Letteratura giovanile. Da Pinocchio a Peppa Pig. PDF

Title Letteratura giovanile. Da Pinocchio a Peppa Pig.
Course Letteratura per L'Infanzia e L'Adolescenza
Institution Università degli Studi di Parma
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Riassunto dettagliato del libro di A. Nobile "Letteratura giovanile. Da Pinocchio a Peppa Pig"...


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Capitolo primo: Infanzia, libro e civiltà dei mass media. 1. Invadenza massmediale. L'infanzia vive immersa nell'attuale civiltà tecnologica e digitalica, in un universo di immagini che Cohen-Seat ha battezzatto Iconosfera. Si può parlare di fenomeno di videodipendenza o di terzo partner o terzo genitore, a significare come il mezzo televisivo surroghi sul piano affettivo un adulto indaffarato, dimentico delle esigenze profonde. Nei paesi industrializzati la formazione del bambino è ampiamente riconducibile all'influenza dei mass media e delle nuove tecnologie digitali e meno alle tradizionali agenzie educative. Un'ulteriore rivoluzione comunicazionale, antropologica, culturale, logico-conoscitiva e senso-percettiva paragonabile a quella della stampa. 2. Infanza e mass media. 2.1. Una puntualizzazione preliminare: limiti cronologici dell'infanzia. Secondo la classica ripartizione di Amaldi, ripresa dal Marzi, l'infanzia comprende quel segmento dell'età evolutiva che va dalla nascita a tutto il sesto anno di vita, distinguendosi in una prima infanzia, fino a tre anni, e in una seconda infanzia, dal quarto anno al sesto, cui segue una terza infanzia o fanciullezza corrispondente al periodo di latenza (6-11). Francia: Enfance fino ai 12 anni. Inghilterra: Infancy primi due anni di vita. Non è accettabile la tendenza ad indicare con questo termine anche l'adolescenza. 2.2. Mass Media e personalità infantile L'invadente presenza massmediale e la parallela rivoluzione informatica hanno conseguenze sullo sviluppo psicologico dell'infanzia e sollecitano un azione di disintossicazione e di decondizionamento da affidarsi prima di tutto alla scuola e alla media education. Sul piano intellettivo sono da segnalare: passività di ricezione, ottundimento dello spirito critico e inibizione dell'autonomia di giudizio che associati ad impoverimento della fantasia si traducono in un ostacolo allo sviluppo delle facoltà superiori dell'intelligenza e del pensiero, nel mentre i personal media introducono nuovi schemi di ragionamento che tendono a modificare i tradizionali processi conoscitivi. Attraverso il cosiddetto effetto fascination e in virtù della comunicazione per immagini che si realizza su un piano di coinvolgimento emotivo e di paticità, i mass media nel determinare la condizione ipnoide o stato onirico dello spettatore contribuiscono in veste di persuasori occulti (Packard), avvalendosi di quella autorità anonima svelata da Fromm, alla formazione di individui acritici e passivi, facilmente manipolabili. La Tv, riconosciuta come la più formidabile scuola di pensiero si è trasformata da compagno di passatempi in un partner prepotente e autoritario. Si sta assistendo ad un processo degenerativo, in termini di degrado culturale e di analfabetismo funzionale, accompagnandosi a impoverimento e standardizzazione linguistica, disinteresse per la storia e cultura del passato, conformismo. Il fenomeno coinvolge persone che incontrano difficoltà a compiere operazione elementari come scrivere una lettera; persone prive di strumenti logico-critici e linguistici. Il computer opera nuove discriminaioni tra le classi sociali e soprattutto tra le generazioni: tra i giovani (nativi digitali) e le generazioni adulte (immigranti digitali) con fatale caduta di autorevolezza. Ulteriore conseguenze dell'esposizione ai media è il pericolo della perdita di contatto con la realtà, specie in soggetti introvertiti i quali si rifugiano in un mondo illusorio col rischio di degenerazione verso forme di pensiero autistico e dereistico (Otaku). Si tratta delle medesime preoccupazioni nutrite dal Freinet e Schneersohn a proposito della lettura, i quali rilevavano come il divatore di libri sia spesso un soggetto chiuso che cerca una compensazione nell'attività fantastica. Tali obiezioni suonano oggi anacronistiche; riprese negli anni 50/60, hanno contribuito ad alimentare diffidenza nei confronti dei libro. Sotto il profilo della formazione etico-civile, non è ingiustificato il timore che le molte trasmissioni televisive possano condizionare negativamente gli orientamenti valoriali dei giovani e deviarne il comportamento in direzione indesiderata. Concorrono anche proposte di film neonichilisti, attraverso il fenomeno dell'apprendimento per osservazione descritto da Bandura. I nuovi media modificano la nostra visione del mondo che consentono di sperimentare diversi aspetti della propria identità e di simulare una differente personalità rispetto a quella reale, generando non pochi paradossi. (219-220) Trionfante primato di ideologie edonistiche e individualistiche ne sono il naturale coronamento. Esiti che si accompagnano a culto dell'apparenza ed esteriorità,mito del denaro facile rendendo grigi e sbiaditi i valori del lavoro, impegno e sacrificio. Come gia avvertivano Franchini e Introna, a tali

efferri si accompagna uno stato di disagio emotivo permanente, un senso della precarietà indotti dal bombardamento di notizie di avvenimenti tragici e ansiogeni che si abbatte sul singolo, chiamato a partecipare emotivamente di tutti i drammi. Motivo di riflessione sono, nel cosiddetto bambino televisivo, la labilità mnestica, la difficoltà a ritenere testi di relativa lunghezza. Accrescimento della sensibilità visiva e audiovisica e la regressione della ricettività uditiva pura. Sul piano comportamentale viene segnalata la sindrome del rientro, manifesta nel nervosismo rilevabili nei bambini dopo la prolungata esposizione al mezzo televisivo. Siamo gradualmente passati da uno stato in cui la conoscenza evoluta si acquistava attraverso il libro e la scrittura a uno stato in cui si acquista anche attraverso l'ascolto o la visione non alfabetica, cioè attraverso l'intelligenza simultanea. La diffusione del mezzo televisivo comporta per l'utenza una rivoluzione sensoriale e comportamentale e anche fisica e fisiologica. Sul piano intellettivo, l'eccessiva familiarità con l'immagine non favorirebbe nè lo sviluppo cognitivo nè quello fantastico. La stessa apparente fluidità espressivo-linguistica sarebbe la risultante di acquisizioni superficiali ed effimere. Non è però dimostrato che nei nativi digitali si sia determinata una trasformazione strutturale e funzionale su base evolutiva: tesi non condivisa della letteratura scientifica, al pari di quella di una nuova intelligenza digitale. Gli effetti descritti si assommano a quelli prodotti dai rapidi mutamenti familiari, sociali e culturali e che non sono privi di riflessi sulla relazione educativa. Sul piano educativo, sono da segnalare l'affermarsi di mode pedagogiche e culturali e il diffondersi di uno psicologismo orecchiato, sfociante in atteggiamenti permissivi da un lato e nello svilimento del ruolo educativo dell'adulto dall'altro. Si assiste frequentemente a una mancanza di ascolto delle esigenze profonde del bambino. A ciò si aggiunga il fenomeno delle immigrazioni. 3. Scomparsa dell'infanzia? La tv, facilmente accesibile a tutti, tende ad annullare, seconda la tesi di Postman, il divario di conoscenze e la distinzione di interessi tra le varie età della vita, rendendo incerti e sfumati i confini tra infanzia e adulti. Come gia denunciava la Winn, è cominciato il passaggio dall'età della protezione a quella dell'iniziazione. Un rapido distacco, anzitutto psicologico, dalla famiglia e in genere un precoce adultismo, sembrano le conseguenze più grandi del fenomeno, che ha indotto Postman a preconizzare la scomparsa dell'infanzia. Alla scomparsa dell'infanzia come classe sociale, si accompagna un diffuso psicoinfantilismo adulto, una sorta di sindrome di Peter Pan che si sostanzia di incontrollate pulsioni istintuali, di paure irrazionali, comportamenti immaturi e regressivi, di forme compensatorie. E'l'etos infantilista di Barber, che annovera tra i suoi cultori crescenti schiere di Kidadults e che trova la sua vestale nella tv e nei suoi programmi. 4. Istanze educative e ruolo del libro e della lettura 4.1. Valenze formative della lettura. Il libro è medium personale atto a riscattare il soggetto da situazioni di inferiorizzazione culturale e sociale, rivendica la sua funzione formativa, in quanto fattore essenziale di autorealizzazione della persona che impegna tutta la vita psichica. Sempre se esercitata su testi con contenuti e linguaggi qualificati, la lettura affina lo spirito critico, matura l'autonomia di giudizio, nutre la fantasia, coltiva il sentimento apportando un contributo determinante alla formazione integrale della persona. Favorisce inoltre l'abitudine alla riflessione, introspezione e socializzazione. La lettura fornisce gli strumenti, anzitutto logico-formali e linguistici, per un loro accoglimento critico e consapevole e per un uso attivo degli stessi media, non esclusi i canali informatici. La lettura alfabetica stimola l'intelligenza sequenziale, poggiante sul ragionamento analogico; integra, arricchisce e ordina la cultura a mosaico, propria della scuola parallela. 4.2. Lettura e nuovi alfabeti. Si assiste ormai a uno sbriciolamento e a una frammentazione del sapere, a un'invasione di immagini e di parole scritte preconfezionate, col conseguente rischio di mortificazione della creatività e di ulteriore contributo al fenomeno dell'eterodirezione che gia contrassegna la nostra società. Le cosiddette tecnologie sorgenti o caratterizzanti (Bolter) tendono a influenzare e a condizionare le modalità di pensiero e ragionamento, rischiano di inibire il pensiero intuitivo, col conseguente abbandono di alcune modalità peculiari del pensare umano. Alcuni apporti positivi, arricchenti le tradizionali modalità di ragionamento, vengono dalla

consuetudine con internet: promuove una pluralità di competenze, tra cui il multi-tasking, nel mentre l'opzione click sviluppa l'intelligenza logico-matematica e una specifica intelligenza digitale. 4.3. Libro e società giovanile. Una narrativa serena, ricca di valori, coinvolgente, che proponga modelli positivi e ideali di vita, che introduca progressivamente le varie difficoltà linguistiche nel rispetto del ritmo di maturazione biopsichica, può apportare un rilevante contributo all'armonico sviluppo della personalità infantile nella sua integralità. L'azione educativa di una scuola riguadagnata all'amore per la parola scritta può risulttare salvifica sia per un'infanzia minacciata, sia per una popolazione giovanile e adulta interessata da massivi fenomeni di analfabetismo funzionale, immersa in una società ormai anomica, fluida, solo attenta all'utile personale. E nella quale famiglia e scuola troppo spesso abdicano al loro ruolo di guida educativa. Quelli che Hazard definiva libri che hanno le ali possono rappresentare un'alternativa: ci si riferisce a una narrativa formativa, capace di proporre valori, in un universo sociale ai cui orizzonti si affacciano fantasmi orwelliani (1984) e huxleyani (il mondo nuovo). La lettura non è propriamente apprezzata dai paladini del bene comune, dai padroni delle masse, come notava J. Brodskij, ammonendo che l'indifferenza verso i libri è un delitto che una persona paga per tutta la vita e se il delitto è commesso da una nazione intersa, essa lo paga con la sua storia. In riferimento alla realtà giovanile è possibile cogliere nel binomio libro-lettura alfabetica una singolare analogia di compiti. Con ciò si intende mettere in risalto la consapevolezza della complementarietà esistente tra mass media e libro e il riconoscimento delle potenzialità dei nuovi strumenti di comunicazione; potenzialità che oggi sono mortificate dall'assenza di una specifica media education. CAPITOLO SECONDO: L'educazione alla lettura. 1. Crisi della lettura nella civiltà tecnologica. Il tempo libero dedicato alla lettura appare limitato. Una vita ogni giorno più caotica e il potere dell'immagine sulla parola hanno contribuito a creare una situazione in cui la lettura nobile (Barthes) appare presenza marginale nel tempo libero. Soltanto un italiano su 5 poteva dirsi lettore abituale di libri, a frontre dell'ottanta percento di spettatori della televisione. Più confortanti i dati relativi all'età prescolastica: il 63,3 percento dei bambini tra i 2 e i 5 anni interagiscono con i libri. La fascia d'età in cui si legge di più sembra essere quella tra gli 11 e i 14 anni. Ma il dato non è confermato dall'esperienza quotidiana. Intrattengono più intensi rapporti col libro i bambini tra i 2 e i 10 anni, i soggetti di sesso femminile, le persone di elevata condizione socioeconomica e professionale, le regioni del nord italia. L'ingresso nella preadolescenza segna una caduta esponenziale dell'interesse per il libro. Nonostante l'adozione di iniziative editoriale volte ad avvicinare il grande pubblico al libro, permane una refrattarietà delle generazioni giovani e adulte nei confronti dei libro e di una lettura che non sia solo di consumo o pratico-manualistica. A livello adulto la disponibilità di tempo libero non si è adeguatamente tradotta in un incontro col libro: il tempo libero, quando non riassorbito da una seconda attività si riduce alla lettura di una stampa superficiale: messaggi presenti nei siti web e blog, gli sms e le mail. Intanto va diffondendosi il libro merce, teso a incontrare i gusti e a rispondere alle richieste extraestetiche. Oggi la letteratura disegnata rischia di trasformarsi in prodotto elitario, mentre il tempo libero infantile non coperto da impegni ludico-ricreativi e sportivi o non trascorso tra i banchi viene quasi interamente assorbito dalla tv, videogiochi e computer. 2. Motivazione al leggere nelle prime fasi dell'età evolutiva. 2.1. Interesse per la narrativa in età prescolastica. Esiste ormai una letteratura specialistica che evidenzia il potenziale educativo in età prescolastica, sottolineando l'importanza capitale dei primi anni di vita anche per l'insorgenza e il rafforzarsi di abitudini attive di lettura. 2.2. Il racconto orale faccia a faccia e la lettura per procura. Lettura per procura: l'adulto funge da intermediario tra il bambino e il libro. Queste due attività introducono naturalmente il piccolo nel mondo della narrativa, lo familiarizzano col libro, favorisce nel bambino la

progressiva acquisizione di quelle abilità che confluiscono nei concetti di emergent reading e emergent literacy. (periodo tra nascita e prescolare). Si allude ad un racconto qualificato, su misura, capace di rispondere agli interessi di quel singolo bambino (possibilità di individualizzazione). L'iniziativa di correlative attività successive all'ascolto, come il colloquio con l'adulto, provvederà a schiudere più ampi interessi infantili. Nel concorrere a promuovere il bruneriano pensiero narrativo, opererà positivamente in ordine allo sviluppo intellettivo, all'arricchimento della fantasia, all'affinamento dello spirito ctritico e all'acquisizione dei principi direttivi della condotta. La consuetudine con il libro, ma anche con la narrazione orale in età prescolastica, si segnala salvifica per i bambini in situazione di svantaggio socio culturale come testimonia Franklin. I primi racconti orali si configurano, se narrati ad una collettività di bambini, come un importante veicolo della socializzazione. 2.3. Filastrocche, cantilene, poesie, ninne nanne, nursey rhymes e non-sense. Importanti risultano filastrocche, ninna nanne e nursey rhymes, di origine anglosassione, autentiche immagini musicali secondo la definizione di Hazard. Attività che promuovono lo sviluppo intellettivo e linguistico e giocano un ruolo importante nel rapporto affettivo adulto bambino. Si può asserire che l'interesse per il linguaggio parlato affonda le radici nel periodo prenatale, con l'educazione all'ascolto sulla base della scoperta della sensibilità del feto ai suoni. La voce materna, rassicurante e protettiva, desta in lui l'interesse per l'oralità. Il racconto e la lettura dell'adulto propiziano la graduale acquisizione di abilità e competenze linguistiche, nella direzione del bernsteiniano codice elaborato, che faciliteranno il futuro apprendimento della lettura e il successo scolastico. 3. Primo incontro con i libri. All'ascolto, in un atmosfera lucida e gioosa, dovrebbe accompagnarsi l'opportunità di manipolare, sfogliare, leggere (limitatamente alle figure) album e libri-gioco adatti all'età, in questo modo è possibile cogliere analogie, stabilire raffronti, chiedere chiarimenti che consentiranno al piccolo di familiarizzarsi con la parola scritta e di instaurare con essa un rapporto affettivo. In questa fase è importante che il bambino non si accosti in solitudine al suo libro, ma venga introdotto nel mondo della lettura dalla mediazione dell'adulto e i genitori (Pimpa, la giostra). Pagine in cui la narrazione si avvalga di un unico carattere di stampa, preferibilmente lo stampatello maiuscolo, evitando di introdurre una pluralità di segni grafici che rischiano di disorientare e confondere il bambino. Sarà lo stesso lettore neofita (Wolf) a selezionare i testi a lui più congeniali. Indispensabile che a questo livello di età il bambino non possieda un numero illimitato di albi e di libri gioco, tra i quali rischiano di frammentarsi il suo interesse e trasporto affettivo, ma sia comunque posto nella condizione di effettuare le sue scelte tra una vasta gamma di albi. Non sfugge la posizione di vantaggio e privilegio in cui viene a trovarsi la famiglia rispetto alle educatrici dell'asilo nido e agli insegnanti della scuola dell'infanzia. 4. L'interesse per il libro nella fanciullezza e nella preadolescenza. Ormai, al momento dell'ingresso nella scuola primaria, il bambino ha qualche familiarità col libro e una più o meno adeguata motivazione al leggere. Tale disposizione positiva potrà venire rafforzata o mortificata se non compromessa nelle età successive, a cominciare dal momento dell'ingresso nella scuola primaria e dai primi incontri con i libri più impegnativi. Molti atteggiamenti più o meno consci di ripulsa nei confronti dei libro e della parola scritta sono da ricondurre nella loro genesi e nelle loro più intime motivazioni a reazioni oppositive nei confronti della scuola e della non accettata figura dell'insegnante. Come segnalava Paul Faucher, l'interesse o l'indifferenza del bambino per la lettura dipendono dai suoi esordi di lettore. Determinante appare la figura dell'insegnante. Non è tuttavia da sottovalutare l'incidenza, sul trasporto o sulla refrattarietà per il libro, di altri fattori: appartenenza a un ambiente culturalmente privilegiato (biblioteca personale), la presenza di positivi modelli di lettura in famiglia. Tutte situazioni che agiscono come discriminanti sociali e giustificano la scarsa percentuale di lettori abituali. Al loro interno va poi valutata l'incidenza di fattori di carattere psicologico, quali l'esistenza di un ambiente familiare unito e sereno, la considerazione di cui il libro gode in famiglia. Un'ulteriore discriminante di ordine psicologico riguarda il profilo di personalità del soggetto e i suoi tratti caratterologici. Così il ragazzo introvertito tenderà a rifugiarsi nella lettura mentre quello più aperto tenderà a ignorare il libro e a relegarlo nella sfera dello scolastico e del tempo obbligato. Si tratterà di aiutare il ragazzo introverso ad

avviarlo a esperienze sociali più aperte; per i soggetti estroversi occorrerà che l'educazione li recuperi alla formativa esperienza della lettura. 5. Limiti dell’educazione alla lettura nella scuola e nella famiglia. Nel periodo intercorrente tra l’ingresso nella scuola primaria, già di per sé delicato, e l’acquisizione delle abilità strumentali, spesso l’insegnante di lingue, ansioso di avviare il ragazzo al possesso dei meccanismi fondamentali della lettura, trascura di creare un clima motivazionale o di rafforzare un autentico interesse per la lettura autonoma. La lettura si riduce a un esercizio corale, fine a se stesso, magari di controllo e seguito da valutazione, su un testo per giunta non sempre rispondente agli interessi degli scolari. Si trascura che l’atto del leggere, secondo Bruner, è capacità di comprensione, decodificazione, interpretazione. Tale impostazione talora aggravata dall’intrusione dell’analisi grammaticale e di esercizi volti ad accertare la comprensione del testo, finisce col risolvere l’atto del leggere in un esercizio noioso. Nè il momento della lettura corale così come quello della riflessione sulla lingua, sono in genere affiancati e integrati da altre iniziative qua...


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