MIES VAN DER ROHE - Mies Van der Rohe, opere PDF

Title MIES VAN DER ROHE - Mies Van der Rohe, opere
Author Chiara Andreazza
Course Storia dell'architettura contemporanea
Institution Politecnico di Milano
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Mies Van der Rohe, opere...


Description

LUDWING MIES VAN DER ROHE E L’ESPRESSIONE DELLA REALTA’ 1921-33 Mies cerca il compito dell’architettura e dice che non è quello di inventare nuove forme. Chiede a Behrens, ma lui non se lo era mai chiesto, perciò trova risposta solo in un’affermazione di Tommaso d’Aquino: “ La verità è l’espressione della realtà”. Berlage fece questo, dal momento che non avrebbe mai accettato nulla che non fosse costruito con chiarezza (la Borsa di Amsterdam è un edificio dal carattere medievale, ma non medievale. La struttura è il tutto da cima a fondo all’interno della stessa concezione.) A 14 anni va a bottega dal padre, scalpellino, frequenta una scuola commerciale e inizia a disegnare decorazioni a stucco per un costruttore locale. Nel 1905 si trasferisce a Berlino, dove lavora per un architetto minore e si specializza nella lavorazione del legno. Nel 1907 lavora da solo e costruisce la sua prima casa, nel 1908 si associa a Peter Behrens, che stava lavorando per l’AEG. Nel 1911 lascia lo studio di Behrens e diventa sovrintendente per la costruzione dell’ambasciata tedesca a Pietroburgo (il progetto era di Behrens). Mies apre il proprio studio e comincia con la CASA PERLS, la prima di 5 case in stile Neoshinkeliano progettate prima della Prima Guerra Mondiale. 1912: monumento a Bismack, alla maniera di quello di Boullè (colonnato ai lati e culmine in una forma semicircolare con la statua di Bismark)

Dopo la guerra Mies tenta di creare un’architettura più organica di quella consentita dai canoni autocratici della tradizione di Shinkel. Nel 1919 dirige la sezione architettonica del Novembergruppe che aveva come obiettivo quello di dare una nuova vita alle arti in Germania e, facendo parte di questo gruppo, entra in contatto con le idee di Bruno Taut sulla Catena di Vetro. Questo tema lo applica nel grattacielo per il concorso della Friedrichstrasse del 1921. Mies scrive che a disposizione c’era una piazza triangolare e gli sembrò adeguata una forma prismatica dando delle leggere angolazioni alle facce in vetro. Fece un modellino di vetro e capì che lavorare con il vetro significa creare dei riflessi luminosi, non effetti di luci e ombre. Anche gli spazi curvilinei visibili in pianta sono stati ragionati grazie al modello. Nel 1923 partecipa al primo numero della rivista “G” con un edificio per uffici di 7 piani e scrive che l’edificio per uffici è una casa di lavoro, organizzazione, chiarezza ed economia, i locali devono essere luminosi, facilmente controllabili se il tipo di lavoro non richiede spazi separati tra loro e che i materiali da usare sono vetro, cemento e ferro (come il modello Dom-ino di Le Corbusier).

Dal 1923 le 3 diverse influenze di Mies furono: 1. L’architettura in mattoni di Berlage e l’affermazione che “nulla dovrebbe essere costruito senza chiarezza” 2. L’opera di Wright prima della guerra, ossia i profili orizzontali 3. Malevich e il suprematismo che incoraggiarono Mies all’uso della pianta libera (emersa nel padiglione tedesco a Barcellona) Ma rimase comunque sempre molto espressionista nella sua architettura, cosa che si vede bene nel Weissenhofsiedlung, mostra a Stoccarda che era espressione del Deutche Werkbund, sviluppata come una città continua caratterizzata da edifici intonacati di bianco, con tetti piani, forme prismatiche e appezzamenti di terreno rettilinei (dal 1932 tratti che identificavano l’International Style). L’edificio di Mies era adibito ad appartamenti facilmente adattabili a diverse forme e dimensioni. Per lui infatti in quel periodo era molto importante che gli edifici residenziali fossero standardizzati, economici e flessibili, liberamente organizzabili all’interno con tramezzi mobili, tranne per gli ambienti che richiedono tubature. Il culmine della carriera di Mies è segnato da: PADIGLIONE TEDESCO A BARCELLONA 1929 Piani rivestiti in marmo verde lucidato, pilastri cromati cruciformi, 2 vasche d’acqua, quella esterna circondata da travertino e quella interna da vetro nero. per questa occasione creò la sedia Barcellona, divenuta famosissima. CASA TUGENDHAT a Brno, Cecoslovacchia, 1930 Adatta la concezione dello spazio del padiglione di Barcellona a un edificio residenziale, infatti la pianta interna è molto libera, soprattutto quella della fascia orizzontale del soggiorno, con pilastri cromati a croce. La parete di vetro della zona giorno si poteva abbassare meccanicamente e aprire completamente gli spazi verso l’esterno. La zona pranzo è una nicchia rivestita in ebano. CASA MODELLO PER LA MOSTRA DELLA COSTRUZIONE a BERLINO 1931 Piani e pilastri liberi per tutte e 3 le opere (reinterpreta Wright)

MIES E LA MONUMENTALIZZAZIONE DELLA TECNICA 1933-1967 Philip Johnson scrisse che Mies era rispettato sia dai conservatori, sia dagli architetti più anziani. Nessuno potrebbe mai accusare le sue case di sembrare delle fabbriche, si è sempre tenuto fuori dalla politica e ha sempre preso posizione contro il funzionalismo. Nel 1933 con il progetto per la Reichsbank iniziò una trasformazione nella sua opera da un’asimmetria informale a una monumentalità simmetrica. Questa direzione verso il monumentale culminò con lo sviluppo di un metodo costruttivo razionalizzato negli anni ’50 dell’edilizia americana. Nel 1950 tenne un discorso all’Istituto di Tecnologia dell’Illinois sintetizzando il significato culturale che attribuiva alla tecnica dicendo che essa affonda le proprie radici nel passato, domina il presente e tende al futuro, è un movimento storico che plasma e rappresenta ogni epoca, è un modo più che un metodo, rivela la propria natura quando viene abbandonata a se stessa nelle grandi costruzioni degli ingegneri.

L’evoluzione di Mies dopo la metà degli anni ’30 fu combattuta tra 2 estremi opposti 1. L’eredità del Classicismo romantico, che dopo aver semplificato le strutture con scheletro di acciaio puntava a dematerializzare le forme architettoniche, ad esempio in piani mobili sospesi (suprematismo) 2. L’architettura trabeata tramandata dal mondo antico (costituita da tetto, travi, colonne, muri) Era quindi combattuto tra “spazio” e “struttura” e cercò di farle coesistere sia con trasparenza sia con corposità. Esempio di ciò fu il suo studio sull’utilizzo del vetro sia come superficie riflettente, sia come oggetto puro e trasparente, ossia come superficie che si dissolve....


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