Media new media postmedia Quaranta PDF

Title Media new media postmedia Quaranta
Author jessica grasse
Course Storia e Arti dello Spettacolo e dei Media
Institution Università di Pisa
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Summary

Sintesi di capitoli del libro con immagini...


Description

media new media postmedia Domenico Quaranta

2010 Domenico Quaranta, mail: [email protected] web: http://www.domenicoquaranta.net

New Med edia ia Ar Artt

Tate Modern Exhibition The Unilever Series Olafur Eliasson, The Weather Project, spazi della Turbine Halle (centrale elettrica) 16 October 2003 – 21 March 2004 https://www.tate.org.uk/whats-on/tate-modern/exhibition/unilever-series/unilever-series-olafur-eliasso

https://www.youtube.com/watch?v=IsT9vEpfNq4

New Media Art → incertezza terminologica → spesso Digital Art e Media Art sono usati come sinonimi, ma non sono la stessa cosa Tutti sembrano concordare che la New Media Art si definisce in rapporto ai media che utilizza, e di cui fa emergere le implicazioni sociali, politiche e culturali (p. 17); o come hanno dichiarato Mark Tribe e Reena Jana in New Media Art: termine che descrive progetti che fanno uso di tecnologie emergenti e che si concentrano sulle potenzialità culturali, politiche ed estetiche di questi strumenti (p. 9). Digital Art → Media digitali. Dalla fine degli anni ‘60 (primi esperimenti di uso artistico del computer). Media Art → Tutti i media, nell’accezione mcluhaniana. Da Man Ray a Nam June Paik, fino all’uso attuale della Rete del computer. New Media → Metà anni ’90 l’espressione New Media viene utilizzata in ambito editoriale per distinguere le nuove divisioni che producono CD-ROM interattivi e siti Web da quelle che lavorano su piattaforme più tradizionali: giornali, radio, televisione. ↓ L’espressione New Media passa da Senso/definizoine generico → ogni nuovo medium a Senso/ definizione specifico → media digitali

Genere o Movimento? In gene re le definizioni di New Media Art insistono sul mezzo usato per fare arte → per cui la New Media Art sarebbe un genere e non un movimento.

Metamedium

Il termine metamedium fu coniato nel 1977 dai ricercatori informatici statunitensi Alan Kay e Adele Goldberg per riferirsi alla capacità del computer di 'inglobare' gli altri mezzi di comunicazione (media, al singolare medium) simulandone le caratteristiche, ovvero di trasformarsi in altri mezzi di comunicazione in funzione del software eseguito dal computer stesso (ovviamente in presenza di adeguato hardware e periferiche). Il concetto di metamedium venne definito da Kay e Goldberg mentre lavoravano alla progettazione dell'avveniristico sistema informatico Dynabook. (wiki)

New Media Art Cosa NON è secondo Domenico Quaranta: • • • •

Non indica l’arte che utilizza tecnologie digitali come medium artistico Non è un genere artistico Non è una categoria estetica Non descrive un movimento né un’avanguardia

New Media Art Cosa È secondo Domenico Quaranta: • Un “mondo dell’arte” totalmente autonomo e indipendente dall’arte contemporanea che ogni altro “mondo dell’arte” • New Media Art descrive l’arte che viene prodotta, discussa, criticata, consumata all’interno di uno specifico “mondo dell’arte” → “mondo della New Media Art” ↓ • Per definire la New Media Art bisogna far riferimento ad un CONTESTO più che ad un movimento o a un determinato uso del medium • La definizione di New Media Art va rifondata su basi sociologiche anziché tecnologiche

D. Quaranta cita spesso Lev Manovich Lev Manovich (Mosca, 1960) è uno scrittore statunitense. Lev Manovich è un autore di libri riguardanti la teoria dei nuovi media, docente del Computer Science Program al City University di New York, Graduate Center, U.S. Manovich si occupa principalmente sul rapporto tra il digitale e la persona, teoria della new media art, e studi di software. Il suo libro più conosciuto è Il Linguaggio dei Nuovi Media (The language of New Media) che è stato tradotto in quattordici lingue. (wiky) Secondo Lev Manovich (The Language of New Media, 2001), i NEW MEDIA sono i media basati sul computer e sulle tecnologie digitali. I new media sono rivoluzionari più di ogni altro medium che li ha preceduti, perché “la rivoluzione dei media computerizzati investe tutte le fasi della comunicazione - acquisizione, manipolazione, archiviazione e distribuzione - e anche tutti i tipi di media - testi, immagini statiche e in movimento, suono e costruzione spaziale.” Lev Manovich parla di 2 contesti socio-culturali diversi: • Duchamp Land (padre dell’arte contemporanea) • Tourig Land (uno dei padri del computer)

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Fine anni ’50 – inizi ‘60 • Sviluppo tecnologico • Ricerca artistica

Rilancio dell’intreccio tra: • Arte • Scienza • Tecnologia

Proposto con vigore sin dalle avanguardie artistiche

Man Ray, Bauhaus, Lazlo Moholy Nagy

1965 mostra Computer-Generated Pictures by Bela Julesz and Michael Noll, Howard Gallery di New York

COMPUTER ART Realizzata da ingegneri

1968 mostra Cybernetic Serendipity, Institute of Contemporary Art, Londra, curata da Jasia Reichardt

I pionieri della Computer Art e arte cibernetica sono affiancati da artisti che rivelano analogie estetiche, tematiche o formali con i primi: - Nam June Paik - Jean Tinguely - John Cage

1966 evento 9 Evenings: Theatr and Engineering, 69th Regiment Armory di New York

10 artisti (R. Roauschenberg, J. Cage) collaborano co 30 ingegneri

1967 nasce Experiments in Arts and Tecnology (E.A.T.), associazione no-profit che promuove la collaborazione fra artisti e ingegneri, in dialogo con l’industri atecnologica (by the engineers Billy Klüver)

I tecnici aiutano gli artisti Gli artisti, “visionari e agenti attivi del cambiamento sociale”, possono influenzare lo sviluppo delle tecnologie

1970 Palo Alto Research Center (PARC) aperto dalla Xerox Corporation presso la Stanford University 1973 Special InterestGroup on GRAPHics and Interactive Techniques (SIGGRAPH) che diventerà la principale vetrina internazionale sugli sviluppi della computer graphic p.39

ROBOTICA 1973 Harold Cohen (University of California San Diego)avvia il Progetto AARON, sviluppo di un’intelligenza aartificiale in grado di dipingere

SCULTURA CIBERNETICA 1971 Edward Ihnatowicz (University College di Londra) realizza la scultura cibernetica The Senster che reagiva alla voce e agli spostamenti degli spettatori

Fine ‘70 – primi ‘80 le TELECOMUNICAZIONI garantiscono alla New Media Art presenza e visione fuori dal Sistema corporativo/universitario

Fine ‘70 – primi ‘80 le TELECOMUNICAZIONI garantiscono alla New Media Art presenza e visione fuori dal Sistema corporativo/universitario Già reti di comunicazione come il telefono e la posta avevano stimolato l’attenzione delle avanguardie e di Fluxus Prima della Rete Internet è la TRASMISSIONE SATELLITARE ad offrire possibilità di esplorazione dello spazio della comunicazione 1973 per la prima volta la tecnologia satellitare trasmette in tutto il mondo un evento culturale, il concerto di Elvis Presley alle Hawaii

ANNI ’80 p.43 Ricerca artistica sulla comunicazione diventa frenetica, estendendosi alle reti telematiche

1980 : • Conferenza Artists’ Use of Telecomunications, organizzata da Carl Eugene Loeffler al Museum of Modern Art di San Francisco → evento internazionale • Hole in Space, progetto d’arte pubblica di Galloway e Robinowitz → ponte comunicativo via satellite fra spazi pubblici di 2 città (Los Angeles e New York) attraverso 2 maxischermi ↓

Proiettavano in diretta il flusso registrato da una telecamera posta accanto a ciascuno schermo, consentendo al pubblico della strada, per lo più inconsapevole dell’evento, di interagire con persone a migliaia di chilometri di distanza

1982 The World in 24 Hours, coordinato da Robert Adrian dall’Ars Electronica Festival di Linz usando un ampio spettro di tecnologie di comunicazione (telefono, fax, Slow-Scan TV, Rete telematica) (Ars Electronica Festival di Linz Ideato nel settembre 1979 in forma di festival per le arti digitali, le nuove tecnologie e le innovazioni nelle società contemporanee)

1983 La Plissure du Texte di Roy Ascott (Parigi, Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris), testo collaborativo realizzato da diversi utenti collegati via BBS 1984 Good Morning Mr Orwell, trasmissione via satellite di brani video e performance dal vivo coordinata da Nam June Paik, raggiungendo un audience di più di 10 milioni di persone

- Rinnovato interesse da parte delle istituzioni artistiche tradizionali - Grande vitalità che si manifesta nel coinvolgimento di corporation e centri specializzati

pp. 43-44

Le tecnologi e emergenti sono il tema del giorno e le istituzioni artistiche trovano facilmente sponsorizzazioni da parte del settore hi-tech e dei network televisivi

Nam June Paik - Good Morning Mr. Orwell (1984)

1985 mostra Les Immateriux, Pompidou → Progetto sui nuovi materiali della creatività ↓ Mostra “non-mostra” → mettere in discussion I modello modern e prescrittivo di mostra legato al salon ottocentesco e alla galleria (p.44)

Les Immatériaux, la mostra curata da Jean-François Lyotard e Thierry Chaput, nel 1985 al Centre Georges Pompidou di Parigi, attraverso uno spaccato vivace delle trasformazioni in atto e di quelle futuribili, con quel tanto di visionario da suscitare dibattiti e polemiche sulle due sponde dell’Atlantico. Il cuore concettuale della manifestazione – così come è messo a punto dall’autore della Condizione postmoderna (1979) – risiede nell’abolizione della distinzione fra materia ed energia, a favore di entità ibride, potenzialmente sia l’una che l’altra, e pertanto destinate a modificare le stesse categorie fondanti del pensiero. Visitando questa insolita e affascinante esposizione si aveva un’idea vivida degli esiti delle trasformazioni avvenute e dei loro effetti a breve e a lungo termine: si pensi al senso di dematerializzazione suscitato dal denaro non più ancorato ai metalli preziosi, ma legato alla fluttuazione reciproca delle monete e al crescente peso, spesso speculativo, dell’economia finanziaria. Oppure, si consideri quanto l’incremento delle telecomunicazioni abbia diffuso l’idea di un pianeta ancora più piccolo di quanto non fosse diventato grazie ai trasporti meccanici: ciascun luogo o individuo è immediatamente collegabile a tutti gli altri, sostituendo il contatto fisico con quello virtuale, in tempo reale. (Francesca Gallo, Doppiozero https://www.doppiozero.com/dossier/anniottanta/immateriale)

1986 Biennale Venezia coordinata da Maurizio Calvesi intitolata Arte e Scienza La sezione Tecnologia e Informatica curata da Roy Ascott, Don Foresta, Tom Sherman e Tommaso Trini assume un layout “laboratoriale”. Nel laboratorio Planetary Network, coordinato da Roy Ascott, per 3 settimane gli artisti hanno condotto scambi comunicativi con altri artisti in 20 location diverse (dal Canada all’Australia), attraverso 3 protocolli di comunicazione: - Posta elettronica - Fax - Slow-Scan TV La dimensione del networking (lo scambio paritario), la collaborazione tra artisti, l’articolazione planetaria prendeva il sopravvento sugli oggetti dello scambio: video, immagini fixate con interventi manuali, immagini generate al computer, testi. ↓ INTERAZIONE

1986 Biennale Venezia coordinata da Maurizio Calvesi intitolata Arte e Scienza L’evento prende la forma di “Ubiqua, il network planetario dell’arte”, pensato e organizzato dai critici d’arte Tommaso Trini, Roy Ascott, Maria Grazia Mattei, Tom Sherman. Diversi gruppi di artisti sono collegati da tutto il mondo (Atlanta, Sydney, Toronto, Alma, Galles, Parigi, Perth, San Francisco, Venezia, Milano…) per diversi giorni nel corso della Biennale e vengono invitati a interagire tra loro scambiandosi messaggi e news quotidiane. Ubiqua si tiene negli spazi delle corderie dell’Arsenale di Venezia. Il processo di collaborazione e creatività a distanza viene definito “dispersed authorship” e coinvolge oltre 100 artisti di 3 continenti. Per molti versi Ubiqua prefigura e anticipa la condizione mediatica del World Wide Web, che annulla le distanze e rende possibile interazioni e collaborazioni su scala globale. L’Italia è rappresentata dal Gruppo MIDA, formatosi nell’ambito dell’accademia d’arte di Brera e composto da Gualtiero e Roberto Carraro, Alfio Domenghini, Vincenzo Ferrari, Mauro Maffezzoni, Enrico Mangialardo, Giancarlo Norese, Maurizio Pirola. Le ricerche italiane sono rivolte allo sviluppo di un “video esperanto”, una sorta di codice iconico universale volto a favorire le comunicazioni nei network globali del futuro. (https://www.carraro-lab.com/chi-siamo/archivio/archivio-eventi-e-progetti/ubiqua-network-planetario-dellarte-alla-biennale-di-venezia-1986/)

Ars Electronica di Linz, nasce nel 1979. Festival permanente dedicato alla tecnologia e al suo impatto sull’arte e sulla società. 1987 viene introdotto il Prix Ars Electronica → premio suddiviso in categorie 1995 Ars Electronica Center di Linz, centro stabile affiancato dall’Ars Electronica Futurelab. ↓

“Museum of the Future” Struttura stabile che raccoglie e ospita le emergenze dela ricercar sul digitale



Struttura di produzione e ricerca

Ars Electronica avrà un ruolo determinante nello stabilire il mondo della New Media Art come territorio autonomo. - Stimola dibattito - Propone categorie - Propone criteri di valore - Favorisce la produzione - Favorisce la circolazione

Fine anni ‘80 – inizi ’90 “New Media Center” → canali di distribuzione esterni al mondo dell’arte tradizionale, garantendo alla “terza cultura” sicurezza di dibattito critic e di visibilità

Nel 1986 Vittorio Fagone chiama così la cultura digitale per distinguerla da quella umanistica e sicientifica L’Italia rimane un caso isolato. Vi è una scena artistica attiva e vivace (es. Tommaso Tozzi, i Giovanotti Mondani Meccanici, Correnti Magnetiche, Mario Canali, Studio Azzurro, Giacomo Verde e più tardi Piero Gilardi e Maurizio Bolognini), il mancato impegno istituzionale produce un gran numero di iniziative autonome e isolate, nate dall’impegno volontaristico di curatori come Mario Costa e Maria Grazia Mattei, condotte per lo più in spazi privati o in contesti istituzionali periferici. Ancora ora in Italia non esiste alcun Media Center, e i pochi festival faticano a imporsi sul panorama internazionale.

Primi anni ’90 (p.51) 1989 data simbolo del processo di istituzionalizzazione della New Media Art: • • • •

In Europa le istituzioni specializzate fioriscono con rapidità e numero senza precedenti Fondazione dello ZKM (Zentrum für Kunst und Medientechnologie) Crollo del muro di Berlino e dell’impero sovietico → stagione nuova per l’arte Russia e Europa orientale istituzionalizzazione dell’arte contemporanea con l’intervento del miliardario George Soros ↓ Soros Center of Contemporary Art (SCCA)

La New Media Art ha puntato fin dalla sua nascita: - utilità sociale - contributo allo sviluppo creativo dei New Media L’utilità sociale della New Media Art viene contrapposta alla non-utilità dell’arte contemporanea

Confermando la confusone tra: - Lo sviluppo del medium e il suo utilizzo artistico - New Media e New Media Art Accompagnato da un rapporto ambiguo e conflittuale con l’arte contemporanea

Che infatti basa la propria economia su un mercato di lusso

Nello ZKM (Germania) le due realtà convivono separate in casa grazie ad una suddivisione in istituti e dipartimenti: - Museum of Contemporary Art - Media Museum (dotato di una collezione permanente di interactive media art unica al mondo) - Institute for Visual Media - Institute for Music and Acoustics - Institute for Media, Education and Economics - Filminstitute Lo ZKM nato nel 1989 con iniziative solo temporanee, aprirà i suoi spazi (permanenti) solo nel 1997

Negli anni ‘90 lo ZKM è il primo che pone la questione della museificazione della New Media Art, della sua conservazione e della creazione di un canone. Così nascerà nel 1990 l’Intercommunication Center di Tokio (ICC) con sede stabile solo nel 1997 1990, Olanda, Inter-Society for the Electronic Arts (ISEA) organizzatore dell’International Syposium on Electronic Art. 1989, Germania, Institute for New Media (INM), Francoforte, nasce come laboratorio sperimentale nell’ambito dell’Accademia delle Belle Arti, diventando poi piattaforma di ricerca indipendente per la formazione postuniversitaria degli studenti. 1988, Gran Bretagna, FACT di Liverpool (allora chiamato Moviola) (pp. 52-51)

Anni ’90 Paesi dell’Est Europa (p. 53) Fino agli anni ‘90 l’arte d’avanguardia è priva di assetto istituzionale Open Society Institute & Soros Foundation Network avvia il primo tentativo. Dal 1991 i SCCA vengono aperti in 17 paesi dell’ex blocco sovietico. Nel 1999, a seguito della ristrutturazione delle fondazioni Soros i SCCA diventano indipendenti cambiando lo statuto in organizzazioni non governative. ↓ Dovendo così affrontare il problema dei finanziamenti

Le SCCA garantivano alla popolazione e agli artisti l’accesso ad Internet e alle nuove tecnologie 1993 la SCCA di Mosca da vita al New Media Art Laboratory

NET ART (pp. 54-58)

DUE MO MOND ND NDII A CONFR FRON ON ONT TO (pp.61-92)

Lev Manovich in un testo del 1997, tra Duchamp Land (il mondo dell’arte contemporanea) e Turing Land (il mondo della New Media Art) L’oggetto d’arte canonico ha le seguenti caratteristiche: • Orientato al contenuto bellezza, metafore della condizione umana, trasgressione delle regole, ecc. • Complicato la comprensione dell’oggetto implica diversi codici culturali e un’attitudine ironica di matrice postmoderna • Ironico • Autoreferenziale • Spesso adotta strategie distruttive nei confronti dei materiali che adotta

• Orientato alla tecnologia alla sperimentazione delle tecnologie più nuove disponibili sul mercato • Semplice • Privo di ironia • Prende la tecnologia che usa Risultando più vicino molto seriamente all’industria dei computer che all’arte • Non riflette quasi mai sui limiti della macchina, sui difetti , i crash Il computer deve funzionare altrimenti produce orrore e non un «meraviglioso incidente dadaista»

Secondo Manovich l’arte della Turing Land non si riverserà mai nella Duchamp Land

Olafur Eliasson cascate d'acqua ponti new york (p.66) https://olafureliasson.net/archive/artwork/WEK100345/the-new-york-city-waterfalls#slideshow

Matthew Barney (born March 25, 1967) is an American contemporary artist

Genio romantico / star dello spettacolo / imprenditore di se stesso

Damien Hirst, Jeff Koons, Maurizio Cattelan, Andy Warhol

Fedeltà alla PROGETTUALITà All’IDEA

[epidemiC]: Double Blind, 2003 (p.76)...


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