Riassunto libro psicologia pdf completo PDF

Title Riassunto libro psicologia pdf completo
Author Simona Chiacchia
Course Scienze e tecniche psicologiche
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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Riassunto del libro la scienza della mente e del pensiero del 2015 di Passer in pdf anno 2020/2021 gratuito...


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Psicologia, la scienza della mente e del pensiero Psicologia Morale Università degli Studi G. d'Annunzio Chieti - Pescara 55 pag.

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PSICOLOGIA GENERALE “La scienza della mente e del pensiero” Capitolo 1: La psicologia è lo studio scientifico della mente e dei comportamenti. MENTE: stati interiori e processi non visibili direttamente che vanno desunti da risposte misurabili e osservabili. COMPORTAMENTO: azioni osservabili direttamente La psicologia comporta 2 generi di ricerca: RICERCA DI BASE: riflette la ricerca della conoscenza per se stessa. Esamina come e perché le persone si comportano, pensano e sentono in un certo modo; può essere effettuata in laboratorio o negli scenari della vita reale, studiando esseri umani e non. RICERCA APPLICATA: è volta a risolvere problemi specifici e pratici. In essa gli psicologi utilizzano conoscenze scientifiche di base per progettare e determinare programmi di intervento per la soluzione di problemi. Gli obiettivi della psicologia sono 5: Descrivere come si comportano le persone e le altre specie; Comprendere le cause di tali comportamenti; Prevedere come si comporteranno persone e animali in determinate condizioni; Influenzare il comportamento controllandone le cause; Applicare le conoscenze psicologiche in modo da migliorare il benessere dell’uomo. I Livelli di analisi: Il comportamento e le cause possono essere esaminati a: •

LIVELLO BIOLOGICO: processi mentali e influenze genetiche;



LIVELLO PSICOLOGICO: pensieri, sentimenti e motivazioni;



LIVELLO AMBIENTALE: ambienti fisici e sociali, passati e attuali, ai quali siamo esposti.

PROSPETTIVE SUL COMPORTAMENTO Problema mente-corpo: La posizione di molti filosofi dell’antichità era quella del DUALISMO mente-corpo, la convinzione che la mente fosse un’entità spirituale non soggetta alle leggi fisiche che governano il corpo. CARTESIO propose che la mente e il corpo interagissero attraverso la ghiandola pineale situata nel cervello (pur collocando la mente nel cervello, sosteneva che fosse un’entità spirituale). Il punto di vista alternativo, IL MONISMO, afferma che mente e corpo sono una cosa sola e che gli eventi della mente sono il prodotto di eventi fisici che avvengono nel cervello (Hobbes- 1600). Questa corrente aiutò a preparare la strada alla psicologia perché comportava che si potesse studiare la mente misurando i processi fisici che hanno luogo nel cervello.

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JOHN LOCKE e altri filosofi della scuola dell’empirismo (1632-1704) affermavano che tutte le idee e le conoscenze vengono acquisite in modo empirico, ovvero attraverso i sensi. Secondo gli empiristi l’osservazione è uno strumento di conoscenza più valido della ragione, in quanto la ragione ha un grande potenziale di errore. CHARLES DARWIN (Teoria evoluzionista-1800) sosteneva che gli scienziati potessero riuscire a capire il comportamento umano studiando altre specie; l’evoluzione implicava che la mente non fosse un’entità spirituale, ma il prodotto di una continuità biologica fra gli esseri umani e specie diverse. FRENOLOGIA: A cavallo tra 1700 e 1800 si sviluppò la frenologia che aveva trovato una correlazione tra strutture cerebrali e processi psichici. Questa corrente comprese che specifiche abilità e caratteristiche mentali, che spaziano dalla memoria alla capacità di essere felici, fossero localizzate in specifiche aree del cervello. Il massimo esponente Franz Joseph Gall con la cranioscopia misurò il cervello e scoprì 27 funzioni cerebrali. La cranioscopia era un metodo basato sull’assunzione che particolari forme dello scalpo correlavano con particolari abilità mentali o tratti di personalità. La frenologia è stata fondamentale per la psicologia poiché si è capito che il cervello è l’organo base della mente e che differenti facoltà mentali hanno sede in aree diverse, il metodo però era sbagliato. BROCA: Più tardi in Francia il medico Paul Broca studiò il caso del paziente “Tan”; Tan era l’unica sillaba che riusciva a pronunciare verbalmente. Dopo la sua morte, l’autopsia evidenziò una lesione alla parte anteriore dell’emisfero sinistro. Questa area del cervello, nota anche come area di Broca, venne messa in relazione con la produzione verbale. Infatti L’AFASIA DI BROCA è l’incapacità di una persona di parlare e articolare correttamente, nonostante sia completamente preservata la comprensione. WERNICKE: In seguito il neurologo Carl Wernicke studiò un paziente che mostrava il problema opposto, cioè riusciva a parlare fluentemente ma non comprendeva parole e frasi. In questo caso L’AFASIA DI WERNICKE viene associata a una lesione nella prima circonvoluzione del lobo temporale nell’emisfero sinistro. STRUTTURALISMO E FUNZIONALISMO: Nel 1879 Wundt in Germania fondò il primo laboratorio sperimentale di psicologia nell’università di Lipsia. Egli voleva modellare lo studio della mente sulle scienze naturali, utilizzando il metodo sperimentale che era essenziale per definire la psicologia come scientifica. Riteneva che fosse possibile studiare la mente suddividendola in componenti di base, proprio come farebbe un chimico studiando un composto chimico. Successivamente uno dei ragazzi laureatisi con lui, Edward Titchener, fondò un laboratorio di psicologia alla Cornell University. L’approccio di Wundt e Titchener divenne noto come strutturalismo cioè l’analisi della mente nei suoi elementi costitutivi. Gli strutturalisti utilizzavano il metodo dell’introspezione per studiare le sensazioni, considerate gli elementi base della coscienza. Sottoponevano chi partecipava ai loro esperimenti a vari stimoli sensoriali e li educavano a descrivere cosa provavano soggettivamente. Alla fine lo strutturalismo però venne molto criticato e lasciò il posto al funzionalismo secondo il quale la psicologia non doveva studiare la struttura della coscienza ma le sue funzioni. Il leader del movimento funzionalista fu W. James il quale sosteneva che le funzioni mentali fossero in continuo adattamento e in interazione con l’ambiente ( punto di partenza concettuale, evoluzione).

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PROSPETTIVA PSICODINAMICA: Ricerca le cause del comportamento nei meccanismi interni della nostra personalità e mette in rilievo il ruolo dei processi inconsci. SIGMUND FREUD sviluppò la prima e più influente teoria psicodinamica; egli era interessato ai meccanismi cerebrali e lavorando come medico curò vari pazienti che avevano disturbi come le fobie: né malattie né malfunzioni del corpo potevano spiegare questi disturbi. Ciò portò Freud a pensare che le cause dovessero essere psicologiche e anche inconsce dal momento che i suoi pazienti non creavano consciamente quei sintomi. Inizialmente li curò con l’ipnosi, poi utilizzò la tecnica della libera associazione in cui il paziente esprimeva qualsiasi cosa gli venisse in mente. Con grande sorpresa di Freud, alla fine i pazienti descrivevano esperienze dolorose e dimenticate da tempo relative all’infanzia, spesso di natura sessuale e, dopo aver ricordato e rivissuto metaforicamente quelle esperienze drammatiche i loro sintomi miglioravano. Freud si convinse che una parte inconscia della mente influenzasse il comportamento e sviluppò una teoria e una forma di psicoterapia detta “psicanalisi”. Suggerì inoltre che gli esseri umani avessero potenti pulsioni innate sessuali e aggressive che reprimono poiché punite nell’infanzia. Tutto questo ci porta a sviluppare dei meccanismi di difesa ovvero tecniche psicologiche che ci aiutano ad affrontare l’ansia e il dolore dell’esperienze traumatiche. Una di queste è la repressione che ci protegge mantenendo nella profondità della mente impulsi, sentimenti e ricordi inaccettabili. JUNG: Un altro importante personaggio in questo campo è stato Karl Jung (studente di Freud). Egli contribuì alla psicanalisi incentrandosi sulla costruzione di quelli che definiva “concetti”, compresi quelli di introversione ed estroversione, e la sua idea del “complesso”; con questo Jung intendeva una formazione di sentimenti nel subconscio che l’analisi è in grado di aiutare ad identificare. Questo “complesso” è responsabile dei comportamenti strani, o difficili da comprendere, di una persona. LA MODERNA TEORIA PSICODINAMICA: Le moderne teorie psicodinamiche continuano ad indagare come gli aspetti inconsci e consci della personalità influenzano il comportamento. Per esempio, le teorie relative all’oggetto della psicodinamica si soffermano su come le prime esperienze con i familiari forgino l’opinione che le persone formano di se stesse e degli altri. Queste opinioni, poi, influenzano inconsciamente per tutta la vita i rapporti con gli altri. La prospettiva psicodinamica ha dominato il pensiero su personalità, disturbi mentali e psicoterapia per la prima metà del XX secolo e continua ad influenzare sia la psicologia applicata che quella accademica. PROSPETTIVA COMPORTAMENTALE: si concentra sul ruolo dell’ambiente esterno come guida delle nostre azioni. PAVLOV rivelò con i suoi esperimenti l’associazione degli eventi l’uno con l’altro scoprì che i cani imparano a salivare all’arrivo di uno stimolo se questo viene ripetutamente associato al cibo. Nel frattempo THORNDIKE con la sua “legge dell’effetto” sostenne che era più probabile che si ripetessero le risposte soddisfacenti piuttosto che quelle insoddisfacenti. L’apprendimento è quindi la chiave per comprendere come l’esperienza modelli il comportamento. COMPORTAMENTISMO: scuola di pensiero che mette in luce il controllo ambientale del comportamento attraverso l’apprendimento. WATSON, che guidava questo movimento, sosteneva che il vero oggetto della psicologia fosse il comportamento osservabile e non la coscienza intima (si oppone al mentalismo dello strutturalismo, del funzionalismo e della psicanalisi). SKINNER fu la figura più eminente del comportamentismo moderno e attraverso le sue ricerche esaminò come il comportamento venisse forgiato dalle conseguenze gratificanti o punitive che produce; egli inoltre riteneva che la società potesse arginare il potere dell’ambiente di modificare i comportamenti in senso positivo e che la principale barriera alla creazione di un mondo migliore mediante la

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“manipolazione sociale” fosse il concetto ormai datato che le persone sono libere di agire. Il suo approccio noto come “comportamentismo radicale” fu ritenuto estremo da molti psicologi. Successivamente molti comportamentisti, contrari al comportamentismo radicale che affermava che la vita mentale era un argomento inaccettabile per lo studio scientifico, svilupparono una teoria detta “comportamentismo cognitivo” secondo cui le esperienze di apprendimento e l’ambiente influenzano le nostre aspettative e i nostri pensieri, e a loro volta, i nostri pensieri influenzano il modo in cui ci comportiamo. PROSPETTIVA UMANISTICA: poneva l’accento sul libero arbitrio, la crescita personale e la ricerca del significato della propria esistenza; respingeva i concetti psicodinamici degli esseri umani controllati da forze inconsce e negavano la concezione del comportamentismo che vedeva gli esseri umani reagire in funzione dell’ambiente. Secondo i teorici dell’umanismo come MASLOW ciascuno di noi possiede una forza innata che tende all’autorealizzazione, ovvero a raggiungere il proprio potenziale. Sottolinearono l’importanza delle scelte personali e della responsabilità, della crescita della personalità e delle sensazioni positive date dall’autostima. Siamo noi a dare significato alla nostra esistenza. Infine Maslow definì “senso di appartenenza” la primaria necessità umana di accettazione sociale e di compagnia. PROSPETTIVA COGNITIVA: esamina la natura della mente e il modo in cui i processi mentali possono influenzare il comportamento. Per capire le origini della prospettiva cognitiva bisogna rifarci alla psicologia della Gestalt che esaminava come gli elementi dell’esperienza fossero organizzati in insiemi; anziché cercare di comporre la coscienza nei suoi elementi, gli psicologi della Gestalt affermarono che le nostre percezioni sono organizzate in modo che “l’insieme risulti più grande della somma delle sue parti” ( figura pag.21). Ciò stimolò l’interesse per gli argomenti cognitivi come la percezione e la risoluzione di problemi. Per esempio una teoria sviluppata da Jean Piaget spiegava come i processi cognitivi nei bambini diventavano più sofisticati con l’età. Un altro importante contributo, anche se leggermente diverso, fu quello di Vygotskij che riteneva che linguaggio e pensiero fossero estremamente correlati e l’ambiente in cui crescevano i bambini insieme ai fattori sociali e culturali ai quali erano esposti, avessero una notevole influenza sul loro sviluppo. Negli anni 50 si accese un dibattito tra comportamentisti, che affermavano che il linguaggio si acquisisse attraverso l’apprendimento, e i linguisti (Chomsky), che affermavano che gli esseri umani fossero biologicamente programmati per acquisire il linguaggio. Questo dibattito convinse molti psicologi che il linguaggio fosse troppo complesso per essere spiegato con principi comportamentali e quindi che fosse necessario esaminarlo in una prospettiva maggiormente cognitiva (Rivoluzione cognitiva anni ’60-’70). LA MODERNA PROSPETTIVA COGNITIVA: La psicologia cognitiva è studio dei processi attraverso i quali le persone ragionano e prendono decisioni, trovano soluzioni ai problemi, formano percezioni e immagini mentali e producono e comprendono il linguaggio. Le neuroscienze cognitive consistono in tecniche di formazione delle immagini del cervello per esaminare l’attività cerebrale mentre le persone sono impegnate in attività cognitive. PROSPETTIVA SOCIOCULTURALE: Gli esseri umani sono esseri sociali. La prospettiva socioculturale esamina in che modo l’ambiente sociale e l’apprendimento culturale influenzano il comportamento, i pensieri e i sentimenti. Per CULTURA si intende i valori, le credenze, i comportamenti e le tradizioni durevoli condivisi da un gruppo di persone e trasmessi di generazione in generazione. Ogni gruppo culturale sviluppa norme sociali che specificano il comportamento accettabile che ci si aspetta dai membri del gruppo. La SOCIALIZZAZIONE è il processo attraverso il quale la cultura viene trasmessa ai nuovi membri e da questi interiorizzata. Nel corso del tempo gli psicologi hanno cominciato ad occuparsi sempre di più dello studio di vari gruppi etnici e culturali. Oggi la psicologia interculturale esplora come la cultura viene trasmessa ai suoi nuovi

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membri ed esamina le affinità psicologiche e le differenze tra persone appartenenti a culture diverse. Una differenza importante fra culture è l’accento più o meno forte su individualismo e collettivismo. Gran parte delle culture industrializzate dell’Europa settentrionale possono essere descritte come culture individualistiche con un accento su obiettivi personali e sul concetto di sé. Differentemente molte culture asiatiche, africane e sudamericane sono più collettiviste ovvero gli obiettivi individuali sono subordinati a quelli del gruppo e l’entità personale viene definita con legami con una famiglia allargata o con altri gruppi personali. PROSPETTIVA BIOLOGICA: esamina in che modo i processi e altre funzioni del corpo regolano il comportamento. Per esempio le neuroscienze comportamentali esaminano i processi cerebrali e altre funzioni fisiologiche all’origine del comportamento, di esperienze sensoriali, emozioni e pensieri utilizzando tecniche di mappatura del cervello e apparecchi che registrano le onde cerebrali. Karl Lashley fu un pioniere della psicologia biologica che esaminò come i danni a diverse zone del cervello compromettessero l’abilità dei topi di imparare a ricordare. La genetica del comportamento invece si interessa dello studio di come le tendenze comportamentali sono influenzate da fattori genetici. La psicologia evolutiva cerca invece di spiegare come l’evoluzione attraverso la selezione naturale, le capacità della mente umana e le tendenze comportamentali si sono evolute con l’evolversi del corpo. All’interno di qualsiasi generazione, negli individui avvengono variazioni su base genetica della struttura e del funzionamento del cervello.

Capitolo 2 FASI DEL PROCESSO SCIENTIFICO: 1. La curiosità fa compiere il primo passo: osservazione e domanda iniziale; 2. Raccogliere info e formulare un’ipotesi; 3. Verificare l’ipotesi mediante una ricerca; 4. Analizzare i dati, trarre conclusioni provvisorie e riferire le conclusioni; 5. Costruire un corpus di conoscenze, fare ulteriori domande, condurre ulteriori ricerche,

sviluppare e mettere alla prova le teorie.Una TEORIA è l’insieme di dichiarazioni formali che spiegano come e perché alcuni eventi sono correlati tra loro. DEFINIRE E MISURARE LE VARIABILI VARIABILI: Gli psicologi studiano le variabili e i rapporti fra queste. Una variabile è qualsiasi caratteristica o valore che possa variare. Poiché qualsiasi variabile (per esempio lo stress) può avere un significato diverso per persone diverse, gli scienziati devono definire chiaramente le loro condizioni. Per fare ciò, quando conducono una ricerca, definiscono le variabili a livello operativo. Una definizione operativa, infatti, definisce una variabile in termini di procedure specifiche utilizzate per produrla o misurarla. Per definire un concetto a livello di procedure, inoltre, dobbiamo essere in grado di misurarlo (per definire lo stress, misurare il livello di tensione muscolare, gli ormoni dello stress ecc.). MISURE DI AUTOVALUTAZIONE: Chiedono alle persone di riferire le proprie conoscenze, i propri atteggiamenti, sentimenti, esperienze o comportamenti. Tali informazioni possono essere raccolte in modo diverso, ad esempio mediante interviste o questionari. L’accuratezza e l’attendibilità delle autovalutazioni dipende dalla disponibilità delle persone a rispondere onestamente. La desiderabilità sociale infatti è la tendenza delle persone a rispondere in modo socialmente accettabile anziché secondo le proprie convinzioni o comportamenti. I ricercatori

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possono minimizzare questa deviazione consentendo ai partecipanti di rispondere in modo confidenziale o anonimo. OSSERVAZIONE DEL COMPORTAMENTO MANIFESTO: Un altro approccio che serve a misurare è osservare e registrare il comportamento manifesto. Gli psicologi sviluppano anche sistemi di codifica per registrare diverse categorie di comportamento. Una volta sviluppato il sistema di codifica, gli osservatori vengono istruiti per usarlo correttamente in modo che le loro misurazioni siano affidabili. Se 2 osservatori che assistono agli stessi comportamenti dissentono ripetutamente sulla rispettiva codifica, i dati sono di scarsa utilità (vedere es. pag. 48). Inoltre poiché gli esseri umani e gli animali possono comportarsi in modo diverso quando sono osservati, si possono utilizzare delle procedure non intrusive che registrano il comportamento senza che i partecipanti sappiano di essere osservati. Infine gli psicologi raccolgono info sul comportamento utilizzando fonti d’archivio ovvero dati o documenti già esistenti. STANDARD ETICI NELLA RICERCA UMANA: I codici etici forniscono le linee guida per le valutazioni nell’ambito della psicologia e sono: 1. CONSENSO INFORMATO: Prima che le persone partecipino ad una ricerca devono essere

informate riguardo a: scopo e procedure, potenziali rischi e benefici, diritto di rifiutare la partecipazione e possibilità di ritirarsi in qualsiasi momento senza penalizzazioni e se le risposte sono confidenziali o, in caso contrario, in che modo verrà tutelata la loro privacy. Quando sono coinvolti minorenni o altre persone vulnerabili si deve ottenere il consenso informato dei genitori, dei tutori e se necessario dei medici. 2. ANGOSCIA, STIGMA, D...


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