Dai puffi a peppa pig - riassunto completo del libro PDF

Title Dai puffi a peppa pig - riassunto completo del libro
Author Clelia Roccanova
Course Storia sociale
Institution Università degli Studi di Firenze
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Summary

riassunto completo del libro...


Description

Dai puffi a Peppa pig Peppa pig è un fenomeno immaginativo perché la maialina rosa, la sua famiglia e il suo stuolo di amici hanno invaso ogni possibile contesto pubblico, privato ed educativo. Ha colonizzato ogni sfera dell’esistenza dei bambini da zero a sei anni, tanto da diventare un punto di riferimento sicuro e irrinunciabile. In famiglia si utilizza spesso come modello di comportamento, invitando i bambini ad agire come lei, e anche gli asili nidi e le scuole dell’infanzia si servono di questo personaggio. Le istituzioni educative, e in primis la scuola, dovrebbero fornire strumenti in grado di estendere l’orizzonte conoscitivo dei bambini proponendo modelli alternativi, ampliando i paradigmi immaginativi di riferimento, invece si trovano spesso a confermare e a dilatare le stesse esperienze che i bambini/e fanno in ambiente domestico. Il fenomeno in questione è eclatante e pervasivo ma gli studi scientifici sull’argomento sono al quanto latitanti. Solo dal confronto con altri personaggi e situazioni si potrebbe offrire, anche alle bambine e ai bambini più piccoli, un orizzonte di significato più ampio e complesso. 1. Oltre la pagina 1.1I MEDIA La letteratura per l’infanzia si può inserire oggi all’interno del contesto crossmediale. L’apice del contesto crossmediale emerge tra la fine dei XIX e l’inizio del XX secolo, con la nascita dei nuovi media. Il cinema coglie sin da subito suggestioni e temi della letteratura per l’infanzia che risulta “naturalmente” cinematografica. Accanto al cinema, tra le due guerre, è la radio a destare curiosità e a introdurre novità, anche dal punto di vista della narrazione. La radiofonia è avvenuta attraverso tappe storiche: la prima è quella della telegrafia senza fili; la seconda è quella in cui le onde hertziane si rivelano in grado di veicolare la voce umana; nella terza fase, all’inizio degli anni 20, le trasmissioni sono dirette a destinatari multipli. Quando raggiunge la terza fase comincia a stringere contatti con altri media, in particolare con la scrittura. La parola scritta si smaterializza e raggiunge anche le fasce di popolazione meno alfabetizzate o per nulla alfabetizzate. La televisione si è fatta strumento di contaminazione mediatica mutuando, ripetendo e rielaborando temi e personaggi della letteratura per l’infanzia. La RAI ha utilizzato fiabe, racconti animati da pupazzi e altre forme particolari di narrazioni per intrattenere ed educare il suo pubblico. La trasmissione L’Albero Azzurro segna l’apice del punto di contatto tra contaminazione narrativa, intrattenimento televisivo e attenzione alla cultura per l’infanzia. Perfino le prime sperimentazioni informatiche trovano ispirazione nella scrittura, e in particolare nella letteratura per l’infanzia. I videogiochi propongono percorsi iniziatici e avventure fiabesche. Da qualche tempo si assiste a un nuovo fenomeno: sempre più spesso storie nate per media diversi continuano a trasferire i propri contenuti nei libri, siano essi cartacei o digitali. Non solo per una mera esigenza di mercato, ma per una vera e propria necessità legittimatoria: solo il passaggio al testo scritto pare in grado di confermare la validità di storie e personaggi, fornendo loro una sorta di status di credibilità e affidabilità. Il libro continua ad essere riconosciuto come strumento privilegiato di conoscenza, di cultura e di educazione. 1.2CROSSMEDIALITA’ La crossmedialità vede la proliferazione di uno stesso personaggio o contenuto narrativo in una pluralità di media, non è un fenomeno recente. La necessità di circondarsi di oggetti o di immagini che ricordino episodi, personaggi o situazioni importanti, è una costante della nostra storia.

La produzione di santini legate al culto, alla quale si affianca quella di stampe o oggetti laici, veri e propri gadget destinati ad insegnare, divertire ed intrattenere. A partire dalla seconda metà dell’ 800 si promuovono prodotti “figurina”. In Italia il fenomeno figurina esplode intorno agli anni 30 del 900 e può essere inserito a pieno nella dimensione della crossmedialità. La crossmedialità è un fenomeno profondamente legato al XX secolo, e in particolare ai suoi primi 50 anni. È in quel periodo infatti che si sviluppa un altro grande fenomeno immaginativo legato al passaggio da un medium all’altro: la nascita dei supereroi. Tutti questi personaggi non solo hanno grande successo nel mondo del fumetto, ma in tutti i contesti mediatici presenti all’epoca (libri, cinema, radio, figurine) e che si sono susseguiti fino a oggi (tv, videogame, app). Anche i gadget accompagnano da subito l’uscita dei personaggi. Il marchio di Peppa pig ha invaso e pervaso ogni più piccolo aspetto della vita quotidiana di chiunque abbia a che fare con l’infanzia. La maialina assieme alla sua famiglia si sta impadronendo di ogni frangente della giornata. Benché non sia un fenomeno nuovo, necessita di essere conosciuto, studiato e interpretato in chiave educativa. 2. Modelli educativi e trasmissione culturale 2.1L’opinione pubblica Quando si parla di educazione, spesso il mondo adulto fa coincidere quel termine con la necessità di inculcare nel bambino, regole e norme in grado di uniformarli alle esigenze della comunità. La parola educare, invece, detiene un significato di straordinaria apertura e rispetto nei confronti dell’educando: educare significa trarre fuori, condurre, aiutare a esprimere ciò che si ha dentro. I teorici della pedagogia sono stati portatori di idee dirompenti: Jean-Jacques Rosseau pone l’infanzia al centro dell’interesse sociale attraverso un atto provocatorio: toglierla dal contesto pubblico per educarla nella natura, l’unico ambiente in grado di conservarne integre le caratteristiche. Froebel, da un lato sottolinea la necessità di potenziare le capacità creative del bambino, e dall’altro pone il gioco al più alto grado di sviluppo dello spirito umano. Maria Montessori pone l’accento sulle attività senso motorie del fanciullo, che vanno sviluppate sia attraverso gli esercizi di vita pratica, sia attraverso un materiale didattico scientificamente organizzato. Inoltre propone una riflessione filosofica sull’educazione a partire dai principi di liberazione del fanciullo, che sono un ideale di crescita ricca e armonica che deve avvenire sotto la guida attenta, e mai coercitiva, dell’adulto. Friedrich Nietzsche propone una nuova paideia volta alla formazione dello spirito libero, dello spirito nobile e dello spirito dionisiaco. Ma è Gianni Rodari a fornire nuova linfa alle riflessioni sull’infanzia e sull’educazione, assegnando loro un connotato politico fondato sull’uso dell’immaginazione e della parola come strumenti di liberazione. Eppure, nonostante gli sforzi, da tempo la tendenza, da parte del mondo adulto in balia dei media sempre più pervasivi, è quella di educare l’infanzia confermando ciò che già c’è, attraverso storie, gadget, giocattoli, ecc. Peppa Pig come fenomeno immaginativo, entra a pieno titolo in questa dimensione. Deve gran parte del suo successo al fatto di incarnare perfettamente il modello più ricorrente della famiglia contemporanea, inserendosi nelle pieghe della necessità, di tanti genitori e insegnanti, di trovare conferma alle proprie azioni educative. La crossmedialità più spinta, l’interazione e l’interconnessione di media diversi, corrono il rischio di togliere opportunità all’essere umano, piuttosto che offrirne; di appiattire la

conoscenza piuttosto che amplificarla; di promuovere il pensiero unico piuttosto che stimolare curiosità e creatività. L’aristocratico Alexis de Tocqueville, nel 1985, notava che i mezzi di comunicazione di massa, fossero non solo degli straordinari diffusori di idee, ma anche dei mirabili plasmatori dell’opinione pubblica. A mano a mano che i cittadini divengono più uguali e più siili, aumenta la disposizione a credere nella massa, ed è sempre più l’opinione comune a guidare il mondo. Il pubblico gode presso i popoli più democratici di uno straordinario potere: non fa valere le proprie opinioni attraverso la persuasione, ma le impone e le fa penetrare negli animi attraverso una specie di gigantesca pressione dello spirito di tutti sull’intelligenza di ciascuno. Negli Stati Uniti la maggioranza si incarica così di fornire agli individui una quantità di opinioni già fatte, sollevandoli dall’obbligo di farsene di proprie. Tocqueville vede nell’eguaglianza due tendenze: una che porta lo spirito dell’uomo verso pensamenti nuovi, l’altra che vorrebbe ridurlo a non pensare più. Esiste una profonda connessione tra le potenzialità e i rischi descritti da Tocqueville a proposito dell’opinione pubblica e i modelli educativi di massa che pervadono l’immaginario dei bambini contemporanei. Non solo l’infanzia, ma addirittura gli adulti sono influenzati dal brandi di riferimento; optare per Peppa Pig nell’accompagnare ogni momento della giornata significa adeguarsi a pensieri e a prassi condivise e spinge a non scegliere. La società contemporanea tende a incanalare la complessità e ad appiattirla in direzione di un pericoloso pensiero unico fine a sé stesso, perché svincolato dalle ideologie. Il fascismo sapeva bene quanto fosse importante formare l’opinione pubblica a partire dalla prima infanzia. Un preciso progetto politico, culturale, immaginativo ed educativo insieme, imponeva obiettivi da raggiungere e metodologie da utilizzare. Certo, oggi siamo ben lontani da quel periodo eppure assistiamo a un progressivo impoverimento dei riferimenti immaginativi, consolidamento dello status quo a svantaggio della curiosità e dell’esplorazione di possibili alternative e apatia nei confronti della partecipazione culturale. Nonostante le straordinarie e irrinunciabili possibilità conoscitive offerte dai media, sono in realtà un’esigua minoranza coloro che riescono ad usufruirne al meglio. Anche e soprattutto a livello educativo. Potenzialmente i modelli di riferimento proposti dalla contemporaneità e veicolati dai media sono molteplici, ma la società non è in grado di garantire a tutti i suoi membri di partecipare alla pluralità allo stesso modo. Mancano inoltre gli strumenti interpretativi per approcciarsi alla complessità, ma spesso manca anche la consapevolezza pedagogica dell’importanza di aprirsi all’esterno. I protagonisti delle storie, con la consapevolezza o meno dei loro autori, presentano al pubblico icone di riferimento con le quali confrontarsi o alle quali conformarsi. 2.2Narrazione e trasmissione culturale. La narrazione è uno straordinario ed efficace veicolo di trasmissione culturale ed educativa. Implicitamente o esplicitamente le storie veicolano idee, usi e costumi adottati nella propria contemporaneità, talvolta confermandoli, altre sovvertendoli. La famiglia, gli amici, gli adulti, il gioco, la casa, la scuola e gli ambienti connotano il contesto storico, sociale, culturale ed educativo nel quale si svolgono gli avvenimenti. La narrazione non è mai neutra: raccontando, inevitabilmente, si prende posizione, ci si colloca in una precisa prospettiva, si forniscono spunti di riflessione. Alcuni temi, personaggi e situazioni sono così strettamente legati ai tempi nei quali sono narrati da esaurire la propria attualità con il cambiamento delle mode, dei costumi e delle condizioni politico-sociali. Altri invece, che possiamo definire classici, continuano a intessere un dialogo proficuo con le epoche successive.

La Pimpa di Francesco Tullio Altan è un esempio eclatante di longevità narrativa, un vero e proprio fenomeno crossmediale, avendo trovato modo di esprimersi al meglio attraverso ogni medium. Pimpa non è semplicemente una cagnolina, è l'infanzia stessa che scopre il mondo e, nominandole, attribuisce alle cose e alle situazioni un preciso significato, rendendole vive e ben riconoscibili. Non c'è mai un esplicito intento morale o morale pedagogico. Attraverso Pimpa, Altan conduce il lettore all'interno di una grande utopia, termine da intendersi come tensione, progettualità esistenziale, possibilità. In tutte le storie e le avventure di Pimpa la realtà è connessa alla dimensione del possibile. Questa permanenza fuori dalla quotidianità pone il personaggio di Altan in un tempo che non è lineare e storico, come quello percepito dagli adulti, ma scandito dalla rituale ciclicità degli eventi, sia cosmici sia personali, tanto cari all'infanzia. Se Pimpa si colloca fuori dalla linearità del tempo storico e dalla quotidianità, Peppa Pig si inserisce profondamente nelle pieghe del presente. Peppa pig non propone un ideale di infanzia o di famiglia, ma rappresenta quello che tutti conosciamo. Peppa fa tutto ciò che fanno i bambini di oggi. Tutto si svolge in un clima di autoconservazione, autoriproduzione, autoconferma di ciò che esiste ed è sperimentato e sperimentabile nella quotidianità. In Peppa Pig non si mette mai in discussione il modello educativo di riferimento, non si propongono alternative: i metodi educativi utilizzati dai genitori, e implicitamente la loro validità insindacabile, sono confermati e ribadisci in ogni episodio. Anche per questo Peppa Pig piace inevitabilmente e indistintamente ai bambini e agli adulti. I classici i migliori prodotti della letteratura per l'infanzia, spesso, rompono schemi, tradizioni e prassi consolidate per mostrare come ci debbano essere alternative alla banalità che spesso accompagna la vita quotidiana. 2.3Il “Regno della possibilità”. Il regno della possibilità è il luogo delle storie, e le metafore che vi dimorano offrono, a chi è in grado di coglierle, l'occasione di scomporre, ricomporre, riformulare le vicende umane. L’nfanzia si approccia al mondo come a una dimensione fluida, nella quale nulla è come appare agli occhi degli adulti. La curiosità, il continuo cambio di prospettiva, il desiderio di scoprire che cosa stia al di là dell'apparenza, portano bambini e bambine ad ampliare i confini del proprio qui e ora. Quando cominciano a prendere confidenza con il linguaggio, propongono e ripropongono a tutti sempre la stessa meravigliosa, quanto insidiosa domanda: “perché?”. Domanda che mette l'accento sulla necessità non solo di conoscere e capire il mondo, ma di coglierne l'essenza e di scorgere i confini più remoti. Eppure spesso gli adulti, che temono quella domanda perché porta allo scoperto i loro punti deboli, i loro limiti, i loro pregiudizi, tendono a chiudere, piuttosto che ad aprire, l'orizzonte conoscitivo dei bambini e delle bambine. Se le migliori narrazione per l'infanzia mirano a suscitare curiosità, Peppa Pig tende a fornire risposte più congeniali al quieto vivere degli adulti che alle reali esigenze conoscitive dei più piccoli. Ci sono poche domande nelle storie di Peppa e ci sono troppe cose spiegate preventivamente, quasi a tutelarsi da richieste e situazioni imbarazzanti. La voce fuori campo, in particolare circoscrivendo i confini di ciò che si può e si deve sapere, svolge una funzione estremamente limitante, impedendo libere associazioni di pensiero e autonome connessioni di senso. Il tono assertivo e la spiegazione puntuale dei dettagli rendono l'atmosfera narrativa asfittica anche in quelli episodi che potrebbero permettere ai bambini di spingersi oltre il contingente. Troppo spesso gli adulti sottovalutano la capacità dei bambini di esplorare e il loro modo di approcciarsi alle situazioni inusuali.

3. Peppa Pig: un modello educativo? 3.1 Immagini di infanzia. È importante incontrare, fin dalla prima infanzia, storie in grado di spingere lo sguardo a vagare in direzioni insolite; modelli educativi che scompaginino le certezze, che inducano a credere che possa esistere il migliore dei mondi possibili. Eppure i modelli che generalmente utilizziamo per educare l'infanzia sono svilenti e portano con sè pregiudizi. Si pensi, ad esempio, a un fenomeno come quello dei Teletubbies. Sono creature goffe e impacciate che utilizzano un linguaggio terribilmente scarno e monotono, se non addirittura un non-linguaggio. Le rare parole comprensibili nei loro discorsi si limitano a espressioni come “ciao ciao” e “tante coccole”, per il resto si tratta di lallazioni e monosillabi. Nei Teletubbies l'infanzia fare fissata in un tempo statico nel quale non c'è spazio per i cambiamenti, i progressi e le trasformazioni, che sono inevitabili nei bambini reali. In Peppa Pig è George, il fratellino, ad avvicinarsi di più all'idea stereotipica di un'infanzia afasica, impossibilitata non solo alle parole, ma nell'immaginario comune, anche al pensiero. Questo atteggiamento di fissare l’infanzia in un contesto che non prevede per i più piccoli la possibilità di espressione, pare associato all'idea che chi non riesce ancora a parlare sia anche incapace di comprendere, di pensare, di reagire a stimoli complessi. Il mondo adulto pare impreparato sia a comprendere le reali esigenze dell'infanzia, sia ad approcciarsi maniera costruttiva alla progettualità insita in essa. Evidente è il bisogno dei genitori di riversare sull’infanzia le proprie ansie di realizzazione. Il genitore contemporaneo non è impegnato nel compito di educare bensì di aspirare il bambino a sé, compiacendolo in ogni suo bisogno. L'attuale rappresentazione dell'infanzia vede il bambino come un essere potenzialmente perfetto e precocemente competente, il bambino sovrano della famiglia affettiva. A tale rappresentazione del bambino fa da contrappunto un'analoga rappresentazione della funzione genitoriale, che espropria infanzia dal bisogno di un adulto non paritario ma responsabile, in grado di dargli limiti oltre che gratificazioni, e di farlo pensare anche per dovere e non solo per dirti. Come i genitori reali, anche quelli di Peppa sembrano portare avanti le stesse istanze, e tendono ad essere tanto fisicamente presenti quanto disinteressati a stimolare i propri bambini a comprendere la realtà che li circonda e ad aiutarli a crescere. Peppa, George e loro piccoli amici non sembrano conoscere il senso del limite: si comportano come se loro tutto debba essere concesso. Un altro elemento caratteristico della contemporaneità è il deficit di responsabilità che si riscontra nei bambini di oggi che ha a che fare con la crescita esponenziale di bambini adultizzati. Ne deriva che le classi di età non tracciano più limiti di spazi sociali nettamente distinti, e la gioventù come l'età matura regrediscono allo stadio di categorie fluttuanti abitate dalla figura del bambino adulto e dell'adulto bambino. Peppa somiglia a tante bambine e bambini che sono completamente incapace di relazionarsi con l'altro da sé, se non in termini edonistici e egocentrici. Il mondo adulto non pare in grado di proporre alternative a ciò che conosce e sperimenta. Eppure per innescare una controtendenza, almeno a livello immaginativo, basterebbe davvero poco, come ad esempio variare le proposte narrative, perché se è vero che bambini sono curiosi, è altrettanto vero che sono abitudinari e trovano conforto e supporto nella routine, si affezionano ai personaggi delle storie e tendono a fidelizzarsi. I bambini leggono se stessi anche attraverso le storie che presentiamo loro, sono influenzati non solo dai modelli educativi incarnati dagli adulti di riferimento, ma soprattutto da quelli che i media propongono, e si rapportano al gruppo dei pari attraverso l'imitazione ludica di quei modelli.

Bruner afferma che la cultura plasma la mente, ci fornisce un insieme degli attrezzi mediante i quali costruiamo la nostra concezione di noi stessi, delle nostre capacità, dei nostri limiti e delle nostre possibilità. È soprattutto attraverso la sua narrativa che una cultura fornisce ai suoi membri modelli di identità e capacità d'azione. Sarebbe però erroneo affermare che le influenze culturali e mediatiche siano le uniche in grado di educare e formare un individuo. Bruner afferma che niente è libero da influenze culturali, ma nemmeno gli individui sono semplicemente specchi della loro cultura. È l'interazione fra le due cose che dà un'impronta comune al pensiero individuale e conferisce ricchezza al modo di vivere, di pensare e di sentire di qualsiasi cultura. Il primo prolungamento verso l'esterno dell'infanzia avviene attraverso le storie che raccontiamo, leggiamo e mostriamo, e di questo prolungamento siamo responsabili. 3.2 Metafore e stereotipi. Come ogni altro personaggio della narrazione dedicata all'infanzia, Peppa Pig rappresenta un modello educativo. Il modello educativo è una categoria ape...


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