Le Interpretazioni Storiografiche del Risorgimento PDF

Title Le Interpretazioni Storiografiche del Risorgimento
Course Storia contemporanea
Institution Università degli Studi di Torino
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LE INTERPRETAZIONI STORIOGRAFICHE DEL RISORGIMENTO Le riflessioni su quelli che sono i ruoli da assegnare ai diversi gruppi risorgimentali nella costruzione del Regno di Italia hanno portato ad un acceso dibattito storiografico sul tema del Risorgimento. Si possono distinguere 5 fasi della riflessione critica sul risorgimento 1. PRIMA FASE Si apre subito dopo il biennio rivoluzionario 1848-1849 e consiste in un ampio dibattito tra i democratici e i liberali moderati su vari temi: L’influenza della Francia e in particolare della Riv. Francese nelle vicende italiane, la funzione del Piemonte e di Casa Savoia e infine le conseguenze della mancata partecipazione dei ceti popolari nel processo di unità. 2. SECONDA FASE Nei decenni all’indomani dell’Unità si cercheranno di costruire dei miti e delle ideologie collegate al Risorgimento. Questo periodo è dominato dall’idea che il processo del risorgimento si fosse concluso nel momento dell’Unità d’Italia e tra fine 800 e inizio 900 nasceranno delle istituzioni culturali che si occuperanno dello studio della storia del Risorgimento. Questa concezione mitica del Risorgimento venne attaccata ai primi del XX secolo da alcuni studiosi, come Alfredo Oriani, secondo il quale il processo politico di unificazione fu unicamente una . 3. TERZA FASE Si aprì un’ampia discussione in epoca fascista sul tema del Risorgimento, che può essere suddivisa in 3 filoni principali: a) La storiografia liberale: - Pietro Gobetti  ritiene il processo di creazione di uno Stato unitario come una rivoluzione fallita, poiché non si era stati in grado di coinvolgere le masse popolari. - Omodeo  Unità non come rivoluzione fallita ma come trionfo del liberalismo moderato rappresentato dalla figura di Cavour - Benedetto Croce (massimo esponente)  valutazione positiva del processo di unificazione come processo puramente liberale che inizia con la fine dell’età napoleonica, quando in tutti i popoli nacque il desiderio e l’aspirazione di libertà e indipendenza. Il processo risorgimentale vide delle parti contrapposte che però non portavano a degli scontri distruttivi ma semmai a un completamento dell’uno rispetto all’altro in quelle che erano le loro reciproche mancanze. b) La storiografia fascista: - Giovanni Gentile  fece diverse riflessioni su quello che fu il pensiero di Mazzini e arrivò alla conclusione che tutte le gesta e gli avvenimenti che portarono al Risorgimento, e in particolare quello mazziniano, portarono al fascismo. Infatti, essendo entrambi movimenti il fascismo ha raccolto l’eredità del Risorgimento proprio per quanto riguarda le componenti spirituali. - Gioacchino Volpe  Risorgimento come movimento che trae le sue origini dal processo di formazione di una borghesia nazionale (minoranza socialmente e politicamente variegata, la vera aristocrazia morale della nazione), la quale contribuì alla creazione della coscienza dell’unità del popolo italiano che iniziò a formarsi nel 700 e la quale trova una rinascita con la guerra e con la . c) La storiografia marxista: - Gaetano Salvemini  si concentrerà sull’intreccio tra i progetti politici e la questione sociale.

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Emilio Sereni  considera l’unificazione come il risultato dell’azione di forze sociali e interessi economici, ma questa sua tesi fu smentita perché in realtà i commercianti in Italia non avevano l’intenzione di creare un mercato unico nazionale ma esportavano all’estero. Ne consegue che in realtà è il movimento risorgimentale a creare le condizioni per la creazione di un mercato unico nazionale e non viceversa. Nello Rosselli e Luigi Salvatorelli.

4. QUARTA FASE Questa fase prese avvio subito dopo la Seconda Guerra Mondiale in seguito alla pubblicazione nel 1949 dei Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci, anche perché gli ideali legati al fascismo erano stati svalutati mentre la storiografia marxista venne presa più in considerazione. - Antonio Gramsci  rivoluzione risorgimentale come perché non aveva saputo creare una volontà collettiva nazional-popolare, perché mentre da un lato le classi dirigenti erano riuscite a imporre una soluzione monarchico-annessionista dall’altra i democratici non avevano saputo creare un progetto di riforma agraria che coinvolgesse anche le masse contadine nel processo di unificazione nazionale e che avrebbe garantito un superamento dell’arretratezza economica del paese e avrebbe rafforzato le basi dello Stato. - Rosario Romeo  si oppose a Gramsci dicendo che per esempio non era vero che la mancata rivoluzione agraria aveva portato ad arretratezza economica poiché il decollo industriale di fine Ottocento non sarebbe stato possibile se una redistribuzione delle terre ai contadini avesse impedito una rivoluzione agricola in senso capitalistico. - Ernesto Ragionieri  lettura marxista del Risorgimento, considerato da lui come una e come un periodo in sé definito e concluso all’interno della storia italiana. - Questa visione del risorgimento come aprì un nuovo tipo di ricerca storica che si concentra sugli studi di storia dello Stato, di storia sociale, di studi dell’industrializzazione. Essa inoltre respinge gli intenti celebrativi o polemici nel ricostruire le vicende risorgimentali e pensa che le azioni politiche e le ideologie nazionali fossero in realtà mosse da altri interessi (cetuali o di classe) e da altri obiettivi (di tipo economicosociale). - Marco Meriggi  il discorso di nazione ha un carattere puramente strumentale ed è stato utilizzato dalla classe aristocratica per ristabilire la loro egemonia. 5. QUINTA FASE Questa fase, più recente (anni 2000), vede l’affermazione dell’approccio storiografico di Gellner, Anderson e Hobsbawm e afferma che il movimento risorgimentale sia stato un movimento poiché vi presero parte tantissime persone. All’interno del movimento risorgimentale, inoltre, si impone uno stile politico basato più sull’emozione che sulla razionalità (nuova estetica della politica) nazione come famiglia (legami di sangue), l’importanza dell’onore (La famiglia come luogo dell’onore nazionale e la nazione come punto di riferimento dell’onore della famiglia). Questo orientamento storiografico vede un nazionalismo studiato anche dal punto di vista antropologico e sostiene che gli italiani debbano operare una ....


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