Risorgimento - riassunto del libro PDF

Title Risorgimento - riassunto del libro
Course storia del risorgimento
Institution Università degli Studi di Torino
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riassunto del libro...


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Semper 1

RISORGIMENTO, UN VIAGGIO POLITICO E SENTIMENTALE!

Capitolo 1!

Variabile Bonaparte -> nel 1796 si vede un’improvvisa accelerazione che mette in modo e in relazione variabili interne ed esterne rendendo la penisola Italiana un vero e proprio work in progress. La scelta del direttorio di mettere napoleone al comando dell’armata d’Italia introduce una variabile anomala nella dinamica guerra-politica che si manifesta con rapidità. La mossa desta clamore negli ambienti militare non convince Reubell che ha ancora una visione Reno centrica che lo rende diffidente verso il fronte meridionale. Diversa è l’opinione dei soldati bloccati su posizioni difensive in Liguria che hanno un’energia rabbiosa che Bonaparte riesce a incanalare rendendo capacità di adattamento alla fatica e rapidità di movimento. Il 28 aprile e i piemontesi incassano un’amara delusione che mostra il divario tra esigenze e ritmo della guerra e il ritmo della politica. Per la lentezza dei mezzi di comunicazione il leader militare Bonaparte si trasforma così in un negoziatore che mette il direttorio davanti al fatto compiuto rendendo la campagna ibrida. Il 15 maggio napoleone e le sue truppe entrano a Milano, e lui continua a unire comando militare a governo civile e il direttorio a malincuore glielo concede. Bonaparte investe inoltre nella gioventù accorsa creando la legione lombarda. Lo spazio a sud del po inizia a rimodellarsi mentre i rappresentanti di Modena Reggio Emilia Bologna e Ferrara prendono la decisione di unirsi in una confederazione cispadana. Venezia è territorio oscuro per il direttorio dove invece Bonaparte riesce bene a orientarsi. Nell’estate 1797 un’altra repubblica oligarchica, quella di Genova, cede il passo alla repubblica ligure mentre la repubblica cisalpina prende vita con una costituzione modellata su quella francese del 1795, e una legge abolisce i fedecommessi e le primogeniture,

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Semper 2

residui feudali che bloccavano i patrimoni privati, e poco dopo la cispadana e la cisalpina si sono fuse in un’unica repubblica di cui in autunno iniziarono a funzionare i consigli legislativi. Fiducia e scetticismo nella possibilità di democratizzare l’Italia si alternano. Nel 1797 dopo che Bonaparte lascia il suolo italiano il direttorio segue la strada da lui indicata e invade i territori del papa favorendo la creazione della repubblica romana che ebbe una costituzione redatta da tre francesi di nomina direttoriale. Non è facile far collaborare sul terreno generali e commissari civili. Riplasmata dall’intreccio guerra-politica la penisola nel 1799 si presenta articolata in 5 repubbliche su modello francese mentre Piemonte e toscana sono sotto controllo francese e solo Parma e Piacenza sono ducati indipendenti.!

Variabile patrioti -> il ritmo della guerra e dell’invasione diventa il ritmo della vita politica che prende forma nelle città. I patrioti unitari sono l’avanguardia più accesa del fronte giacobino italiano rispetto a coloro che concepiscono una soluzione di tipo federalista e ancora più rispetto ai moderati che rifuggono dall’egualitarismo sociale predicato dai giacobini. Il panorama è variegato e le visioni sono multiple e concorrenziali. Nel 1796 l’amministrazione generale della Lombardia bandì un concorso per un elaborato che risponda alla cruciale domanda “quale dei governi liberi meglio conviene alla felicità d’Italia?”. Galdi inviò subito il suo scritto dal nome “necessità di stabilire una repubblica in Italia”. Campoformio rappresenta il punto di rottura tra Bonaparte e i democratici italiani (contrari Foscolo e Custodi). Nel concorso molti autori propendono per una soluzione repubblicana unitaria estesa a tutta la penisola e occorre dunque agire, farsi protagonisti della propria storia. L’apprendistato alla politica che si realizza da nord a sud nelle repubbliche plasma mentalità, pratiche, competenze opinioni che a loro volta danno vita a un pubblico cittadino per cui si scrive e che si emancipa. Un po’ ovunque

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Semper 3

su tutta la nuova scena pubblica irrompono i giovani perché è la gioventù la protagonista della rivoluzione democratica durante il triennio repubblicano in italia. Nella primavera del 1798 alla repubblica cisalpina vengono imposti un umiliante trattato di alleanza e una revisione della costituzione in senso più moderato su modello di quella della repubblica romana. È il segnale che l’equilibrio delle repubbliche italiane è fragile, subordinato al gradimento della Francia ma anche alla capacità di leadership patriottica di riuscire a comunicare con un popolo sensibile ai problemi della vita quotidiana. Già all’arrivo dei francesi in Lombardia tra 1797 e 1799 l’agitazione dilaga dal veneto al mezzogiorno inasprita dall’onda del riformismo illuminato, dalla durezza dei contratti d’affitto, dalla propaganda demagogica del clero. !

Variabile 1799 -> restare nel giusto mezzo, difendere l’ordinamento repubblicano e la costituzione tanto dall’aggressione dei tiranni quanto dall’esagerazione dei facinorosi è la sfida più difficile per i patrioti in uno scenario militare in rapido mutamento. Il destino della penisola nel black out imposto dalla presenza degli austro-russi e dal ritorno dei sovrani spodestati sembra in qualche modo inscindibile dalla variabile Bonaparte che i patrioti letterati rimettono in circolo lanciando messaggi a distanza. Nel 1799 Bonaparte torna in Francia e il direttorio ne informa i consigli degli anziani e dei 500. Il 9 novembre 1799 un colpo di stato pone fine al direttorio e inaugura il consolato che consegna a bonaparte la Francia e la sua guerra. Per l’Italia si riapre lo spazio del possibile.!

Capitolo 2!

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Semper 4

Marengo 1800, indietro non si torna -> nell’ultimo inverno è nel primo del nuovo secolo sono in m molti tra gli italiani mi esilio a domandarsi quanto e cosa sperare dal consolato che ognuno legge a modo suo. È il ritorno dell’opzione militare per la liberazione del territorio italiano quello che più rincuora il popolo, disponibili a pagare il prezzo in vite. In maggio con la stagione favorevole agli uomini ritirati nella legione è ordinato di raccogliersi per poi scendere nella penisola dal passo del Gran san Bernardo. Sconfiggono gli austriaci a Varallo fino ad arrivare a giugno a Brescia, ma questo non basta se non fosse che bonaparte ha fatto la stessa cosa. Il 14 giugno per un errore che lo ossessionerà tutta la vita vengono sconfitti dagli austriaci, ma con il generale Desaix si avvia una nuova offensiva che spinge gli austriaci in ritirata. Marengo è una strana Vittoria militare, ma è soprattutto una vittoria politica perché fornisce le condizioni per collaudare l’atto secondo della repubblica cisalpina e rimettere in qualche modo in circolo la parola rivoluzione. Mentre prende forma la consapevolezza che l’identità italiana possa e debba coagularsi secondo proprie specificità differenziandosi dal modello francese, è un punto di non ritorno. Gli acceleratori della modernizzazione civile, giuridica, politica ed economica sono lì come unico campo di manovra e sperimentazione. Fuori giochi gli austriaci e i patrioti unitari, lo spazio d’azione rimane l’Italia centro settentrionale con un governo ancora provvisorio e nel quale maturano forti aspettative per una ripartenza politica. Bonaparte primo console diventa agli occhi degli intellettuali moderati della cisalpina il protagonista di una seconda occasione per sgombrare il campo dagli equivoci passati e mettere in sicurezza lo stato con gli strumenti necessari per un’autonoma e stabile vita politica. L’infelicità e la felicità della patria sono formule efficaci e diffuse per indicare gli estremi di un cammino politico necessario per ristabilire la fiducia tra i cittadini e dei cittadini verso chi li governa. L’assemblea lionese è divisa al suo interno poiché un terzo dei presenti è critico nei confronti di bonaparte ma lui riesce comunque a

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Semper 5

far varare una costituzione che comprime i margini di autonomia esistenti e riserva a se stesso in quanto presidente il potere esecutivo.!

Laboratori: esercito, amministrazione, scienza -> la vita della repubblica italiana decolla perché tensioni et varie non impediscono che si avvii una profonda opera di organizzazione di apparati, strutture e istituzioni. Tra raccomandazioni e segnali di una nascente cultura meritocratica esercito, amministrazione e scienza divengono realtà capaci di ospitare e mettere in circolo conoscenze e identità. Lo scenario sembra favorevole per un irrobustimento interno della repubblica e persino per una sua legittimazione internazionale come parte attiva del futuro assetto della penisola, e in questa ottica la variabile Bonaparte resta imprescindibile per mettere in sicurezza quello che è stato ottenuto. Scandite dal braccio di ferro tra la Francia imperiale e le potenze della coalizione antinapoleonica, le rimodulazioni della penisola portano il regno alla sua massima estensione, dalle alpi alla calabria. L’introduzione del codice civile e le modifiche all’istituto familiare sono operazioni che mostrano possibilità altre rispetto alle pratiche della società prerivoluzionaria. Anche gli abitanti della penisola si trovano così a confrontarsi con le energie messe in circolo da una monarchia che fa della capacità di conoscere, amministrare e controllare il suo registro e dell’amalgama la sua parola d’ordine. L’esperienza nei corpi della repubblica e del regno si offre come una palestra anche di identità politica dalle lunghe e incisive ricadute. Lo stipendio e la divisa garantiti dalla carriera militare sono una potente attrattiva per chi è in cerca di uno status sociale ed economico. Insieme all’esperienza a vari livelli della vita militare e della pubblica amministrazione, anche il mondo dei saperi è destinato ad incidersi nella forma mentis e nelle pratiche della generazione Italiana dei napoleonici.!

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Semper 6

I notabili -> questa è una storia d’elite. È la storia di avanguardie e di corpi professionali che si riconoscono e sono riconosciuti come tali e che dialogano, più o meno direttamente, col potere della Francia napoleonica e con le sue articolazioni nello spazio italiano. In una logica di divisione dei ruoli i notabili alle varie latitudini della penisola agiscono da mediatori tra stato e società civile sviluppando tecniche e specificità proprie di una tecnocrazia chiamata a operare nello spazio della cosa pubblica. Dai dati dell’inchiesta del 1807 promossa dalla pubblica istruzione dove si chiede di censire per ogni dipartimento letterati ed intellettuali da cui deriva un database con 1349 nomi.!

Limiti e opportunità degli stati satellite -> nella logica centralista di un sistema imperiale la frammentazione italiana è da considerarsi come stati satellite funzionali alle esigenze e alle priorità di Parigi e alla volontà accentratrice di napoleone. A partire dal 1806 dopo il blocco continentale viene reso esclusivo l’ingresso nel regno d’Italia delle manifatture tessili francesi e impone al regno un trattato di commercio dalle clausole impegnative. il contraccolpo si fa ben presto sentire poiché l’industria della seta lombarda va in crisi e si contrae anche l’industria laniera mentre calano le attività nei grandi porti italiani. vi è un forte scollamento città-campagna nel regno di Napoli e varie cause rendono precari gli equilibri su cui poggia prima il governo di Giuseppe bonaparte e poi quello di Murat. In un sistema che nel complesso non scardina la proprietà terriera della nobiltà e nel quale la società rurale mette in scena copioni antichi di rivolta antifiscale, dissenso e progettualità alternative al regime napoleonico prendono corpo nella rete dell’associazionismo segreto, fenomeno presente nelle aree soprattutto urbane di quasi tutto il paese. Le sorti della guerra della francia, di bonaparte e di napoleone che avevano aperto lo spazio del possibile, lo stanno ora richiudendo. Occorre trovare una soluzione.!

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Semper 7

Capitolo 3!

1814 -> con un dispaccio del governo generale del veneto già dal dicembre 1813 viene diramata la notizia della capitolazione di Parigi e della fine dell’impero di napoleone, e il proclama legittima voci già circolanti. I primi mesi del 14 sono stati scanditi da un rinnovato interesse militare e diplomatico per lo spazio italiano e da una raffica di appelli concepiti da varie parti per dar colpo ad ambizioni diverse, soprattutto quelle sostenute dalla forza delle armi. Il 6 aprile napoleone abdica e la notizia che giunge da Parigi è tale da convincere Eugenio de Beauharnais a firmare a schiarino rizzino l’armistizio con l’austria e la soluzione politica per il regno d’Italia viene rimesso alle potenze alleate. Lo scenario è complesso, le opinioni divise a dimostrazione che l’esperienza nel laboratorio napoleonico non è riuscita a legittimare nel profondo il regime, e nel vuoto di potere che si viene a determinare Milano dice molto su chi vuole cosa. Tra gli oppositori al progetto di Eugenio re alcuni esponenti di un’aristocrazia che negli anni francesi ha dovuto restare spettatrice alla creazione e all’ascesa di una nuova nobiltà di servizio immaginano sia possibile negoziare e recuperare un rapporto privilegiato con vienna. Ma la transizione pro Eugenio si scontra con la resistenza del senato mentre una petizione di cittadini influenti chiede la convocazione dei collegi elettorali. Il confronto tra le due posizioni esplode in una seduta quando la folla invade il palazzo del senato. Non stupisce che la reggenza provvisoria volta pagina all’insegna di una visione nobiliare che volta le spalle a borghesi ed ex giacobini. Quanto stretta sia la finestra di opportunità per imprimere un futuro diverso alla penisola lo racconta la missione trecchi a Genova: il generale può verificare di persona l’interesse inglese per le sorti del regno italico, obiettivi ambizioni che l’Inghilterra non è disponibile a promuovere e tutelare nello strettissimo spazio di manovra imposto dall’incalzante occupazione militare austriaca da est.

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Semper 8

Terrore e costernazione sono i sentimenti che il tenente generale inglese coglie nelle consultazioni milanesi alla prospettiva di un ritorno dell’austria e comunicherà poi che l’esercito austriaco è in pieno possesso del regno d’Italia. L’opzione di una indipendenza e du una costituzionalizzazione protette è tramontata.!

1815 -> è così che gli inglesi accettano come sto di fatto l’occupazione austriaca del nord italia prima che napoleone sia definitivamente sconfitto a Waterloo. Colto in presa diretta il crollo del sistema napoleonico nella penisola italiana rivela tentativi estremi per mettere in sicurezza alcune delle acquisizioni degli anni napoleonici ma anche per mantenere posizioni di rendita e di potere personale come dimostra la congiura militare bresciana o come documenta il proclama agli italiani lanciato da Murat. Ma questo è il tempo di inevitabili consapevolezze e di infelicità politica per molti nella penisola ed essendo stata l’Italia un vero e proprio laboratorio storico tra 1796 e 1814 è molto difficile individuare un’unica via di uscita da un’esperienza tanto profonda e divisiva come quella degli anni napoleonici. Le ulteriori mira di Vienna su territori strategici come l’alto novarese e le legazioni sono state sventate al congresso di Vienna dalle manovre diplomatiche del re di Sardegna e del papa. Legati a doppio filo con l’austria sono un po’ tutti i sovrani che le armi austriache reinsediano alla guida di domini talvolta ampliati dagli obiettivi di equilibrio e contenimento perseguiti dopo lo shock napoleonico. Da questa rimodulazione spaziale colpisce la segmentazione della penisola dopo la compattazione in tre blocchi raggiunta dal sistema napoleonico. Adesso l’interrogativo è quanto cancellare o epurare dagli anni francesi?!

1816 -> è un anno chiave per comprendere come fanno i conti con un passato che non passa attuando una vera e propria restaurazione, e se l’ancien regime non passa, ne

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Semper 9

emerge uno reinventato. La legalità sembra essere l’unica via possibile per la coesistenza tra governanti e governati. I mutamenti intervenuti nella geografia sociale della proprietà privata in seguito alla vendita di beni nazionali, l’eversione della feudalità, i codici e le costituzioni sono tutti prodotti che vengono valutati se mantenere o se rideclinare sotto nuovo nome. Senza poter essere accusata di mancanza di modernità l’azione dei sovrani e dei loro ministri dimostra la difficoltà del passaggio da monarchia assoluta a monarchia amministrativa ed emerge la necessità di reimpostare il rapporto tra centro e periferia coinvolgendo la borghesia della proprietà fondiaria e delle professioni. La geografia del compromesso tra vecchio e nuovo è varia ma non priva di comuni denominatori ma è il regno lombardo-veneto e il regno delle due Sicilia la sintesi delle sfide dell’epoca post napoleonica. L’individuo più potente a milano è il commissario dell’imperatore Francesco I Bellegarde la cui mano su Milano è ben più leggera di quanto vorrebbe l’imperatore che sospetta un complotto massonico. Si vuole scongiurare a tutti i costi una germanizzazione delle terre italiane e una loro assimilazione forzata. A Napoli invece, nel regno delle due sicilie, il min astro delle finanze De’ Medici mette in pratica una commistione di vecchio e nuovo identificato come amalgama che prevede la coesistenza nell’amministrazione e nella diplomazia di funzionari del periodo murattiano a fianco di servitori della monarchia.!

Capitolo 4!

Scontento -> a novembre 1817 il principe di Metternich scrive un rapporto all’imperatore sulla situazione politica della penisola italiana e sullo scontento generale in tutti i suoi stati. Persino la toscana che è vista come lo stato più semplice da governare, eppure le casse sono vuote. La felicità a cui allude Metternich è quella che si presume derivi da

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Semper 10

un sovrano paterno ma fermo, e quindi non ci si stupisce della cattiva gestione della toscana dove Francesco quarto agisce come un ricco proprietario e non come un sovrano. È sul piemonte che si concentrano le considerazioni d’ordine geopolitico poiché inquieto e desideroso di espandersi verso est. Il quadro denuncia una penisola dove il riassetto post napoleonico risulta già minato da spinte e controspinte e dall’incapacità di azione nei settori più a rischio. Il lombardo-veneto è da Metternich giudicato come la punta di diamante, eppure anche lì vi è dello scontento. La ricetta per avvicinare è quella di bellegarde che voleva sveltire i contenziosi e la burocrazia per ridurre le nomine di magistrati tedeschi. Esiste una variabile, ovvero quella delle varie società tedesche che hanno mutato pelle o si sono reinventate recuperando istanze democratiche del tempo giacobino e coltivando obiettivi costituzionali. 3 anni dopo nel 1829 la situazione non è ancora cambiata.!

Underground -> è nella rete sotterranea dell’associazionismo segreto che bisogna guardare, un fenomeni complessi che riflette le tante anime che hanno vissuto l’esperienza giacobina e napoleonica e che adesso guardano allo strumento costituzionale come a uno strumento capace di offrire un perimetro al rapporto tra sovrani e sudditi. Il soggetto più interessante è la carboneria che da sud si è fatta strada fino al nord e cerca una risposta all’insoddisfazione della borghesia nelle province. L’eterogenea opposizione al sistema dà vita a organizzazioni parallele come la guelfia e l’adelfia. Il mercato politico clandestino è affollato e singoli aderenti possono giocare su più tavoli e aderire a più associazioni.!

Capitolo 5!

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Semper 11

Cadice, un porto, una costituzione, un mito -> occorre una congiuntura esterna che si metta in moto perché energie e idee coltivate in segreto escano allo scoperto e cerchino di produrre risultati tangibili. Per il variegato mondo undergrou...


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