Pier Paolo Pasolini - la scomparsa delle lucciole PDF

Title Pier Paolo Pasolini - la scomparsa delle lucciole
Author Federica Saggese
Course italiano
Institution Liceo Classico Pietro Giannone
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Summary

Pier Paolo Pasolini - la scomparsa delle lucciole analisi, appunti e commento...


Description

Pier Paolo Pasolini – La scomparsa delle lucciole 1) Da che cosa deriva la mutazione di cui parla Pasolini? quale precedente storico viene citato? 2) In che senso Pasolini parla della "prima unificazione reale subita dal nostro paese"? 3) Rintraccia nel testo il giudizio che Pasolini dà del presente. 4) in base alla tua giovane esperienza, pensi che il nostro presente sia ancora l'esito di una "mutazione" in negativo?

1) Nell’ articolo “la scomparsa delle lucciole”, Pier Paolo Pasolini denuncia un “qualcosa causato da gravissime trasformazioni sociali”. Il “qualcosa” è paragonato alla rapida scomparsa delle lucciole nelle campagne italiane. Attraverso questa metafora, l’autore compie un’ analisi sociologica dell’ Italia di quegli anni che ha perso gli ideali (le lucciole) e che quindi brancola nel buio, nel vuoto. La storia della Repubblica italiana, secondo Pasolini, può essere divisa in tre periodi: prima della scomparsa delle lucciole, durante e dopo la scomparsa delle lucciole. Il primo periodo è prima della scomparsa delle lucciole, che coincide con un dominio politico totalmente democristiano, un nuovo fascismo, svuotato di potere, rappresentato da maschere democristiane incomprensibili e inconsapevoli, paravento inconsistente del vero potere: la società dei consumi. La Repubblica Italiana, continua Pasolini, nasce e cresce con tali valori, ma è in grado di opporre al fascismo solo una democrazia puramente formale. 2) Di colpo, i "valori" nazionalizzati e quindi falsificati del vecchio universo agricolo e paleocapitalistico, non contano più. Li sostituiscono i "valori" di un nuovo tipo di civiltà, totalmente differente rispetto alla civiltà contadina e paleoindustriale. Si tratta della prima reale "unificazione" subita dall’ Italia, mentre negli altri paesi che avevano già affrontato questa fase, essa si sovrappone all’unificazione monarchica e a quella della rivoluzione borghese e industriale.

3) Per esporre il concetto chiave dell’articolo, ossia quello della scomparsa delle lucciole, dei valori della società, Pasolini non può non far riferimento alla situazione dell’ Italia a lui contemporanea che stava vivendo un drammatico periodo di vuoto di potere. L’ autore sottolinea che non si tratta di un vuoto di potere esecutivo o legislativo e quindi non meramente politico, ma che investiva la società stessa, il pensiero e i valori di questa stessa. Pasolini sostiene che i ceti medi hanno completamente, antropologicamente, cambiato i loro valori in quelli del consumo, propri della borghesia. Il Potere del consumismo ha gettato via cinicamente vecchi valori, provocando, con la nuova "cultura di massa", il cambiamento antropologico. Pasolini vede nei tempi passati ricchezza e varietà di comportamenti, di lingue e di culture, mentre il presente significa per lui impoverimento in tutti i sensi: spariscono alcuni gesti, dialetti, la gente abiura le proprie culture particolaristiche, seguendo le fila del consumismo. Prima della "mutazione", secondo Pasolini, l'uomo era più autonomo, creativo, si distingueva con la propria cultura particolaristica, parlava il suo dialetto ricco di espressioni ed aveva un proprio spazio spirituale.

4) Come si evince dall’articolo di Pier Paolo Pasolini, la società dei consumi ha distrutto quella cultura italiana che nemmeno il fascismo era riuscito a scalfire, Pasolini afferma che il “regime democratico” è riuscito laddove ha fallito il regime fascista: mentre il fascismo non è riuscito ad intaccare la tradizione, gli usi e i costumi degli italiani, il nuovo regime ha distrutto, smantellato la cultura italiana, omologando tutti nella ricerca impossibile di uno sfrenato e assurdo edonismo consumistico, che, appena pare essere raggiunto, subito sfugge. Pasolini coglie e denuncia questo meccanismo, che denomina la “mutazione antropologica” dell’Italia: negli anni in cui scriveva si era agli inizi di un processo di cui oggi vediamo i frutti più maturi. Ora possiamo effettivamente dire che il processo si è compiuto, la cultura tradizionale italiana è scomparsa. Pier Paolo Pasolini, traendo spunto da una situazione contingente, ha saputo cogliere con anticipo quello che sarebbe stato l’effetto di un meccanismo sociologico dallo sviluppo necessario, che ha comportato una vera e propria mutazione antropologica nell’Italia e negli Italiani. La società odierna rappresenta l’esito del processo di “mutazione antropologica” che Pasolini ha ampliamente e lucidamente descritto nel suo articolo. La giovane generazione non possiede tutti i valori che, invece, erano i cardini della società di fine secolo scorso. Privi di una solida base culturale, privi di radici, di principi e ideali, i giovani sono acritiche banderuole al vento. Come lo stesso autore aveva già osservato, il vincolo del consenso di massa, dapprima con la stampa, poi con il televisore, avrebbe portato la società al degrado che è effettivamente avvenuto. Certamente ciascun uomo di ogni epoca ha sperimentato il sentimento della ‘trasformazione nel tempo della sua società’ che è un fenomeno fisiologico. Ciò che conta non è tanto il fenomeno in sé, quanto la velocità di trasformazione che aumenta a livelli inusitati ogni anno. Il degrado che noi tutti sperimentiamo, nei trasporti, nelle buche, nei rifiuti, nell’erba incolta dei parchi nelle nostre città, nella incompetenza della classe politica, nello sfaldamento progressivo ed inesorabile dei legami sociali, sono frutto della degenerazione della società, della perdita delle “lucciole”, ossia dei valori che “illuminano” e dirigono l’agire umano....


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