Psicologia dell\'educazione Franca Rossi PDF

Title Psicologia dell\'educazione Franca Rossi
Course Educational Psychology
Institution Sapienza - Università di Roma
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Corso di psicologica dell'educazione di Franca Rossi in Teledidattica...


Description

Psicologia dello sviluppo e dell’educazione Lezione zero: Obiettivi del corso Approfondire la conoscenza dei processi di insegnamento/apprendimento nei contesti scolastici. -Lo sviluppo cognitivo e sociale degli adolescenti - Teorie apprendimento e teorie della mente - Le differenze individuali - La motivazione ad apprendere - Le interazioni tra allievi e tra insegnanti ed allievi - Le classi come ambienti di apprendimento

Prima lezione: il contributo della psicologia dell’educazione La psicologia dell’educazione è una disciplina abbastanza recente, come tutte le psicologie in generale. La sua nascita si fa risalire al 1903, collegata alla pubblicazione di un articolo di Thorndike sul Journal of Educational Psychology (questa associazione si occupa di fare dei convegni che radunano ricercatori ma anche professionisti dell’educazione che condividono e si scambiano innovazioni ed esisti di ricerca relativamente all’educazione) Di cosa si occupa la psicologia dell’educazione? - processi e delle dinamiche di insegnamento ed apprendimento nelle diverse fasi dello sviluppo umano durante tutto l’arco della vita. - le condotte delle persone nei diversi ambienti di apprendimento, sia formali (contesto scolastico) che informali (la famiglia) - individuare soluzioni operative che siano rilevanti dal punto di vista professionale. In particolare: • Caratteristiche dei processi cognitivi, affettivi e sociali dell’individuo che apprende. Questi tre aspetti sono interagenti: è impossibile distinguere i processi cognitivi da quelli affettivi. •

Sui fattori personali, interpersonali e contestuali.

• Sulle modalità e gli effetti dei differenti stili educativi e delle diverse pratiche presenti nei contesti di socializzazione •

Le interazioni sociali tra pari e con gli adulti. LA PSICOLOGIA DELL'EDUCAZIONE si occupa di trovare soluzioni operative rispetto ai FATTORI PERSONALI, INTERPERSONALI E CONTESTUALI. E poi di studiare LE INTERAZIONI SOCIALI TRA PARI E CON GLI ADULTI.

NB: Istruzione ed educazione non sono sinonimi! La psicologia dell’istruzione, infatti, si occupa

principalmente dello studio scientifico sull’acquisizione di conoscenze, abilità e atteggiamenti in contesti di istruzione. In questo corso ci occuperemo di entrambi questi contesti. Alla distinzione tra psicologia dell’educazione e dell’istruzione se ne aggiunge una terza che attiene alla psicologia dello sviluppo, che negli ultimi decenni si è riavvicinata alle prime due. Non possiamo parlare di sviluppo al di fuori di un contesto culturale in cui si impara ed al di fuori del contesto in cui lo sviluppo avviene. Questa complessa interazione tra psicologia dello sviluppo, dell’istruzione e dell’educazione forse è ben sintetizzata da uno studioso molto importante per la psicologia in generale, Bruner che ci invita a considerare il fatto che “ non si puo comprendere l'attività mentale umana se non si tiene in conto del contesto culturale e delle sue risorse, che danno forma alla mente e che ne determinano il raggio d'azione.” Pertanto, sebbene gli studiosi scindano nel loro lavoro questi aspetti, nella realtà apprendimento, sviluppo e processi di istruzione sono all’interno di un contesto e vanno analizzati ed interpretati l’uno rispetto all’altro.

Seconda lezione: principali prospettive che hanno spiegato l’apprendimento Ci faremo guidare dalle seguenti due domande: •

Come può essere spiegato l’apprendimento?



Come viene concettualizzata la mente di chi impara?

Ci sono molte teorie che hanno spiegato in modo diverso i processi di apprendimento, analizziamo le piu importanti prospettive che considerano l'apprendimento come: –

trasmissione della conoscenza (filone di studi iniziale della psicologia in cui possiamo annoverare sicuramente il comportamentismo. )



costruzione conoscenza (fa riferimento al cognitivismo (Piaget ad esempio))



partecipazione ad un gruppo (fa riferimento alla prospettiva del sociocostruttivismo (Vogotsky))

Interpretare l’apprendimento in un certo modo significa organizzare l’aula e le interazioni in modi diversi. Ognuno di voi, già in questo momento, è più vicino ad una prospettiva teorica o ad un'altra senza esserne consapevole. Guardiamo la prima metafora. Interpretare l’apprendimento come un processo di trasmissione di conoscenza significa pensare che ci siano due poli, emittente e ricevente, tenuti insieme dall'azione di trasmissione. L’assunto di base di questo punto di vista rispetto all’apprendimento è che durante il processo di trasmissione non si ipotizza nessun cambiamento dell’informazione che viaggia dall’emittente al ricevente. Questo è sicuramente un aspetto di debolezza di questa prospettiva perché anche se è vero che molte conoscenze le acquisiamo da persone esperte semplicemente ascoltando delle spiegazioni e delle lezioni, delle descrizioni, è pur vero che chi ascolta non ha questo ruolo passivo ma trasforma, elabora le informazioni che riceve. La conoscenza in questo contesto è spesso rappresentata come qualcosa di predefinito in partenza. La mente è spesso rappresentata come un contenitore: •

pieno per la mente esperta dell'educatore “Lui sa tante cose..”



vuoto per la mente novizia

La costruzione ammette che la conoscenza non esiste a priori ma è fruto di interpretazione dal soggetto apprendente (che ha dunque un ruolo attivo). L'apprendimento è un evento sociale che si

costruisce attraverso l'interazione con le persone e con gli oggetti. La mente è un luogo di elaborazione e tutti i rappresentanti producono conoscenza. La partecipazione ha come esempio tipico le comunità pratiche, come le botteghe artigiane. Qui l'apprendimento ha un ruolo centrale (il mastro) e una partecipazione periferica (l'allievo) altrettanto importante e indispensabile. L'apprendimento è una socializzazione alle pratiche e alla cultura di un gruppo. Le tre dimensioni sono quindi : 1. impegno reciproco: perchè siamo qui? 2. Impresa comune: che dobbiamo fare? 3. Repertorio condiviso: che cosa sappiamo?

Riflessione. Ognuno dei costrutti espressi con le metafore rimandano a scelte didattiche che privilegiano: 1. l'ascolto (trasferimento) 2. l'interazione (costruzione) 3. partecipazione a progetti complessi (partecipazione)

Terza lezione: Modelli della mente L’applicazione delle conoscenze teoriche ai problemi pratici (come si insegna, si impara nei contesti reali? Come si incontrano le menti?) è un problema complesso che gli insegnanti devono quotidianamente affrontare incontrando le menti dei loro allievi. Bruner ha studiato il problema, una delle sue opere più interessanti è La cultura dell’educazione (allegato al corso). Bruner afferma che le nostre interazioni con gli individui sono profondamente influenzate dalle teorie intuitive sul funzionamento della mente degli altri (psicologia popolare, molto rilevante nei contesti di insegnamento ed apprendimento). Queste psicologie popolari danno conto di tendenze molto radicate negli individui e ci guidano nelle interazioni umane e nell’attività di insegnamento con quattro modelli della mente: •

Gli studenti apprendono per imitazione



Gli studenti imparano attraverso l’esposizione didattica



Imparano nello scambio intersoggettivo

• Gli studenti sono soggetti intelligenti ed integrano le loro conoscenze personali con le conoscenze obiettive (che le comunità scientifiche condividono e ritengono efficaci) 1) L’imitazione è una delle modalità di apprendimento usata nella fascia dell’età evolutiva (pur rimanendo attivo, crescendo si usa molto meno). Presuppone che ci sia un esperto che ci possa offrire un modello: è alla base dell’apprendistato ed ha però un elemento di fragilità non risolta ovvero il fatto che la competenza derivi dalla pratica, mentre sappiamo che la maestria si consegue se attraverso un apprendimento che unisce la pratica alla spiegazione concettuale: l’insegnamento deve costruire il legame tra saper fare e sapere. In questo apprendimento c’è pochissima distinzione tra conoscenza procedurale e conoscenza proposizionale. Esistono molte definizioni di conoscenza, pensiamone due che rimandano ad un concetto teorico e pratico:



Conoscenza procedurale (sapere come) e conoscenza proposizionale (sapere cosa)



Conoscenza procedurale (sapere come) e conoscenza dichiarativa (sapere cosa)

2) L'esposizione didattica è un altro modello in azione nelle aule scolastiche e si basa sul principio che sia conveniente presentare fatti, principi, regole che devono essere imparati e ricordati . La lezione è il frame che consente questa presentazione. Ha molte connessioni con l’apprendimento per trasmissione di cui abbiamo parlato nella lezione precedente. C’è un presupposto molto forte che vede chi impara come soggetto che non sa nulla o con conoscenze errate che vanno sostituite con conoscenze corrette trasmesse durante l’esposizione didattica. Fragilità: –

In questo modello l’insegnamento non risulta un dialogo ma un racconto fatto dall’uno all’altro, dall’insegnante agli allievi. Vedere video di Franco Lorenzoni allegato alla lezione (riflessioni su cosa sia dialogo e relazione all’interno dei processi dell’insegnamento).



In questo modello si pensa che la conoscenza procedurale, il saper fare, sia una conseguenza assolutamente automatica dell’esposizione didattica, mentre invece c'è bisogno di un’esperienza concreta che accompagni l’esposizione didattica squisitamente realizzata attraverso le parole

3) nel modello di scambio intersoggettivo, ovvero con l’interazione con pari ed adulti, si parte dalla convinzione che le persone costruiscono un modello del mondo mediante il quale interpretano la propria esperienza. Tale modello non è costruito solo a scuola ma gli studenti arrivano a scuola con molti modelli già costituiti ed il problema per l’insegnante è rendere espliciti questi modelli interpretativi. Solo rendendoli espliciti è possibile modificarli ed avvicinarli via via ai modelli convenzionali adottatati dalla disciplina scientifica su cui stiamo lavorando. L’assunto di base è quindi che la comprensione del mondo viene costruita attraverso discussione e collaborazione. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che ciascuno ha un proprio punto di vista e nella situazione d’aula ciascuno viene sollecitato a riconoscere il punto di vista dell’altro, che puo essere diverso e questa è una risorsa e non un limite. In questo modo si apprende un modello interpretativo che rappresenta un avvicinamento progressivo al modello interpretativo considerato corretto dal punto di vista disciplinare. 4) assume che siamo soggetti intelligenti e che gli studenti sono consapevoli che i loro modelli interpretativi non coincidono sempre con i modelli interpretativi della comunità scientifica. Si impara attraverso l’integrazione delle conoscenze personali con quelle scientifiche, dando molta importanza alle conoscenze costruite nel passato. Le consuetudini scientifiche ormai collaudate non vengono prese alla leggera, considerate di minore importanza. Utilizzando le parole di Bruner, l’insegnamento dovrebbe aiutare gli studenti a cogliere la distinzione tra conoscenza personale e la conoscenza che una cultura considera acquisita –anche se siamo consapevoli che puo mutare (teoria geocentrica). Si puo approfondire quetsa tematica attraverso l'intervista di Garmer.

Quarta Lezione: caratteristiche fondamentali dell’apprendere a scuola (schooling) Seguiremo uno studio molto famoso di una psicologa cognitivista di pittsurg, Laureen Resnick, presentato come introduzione del congresso del '87 dell’american research educational association (di cui era presidente). Qui sono messe in rilievo le connotazioni culturali dell’impostazione occidentale dell’imparare a scuola e le ragioni del mancato rapporto con il mondo del lavoro ( interessante notare come già alla fine degli anni ottanta le riflessioni che sembrano così attuali erano già oggetto di riflessione, studio e dibattito) Resnick fa un confronto mettendo in opposizione ciò che succede alla scuola e ciò che si fa fuori la scuola,

l’articolo si chiama infatti learning in and out of school, per mettere in luce quanto l’imparare a scuola si possa vedere in termini oppositivi rispetto a ciò che si fa fuori.

A scuola abbiamo di mira essenzialmente una cognizione individuale cioè agli individui viene richiesto di imparare, studiare e rielaborare come un’attività tipicamente individuale. Nella realtà esterna tutte le persone si trovano a lavorare, elaborare e risolvere i problemi mai da soli ma in una situazione interattiva. A scuola si mira ad un’attività mentale pura, si cerca di ragionare in termini che prescindano dall’uso di testi e strumenti, si fanno verifiche che hanno di mira ciò che le persone hanno memorizzato e quasi mai con l’aiuto degli strumenti. Nel mondo esterno una persona più è capace di utilizzare strumenti più è considerata abile Si lavora su simboli (matematica, latino e greco), il linguaggio assume la sua forma simbolica a più alto livello. Nel lavoro si mira ad un ragionamento contestualizzato, addirittura viene visto come un limite le capacità troppo astratte e non riferite alla soluzione di problemi A scuola si insegna ad apprendere i principi generali. Nel caso del mondo di lavoro sono connesse alle specifiche situazioni, ai contesti. Più si è riferiti al contesto nella soluzione e nell’elaborazione di problemi e più questo viene apprezzato. Proprio considerando questi aspetti non sorprende l’insoddisfazione del mondo del lavoro esterno di ricevere un prodotto non adeguato alle aspettative. Bisogna riflettere su: 1.Ruolo della scuola nel preparare alla vita economica 2.Ruolo della scuola nel preparare all’imparare per tutta la vita 3. Ruolo nel preparare le persone alla partecipazione civile e culturale

1 - Partecipazione alla vita economica mediante l’addestramento professionale: Si riconosce la difficoltà a preparare le persone nella società attuale con rapidi cambiamenti nel mondo del lavoro. C’è difatti il declino dell’apprendistato contemporaneo alla formazione professionale a scuola, educazione prolungata come positiva di per sé. Da un lato quindi il mondo del lavoro risulta insoddisfatto dalla formazione scolastica, dall’altro ogniqualvolta è necessaria formazione anche sul lavoro si ripercorrono “modalità scolastiche”: si fa teoria in aula e si manda in ambienti di lavoro ad osservare Ma non si colgono le abilità necessarie che sono presupposte nell’esperto e non visibili. •

Anche le aziende ripropongono modalità scolastiche di fare formazione.

• Acceso dibattito tra teoria e pratica nella formazione professionale (per esempio nella formazione dei docenti, quasi mai si propone una formazione legata alla loro professione). Mentre invece dovrebbero riproporsi alcune delle modalità presenti nell’apprendistato cioè preparare alla situazione che saranno poi chiamato a gestire. In questo senso la presentazione di casi limite o quotidiani rappresenterebbe una modalità adeguata alla formazione. 2 - Per quanto riguarda la capacità di apprendere fuori dalla scuola, una cosa abbastanza sorprendente è quella che si collega alla rottura delle ruotine nella vita ordinaria (considerata una eccezione) che nel mondo del lavoro è una regola. Quando dunque si deve intervenire nei momenti di breakdown si necessita di un’idea di come funziona il sistema complessivamente e non la visione specifica e specialistica. Se non si ha questo modello mentale raramente si riesce ad intervenire con efficacia. La funzione fondamentale della scuola appare quindi in questa prospettiva quella di preparare i giovani a fronteggiare cambiamenti, transizioni e rotture in modo da imparare in modo adattivo, a usare flessibilità nell’avere a che fare con situazioni nuove e inattese. E’ importante che la scuola ponga attenzione ai modi in cui si impara in altri ambienti. 3. la partecipazione civica e culturale: La scuola dovrebbe abbandonare le forme che la distinguono così radicalmente dalla vita pratica. I programmi che mirano allo sviluppo di abilità di pensiero di alto livello hanno le seguenti caratteristiche comuni: a. comprendono lavoro intellettuale socialmente condiviso con realizzazione di compiti comuni; b. realizzano modalità proprie del’apprendistato, permettendo agli studenti di osservare e commentare ciò che stanno facendo, con acquisizione progressiva delle abilità previste c. sono organizzati per ambiti di conoscenza, impegnando gli studenti nel costruire e interpretare il significato nello specifico contesto Riflessione sull’apprendere a scuola, comporta quella sull’apprendere fuori La riflessione e lo sviluppo delle capacità di ragionamento devono avere per oggetto il mondo esterno La scuola come luogo in cui si esercitano abilità di elaborazione che servono per il funzionamento nella vita pratica ma anche nella vita sociale e politica Per funzionare come vera e propria società. Dal punto di vista dell’autovalutazione noi possiamo descrivere una soluzione scolastica in cui siano presenti alcune delle caratteristiche indicate da Resnick che ha posto in termini oppositivi e soprattutto Che cosa serve per poter intervenire efficacemente nel mondo del lavoro quando avvengono imprevisti e/o rotture?

LEZIONE 5: Cognitivismo - contributo del cognitivismo alla comprensione dei processi di insegnamento/ apprendimento. Il cognitivismo è una prospettiva teorica in cui è molto studiato l’apprendimento. Alcuni assunti di base del cognitivismo: 1.Focalizza e specifica le attività mentali e di apprendimento che hanno luogo tra le Sollecitazioni del contesto e le risposte individuali. 2.I processi cognitivi implicano più attività separate che operano in concerto, si possono distinguere, ma separatamente non danno conto della cognizione umana: non le posso considerare separatamente. 3.La cognizione umana è attiva e costruttiva. In questa prosettiva l’acquisizione di conoscenza è assolutamente costruttivo, il soggetto interpreta elabora i dati, vede e comprende in modo del tutto personale. 4.Le informazioni sono rappresentate internamente per poter essere elaborate attraverso costrutti su cui ci soffermeremo. L’elaborazione varia in base alla natura e al livello di astrazione che il soggetto è in grado di realizzare. 5.L’elaborazione è l’attività mentale che genera, manipola, trasforma, conserva rappresentazioni in simultanea o in sequenza. 6. Solo un insieme limitato di conoscenze è attivo in un determinato momento (la memoria di lavoro) in quanto le risorse che abbiamo a disposizione per prestare attenzione consapevole sono limitate; fortunatamente molti processi avvengono automaticamente, molti altri però richiedono il controllo vigile dell’individuo. Ritorniamo allo studente dell’esempio precedente. Possiamo ragionevolmente pensare che gli studenti di secondaria inferiore o superiore la lettura del testo che è un’attività che richiede la decodifica dei grafemi e quindi l’attribuzione di significato corrispondente ad ogni parola sia un processo automatizzato e che quindi non richieda un grosso investimento della memoria di lavoro in quel momento. In soggetti di età inferiore questo processo potrebbe non essere automatizzato e richiedere un investimento della memoria di lavoro. Il cognitivismo individua le strutture di elaborazione e di rappresentazione della conoscenza e le strutture per eccellenza sono gli scemi e rappresentazioni mentali organizzano le conoscenze che acquisiamo. Gli schemi permetto di dare significato alle configurazioni di stimoli mediante i nostri schemi mentali e così “costruiamo” conoscenza. Gli schemi sono mattoni, strutture di base del processo di apprendimento e sono anche copioni che mettiamo in atto per dare significato agli eventi ed agli oggetti con cui entriamo in contatto. I vantaggi dell'utilizzo degli schemi: - avere a disposizione degli schemi interpretativi che ci permettono di dare significato ai dati ci consentono di andare oltre l’inf...


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