaria, informale, calda, ma può, ovviamente, avvenire tra due persone che hanno una relazione formale, secondaria, strumentale. In breve, l'interazione faccia-a-faccia si fa carico, nel proprio specifico ordine, di tradurre nella dinamica interazionale tipi di relazioni differenti, sia primarie che secondarie, sia formali che informali. Le differenze interazionali, non sono strutturali, ma risentono delle differenze situazionali. Nella situazione si sviluppa l'interazione, secondo il suo proprio ordine. In particolare, le interazioni si svolgono secondo due aspetti: a) le caratteristiche e regole situazionali (che non vuol, dire contingenti, ma, al contrario, che definiscono l'ordine dell'interazione come una struttura - o una serie di strutture - stabili); b) gli aspetti meramente-situati dell'attività, cioè contingenti.

3. Performance Il concetto di performance è molto importante perché indica l'attività che l'individuo svolge nella situazione. Goffman definisce così questo concetto: «Una «performance» può essere definita come tutta quell'attività svolta da un partecipante in una determinata occasione e volta in qualche modo ad influenzare uno qualsiasi degli altri partecipanti. Prendendo come punto di riferimento un partecipante e la sua rappresentazione, possiamo riferirci a coloro che forniscono le altre rappresentazioni come a un pubblico, o come a osservatori o co-partecipanti. Il modello di azione prestabilito si sviluppa durante una performance e che può esser presentato o rappresentato in altre occasioni, può esser chiamato «parte» o «routine». Questi termini possono facilmente essere messi in relazione con quelli propri dell'analisi strutturale. Quando un individuo o un attore interpreta, in occasioni diverse, la stessa parte di fronte allo stesso pubblico, è probabile che ne sorga un rapporto sociale. Se definiamo un ruolo sociale come il complesso di diritti e doveri connessi con 2

una determinata posizione sociale, possiamo dire che un ruolo sociale coinvolgerà una o più parti e che ciascuna di queste diverse parti potrà essere presentata dall'attore in una serie di occasioni allo stesso tipo di pubblico o a uno composto dalle stesse persone» (La vita quotidiana come rappresentazione, il Mulino, p.26). Nella performance le azioni, linguistiche e corporee, dell'individuo veicolano due tipi di significati: 1) quelli trasmessi intenzionalmente dall'individuo stesso (parole, movimenti del corpo, tono della voce, tipo di abbigliamento...) 2) quelli emessi, che i suoi interlocutori ricavano come sintomi indicatori di informazioni su attributi di quell'individuo, ma che l'individuo stesso non controlla o di cui non è consapevole (accento straniero o locale, colore della pelle, segni sul corpo.). Gli interlocutori utilizzano le informazioni emesse come criteri di valutazione della verità di quanto è trasmesso dagli aspetti controllabili intenzionalmente. Questo mostra «la fondamentale asimmetria del processo di comunicazione, poiché, presumibilmente, l'individuo è consapevole di un solo livello della sua comunicazione, mentre gli osservatori sono consapevoli di questo livello e di un altro» (Goffman, La vita quotidiana come rappresentazione, p. 17). Questo aspetto non controllato è spesso un modo attraverso il quale gli interlocutori si affidano di più alle informazioni che ricavano rispetto a quelle intenzionalmente trasmesse dall'individuo. Per questo motivo, talvolta, l'individuo può fingere, tentando di manipolare egli stesso l'impressione che crea negli interlocutori con il suo comportamento, ma, può accadere anche che questi, a loro volta lo smascherino, riconoscendo che finge di essere sincero. In tal modo abbiamo già diversi livelli o strati di significati che si sviluppano nell'interazione sull'identità di quella persona.

4. Consenso operativo «Una volta ammesso che l'individuo proietta una definizione della situazione quando si trova in presenza di terzi, dobbiamo anche considerare che gli altri, per quanto il loro ruolo possa sembrare passivo, proiettano anche essi una definizione della situazione in virtù della loro reazione all'individuo e in virtù della linea d'azione, qualunque essa sia, che essi adottano nei suoi confronti. Generalmente le definizioni della situazione proiettate dai diversi partecipanti sono abbastanza in armonia l'una con l'altra, così che un'aperta contraddizione non avrà mai luogo. [armonia, però non nel senso di una sincerità di espressione dei sentimenti e di un pieno accoglimento di questi da parte degli interlocutori] Piuttosto, ci si aspetta che ogni partecipante reprima i suoi sentimenti immediati, offrendo un'interpretazione della situazione che egli considera almeno momentaneamente accettabile dagli altri. Il mantenimento di questo accordo è facilitato dal fatto che ogni partecipante nasconde i propri desideri dietro affermazioni che asseriscono valori a cui tutti i presenti si sentono obbligati ad aderire, almeno superficialmente (...)Assieme, i partecipanti contribuiscono ad un'unica e generale definizione della situazione che implica non tanto un vero accordo circa ciò che è, quanto piuttosto un'effettiva intesa circa le pretese e gli argomenti che verranno presi in considerazione in un determinato momento. Esisterà anche un accordo effettivo sull'opportunità di evitare un conflitto aperto fra definizioni contrastanti della situazione. Indicherò d'ora innanzi questo tipo di accordo con il termine di consenso operativo. Resta inteso che il consenso operativo raggiunto in un determinato ambito interazionistico sarà, nel suo contenuto, completamente diverso dal consenso che si stabilisce in un ambito diverso. Ad esempio, due amici che fanno colazione assieme mantengono un atteggiamento di reciproco affetto, rispetto e interesse. D'altra parte, lo specialista, nell'esercizio della sua professione, offre spesso un'immagine di partecipazione disinteressata ai problemi del cliente; questi, a sua volta, reagisce con 3

una dimostrazione di rispetto per la competenza e la capacità dello specialista. Trascurando queste differenze di contenuto, tuttavia, la forma generale di queste combinazioni operative è la stessa» (Goffman, La vita quotidiana come..., p.20).

5. Il carattere morale della definizione della situazione e le sue alterazioni. «Poiché l'individuo, trovandosi alla presenza di altri, proietta una definizione della situazione, è facile immaginare che durante il processo interattivo possano accadere fatti che contraddicono, screditano o mettono altrimenti in dubbio la proiezione stessa. Quando tali turbative si verificano, l'interazione stessa può arrestarsi con una certa confusione ed imbarazzo. Alcuni dei presupposti in base ai quali era stata prevista una certa reazione da parte dei partecipanti diventano insostenibili, ed i partecipanti stessi si ritrovano in un'interazione rispetto alla quale non solo la situazione è stata definita erroneamente, ma ora non lo è nemmeno più. L'individuo la cui presentazione è stata screditata, in tali frangenti, può provare vergogna, mentre gli altri presenti magari gli sono ostili, e tutti i partecipanti finiscono per sentirsi a disagio, perplessi, sconcertati, imbarazzati, sperimentando quella specie di anomia che viene a crearsi quando crolla il minuzioso, sistema sociale dell'interazione "faccia a faccia". Nel dar rilievo al fatto che la definizione della situazione proiettata inizialmente da un individuo tende a fornire un programma per l'attività cooperativa che ne segue - nell'insistere cioè sull'importanza dell'elemento di azione - non dobbiamo trascurare il fatto basilare che una definizione proiettata possiede anche un preciso carattere morale: quest'ultimo è l'aspetto che maggiormente ci interessa nel presente studio. La società è organizzata sul principio che qualsiasi individuo che possieda certe caratteristiche sociali ha il diritto morale di pretendere che gli altri lo valutino e lo trattino in modo appropriato. Esiste un secondo principio connesso a questo, e cioè che un individuo il quale implicitamente o esplicitamente dichiara di avere certe caratteristiche sociali dovrebbe in effetti essere ciò che pretende di essere. Di conseguenza, quando un individuo proietta una definizione della situazione, e perciò implicitamente o esplicitamente afferma di essere persona di un certo tipo, automaticamente compie una richiesta morale nei confronti degli altri, obbligandoli a valutarlo e trattarlo nel modo in cui persone del suo tipo hanno il diritto ad essere trattate. Egli, sempre implicitamente, rinuncia al diritto ad essere ciò che non appare e quindi rinuncia al trattamento che sarebbe appropriato a tali individui. Gli altri ritengono quindi che l'individuo li abbia informati circa ciò che è e circa ciò che essi devono pensare che egli sia. (…) Le azioni difensive e protettive, nel loro complesso, comprendono quelle tecniche che l'individuo, trovandosi in presenza di altri, adopera per salvaguardare le impressioni da lui incoraggiate negli altri» (Goffman, La vita quotidiana come…, p.23-24). L’immagine che l’individuo offre del proprio sé agli altri non è una sua costruzione arbitraria ed estemporanea, ma ha le caratteristiche di un “equipaggiamento espressivo standardizzato” che l’individuo impiega, adattandolo agli aspetti meramente-situati della situazione. Ciò significa che la facciata che l’individuo performa è connessa al ruolo sociale che assume in una determinata situazione. Infatti, come esistono ruoli, esistono, in una determinata società, anche facciate connesse a questi e che possono essere scelte dall’individuo. 4

Parte seconda. Elementi dell’analisi di frame 1. Che cosa sta succedendo qui? A quali regole e significati si ricorre per rispondere alla domanda cosa sta succedendo qui? In altre parole, come si riconosce un evento? Ha scritto Goffman in Frame Analysis che «Quando l'individuo della nostra società occidentale riconosce un particolare evento, tende, qualsiasi altra cosa egli faccia, a implicare in questa risposta (e di fatto impiegare) una o più strutture o schemi di interpretazione». In una situazione il riconoscimento della situazione avviene attraverso elementi cognitivi e organizzativi che possiamo sintetizzare in alcune “mosse”. In primo luogo l’osservatore cerca di individuare elementi/informazioni anche (molto) parziali (topics parziali) che compara nell’enciclopedia delle sue conoscenze pregresse, cioè nel “patrimonio” di esperienze di situazioni di questo tipo. Secondariamente, raggruppa i topics parziali in unità di contenuto più ampie. Insiemi logicamente coerenti dai quali ricavare informazioni più complesse, in tal modo passa da ipotizzare topics parziali ad ipotizzare topics globali. Individuazione, selezione e raggruppamento dei topics in insiemi coerenti sono operazioni fondamentali per iniziare ad interpretare una situazione. 2. Il frame come realtà organizzativa e cognitiva Come abbiamo visto nella prima parte, le persone che interagiscono definiscono la situazione in quel momento, ma non fanno questo impiegando significati che inventano loro. La definizione della situazione è un’attività che è fatta dalle persone in quella situazione, ma che è fatta attraverso significati che sono già esistenti e che vengono impiegati, adattati, gestiti in quello specifico momento. L’interazione è condotta all’interno di uno schema che è al tempo stesso cognitivo e organizzativo, il frame. I frame non sono inventati di volta in volta dalle persone che interagiscono, ma sono elementi strutturali socialmente definiti. Si può parlare, cioè, di una sorta di cornice e di intelaiatura dell’interazione. Il termine frame in inglese significa sia qualcosa che “tiene su da dentro” – un’intelaiatura - che qualcosa che “circoscrive e separa un interno da un esterno”- una cornice. Cognitiva perché dà alle persone in interazione i mezzi per poter riconoscere e interpretare i significati di ciascuna specifica situazione e orientare così la conoscenza e anche l’azione in modo socialmente dotato di significato. La selezione dei topics e il loro raggruppamento in insiemi logicamente coerenti è l’attività logico-cognitiva di separare e raggruppare attraverso il tracciamento di un confine, appunto una cornice. In questo senso si comprende come la funzione di cornice del frame, come ha osservato Bateson, è di essere “inclusivi ed esclusivi” (Una teoria del gioco e della fantasia in Verso un’ecologia della mente, p.229). Includono topics in insiemi coerenti tra loro ed escludono altri elementi. Gli insiemi di topics consentono un’ulteriore funzione cognitiva, quella della distinzione tra figura e sfondo. Organizzativa = La funzione organizzativa del frame consiste nel fatto che il frame, definendo una situazione, comporta una distribuzione dei ruoli propri di quella situazione e, in tal modo, ordina 5

l’interazione, cioè fornisce all’interazione una struttura ordinativa la cui genesi è sociale, cioè è indipendente dalle specifiche modalità dei singoli individui di performare i ruoli nell’interazione. Per questa loro caratteristica di essere una realtà sociale durevole nel tempo, i frame possono essere studiati sia dal punto di vista dei partecipanti all’azione, sia dal punto di vista esterno al frame, come strutture, appunto (ed es. il gioco, uno spettacolo teatrale). Dunque il frame: è un prodotto dell’attività sociale e ha quindi una doppia natura: individuale, perché è interiorizzato dagli individui che ne fanno uso in modo libero, ma socialmente coordinato e spesso non ne sono consapevoli, se non in piccola parte sociale, perché è “fuori” dell’individuo, è condiviso tra i membri di una collettività e fornisce il contesto nel quale l’esperienza dell’interazione si può sviluppare. Dal punto di vista del funzionamento dell’interazione il frame consente il coordinamento che rende possibile l’interazione perché è una struttura-cornice sia organizzativa (riguarda regole e logiche di comportamento) sia cognitiva (riguarda i significati sociali in gioco nell’interazione). Situazioni differenti sono distinguibili proprio per i differenti frame che ne definiscono i significati e il contesto di azione. Il lavoro di attribuzione di un frame ad una situazione viene chiamato da Goffman framing. Il frame è dunque una realtà contemporaneamente cognitiva e organizzativa. Interagire con gli altri comporta sempre un lavoro di interpretazione, perché l’interazione può sviluppars...


Similar Free PDFs