Progettazione educativa PDF

Title Progettazione educativa
Author deborah antolvini
Course DIDATTICA GENERALE
Institution Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
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PROGETTAZIONE EDUCATIVA La radice etimologica del termine progettazione deriva da “pro-iacere”, che implica l’atto di gettare avanti, proprio a voler rievocare l’idea di un’attività rivolta al futuro. La progettazione è dimensione costitutiva dell'educazione e quest’ultima, in quanto attività intenzionale, prima di essere realizzata esige di essere pensata, in tutte le dimensioni teoretiche e pragmatiche che la fondano. La pedagogia in qualità di scienza concernente l’educazione si avvale di essa per organizzare interventi con un elevato grado di efficacia. Infatti progettare significa, seguendo l’istanza razionale, anticipare possibilità ponendo maggiore attenzione alla dimensione strutturale degli interventi educativi. Per progettazione educativa si intende, quindi, l’accurata elaborazione e la successiva attuazione di interventi educativi e la permanente verifica della loro qualità. E’ utile ricordare che questa pratica non risulta essere funzionale solo all’interno degli ambienti scolastici, poiché il suo utilizzo si estende a tutti i contesti in cui viene rilevato un bisogno di intervento educativo, al fine di massimizzarne l’efficacia e l’efficienza. Ma prima di addentrarci nelle varie fasi che la configurano, è importante domandarsi perché progettare? In primis l’attività di progettazione allontana il soggetto dai rischi dell’impulsività e della casualità di azioni educative poco ponderate o dirette da convinzioni implicite, da ciò che J. S. Bruner chiama “pedagogia popolare” o “pedagogia ingenua”. Inoltre la progettazione aiuta a guidare in maniera intenzionale gli interventi, evitando la loro frammentarietà e utilizzando tutte le risorse di cui si dispone nella maniera ottimale; consentendo, e in ciò risiede il suo potere più grande, di verificare e valutare il processo di cambiamento che si sta concretizzando e di ricalibrare gli interventi in caso di problematiche sorte in itinere. In sintesi progettare vuol dire realizzare uno strumento che diriga la gestione di un percorso, contenente una molteplicità d’incognite, che richiedono al progetto il possesso di due qualità fondamentali quali la duttilità e la flessibilità. Già Dewey, nel 1929 in “Le fonti di una scienza dell’educazione”, ci ammonisce rispetto alla necessità di conoscere le relazioni che si creano all’interno di un dato sistema e della dipendenza di questa conoscenza ad uno schema di pensiero che ci suggerisca quali osservazioni o misurazioni

condurre e in che modalità interpretarle. Costrutto teorico che risulta utile anche nell’ambito della progettazione. E successivamente nel ‘61 in “ Come pensiamo” delinea un itinerario riflessivo, da attuare in situazioni di difficoltà e perplessità, che oggi è ancora validissima fonte d’ispirazione e strumento di supporto nell’elaborazione di un progetto educativo. Potendo definire la progettazione come capacità di pianificare e attuare mediante strategie operative, i cambiamenti che si desiderano introdurre in una data situazione che risulta essere problematica, è evidente come la principale e primaria azione risieda nella corretta individuazione del problema e nella sua accurata descrizione (problem finding). Così da poter acquisire una conoscenza generale della problematica al fine di comprenderne le cause, l’entità, l’incidenza e la modalità con cui si manifesta; occorre, inoltre, indagare affondo le motivazioni che ci spingono a modificare la situazione data; Si procede poi alla concettualizzazione del problema (problem posing), in cui mediante una riflessione, il problema viene impostato in maniera corretta. Questa operazione risulta essere molto soggettiva, poiché è strettamente connessa alle strategie di ricerca e di trattamento dell’informazione messe in campo da chi copie l’azione e al contesto in cui essa si verifica. Proprio per questa ragione il passo successivo sarà l’analisi del contesto di riferimento, che verrà osservato in tutte le sue caratteristiche strutturali e relazionali; cercando di delineare in maniera specifica quali siano i destinatari dell’azione educativa, così da elaborare con precisione la domanda educativa e avere ben chiare quali siano le istanze soggettive e oggettive coinvolte nell’intervento. L’analisi del contesto ci aiuterà a definire in maniera più completa (integrando le informazioni rilevate con il problem finding e il problem posing) quali siano le esigenze che emergono dalla situazione data, così da permetterci di identificare i bisogni; cioè le esigenze educative a cui il progetto deve rispondere attraverso il raggiungimento degli obbiettivi preposti. Ma preliminarmente alla definizione degli obbiettivi, è indispensabile delineare la finalità educativa dell’azione che si vuole compiere, cioè comprendere quale sia quell’orizzonte di senso, lo sfondo valoriale entro cui nasce e di cui si nutre l’azione educativa che verrà posta in essere e che guiderà la scelta dei vari obbietti stessi.

Dal punto di vista prettamente pragmatico si procederà con l’individuazione delle risorse di cui si dispone per la realizzazione del progetto e delle attività in esso contenute, in termini di: materiali, strumentazioni, personale, budget, spazi, arredi, entità di supporto istituzionali e enti presenti sul territorio. Ma l’analisi del contesto ci porrà dara anche dei vincoli (siano essi strutturali, di orari, budget, di tempi o di modalità) di cui dovremmo tener conto, poiché condizioneranno le future scelte. E’ essenziale essere al corrente dei limiti che il contesto impone, così da evitare successive modifiche al progetto dovute a mancanza di informazioni preliminari. Si procederà, quindi, alla definizione degli obbiettivi di ciascuna fase che devono essere formulati in maniera chiara e specifica. Indicando i mezzi che si intendono utilizzare per raggiungere il fine preposto e le risorse in termini di personale che sarà chiamato ad intervenire, di budget e di strumentazioni che verranno utilizzate. Declinando, inoltre, le metodologie educative, formative o didattiche che saranno impiegate, l’utilizzo degli spazi, dei tempi e le modalità di ogni intervento. Questa operazione di micro progettazione deve essere svolta per ogni obbiettivo che verrà inserito all’interno del progetto e che contribuirà alla buona realizzazione dell’intervento educativo secondo la finalità educativa che ci si è preposti, che fungerà da perenne sfondo significante di ogni intervento che verrà messo in atto. Per ogni obbiettivo deve, infine, essere preposta in maniera minuziosa, ed è il punto saliente e peculiare della progettazione che la distingue da altre attività (come ad esempio dalla programmazione), la verifica e la valutazione tassativa di ciascun obbiettivo. Specificando quali siano le procedure previste per la raccolta dei dati e la verifica degli obbiettivi. Stabilendo, altresì, quali siano le tempistiche per l’elaborazione dei dati raccolti e la forma di pubblicizzazione e condivisione dei risultati con eventuali altri esperti. Difficilmente l’attuazione di un progetto educativo segue in maniera lineare ciò che ci si è inizialmente proposti, sovente invece si incontrano difficoltà e problemi, oppure non si rilevano in sede di verifica i risultati attesi per il raggiungimento dell’obbiettivo. Per queste ragioni la progettazione deve

essere sempre intrinsecamente aperta e flessibile, così da poter prevedere cambiamenti e momenti di ricalibrazione dell’azione ed eventuali ulteriori tempi di verifica dei cambiamenti ulteriormente introdotti. Si ritiene utile prevedere, oltre alla valutazione in itinere, cioè il monitoraggio di ogni obbiettivo, anche una valutazione sommativa che consenta di verificare se l’intento educativo inizialmente preposto è stato raggiunto. Nella conclusione del progetto può anche essere introdotta una bibliografia di riferimento da cui si è attino per fare metodologie, teorie e modelli di azione. I risultati ottenuti dalla messa in atto della progettazione possono essere descritti in termini di efficacia, cioè misurando la loro capacità di produrre gli effetti desiderati, e di efficienza cioè il verificare la produzione di tali effetti con la minor spesa, in termini di risorse, possibile. Sono, altresì, da valutare la capacità di trasferibilità del progetto da un contesto ad uno similare e la possibilità di riproducibilità e condivisione dei risultati raggiunti. Come ci suggerisce anche la Cerri in “L’evento didattico”, la riflessione pre-azione e post-azione sono i nuclei essenziali della progettazione educativa, poiché la prima inerisce un livello virtuale che prepara l’azione che sarà in seguito attutata sul piano pragmatico e con la seconda, successiva all’espletamento delle azioni previste, si torna ad un livello di astrazione dall’esperienza concreta per analizzarne teoreticamente i risultati e per trarne insegnamenti. Sembra utile, in conlusione, ricordare che la progettazione educativa, come qualsiasi altra azione che investe i processi educativi che ineriscono l’umano è sempre, squisitamente, connotata dall’incertezza e dalla complessità che è fulcro essenziale del genere umano. E occorre accogliere questa complessità come ricchezza senza, prendendo a prestito le parole di Morin, cercare di ridurla o dissolverla....


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