Andrea Traverso Metodologia della progettazione educativa PDF

Title Andrea Traverso Metodologia della progettazione educativa
Course Metodologia della progettazione formativa
Institution Università degli Studi di Genova
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Metodologia della progettazione educativa. Competenza, strumenti e contesti Progettazione e valutazione degli interventi educativi e formativi Riassunti Vari ed eventuali Andrea Traverso, Metodologia della progettazione educativa. Competenza, strumenti e contesti Introduzione Oggi la e pedagogica ri...


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Metodologia della progettazione educativa. Competenza, strumenti e contesti Progettazione e valutazione degli interventi educativi e formativi Riassunti Vari ed eventuali

Andrea Traverso, Metodologia della progettazione educativa. Competenza, strumenti e contesti

Introduzione Oggi la progettualità e l'intenzionalità pedagogica risultano depotenziate e la professione educativa si trasforma in lavoro. Il termine "progetto" è ugualmente abusato e strumentalizzato in molti campi (ad esempio sport,politica ecc.) come se, solamente per l'intenzione, questa modalità di lavoro fosse fioriera di successi. La risorsa progettuale, per sua natura, è potenzialmente inesauribile ma, se non sviluppate e trasformata in competenza progettuale, potrebbe incorrere in una progressiva atrofia (culturale, educativa, relazionale). Questo deterioramento si realizza quando la scansione della vita è costretta all'interno di logiche di programmazione mascherate da progetti: è la successione progressiva e inesauribile di cose da fare, cose da presentare, risorse da recuperare nelle quali si cerca, spesso invano, di inserire forzatamente idee. Per fortuna, questa visione è solamente una possibile deriva prodotta da una concezione economicistica e razionalizzante (non razionale) dei servizi educativi; ci sono moltissimi educatori che progettano con professionalità, cura, pazienza e attenzione pedagogica all'interno di strutture di alto profilo educativo, sociale e politico. Il volume si "traduce" in un'operazione di svelamento della laboriosità progettuale, resa possibile da una decostruzione della competenza progettuale in estensioni e domini. Con il verbo "progettare" si intende, nel comune sentire, l'operatività di scrittura e fissazione di un'idea in un prodotto. La progettazione, soprattutto il progettare in e per servizi educativi, si realizza, invece, all'interno di sistemi di relazioni, di disputa culturale e scientifica che preludono un processo dinamico e "infinito" nel senso pedagogico della continua e incessante opera di pensare all'altro e pensarsi in continua tensione e trasformazione verso una idealità socievole, migliore e solidale. Il volume racchiude tutto il potenziale progettuale in un'unica e sola competenza, che si articola in sette estensioni che la determinano, specificano e svelano: l'estensione contestuale, l'estensione metodologica, l'estensione processuale, l'estensione sociale, l'estensione spazio-temporale, l'estensione gestionaleeconomica e l'estensione valutativa. Ognuna di queste estensioni è frutto di più apporti: ciascuna, infatti, sarà ricondotta a domini di matrice pedagogica, didattica, educativa, sociale e culturale a rappresentare, secondo prospettive diverse, un'immagine di competenza incastonata nelle discipline, nella cultura e nella società.

Capitolo I LO SVILUPPO DELLA COMPETENZA PROGETTUALE

I.I I lungo cammino con le competenze Le competenze crescono con noi, si alimentano dei nostri desideri, dei saperi che condividiamo, delle nostre mutevoli condizioni umane, sociali e culturali; disegnano le nostre relazioni e ci sfidano quotidianamente. L'educatore, a prescindere dalla necessità di considerarlo professionale o sociale, ma sicuramente professionista, non può sottrarsi da una prospettiva progettuale, che si esplica in una competenza ampia e articolata. Il "saper progettare" non è tuttavia da considerarsi come un traguardo professionale, in quanto durante tutto l'arco della nostra vita formativa ci viene richiesto, a vari livelli e con differenti esplicitazioni, di essere in grado di progettare. La questione, in questi termini, non riguarda più l'uomo lavoratore ma

l'uomo in quanto tale, l'uomo educabile e l'uomo educatore. Non è possibile affrontare la vita e gli spazi del vivere sociale senza essere educati al progettare, al pensare in forme nuove se stessi, gli altri e la società. La competenza progettuale, che a uno stadio embrionale potremmo definire una competenza ideativa e strategica, è una delle evidenze richieste già in uscita dalla scuola dell'infanzia dalle Indicazioni nazionali. I bambini dai 3 ai 6 anni sviluppano nuove capacità quando interagiscono tra di loro, chiedono spiegazioni, confrontano punti di vista, progettano giochi e attività, elaborano e condividono conoscenze. Questa prima complessa competenza progettuale è determinata dallo sviluppo dei campi di esperienza quali "il sé e l'altro", "linguaggi, creatività, espressione", "i discorsi e le parole" ed evidenzia, già in tenera età, la complessità dell'atto progettuale costituito da dimensioni valoriali, da tecniche di azione, relazione e comunicazione e da una matrice culturale. La scuola dell'infanzia è, come tutte le strutture educative, crocevia di intenzionalità plurime e, necessariamente, anche di progettazione e di progettualità: quelle dei genitori, che sono impegnati in progetti di vita di varia durata per i loro figli; quella degli insegnanti, che si esplica nella capacità di dare senso e intenzionalità all'intreccio di spazi, tempi, routine e attività, promuovendo un coerente contesto educativo, attraverso un' appropriata regia pedagogica; quella dei bambini, che si pensano nelle sezioni e costruiscono il loro futuro. Con il passaggio alla scuola dell'obbligo la competenza si articola e declina nelle varie discipline, mantenendo tuttavia elementi di trasversalità specifici, che costituiscono fattori espliciti per una buona progettazione: l'uso di una comunicazione orale e scritta efficace, un approccio orientato ai problemi e ai fenomeni, la dimensione collaborativa, cooperativa e partecipativa del fare e del pensare. Il documento che traccia la strada è la Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle "Competenze chiave per l'apprendimento permanente", indicate dall'Unione Europea del 2007 con l'obiettivo di esplicitare le competenze essenziali in una società della conoscenza, in grado di assicurare "flessibilità ai lavoratori per adattarsi in modo più rapido a un mondo in continuo mutamento e sempre più interconnesso. Inoltre, tali competenze sono un fattore di primaria importanza per l'innovazione, la produttività e la competitività e contribuiscono alla motivazione e alla soddisfazione dei lavoratori e alla qualità del lavoro". Le competenze chiave sono necessarie per la crescita personale, la cittadinanza attiva, l'inclusione e l'occupazione. Esistono otto competenze chiave e all'interno di esse ci sono: 1. comunicazione nella madrelingua; 2. comunicazione nelle lingue straniere; 3. competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia; 4. competenza digitale; 5. imparare a imparare; 6. competenze sociali e civiche; 7. spirito di iniziativa e imprenditorialità; 8. consapevolezza ed espressione culturale. E proprio da queste competenze "discendono" le competenze chiave, da acquisire al termine dell'istruzione obbligatoria, che sono da intendersi, non solamente come obiettivi da raggiungere a lungo termine ma come indicatori di un buon apprendimento e di una buona educazione, che devono essere costantemente sollecitati

e monitorati. Le competenze abbracciano in realtà l'intero arco della vita e consentono di essere approfondite, personalizzate e contestualizzate, quindi progettate, in relazione ai campi di attuazione. Esse sono: - imparare a imparare; - individuare collegamenti relazioni; - agire in modo autonomo e responsabile; - risolvere problemi; - acquisire e interpretare l'informazione; - collaborare e partecipare; - comunicare; - progettare. La competenza "progettare" riguarda l'ideazione, l'elaborazione e la realizzazione di progetti/documenti concernenti lo sviluppo delle proprie attività personali, di studio e di lavoro, sia in contesti formali che non formali o informali, utilizzando le conoscenze e le capacità apprese nei diversi contesti, al fine di individuare e raggiungere obiettivi significativi e realistici e le relative priorità, valutandone i vincoli e le possibilità esistenti, definendo strategie di attuazione e verificando i risultati raggiunti. I.I.I. Le competenze e gli obiettivi nei percorsi formativi Gli adempimenti ministeriali hanno accelerato il processo di attribuzione di competenze ai futuri educatori, con l'auspicio che la rimodellazione delle competenze possa anche determinare un conseguente restyling delle strategie didattiche dei programmi di studio. Molte università hanno raccolto la sfida e stanno operando in tale senso, non senza difficoltà. Presso l'Università di Genova, nel Manifesto degli Studi per il corso di laurea triennale in scienze pedagogiche si fa riferimento alla capacità di poter applicare tecniche di progettazione e di progettare interventi educativi adeguati allo specifico contesto operativo e valutarne gli esiti. Nei documenti che ordinano invece la laurea magistrale in scienze pedagogiche, un educatore/pedagogista o formatore/direttore di centro di formazione, al termine del percorso biennale,dovrebbe essere in grado di: - progettare gestire interventi educativi individualizzati; - progettare gestire un progetto formativo (analizzare, elaborare, valutare); - gestire un sistema di valutazione e autovalutazione della formazione; - progettare e dirigere (o coordinare) un intervento educativo rivolto alla comunità e/o ai gruppi; - progettare e coordinare interventi pedagogico-educativi individualizzati; - pianificare un progetto formativo (analizzare, elaborare, valutare, redigere un piano finanziario, tenendo conto dell' attività di rendicontrazione); - progettare percorsi di formazione del personale, progettare e svolge attività di ricerca in ambito formativo.

I nuovi educatori dovranno avere un livello di competenza progettuale talmente raffinato da consentire loro di applicarlo in interventi individuali molto specifici o in progetti che ambiscono a mutare le condizioni generali di un sistema socio-culturale.

La competenza progettuale viene scomposta in: - una risposta alla crescente domanda educativa espressa dalla realtà sociale, dai servizi e dalla comunità. La formazione di qualificati professionisti dell'educazione che pensano, progettano, operano e riflettono con responsabilità, lungimiranza e secondo principi di sostenibilità; - un "bagaglio" di tecniche che devono essere applicate, per le quali sono richiesti anche conoscenze e capacità disciplinari caratterizzanti; - una molteplicità di campi educativi nei servizi alla persona e nei servizi per l'infanzia; - un approccio processuale problemi, fondato sulla triade formazione, intervento e riflessione; - pratiche di ricerca didattica ed educativa; - percorsi di apprendimento e di acculturazione che si distendono lungo tutto l'arco della vita; - analisi, progettazione, realizzazione e validazione di strumenti valutativi per il sistema educativo. La dimensione progettuale assume ancora maggior rilievo nella laurea magistrale, dove connota linguisticamente anche il profilo in uscita, non solo come competenza auspicata. Un buon professionista, che è in grado di progettare servizi, molto probabilmente avrà anche competenze di direzione, gestione e coordinamento, avendone una conoscenza ontologica e di prospettiva. I.I.2. I documenti delle associazioni professionali e delle realtà territoriali Il ritardo istituzionale di riconoscimento della professione educativa ha trovato però replica nell’attivismo delle associazioni professionali o di piccole realtà amministrative che hanno sentito la necessità di identificare con la maggiore cura possibile le mansioni, le funzioni e le competenze dell’educatore. I due casi che vogliamo portare all’attenzione sono quelli dei documenti redatti e divulgati rispettivamente dall’AIEJI- International Association of Social Educators e dell’Azienda servizi del Comune di Bolzano. Il documento Le competenze professionali dell’educatore sociale. Piattaforma concettuale dell’AIEJI, redatto in sei lingue europee, ha le sue radici nella Piattaforma comune per gli educatori sociali in Europa (2005), ponendosi come una risposta “dal basso” alle intenzioni delle direttive europee di concordare una serie di criteri rispetto ai livelli di competenza e di qualifica richiesti per la pratica della professione di educatore sociale nei vari paesi europei. Il documento suddivide le competenze professionali in: - competenze fondamentali (competenze per intervenire, per valutare, competenze riflessive); - competenze centrali (competenze personali e relazionali, sociali e comunicative, organizzative, sistemiche, competenze apprese e competenze generate dalla pratica professionale-saperi teorici e competenze metodologiche, competenze per il comportamento professionale, competenze culturali, creative). L'educatore sociale è chiamato a:

- definire gli obiettivi, progettare e sistematizzare la pratica educativa all'interno dell'istituzione in cui è impegnato; - definire gli obiettivi, pianificare, strutturare, implementare, coordinare e valutare piccole e grandi azioni, attività, processi, progetti, adattando il tutto sia il singolo che al gruppo; - assumersi la responsabilità delle proprie azioni e delle proprie decisioni, essere in grado di motivarle, basandosi sull'esperienza e su principi professionali; - adattare e realizzare pratiche di consulenza ai singoli e a gruppi, fornire sostegno e orientamento alle famiglie, ai colleghi e ad altri professionisti. Il documento Il ruolo e le competenze dell'educatore di distretto, che intende "rendere comprensibile qual è il ruolo e quali sono le competenze operative dell'educatore che agisce quotidianamente all'interno dei distretti sociali della città di Bolzano" (Azienda servizi sociali di Bolzano) individua sette competenze, A loro volta organizzate in obiettivi generali, competenze professionali specifiche ed esempi di buone prassi, che suddivide in: 1. la competenza di lavoro socio-territoriale; 2. la competenza promozionale; 3. la competenza relazionale; 4. la competenza educativa; 5. la competenza di educazione alla salute; 6. la competenza metodologica e di programmazione/organizzazione del lavoro; 7. la competenza di formazione (studio, documentazione, ricerca). L'educatore di distretto "progetta, programma, gestisce e verifica interventi educativi mirati al recupero, al mantenimento e allo sviluppo delle potenzialità di soggetti diversi (singoli, gruppi o comunità); in quest'ottica contribuisce a promuovere, progettare ed organizzare strutture e risorse al fine di contribuire al miglioramento della qualità di vita dei singoli e della comunità" e dedica la sua attenzione agli interventi socio-educativi individualizzati, alle azioni e agli interventi di programmazione, consulenza e supervisione di volontari e altri operatori professionali, nonché alle azioni di promozione del benessere. La competenza progettuale, secondo questo documento, rientra all'interno della competenza di formazione. Tra le competenze professionali specifiche e si riportano: - programmare e realizzare attività individuali e di gruppo con finalità pedagogiche, sapendo valutare i risultati anche per riprogrammare altri interventi; - gestire le esperienze di vita comune con i vari utenti, tenendo conto delle loro situazioni concrete sia all'interno che all'esterno del gruppo di convivenza; - usare il colloquio e la relazione a fini comunicativi ed educativi; - provvedere a impostare la propria formazione continua a partire dalla definizione della propria professione; - predisporre progetti educativi per lo sviluppo di abilità sociali dell'utente, mirati al riconoscimento e al rispetto delle regole legate alla convivenza in genere, all'utilizzo dello spazio e delle cose altrui, al rapporto

con i vincoli della situazione, al rapporto con gli altri, a una corretta espressione della propria sessualità, alla partecipazione alle attività legate al tempo libero; - predisporre progetti educativi per favorire la soluzione di problemi che l'utente incontra nell'attività scolastica, ludica, di relazione e di aggregazione; - predisporre progetti educativi volti a far acquisire capacità di autovalutazione del proprio percorso evolutivo, incrementare l'autostima, ridurre i comportamenti distruttivi e gestire la frustrazione, riconoscere le proprie attitudini e orientare le proprie scelte; - favorire lo sviluppo del sé sociale, nella consapevolezza di poter attivare competenze trasversali proprie di ciascuno di noi; - incentivare l'acquisizione di abilità pratiche, riconoscendo le attitudini dell'utente per il suo invio ai servizi territoriali; - individuare e utilizzare tecniche individuali e di gruppo funzionali al raggiungimento degli obiettivi di progetti educativi quali: tecniche di comunicazione, animazione e tecniche espressive; - tutelare rigorosamente nell'agire quotidiano i diritti individuali e sociali dell'utente e rispettare il segreto professionale, tenendo conto comunque del proprio dovere professionale e del miglior beneficio per l'utente; - predisporre progetti educativi per lo sviluppo di abilità di vita dell'utente: cura del proprio corpo, cura della propria e altrui salute, cura dell'igiene ambientale e del ritmo di vita quotidiana, miglioramento della qualità di vita personale; - collaborare e promuovere occasioni formative per i tirocinanti, i volontari, i responsabili delle risorse del territorio. Dai due documenti, selezionati perché con prospettive e in contesti di riflessione differenti forniscono un quadro dinamico della professione, emerge un profilo progettuale che agisce non solamente nella centralità della relazione con la persona e per i bisogni espressi e inespressi. La valenza culturale della progettazione innestata nel territorio di appartenenza contribuisce a definire una professione che necessita di profondi riconoscimenti politici. Nella progettazione ritroviamo gli snodi che coniugano e connettono tale necessità: riconoscere l'educatore come colui che progetta, documenta e valuta dimensioni di disagio, di benessere, di sviluppo culturale della società e contribuisce a elevarlo, assieme a tutte le professioni pedagogiche, ha un ruolo istituzionale di primo livello, interlocutore delle decisioni strategiche della politica e della pianificazione locale, regionale e nazionale. I.2 La competenza intelligente dell’educatore che progetta Il progetto, per un educatore, rappresenta anche una forma di interpretazione intelligente della realtà. Quella che viene chiamata in cassa è un'intelligenza pedagogica, valorizzativa delle dimensioni dell'umano, rappresentativa di un sostanziarsi delle relazioni al centro dell'azione. L'intelligenza può essere considerata una modalità di accesso alla realtà e alle sue dinamiche, finalizzata alla comprensione, all'interpretazione e alla trasformazione dei suoi elementi e delle sue variabili. Ipotizzando una traduzione progettuale di tale intenzione, appare evidente che una competenza intelligente possa operare in funzione progettuale agendo sulle intenzioni e sulle scelte. Questo tipo di approccio ai problemi, che necessitano di tentativi di risposte, richiede una propensione all'innovazione, alla "Disponibilità al rischio, all'accettazione del nuovo". Disponibilità e accettazione possono essere affinate con un approccio educativo centrato sulla persona, sul suo progetto di vita e sulle competenze che convincono che tale progetto possa essere realizzato.

La declinazione intelligente della competenza progettuale, in questa prospettiva che in maniera predominante presuppone una visione del mondo empatica e solidale, anche intergenerazionale, è resa possibile dalla sua componente sensibile. L'intelligenza dell'educatore che tesse la tela progettuale accompagna emotivamente lo sviluppo del pensiero e del progetto. Ecco che l'intelligenza emotiva, all'interno di una progettazione, diventa lo strumento con il quale è possibile “ tenere a freno un impulso; leggere i sentimenti più intimi di un’altra persona; di gestire senza scosse le relazioni con gli altri”. L'attenzione alle relazioni diventa il focus che consente di "entrare" nella progettazione. L'ingresso è reso possibile sia all'interno della sfera sociale (se mi preoccupo e rifletto con gli altri, o maggiori possibilità di celebrare partenariati solidi, efficaci e duraturi - ove per partner non intendo solo quelli di primo livello, che contribuiscono all'idea e al...


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