Machiavelli - Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio PDF

Title Machiavelli - Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio
Course Filosofia teoretica
Institution Università degli Studi di Firenze
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Warning: TT: undefined function: 32NICCOLO MACHIAVELLI – DISCORSI SOPRA LA PRIMA DECA DI TITO LIVIO1513- 1521 confino a san Casciano (interrotta per dar luogo alla stesura de Il principe) Meditazione sul tema della nascita, durata, sviluppo e decadimento degli stati.{Guicciardini muove una critica ...


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NICCOLO MACHIAVELLI – DISCORSI SOPRA LA PRIMA DECA DI TITO LIVIO 1513- 1521 confino a san Casciano (interrotta per dar luogo alla stesura de Il principe) 

Meditazione sul tema della nascita, durata, sviluppo e decadimento degli stati.

{Guicciardini muove una critica a Machiavelli: di allegare ad ogni parola il termine “Romani”, in quanto rischio di perdersi dietro ad un mito, senza concentrarsi sui problemi reali.} Opera divisa in 3 parti: 1. Ordinamento interno allo stato romano, che permise ad esso di passare dalla monarchia allo stato repubblicano ed a assurgere al ruolo di dominatrice del mondo antico. 2. Esaminazione della politica estera, ossia organizzazione militare romana. 3. Come uno stato può essere salvato dalla decadenza fatale che, come tutte le cose in tutte le cose umane, la minaccia. Machiavelli dichiara il duo intento: Trarre gli uomini dall’errore di ammirare e non utilizzare come lezione, le azioni e le virtù delle antiche civiltà, scrivere dunque su “la prima deca di Tito Livio”, per trarre dalla storia insegnamento per “maggiore intelligenza futura”, in modo che i lettori possano trarre quella utilità che ogni cognizione della storia dovrebbe avere. La scelta di Machiavelli ricade su Roma, in quanto civiltà libera ed indipendente, a prescindere dalle sue origini, differentemente da Firenze, da sempre sottomessa dall’impero romano (od altre potenze), senza poter formarsi indipendentemente. Esaminata, a partire da Aristotele o da Polibio, la natura e sorte degli stati, per cui:   

Il principato  Tirannide Gli Optimates  Oligarchia La Democrazia  Oclocrazia

Roma, come sparta appartiene ad un quarto tipo: partecipa di tutti, ed è essa più stabile degli altri essendo in un solo stato Principato, Optimates e governo popolare. A Roma questo ordinamento fu opera del caso, non di un dominatore (Licurgo) a Sparta. I re che fecero molte e buone leggi per il vivere libero, furono approvate dai consoli che si affiancarono nel senato, ed in fine, contro la nobiltà si ribellò il popolo che così ottenne la sua parte. In questo modo, i tumulti diedero luogo a leggi favorevoli alla pubblica libertà. Importante fu la libertà concessa ai tribuni di accusare i cittadini, quando andassero contro allo stato libero, è così che viene sfogata la violenza: attraverso la giustizia, non rovinando la repubblica. In questo modo si diffonde il metodo della giusta accusa, ripudiando la calunnia. Nonostante queste riflessioni sull’importanza dell’essere cittadino attivo dello stato, machiavelli sostiene che in principio, ogni tipo di stato deve essere ordinato da uno. Il fondamento dello stato è dunque l’eccezionale virtù di pochi individui. 

Per quanto riguardo la religione:

Machiavelli ritiene che, il principe che più è da ritenere meritevole per quanto riguarda questo aspetto è Numa Pompilio, il quale ha introdotto la religione.

Il modo per mantenere uno stato libero è difendere la religione che a questo punto diventa un vero e proprio instrumentum regni. Dubbio: dopo un eccellente principe, uno debole può mantenere un regno, ma dopo uno debole non si può mantenere alcun regno, ragion per cui, se dopo Numa, i fosse stato un principe pacifico, Roma non avrebbe resistito a lungo. La dittatura fu utile a Roma, perché se non viene predisposto un ordinamento, è necessario o rovinare o rompere gli ordini. Machiavelli si dimostra persuaso che, essendo la moltitudine più saggia dei principi, se i principi sono superiori del popolo nell’ordinare leggi, i popoli sono superiori nel mantenere le cose ordinate, portando lo stato alla grandezza. Seconda parte: Politica estera romana Proemio: intento di Machiavelli di rivolgersi all’insegnamento degli antichi tempi, giudicando il mondo ordinato in un solo modo, ed in questo è possibile ritrovare il bene ed il male in base al tempo ed alla regione. Machiavelli però sottolinea la tesi di Plutarco, secondo il quale la gloria di Roma dipende esclusivamente dalla fortuna, perché non si è mai trovata repubblica in grado di conquistare un impero ampio e vasto come quello romano. La libertà è causa della solidità e dell’ampliamento degli stati, perché il bene comune è quello che permette l’ampliamento delle città. Machiavelli riconosce tre modi che permettono l’ampliamento delle città: 1- Etruschi: lega di più repubbliche insieme 2- Farsi dei compagni, ma non talmente tanti da farsi rubare il titolo delle imprese ed il comando 3- Farsi immediati sudditi e non compagni Roma si mosse attraverso la seconda modalità, affiancandosi per le future imprese i popoli già vinti, in modo tale da far si che questi ultimi, venissero, senza accorgersene a soggiogare se stessi, non riconoscendo superiore altro che Roma, la quale assunse eccessiva potenza. Inoltre, i romani in guerra, ingaggiavano subito battaglia, così i nemici una volta vinti, per salvare le loro ricchezze si sottomettevano ed i romani li condannavano in terreni, chiedendo per sé dei territori nei quali inviavano una colonia, la quale veniva ad essere guardia dei confini romani. Roma si arricchiva dunque con la guerra, dove gli altri popoli si impoverivano. Alla base della guerra vi erano i buoni soldati, sufficienti per ottenere oro, il denaro è necessario in secondo luogo, ma è una necessità che si ottiene solo se i soldati vincono. La forza dell’Impero romano consisteva nella disposizione della loro fanteria, presentata in campo secondo gli ordini, posizionati in file, in modo tale che ogni schiera fosse in grado di inglobare la precedente fila quando fosse costretta a ripiegare, ma questo non accedeva quasi mai. 

Machiavelli accusa i capitani italiani di ventura di aver privato l’importanza alla fanteria per affidarla alla cavalleria.

In fine Machiavelli focalizza l’attenzione sui fatti e principi basati sulla pertinenza dell’agire più che sui fatti militari.



Machiavelli ritiene, per esempio, che è cattivo uso, l’utilizzo delle guerre intestine ad una repubblica per vincere la guerra, ricercando l’effetto di provocare in essa un’immediata concordia.

È segno di grande prudenza l’astenersi dal minacciare, il quale uso permette all’avversario di rendersi più cauto e di sviluppare un maggiore odio in grado di offendere. Allo stesso modo, in uno stato di guerra, volendo persuadere uno stato alla pace, è necessario evitare di usare conto di lui parole poche onorevoli nate da una insolenza rispetto alla vittoria o ad una falsa speranza di vittoria, ne può mancare una riflessione sui modi e sul peso della fortuna nei confronti dei fatti storici. Nel ventinovesimo capitolo, essa assume un carattere provvidenziale che riconduce ad un fine del tutto impensabile, il corso accidentale degli eventi, egli ricava questa visione dell’analisi della vicenda dell’invasione dei galli. Secondo quello che dice Livio, il ritorno dei romani in quella occasione, fu tale da dire che la fortuna acceca gli animi degli uomini, quando non vuole che quelli si oppongano ai suoi disegni. Gli uomini possono assecondare la fortuna, ma non opporsi, essi debbono sperare nel futuro, ma non abbandonarsi ad esso. Il terzo libro: studio dei mezzi con cui ci si può opporre alla decadenza degli stati La legge di interpretazione logica e pratica della storia che egli propone è l’imitazione. La costituzione fisica del nascere e perire delle cose, rendeva difficile per machiavelli, ritrovare le possibilità contingenti e perenni di trasformazione e di mutamento che danno vita alla storia. Machiavelli poteva intuire, che se non c’è continuità senza mutamento e corruzione, non ci sono neanche mutamenti dello stato presente che sono, il ritorno degli ordinamenti politici allo spirito ed alle funzioni per cui sono create. Le origini dello stato rappresentano la sua salvezza, perchè esse si possono ordinare:  

A partire da una legge A partire da un uomo buono Es: A Roma i tribuni della plebe, i censori e tutti coloro che gestivano le leggi garanti tra gli uomini.

La fine dell’opera si concentra su esemplificazioni, ad esempio quella delle congiure. Nel ventiquattresimo capitolo, Machiavelli spiega come mai, nonostante tutto la libertà di Roma sia stata interrotta a causa del prolungamento delle magistrature rispetto alle cariche prescritte, i soldati iniziarono dunque a riconoscere solo i propri generali come capi, dimenticando i senatori.

DISCORSI SOPRA LA PRIMA DECA DI TITO LIVIO: LIBRO 1 Proemio:    

Onore per le antichità: imitarle per esercitare le arti Leggi civili: sentenze date dagli antichi che oggi insegnano se vengono consultate In politica non si ha una vera cognizione della storia: La storia non viene imitata, ma solo ammirata Scrittura sopra il pensiero di Tito Livio: osservazione della storia in base a ciò che è necessario per una maggiore intelligenza politica.

I.

I principi delle città: quelli di Roma

Tutte le città si edificano a partire da: 



I natii del luogo dove si edificano: Gli abitanti dispersi, non si sentono sicuri dagli attacchi nemici e decidono di unirsi restringendosi ad abitare insieme in un luogo prescelto e più semplice da difendere contro un nemico comune. Dai forestieri: o Uomini liberi: uomini che sono costretti ad abbandonare la patria  per trovare asilo in altre città  per edificandone nuove: La fortuna dell’edificato nasce dalla virtù dell’edificatore → Nella elezione del luogo: meglio se è fertile, favorisce benessere, non permette discordie, attraverso l’ozio, forza ed espansione. → Nell’ordinazione delle leggi: necessarie ad indirizzare l’ozio allo sviluppo militare. o Dipendenti da altri: colonie, edificate da un principe per gloria Es: Firenze

Roma: Comodità del sito permise forza e sicurezza. II.

Specie di repubbliche

Le città auto governatesi da sole sotto forma di principato o di repubblica:   

Un uomo in grado di dare leggi ordinate sotto le quali si può vivere in un ordine prudente Se un ordine non è prudente, questo deve essere riordinato: nella retta via per avere un ordinamento perfetto Se una città è del tutto discosta da un ordine: non è in grado di arrivare ad un vero fine, non si può ordinare

Pericolo: gli uomini non sono mai in grado di accordarsi per modificare un ordinamento a meno che non ci sia un incombente pericolo esterno. Esistono tre tipi di stati: chi ordina una città si volge verso uno di essi, stando attenti di non cadere nelle loro corruzioni attraverso i vizi. 1. Principato: Tirannia 2. Ottimati: oligarchia 3. Popolare: Anarchia Uomini disparsiSi radunarono insieme eleggono un capo seguendo la cui guida, il capo doveva essere prudente e giusto  Nascita della giustizia principe per successione nascita della corruzione odioTirannide Gli uomini si armano contro il principe costituiscono un nuovo governo che post ponga il bene individuale a quello della comunità I figli dei quali, rivoltosi all’avarizia fanno sì che il governo degli ottimati si trasformi in governo di pochi corrotti La moltitudine si solleva Stato popolare ordinato in modo che non abbiano autorità ne pochi ne principi Ognuno vive secondo le proprie necessità si torna al principato e così avanti. Ma nessuna repubblica può subire così tante mutazioni e rimanere in piedi, rischia dunque di diventare suddito di un altro stato. Roma: è mista in quanto in essa vivono tutti e tre gli ordinamenti, ma attraverso la fortuna, lavorò verso la perfezione anche quando non lo era.

Era composta di Senato (principato), consoli (ottimati) e tribuni (popolo), fondando una perfetta repubblica, dove ogni parte aveva il suo potere di diritto. III.

Come nacquero i tribuni della plebe (perfezionamento della repubblica)

La legge presuppone che gli uomini utilizzino la malignità ogni volta che ne abbiano la possibilità, la cui ragione occulta verrà a galla con il tempo (padre di ogni verità). Gli uomini non operano mai bene se non per necessità. La povertà rese gli uomini industriosi e la legge gli uomini buoni. Si aveva paura che la plebe maltrattata insorgesse, per difendere il popolo si crearono i tribuni, mezzi tra la plebe ed il senato e per tenere a freno l’insolenza dei nobili. IV.

Tumulti tra la plebe ed il senato.

La virtù militare è stata l’unico strumento attraverso il quale i tumulti che Roma era solita vedere dentro le sue mura, non permettessero la fine della repubblica. Dove c’è buona milizia, c’è un buon ordine e buona fortuna. I tumulti hanno avuto un ruolo essenziale, permisero un cammino verso il perfezionamento della repubblica, al suo interno molto varia. Alla fine dei tumulti si sono infatti create leggi ed ordini a beneficio della libertà comune. I tumulti servirono perché il popolo potesse ottenere le sue libertà ed i suoi diritti e per placarli era necessario assecondare le necessità. Le necessità provengono dall’oppressione o dalla sensazione di essere oppressi, ed in entrambi i casi per porre fine alle rivolte è necessario concedere diritti. V.

La guardia della libertà

Repubblica: basata sulle leggi che permettano una libertà e su una guardia che garantisca il rispetto delle leggi. Nell mani di chi deve essere posto il potere delle guardie? A Roma nelle mani della plebe. Mentre i nobili desiderano dominare, il popolo desidera di non essere dominato, il desiderio di vivere liberi finisce sempre per usurpare la libertà, dunque l’unico modo perché questi ne abbiano cura, è renderli guardie di essa. La plebe, ottenuto un potere, secondo la natura umana, ne bramò immediatamente un altro, iniziando ad adorare gli uomini che si ribellavano alla nobiltà che non concedeva potere. I tumulti sono causati da chi possiede e teme di perdere, ed ha potere su chi non possiede. VI.

Ordine in grado di eliminare le controversie

Le repubbliche che sono state libere per molto tempo. 



Sparta: re ed un piccolo senato, c’erano pochi abitanti (potevano essere governati da pochi) e avevano delle leggi di Licurgo che eliminavano ogni motivo di tumulto, grazie all’uguaglianza. Non aprirono le porte agli stranieri Venezia: non divise i nomi dei poteri, chi li aveva era “gentiluomo” e gli altri “popolani”, dunque chi abitava a Venezia aveva un ruolo, e chi arrivò e vide lo stato fatto non fece tumulti. Non affidarono la milizia alla plebe



Roma: fece entrambe le cose, ma come fare un popolo numeroso ed armato mantenendo il suo dominio? Per ampliarsi, è necessario che non acquistasse, se non con la forza.

Per due motivi si fa guerra ad una repubblica:  

Per conquistarla Per paura di essere attaccati

Entrambe necessità, è dunque bene che nell’ordinare una repubblica è bene che si faccia in modo che essa si possa ampliare non perdendo ciò che aveva solido. È dunque bene che i tribuni abbiano da essere le guardie della libertà. VII.

Libertà della repubblica.

Guardia della libertà: accusare i cittadini quando vanno contro la libertà.  

I cittadini per paura di essere accusati non vanno contro lo stato Si sfogano gli umori (ingiustizie tra privati) in modo ordinato, quando non ci sono si passa agli straordinari che creano danni maggiori.

Se le forze straordinarie insorgono nelle città con il fine di “fare giustizia”, vuol dire che la città non è ordinata in modo giusto, in modo da sfogare gli umori degli uomini. A Roma, finché regnavano solo Plebe e senato, i tumulti avvenivano per la non esistenza di una forza della repubblica con la quale sfogare gli umori. VIII.

Accuse utili, calunnie pericolose

Le calunnie devono essere soppresse, mentre le accuse giovano alla repubblica:  

Calunnie non necessitano di testimoni né di prove Le accuse necessitano di prove e testimonianze

In ogni repubblica ogni cittadino deve avere il diritto di accusare senza paura (accusa se vera o premiata o non punita), e deve essere punita la calunnia che irrita e non castiga, porta odio, divisione, sette e rovina. A Firenze fu male ordinato questo aspetto, mentre a Roma bene. IX.

Riodinare una repubblica

Non succede mai che qualche repubblica sia ordinata bene fin dall’inizio. È bene che l’ordinamento discenda da una sola mente con l’animo di voler giovare al bene comune e che possa essere curata da molti per mantenerla. Gli ordini della città sono volti ad un vivere civile e libero, l’ordine rimane valido se ritenuto giusto anche al variare delle forme di governo. Per ordinare una repubblica è necessario essere soli. X.

I fondatori di una repubblica e quelli di una tirannide

I fondatori della repubblica sono lodabili. Sono infami coloro che distrugge la repubblica attraverso tirannide: sono coloro che si abbandono ad i vizi e pretendono di creavi uno stato. Spesso sono lodati perché corrotti dalla fortuna.

Gli ordinatori di repubblica portarono un regno di pace e di libertà, mentre gli ordinatori di tirannide causarono un regno di odio e violenza. XI.

La religione dei romani

Numa Pompilio, successore di Romolo, si volse alla religione come cosa necessaria per mantenere una civiltà. I cittadini Temevano il rompere un giuramento con Dio, molto più del rompere la parola umana. La religione serviva a guidare gli eserciti ed a tenere buoni gli uomini. Dove vi è religione si possono introdurre le armi. Religionebuoni ordinibuona fortunabelle imprese felicità Timore di Dio: grandezza della civiltà. Un principe deve ordinare in modo che morendo, l’ordinamento continui a valere ed a funzionare. XII. Importanza della religione  Mantenere incorrotta una religione per mantenere in vita una civiltà.  Oracoli, aruspici, templi, sacrifici erano le basi della religione romana. I principi devono definire quali culti della religione intendono mantenere, così è più facile mantenere la repubblica religiosa, buona ed unita. 

I miracoli sono solo segni della devozione.

La chiesa tiene l’Italia disunita: La chiesa non è né abbastanza forte per poter unire l’Italia, né permette che un altro la occupi, dunque è divisa, debole e preda dei barbari. XIII. XIV.

Religione per riordinare la città, attraverso “interpretazione” di manifestazioni naturali. Interpretazione degli auspici in base alla necessità

I romani avevano cura di interpretare gli auspici che dissuadevano a far si che agissero secondo il bene della civiltà. Es: i militari combattevano solo se gli auspici erano positivi. I governatori dovevano essere in grado di definire ed interpretare gli auspici in base alle necessità. XV. I sanniti ricorsero alla religione come estremo rimedio alle loro sconfitte  Indurre ostinazione nei soldati attraverso la religione.  Era possibile ottenere confidenza attraverso la religione. XVI. Il popolo, abituato a vivere in una monarchia, conquistata la libertà fatica a mantenerla, in quanto il popolo è come un animale, che dopo aver vissuto in cattività, essendo liberato e non sapendo come sopravvivere, si sottomette al primo giogo, che spesso è più grave di quello precedente.  Un popolo in cui è entrata la corruzione, non può vivere libero.  Lo stato che diventa libero si fa solo nemici, i quali vivevano bene sotto il principe.  La comune utilità del vivere libero a quel punto non dipende da nessuno. Infelici sono i principi che per mantenere il proprio stato si inimica il popolo, la cui soluzione è analizzare il desiderio del popolo, che solitamente è:  

Vendicarsi contro coloro che sono la causa della loro servitù (può essere soddisfatto) Riavere la propria libertà (può essere soddisfatto in parte)

o Per comandare (deve essere represso) o Per vivere sicuri (leggi ed ordini) XVII. Popolo corrotto, in libertà si può mantenere libero  Una città con il capo corrotto, se la città è sana può vivere liberamente alla morte del capo.  Se le membra sono corrotte, anche alla morte del capo ed alla venuta di un capo in grado di dare la liberà, alla morte di ...


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