Pinocchio (summary) PDF

Title Pinocchio (summary)
Author Sara Crescimbeni
Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Trento
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Summary

Lucia Rodler...


Description

COLLODI Si è occupato anche di scuola. È un autore toscano dell’800 che vive tra il 1826 e il 1890, è un giornalista e un traduttore (traduce le fiabe di Perrault, la prima raccolta francese di fiabe della fine del ‘600), scrive per i ragazzi e tra l’81 e l’83 pubblica a puntate nel giornale per i bambini le avventure di Pinocchio, poi pubblicate anche come volume autonomo nel 1883. Un’opera straordinaria e assolutamente enigmatica, che è stata studiata e analizzata da tanti punti di vista ma continua a parlare in modo nuovo. Non è nata tutta in un momento, perché la scrive tra il luglio e l’ottobre dell’81 e poi la interrompe scrivendo la parola “fine” quando Pinocchio viene impiccato per opera del gatto e la volpe. Dopo che Pinocchio ha marinato la scuola per andare a vedere lo spettacolo di burattini e ha conosciuto Mangiafuoco, che si è intenerito e gli ha dato 5 soldi (che lui voleva dare al babbo che aveva venduto la sua giacca per comprargli il libro di scuola, che però pinocchio rivende per comprarsi il biglietto per lo spettacolo di burattini) trova lungo la strada il gatto e la volpe, che lo convincono ad andare al campo dei miracoli per sotterrare le sue monete e vederle moltiplicate. Lo convincono ad andare all’osteria del Gambero Rosso, ma lo ingannano: lo fanno dormire e gli dicono che partono tutti a mezzanotte ma in realtà gli altri partono prima. Lui esce dalla locanda con 4 soldi, non più 5 perché li aveva dovuti spendere per pagare la cena al gatto e la volpe e i due malandrini avevano mangiato tantissimo, lui si era nutrito e aveva fatto indigestione come dice Collodi del sono dei soldi (siamo nell’81, erano appena usciti i Malavoglia e ci troviamo in un’Italia molto povera dove il problema economico è centrale). Esce dalla locanda, è buio e si vede inseguito da 2 assassini, che però sono il gatto e la volpe travestiti che lui non riconosce (è pure sempre un bimbo delle elementari). Loro gli vogliono rubare le monete e alla fine lo prendono e lo impiccano, ma stufi di aspettare che il burattino muoia (era di legno, dopo 3 ore era ancora lì a dondolare) se ne vanno. Solo in un secondo tempo Collodi cambia idea, riprende in mano il suo romanzo e decide di completarlo, trasformandolo in un romanzo di formazione. Pinocchio ha sempre evitato la scuola, dall’inizio fino a dopo la promessa alla fata. Fata = prima è bambina ma poi diventa una figura materna, che lo salva dall’ennesimo pericolo ma gli chiede di andare a scuola. Pinocchio incontra però Lucignolo, che gli parla del Paese dei Balocchi, un paese dove non c’è mai scuola e Pinocchio si lascia convincere. Ma dopo altre avventure merita di diventare bambino. Nel ventre della balena salva Geppetto, fa del bene e quindi merita di diventare bambino. È dunque un romanzo di formazione, che mescola fiaba (perché è pieno di magie, es: naso, fata turchina, paese dei Balocchi, animali parlanti. Mondo controfattuale, dove le cose vanno in mondo diverso dalla logica della realtà) e favola, insegna comportamenti soprattutto attraverso animali che parlano (grillo parlante). Progresso dell’800 si vede anche nei generi letterari, che si ibridano. Da quando arriva in Italia il romanzo, secondo Bachtin (che si è formato nel formalismo russo primo 900) tutti i generi si romanzizzano. Non esistono più solo fiabe, solo favole ma tutto

diventa romanzo, che trasforma tutto. Per questo è difficile attribuire un genere a Pinocchio. È un mondo che sta a metà tra la campagna e la città, che mostra la povertà della campagna ma allo stesso tempo le istituzioni della città (polizia, carabinieri, scuola) ed è un mondo che mescola la realtà, la magia e l’insegnamento. È una storia originale e interessante, anche perché il centro dell’800 italiano è la rappresentazione della violenza nei rapporti umani. Violenza fatta sul bambino, Pinocchio, che già dal 700 diventa oggetto di attenzione culturale. David Copperfield, Dickens ha rappresentato bene il tormento che vivevano questi poveri bambini, spesso orfani che venivano maltrattati, lavoro minorile. Pinocchio riesce a descrivere questo in modo straordinario, essendo un burattino. Riesce a descrivere la violenza della storia, non in modo ironico come Manzoni, non in modo drammatico come Verga ma in modo fiabesco. Pinocchio ci interessa soprattutto come strumento per fissare alcuni elementi della narrazione. Attenzione alla realtà, alla società, alla scuola, al paese, i mestieri, l’alimentazione, tutti dati sociali che ci vengono dati dalla storia di Pinocchio. Ricerca di Collodi sulla comunicazione e sulla divulgazione, che gli fa scegliere un registro particolare, fiabesco, favolistico e romanzesco insieme. La parola chiave progresso sta nello strano romanzo di formazione che trasforma questa creatura ibrida (Pinocchio: è di legno ma è bambino, cosa parlante), come è ibrido il genere, e lo fa progredire da uno stato vegetale a uno stato umano (evoluzione) attraverso un comportamento sociale, cioè il rispetto per il padre. Finché lui è marginale, fuori dalla società era una sorta di delinquente (atavismo: è di legno, è albero) e si confronta con altre creature che sono animali. Mentre quando accetta di evolvere e occuparsi di suo padre Geppetto, che fin dall’inizio l’ha amato e gli ha dato tutto, anche lui merita la trasformazione e di diventare bambino. La riscrittura di Pinocchio gioca su vari fattori, tra cui il discutere il diventare bambino. Pinocchio vuole davvero diventare bambino o si può ipotizzare un rifiuto della formazione, della evoluzione, nella normalità che l’800 ha tanto cercato? 15.5.20 Le avventure di Pinocchio, storia di un burattino Pubblicato nel 11 su una rivista a puntate, doveva finire con Pinocchio impiccato all’albero ma il successo e l’editore convincono Collodi a creare un racconto moralista, in cui il burattino alla fine vuole bene al suo papà e segue ciò che gli consiglia. I termini ‘avventura’ e ‘burattino’ sono già importanti per capire di cosa tratta il testo. Confronteremo questo testo con le riscritture che sono state fatte [il discorso viene approfondito nel libro scritto da lei]

Libro di Bernardelli [i termini in grassetto sono i termini chiave del capitolo che le interessano] [109 Bernardelli p 109, cap “che cosa si deve sapere per capire un racconto?, paragrafo Il piacere e il dovere] Come dice Umberto Eco, c’è il lettore semantico [quello che guarda al contenuto] e quello critico [quello che guarda a come il testo è scritto e costruito  smontare il testo significa esercitarsi nell’analisi e sviluppare gli strumenti per essere dei letterati. C’è bisogno di leggerlo più di una volta un testo per notare queste caratteristiche]. Pinocchio ha avuto largo successo anche all’estero. P 112: ogni testo è una macchina pigra = i testi muoiono se non c’è un lettore che li fa vivere e li mette in moto. Vanno distinti i testi classici da quelli che non lo sono, Calvino scrive Che cosa sono i classici? e ne parla nelle sue 5 lezioni americane, rimaste inconcluse a causa della sua morte inaspettata [nel ‘85]. Riflette sulle parole che lui credeva avrebbero caratterizzato il nostro millennio, tra cui c’erano ‘i classici’, cioè i testi che continuano a parlarci anche attraverso i millenni. Riusciamo continuamente a metterli in relazione con parti della nostra cultura, questo vale anche per il testo di Pinocchio, che viene però messo in moto solo quando lo apriamo e leggiamo. Il lettore attiva il testo facendolo entrare nella sua cultura, che è fatta di un insieme di competenze, depositata nella nostra memoria e chiamate ‘script’ [=sceneggiature] [p 113]. Le sceneggiature ci suggeriscono come comportarci nelle diverse situazione [nei frame], ne possediamo in maggior numero se abbiamo vissuto molte esperienze diverse, o letto o visto film accumulate negli anni. Un lettore è ingenuo o avveduto/critico in base a quanta cultura ha. Conviene arricchire con nuovi script le competenze intertestuali, per riuscire a essere lettori più avveduti e per riuscire poi a trasferire nella vita la competenza testuale. Tipi di competenze: -

c testuale = quando leggiamo un testo

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c intertestuale = se il testo ci rimanda ad altri testi

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c pragmatica = quando portiamo nella vita ciò che abbiamo appreso nel testo

Ad es, in un testo non ci viene detto tutto, sappiamo che un personaggio ha due gambe e due braccia senza che questo venga specificato ogni volta, perché abbiamo delle competenze, script, che ci aiutano a compiere delle interferenze [Eco parlava di ‘passeggiate inferenziali’], riusciamo quindi a completare quello che il testo non ci dice. Leggendo tanti romanzi, viviamo tante vite, e poi nella nostra vita reale riusciamo ad immaginare tanti intrecci e personaggi. Il miracolo della lettura è che conosciamo delle persone che però

sono fatte solo di inchiostro  Collodi rende leggibili dei personaggi che però nella realtà non esistono. Con i frame, script, le competenze testuali, intertestuali e pragmatiche riusciamo a immergerci in una storia e a compiere passeggiate inferenziali e a riconoscere ciò che il testo non dice e ha credere a dei personaggi che esistono solo nella pagine immaginandoceli. Perciò ci serve la letteratura, perché ci forma una psicologia di base, folk psychology [=psicologia del senso comune, ciò quella che usiamo per interpretare il comportamento altrui], perché se capiamo com’è un personaggio di cui diffidare nel libro, poi usiamo quella capacità di riconoscerlo anche nella vita. [p 115] effetto di realtà: ecco perché noi nei testi cerchiamo di riconoscere quegli effetti di realtà: essi sono particolari descrittivi dell’ambiente, realtà, personaggi che ci fanno capire in che contesto siamo. Infatti, una realtà storica è documentata da alcune presenza: -

se c’è un treno sappiamo che siamo nell’800 e non prima, se c’è l’aereo che siamo nel ‘900 e non prima

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le metafore  quelle con gli animali e la vita agricola sono dell’800. I personaggi comunemente non sono pescatori, come nei romanzi di Verga, ora i personaggi sono spesso legati alla vita informatica.

Nel leggere noi facciamo vivere il testo ma ci mettiamo anche dentro la nostra realtà. Come lettori critici riusciamo a evitare che il libro rimanga nel secolo in cui è stato scritto. In questo corso diamo vita ad un testo destinati ai bambini, che ci parla attraverso le generazioni e in modo globale. Il primo film fatto di pinocchio era di Disney nel 1940 [aveva già varcato]. Inizio lettura Pinocchio Lo analizziamo come lettori critici alla luce di quello che ci dice Bernardelli: -

I’inizio del testo: ci dà delle informazioni importanti: o Inizia in medias res o è un flashback? o È il punto in cui il lettore decide se andare avanti o no o Decide se accettare il patto narrativo [definito per la prima volta da Coleridge: viene chiesto al lettore di sospendere il bisogno di fatti certi, di evoluzione logica e di accettare un mondo di finzione, in cui anche gli effetti di realtà sono resi finzionali cioè sono all’interno di un mondo di finzione e in un mondo di vero/falso]. Questo patto è un insieme di incanto e dire regole, e di essi di interessa il lettore critico

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Convenzioni di genere

o Aristotele è stato il primo nella Poesia a definire i generi letterari: epos e tragedia. o Poi i romani hanno aggiunto lirica e commedia o nel ‘500 c’è stato un grande dibattito sui generi letterari su cos’è il poema romanzesco [donne, amore] o epico [patria, fede, guerra]; ma questi due generi possono anche mescolarsi. Tragedia e commedia quanto sono separati? Già con Shakespeare [fine ‘500, inizio ’600] le cose diventano più indefinite o nel ‘700 si afferma il dramma, quando si afferma anche il novel [genere che racconta di qualsiasi persona in qualsiasi modo  è il privo di regole]; La favola Nata con Esopo e Fedro stabilisce già delle regole definite: è in versi, come La Fontaine. Mentre Lessing [18° sec ] critica La Fontaine e dice che la favola è un genere senza ornamenti, è perciò dev’essere in prosa. Pinocchio è una fiaba? Sì, perché c’è la magia e la metamorfosi, ma c’è anche la morale quindi è una favola [la diff è che nelle fiabe non sempre c’è la morale, il centro è la magia e la metamorfosi], ma è anche un romanzo, perché è lungo [la fiaba è breve]  quindi è un romanzo fiabesco e favolistico o Bakhtin [antropologo e formalista] dice che dal 19° sec tutti i generi si romanzizzano, e succede anche a Pinocchio. o vengono infrante delle regola ma tipo se inizia con ‘c’era una volta…’ è sempre una fiaba. Perché non ci dà un’indicazione temporale. Gli effetti di realtà nella fiaba si mescolano con molta magia Inizio analisi testo Pinocchio [1881] Mastro Ciliegio trovò un pezzo di legno che piangeva e rideva come un bambino -

Personificazione: piange ride  due cose importanti nella letteratura, perché sono due emozioni che implicano perdita di controllo. Perché il personaggio è una forma e quando piange e ride perde, seppure per solo un momento, la propria forma — C’era una volta... — Un re! — diranno subito i miei piccoli lettori. — No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.

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“c’era una volta…” è il tipico inizio di una fiaba, ma alcune volte le convenzioni vengono citate anche solo per infrangerle

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“Un re!”: tipico personaggio della fiaba. Andrè Jolles, verso 1930, scrive Forme semplici, in cui analizza alcune forme base della narrazione, tra

cui la fiaba. Dice che è stata a lungo una dimensione orale perché era troppo semplice, è stata formalizzata come genere solo nel 17° secolo. Tra i primi Giambattista Basile, ma scriveva in dialetto napoletano quindi ha avuto diffusione limitata. Solo con Perrot, sempre nel 17°, per la prima volta viene data forma scritta e letteraria alla fiaba. In ogni caso essa aveva successo comunque, perché racconta il mondo come dovrebbe andare e non come va. È il genere del sogno. Questa caratteristica ce lo fa subito capire con “C’era una volta… “Un re”

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Collodi smentisce subito. C’è un effetto di straniamento  il testo cattura il lettore perché racconta qualcosa di nuovo. C’è alto grado di raccontabilità del tempo. Questo incuriosisce il lettore. C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze. Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome Mastr’Antonio, se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura.

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“non era un legno di lusso”  è un effetto di realtà, perché ci dà un’ indicazione storico sociale = comunica ‘povertà’

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“epoca lontana”  non sappiamo quando con precisione = comunica ‘non contemporaneità’

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All’inizio ci viene detto che è una fiaba [richiesta di sospensione incredulità] però poi abbiamo degli effetti di realtà: pezzo di legno per scaldare le stanze = comunica: siamo in un’Italia povera.

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“Non so come andasse, ma […] capitò nella bottega di un vecchio falegname”  ambientazione sociale dei personaggi

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“Non so come andasse”  importante per due motivi: 1. Non si sa com’è successo. Il narratore prende le distanze da ciò che dice; 2. decide di raccontare qualcosa ma non fa parte della richiesta di sospens. realtà.  Ormai il lettore ha già accettato di leggere, quindi si inizia a essere più vaghi. I narratologi dicono che non chiediamo alla narrazione di sapere perché il legno di catasta è lì, chiediamo delle catene credibili di causa-effetto. Tutto è finto ma lo accettiamo, vogliamo la finzione, abbiamo accettato di sospendere il rapporto con il vero e il falso  al

lettore non importa sapere com’è andata prima, gli interessa che quello che viene dopo il “c’era una volta…” sia credibile all’interno della storia funzionale, anche se non è verosimile  la storia dev’essere finta e credibile -

“Un bel giorno”  non indicatore temporale, ma indicatore del genere letterario

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“Mastr’Antonio, se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia”  1881 [anche anno di uscita dei Malavoglia]  la letteratura ricomincia a riportare le voci [come Manzoni nel … di Gorgonzola]. I narratori son più d’uno [come in Manzoni]

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“punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura”  metafore

Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno, si rallegrò tutto; e dandosi una fregatina di mani per la contentezza, borbottò a mezza voce: — Questo legno è capitato a tempo; voglio servirmene per fare una gamba di tavolino. — -

è difficile credere che Mastro Ciliegia non si sorprenda del fatto che un pezzo di legno sia capitato nella sua bottega e ne sia semplicemente felice  ma noi non ci badiamo x il patto

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le storie ci piacciono perché hanno una coerenza molto più perfetta della realtà, perché addomestica il caso  perché anche il caso è frutto della volontà dello scrittore. Tutto sembra casuale ma invece è tutto perfettamente causale – causa e effetto devono essere logici nelle storie

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Nella letteratura campiamo tutto perché i personaggi sono trasparenti, la logica è di finzione ma è coerente

Detto fatto, prese subito l’ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e a digrossarlo; ma quando fu lì per lasciare andare la prima asciata, rimase col braccio sospeso in aria, perché sentì una vocina sottile sottile, che disse raccomandandosi: — Non mi picchiar tanto forte! — Figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Ciliegia! -

Aristotele, Poesia. Spiega cos’è l’agnizione [es più classico l’Edipo Re] = quando succede qualcosa di inaspettato

Girò gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina, e non vide nessuno! Guardò sotto il banco, e nessuno; guardò dentro un armadio che stava sempre chiuso, e nessuno; guardò nel corbello dei trucioli e della segatura, e nessuno; aprì l’uscio di bottega per dare un’occhiata anche sulla strada, e nessuno. O dunque?...

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“vedere” è un verbo di realtà. M. Ciliegia vede che non c’è nessuno o quando uno scrittore ripete qualcosa è perché vuole sottolinearlo o la vista è il senso più razionale, non prevede il contatto e in questo caso è quello più legato al principio di realtà o siccome le ripetizioni sono all’inizio di 3 periodi, si chiamano anafore o vedere è passivo, guardare è attivo

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Corbello = recipiente dove si mettevano i trucioli e la segatura

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[P 59 Bernardelli]: ci sono diversi modi per studiare il tempo, riguardo il rapporto tra tempo della narrazione e lettore. La narratologia più recente parla di 3 effetti: o Di curiosità: c’era una volta un re… no, un pezzo di legno”  curiosità di andare avanti. Curiosità aperta al futuro o Di sorpresa: la narrazione ci porta a confrontare il passato con il presente. Il pezzo di legno gli genera una sorpresa  ha una rivelazione: riconosce che non è un pezzo di legno normale. Confronta i pezzo di legno di prima e quello di adesso o Di suspence: qualcosa di inquietante e perturbante. Sorpresa volta al passato [= il tempo del lettore]

Già ci accorgiamo che è un testo ricco. Il linguaggio è facile, in parte perché è rivolto ai bambini, e poi sono passati 40 anni dalle opere manzoniane in più Collodi era un giornalista quindi abituato a scrivere facile. — Ho capito; — disse allora ridendo e grattandosi la parrucca — si vede che quella vocina me la son figurata io. Rimettiamoci a lavorare. —E ripresa l’ascia in mano, tirò giù un solennissimo colpo sul pezzo di legno. — Ohi! tu m’hai fatto male! — gridò rammaricandosi la solita vocina. Questa volta maestro Ciliegia restò di stucco, cogli occhi fuori del capo per la paura, c...


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