Riassunto dell\'introduzione di \"Poesie\" su John Donne (Bigliazzi, Serpieri) PDF

Title Riassunto dell\'introduzione di \"Poesie\" su John Donne (Bigliazzi, Serpieri)
Course Lingua e letteratura inglese
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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Riassunto dell'introduzione dal libro "Poesie" di John Donne, a cura di A. Serpieri, S. Bigliazzi, seconda edizione, Rizzoli, Milano 2009
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Description

Profilo biografico John Donne nacque a Londra nel 1572, terzo di sei figli di una famiglia cattolica. Il padre morì presto e fu la madre a doversi occupare di lui e dei suoi fratelli, pur tuttavia sposando il dottor Syminges. Ella era bisnipote del celebre Thomas More: dunque l'ambiente in cui crebbe Donne era colto e nobile. Ma i suoi primi anni furono funestati dalla morte, poiché a quella del padre seguì la scomparsa di tre sorelle. La professione della religione cattolica, inoltre, provocò altri turbamenti, come attestarono le vicissitudini di alcuni suoi familiari. Donne riceve un'istruzione privata cattolica, ma anche di alto profilo culturale poiché prevedeva lo studio sia del francese che del latino. Tra il 1584 e 1588, Donne studiò alle Università di Oxford e Cambridge, a cui fecero seguito una serie di viaggi all'estero; nel 1591 iniziò anche a studiare legge, per prepararsi, probabilmente, ad una carriera legale o diplomatica. In quegli anni lo colpì anche la morte del fratello a causa della peste, che gli causarono forti effetti depressivi. Ma fu sempre in questi anni che iniziò la stesura di alcune epistole, satire e componimenti che confluiranno nei “Songs and Sonets”. Nel 1594 Donne ricevette la sua parte di eredità, che gli permise di vivere come un gentiluomo, in un periodo in cui iniziarono le repressioni anticattoliche: è in questo periodo che Donne mette in discussione la sua fede cattolica, volgendosi ad un'adesione più problematica. Tra il 1594-1596 si recò nuovamente all'estero, tornando arricchito di nuove idee ed osservazioni che lo facevano ambire ad una carriera e conoscenze di corte. Proprio per questo nel 1596 si unì alla spedizione del Conte di Essex e sir Raleigh contro Cadice, dove venne introdotto alla realtà della guerra e fu testimone della vittoria degli inglesi. L'anno successivo salpò per le Azzorre: l'esperienza della tempesta dovette avere un grande impatto su di lui, poiché in tanti tornarono deboli ed in fin di vita. Tuttavia si imbarcò di nuovo e stavolta fu la troppa calma del mare a paralizzare l'intera flotta, mettendo in moto l'insofferenza del suo spirito ad ogni forma di passività. Tornato in patria, Donne seppe sfruttare le conoscenze ottenute, ottenendo la nomina di segretario di sir Egerton, che nel frattempo aveva guadagnato i favori della regina perseguendo vari cattolici: la cosa lascia pensare che il poeta sia fosse adeguato al contesto delle discriminazioni religiose. Nella casa di Egerton, Donne conobbe Anne More e se ne innamorò: nel dicembre del 1601 la sposò in gran segreto, segnando l'inizio di una serie di sventure nella sua vita. Infatti Donne non era il marito che sir More, padre di Anne, voleva per la figlia, poiché egli sperava in un uomo dal più alto grado sociale. Alla notizia del matrimonio, dunque, sir George convinse Egerton a licenziarlo e poi lo fece imprigionare nel carcere di Fleet: riuscì ad ottenere la liberazione scrivendo una serie di lettere di sottomissione a More. Negli anni successivi si dedicò maggiormente agli studi, dove, tra l'altro, partecipò anche ad una campagna anticattolica, anche se il suo pensiero ero ancora rivolto ad una carriera diplomatica o a corte. Infatti Donne si stava adoperando per richiedere favori e padroni, ma vanamente. Continuò dunque a scrivere una serie di composizioni e trattati, tra cui il “Biathanatos” che rivelava in lui un certo istinto omicida, e “Pseudo-Martyr” dove venivano attaccati i cattolici per la loro sete di martirio, ma invitando allo stesso tempo i protestanti ad una maggiore tolleranza. Questo scritto testimonia il suo passaggio al sostegno anglicano, avvalendosi così del sostegno di re Giacomo I. A questo punto le sue fortune iniziarono a risalire e nel 1610 entrò in contatto con sir Drury, ricco proprietario terriero, che gli commissionò due poemetti in memoria della sua giovane figlia scomparsa, “An Anatomy of the World” e “Of the Progres of the Soul”. Riuscì così ad ottenere i favori del nobiluomo, che lo accolse con la famiglia nella sua ricca casa. Così Donne entrò nel giro di corte. Scrisse anche un altro trattato anticattolico, “Ignatius his Conclave” ed il re lo prese ancora più a ben volere, convincendolo a prendere gli ordini nel 1615. Questa scelta consacrava di fatto la sua maturazione interiore, oltre che migliorare la sua esistenza. Cominciò dunque l'attività da predicatore, anche se in seguito alla morte della moglie nel 1617

decise di ritirarsi in una vita solitaria, prendendosi cura dei figli. Quando poi nel 1625 morì anche re Giacomo I, venne incaricato di tenere un sermone alla presenza del nuovo re, mentre l'ultimo lo tenne sei anni più tardi, nel 1631, poche settimane prima della sua morte il 31 marzo. Cenni sull'epoca e sulle nuove poetiche Gli anni in cui vive Donne vivono una radicale trasformazione: vengono meno i riferimenti sia medievali che rinascimentali, cui si oppongono le nuove prospettive sul mondo sorto dalle nuove scienze, che di fatto aprono a nuovi e profondi interrogativi sul senso del tempo e sul rapporto con l'eterno. Si susseguono così anche guerre e riforme, sia politiche che religiose, che contribuiranno solamente a lacerare ancora più lo strappo rispetto alle convenzioni tradizionali, che fino a quel momento non erano mai state messe in discussione. Ed è in questo contesto che si colloca la poesia “metafisica” di Donne. Il primo ad usare questo termine è stato Dryden, nella prefazione alle sue tradizioni delle satire di Persio e Giovenale. Quasi un secolo dopo, Johnson procedette alla critica di questi poeti “metafisici”, sulla scorta della lezione di Donne: il termine “wit”, infatti, aveva subito un cambio di significato. Se dal Medioevo fino alla metà di quel secolo significava intelligenza e facoltà di pensiero, con Lyly assume il senso più specifico di “prontezza di intelletto, talento per dire cose brillanti in modo divertente”. Il termine corrisponde all'italiano “ingegno” ed inaugura una nuova modalità d'espressione che però Johnson critica fortemente, affermando che i poeti metafisici “si sono sforzati ad essere originali nel pensiero, senza curarsi del modo di esprimerli”. Emerge così la definizione di poesia metafisica come combinazione di immagini dissimili che hanno segrete somiglianze, il cui perseguimento non punta all'espansione immaginifica, ma bensì sviluppa varie linee di pensieri, metafore e riferimenti. In ogni caso, però, anche Johnson dovette concedere un omaggio alla maniera metafisica, affermando che “nonostante sprecarono il loro “wit” in falsi concetti, a volte colsero una verità inaspettata”. Queste parole colgono in pieno la poetica di Donne: i concetti e le modalità che attingono da diversi campi dell'esperienza valgono la fatica nella mente del lettore, poiché non si tratta di artifici fini a sé stessi, ma mezzi per cogliere una verità inaspettata. Questo parametro è stato ripreso anche dalla critica novecentesca, che ha riscoperto Donne, ed in particolar modo dal saggio “The Metaphysical Poets” di Eliot, che affronta una distinzione tra il poeta intellettuale ed il poeta riflessivo. “Tennyson e Browning sono poeti, e pensano; ma essi non sentono il loro pensiero immediatamente come l'odore di una rosa. Un pensiero, per Donne, ne modificava la sensibilità”. Quindi il nostro poeta si distingue dalla poesia concettosa del seicento poiché il suo “wit”, pur nell'esibizione scintillante di certe abilità, è soprattutto un modo per sentire e comunicare esperienze. Non si può però dubitare che il “wit” metafisico abbia aspetti in comune con il concettismo, che basa le sue radici in un imprevisto collegamento di idee e immagini contrapposte e lontane. La particolarità della poesia metafisica, però, è che il lettore è spesso chiamato a seguire un procedimento associativo, compiendo un apprendimento intellettuale dell'esperienza in atto. Questo da una parte comporta il gusto dell'arguzia e dello stravolgimento di dati comunemente acquisiti; dall'altro non può essere messa in dubbio la serietà di un grandissimo scavo nei campo dell'esperienza sentimentale, psicologica, esistenziale e religiosa. Dunque il “wit” di Donne implica vari procedimenti: la sovrapposizione di concetti ed immagini; una intersecazione dei codici letterari (ovidiano, petrarchesco, ecc) e culturali (aristotelico, neoplatonico, teologico) dell'epoca; una sintassi, e quindi metro e ritmo, che si distendono e contraggono. Ne consegue una poesia discorsiva e drammatica, secondo l'interagire di vari registri e toni che vanno dal serio al paradossale.

La lirica amorosa fra tradizione e innovazione Come è noto, la tradizione della lirica amorosa è riconducibile alle fonti dell'amor cortese, ai provenzali ed agli stilnovisti. Ma è con Petrarca che il canzoniere assume diverse nuove variazioni sul tema dell'amore insoddisfatto ed impossibile, esibendo una molteplicità degli atteggiamenti dell'amante per la sua amata irraggiungibile, sul filo di una storia vera o fittizia. In Inghilterra il sonetto fu importato da Wyatt, inserendo però nei motivi tradizionali complicazioni e drammaticità ulteriori. Ma è col canzoniere di Sidney, “Astrophel and Stella”, che la lirica amorosa inglese si distacca dai topoi ricevuti: infatti per Sidney, il canto per la donna non poteva ridursi più al solo vagheggiamento, poiché il desiderio amoroso reclamava anche un coinvolgimento fisico ed erotico. Si sviluppa anche un controcanto ironico e parodico anticipato da Gascoigne, e che porterà poeti come Dryton a scrivere addii sbrigativi e diretti alle amate, contravvenendo ai dettami della tradizione. Anche Shakespeare, nel suo canzoniere, rivisitò il sonetto. I suoi “Sonetti”sono dedicati ad un giovane amico amato ed alla “dark lady”, per la quale l'amore acquista sentimenti erotici. Non sappiamo se Donne era a conoscenza dei sonetti shakespeariani, ma di certo era a conoscenza di tutti gli altri canzonieri del tempo. Inoltre conosceva Petrarca, anche se nella sua produzione lirica amorosa si contraddistingue con la sua maniera metafisica. Tra l'altro, nei suoi “Songs e Sonets”, non appare proprio la forma del sonetto, poiché tutti i componimenti sono una serie di canzoni di varia lunghezza, dove vengono sperimentati atteggiamenti amorosi, psicologici ed esistenziali di marcata originalità. È ad esempio celeberrima l'immagine delle due gambe del compasso come metafora dei due amanti in “Commiato: divieto di dolersi”, sviluppata per ben tre strofe e portando a coincidere l'immagine dell'amore perfetto nel cerchio compiuto dall'amante una volta terminato il suo viaggio. Ma vediamo come Donne rivisiti la tradizione. Innanzitutto produce una prima novità, sostituendo alla visualizzazione dell'amata il gioco delle emozioni dell'amante. E, nel farlo, la moltiplica: da perno della tematica, la dissemina in varie donne e situazioni sentimentali. Di conseguenza varia anche l'atteggiamento dell'amante, che può avere a che fare con un'amata che non si concede, con un'unione spirituale platonica o con un eros che spazia tra desiderio ed indifferenza. La donna dunque, non più distante, diventa complice di un'esperienza. Il discorso è spesso drammatico e nel discorso linguistico assumono una funzione dominante sia i verbi che i nomi; i soggetti delle poesie invece possono variare, perché nelle composizioni più tenere soggetto e poeta possono coincidere e l'amata individuata in Ann More, mentre in moltissime altre composizioni ogni tentativo di identificazione delle due voci risulta azzardato. Per quanto riguarda l'artificio bisogna specificare che non è inteso ad abbellire il discorso, ma bensì a coinvolgere i lettori nel mettere il moto il proprio “wit” per decodificare il messaggio, invitando dunque a condividere le esperienze complesse dell'amore, attingendo dai più disparati campi che vanno dalla filosofia alla scienza. Elegie Le stesse modalità metafisiche si ritrovano nelle elegie. Donne è il primo poeta elegiaco inglese, esercitandosi in questo genere già in età giovanile. L'elegia, originariamente era un componimento letterario che sviluppava temi che andavano dalla politica alla guerra, da problematiche sociali a considerazioni morali. Nelle epoche successive però si accentuò il registro sentimentale ed amoroso, ripreso da Tibullo, Properzio ed Ovidio, modelli ai quali si ispirerà Donne: dai primi attinse temi della fantasia amorosa, del sogno, del tradimento e del desiderio; ma è Ovidio ad essere il più vicino alla sua sensibilità. Infatti dai tre libri degli “Amores” vi attinse più volte, rinvenendovi i motivi del desiderio amoroso che si spinge alla ricerca di un soddisfacimento mai duraturo.

Svariate sono invece le situazioni proposte: scende ideali o grottesche, rivendicazioni, invettive ironiche o satiriche contro figure autoritarie e pratiche. L'amante si presenta con diversi volti ed atteggiamenti, in contesti scenici che si avvalgono di riferimenti politici e sociali. Sulla gelosia del marito della donna amata e sulle tattiche per ingannarlo sono costruite “Jealosie”, “The Perfume” e “His Parting from her”, nelle quali i sotterfugi hanno i più disparati esiti. Non mancano nemmeno ritratti di donna: si va dalla celebrazione di una signora eccellente in tutto (“The Autumnall), alla raffigurazione di Julia, donna grottesca ed orribile sotto ogni punto di vista (“Julia”). Il registro è spesso erotico, risultando anche esplicito e dettagliato, nelle scene sull'esplorazione del corpo femminile che condurrà al desiderato amplesso. Gli epigrammi e le satire Sono accomunati da tratti stilistici e tematici, poiché Donne si dedicò ad essi nello stesso periodo. Gli epigrammi sono brevi componimenti poetici dedicati a vari argomenti: nella letteratura latina assume carattere arguto o satirico con Catullo e Marziale; nell'epoca di Donne si riveleranno congeniali al suo gusto metafisico, così ricco di “wit” e capace di condensare in pochi versi le situazioni più disparate. Ma Donne è anche il primo autore di satire in inglese. Il modello è la satira latina, in particolare Orazio, Giovenale e Persio, i cui registri tematici e stilistici sono ripresi dal poeta che tuttavia vi immette nuovi argomenti come quello religioso. Donne si differisce anche dai suoi contemporanei perché, se gli altri satiristi inglesi si concentravano a mettere alla berlina un bersaglio trascurando la trama narrativa, Donne diede a quest'ultima un certo rilievo, configurando così una satira scenica e narrativa, ma anche arguta e concettosa e che tocca tematiche ancora attuali. La circolazione di questi componimenti fu però limitata ad amici e conoscenti, per il timore che i toni e gli argomenti potessero inimicargli i protettori. Le epistole in versi Nel Cinquecento il genere delle epistole in versi conobbe una certa fortuna, poiché non aveva soltanto scopi didascalici, ma anche una funzione di svago che allontanava dal tedio. È questo un tema che viene riproposto da Donne, dispiegando una serie di tipologie a seconda del periodo, contesto e destinatario. Possiamo suddividere questi testi in tre gruppi: il primo risale agli anni degli Inns of Court, in cui figurano epistole familiari, in cui Donne invita i destinatari a comporre poesie, oltre che lodandone l'amicizia; il secondo gruppo appartiene agli anni delle spedizioni, dai toni decisamente mutati a causa del forte impatto descrittivo ed emotivo. Ma più in generale assume un atteggiamento rivolto ad un'etica stoica, disconoscendo la propria produzione amorosa e satirica: Donne infatti, attraverso il paragone con una donna che, dopo una variata vita sessuale con tre mariti, si ritira in convento, esprime la volontà di cambiare direzione, passando dalle passioni erotiche ed aggressioni satiriche a un terreno di ripensamento; il terzo gruppo, infine, vede un Donne che dismette anche la veste stoica, proponendosi come cantore di alcune patrone, richiedendo il patronato in cambio della lode del tributo del loro onore. La poesia sacra Anche nella lirica religiosa il tema principale è quello dell'amore, ma stavolta nei confronti del divino. Donne ha proposte due serie di sonetti sacri, tre Inni ed una lirica dedicata alla Croce. “La Corona” è invece una collana di sette sonetti che affrontano alcuni episodi fondamentali della vita di Cristo, dall'Annunciazione all'Ascensione. Sei sono le liriche dedicate a questo tema, introdotte da un sonetto nel quale il poeta invoca Gesù pregandolo di accettare in dono “la corona” per lui

composta. Come tipico del suo stile metafisico, anche in questi sonetti si intersecano modi narrativi e drammatici, creando una rappresentazione sacra simili ai “mistery plays” medievali, in cui vari episodi della vita di Gesù venivano rappresentati su carri itineranti. La natura drammatica è evidente fin dal secondo sonetto, “Annunciation”, dove egli esorta Maria a guardare il figlio che si costringe a giacere nel suo grembo. Esemplare è anche il sonetto 5, “Crucifying”, dove vede e soffre la condanna e la tortura di Cristo. Meno narrativi sono i diciannove “Sonetti sacri”, dove sacro e profano si intrecciano, portando l'amore per Dio dell'uomo a trasformarsi in una sorta di eros carnale, come nel finale del sonetto XIV dove il poeta implora Dio di violentarlo per renderlo casto. Il modo è drammatico e gli attori sono il poeta penitente, Dio ed il Diavolo. La trama è: il Diavolo usurpa l'uomo o lo rapisce, lui che è fidanzato di Dio; Dio quindi prova gelosia nei confronti dell'uomo, che lo prega affinché lo rapisca e violenti. La struttura di alcuni sonetti si articola in tre parti: una “composizione di luogo”, ovvero la drammatizzazione di questioni teologiche in scene evocato con lo scopo di provocare un'immedesimazione; un'analisi ed un colloquio con Dio, il figlio o con la Vergine. Queste parti sono mirate a sollecitare le facoltà dell'intelletto, memoria e volontà (associate alla Trinità). Una anatomia del mondo In questo poemetto encomiastico, ma soprattutto filosofico, Donne dà voce alla crisi delle conoscenze della sua epoca. Il poema è dedicato ad Elizabeth, la figlia di sir Drury e commissionato proprio da quest'ultimo per la scomparsa della giovane ragazza. Donne fu molto soddisfatto del poema, tanto che ne scrisse un secondo, “The Second Anniversary” che fu pubblicato insieme al primo nel 1612. I due poemetti non furono accolti molto bene, come testimoniato da Jonson, il quale dichiarò che fossero profani e pieni di blasfemia. Comunque, il primo presenta una serie di glosse autoriali a margine, che servono a scandire il poemetto come una meditazione sullo stato del mondo attuale e sulla condizione dell'umanità contaminata dal peccato originale. La metafora su cui si struttura è l'anatomia del corpo-mondo, morto a seguito della scomparsa di Elizabeth, con la seguente perdita di corrispondenze tra cielo e terra, corpo e anima. Ogni cosa sembra quindi decadere: l'umanità è ammalata, i rapporti stravolti, l'universo tolemaico collassa prefigurando numerose voragini. Su tutto campeggia l'ombra della morte, che solo la fede può far scampare. Il duello della morte Nella sua produzione sacra, che comprende anche una serie di scritti in prosa e sermoni, Donne conversa di Dio, con Dio e per Dio, utilizzando la retorica predicatoria dell'epoca. Tuttavia, qui non si ribella più alla morte, come nel sonetto IX dove si rifiutava di dover espiare la “colpa” dell'essere nato uomo. Sul tema della morte si chiude, non a casa, la sua opera: è il Death's Duell, concepito come sermone funebre rivolto a sé stesso, in duello con quella morte che sentiva di incontrare di lì a poco. Questo sermone vuole dimostrare che, in primo luogo, la morte è da intendersi come liberazione dalla corruzione del corpo; inoltre, la morte si presenta senza far presagire quale sarà il futuro dell'anima, la cui decisione spetta soltanto a Dio; infine, la morte è da intendersi anche come uscita, perché la morte di Cristo ha aperto agli uomini la vita eterna. La critica si è soffermata anche sulla predilezione di Donne per le tecniche puritane, anche se non ne condivideva la furia iconoclasta. Ciò dimostra che fosse aperto alle suggestioni delle varie religioni, ricavandone una sorta di sintesi intesa a superare le contrapposizioni. Non a casa egli dichiarava di voler chiamare la sua religione “cristiana”, evitando di affrontare le dispute teologiche nei sermoni....


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