Riassunto Economia industriale di Luìs Cabral - Economia industriale - a.a. 2016/2017 PDF

Title Riassunto Economia industriale di Luìs Cabral - Economia industriale - a.a. 2016/2017
Course Economia industriale
Institution Università degli Studi di Torino
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CAPITOLO 1 INDUSTRIA: Il termine industria indica un particolare settore o un particolare mercato ovvero un insieme di imprese (manifatturiere e di servizi) aggregate secondo dei criteri. Il termine industria non confuso con quello di impresa: anche quando in una industria opera una sola impresa (mo...


Description

CAPITOLO 1 -

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INDUSTRIA: Il termine industria indica un particolare settore o un particolare mercato ovvero è un insieme di imprese (manifatturiere e di servizi) aggregate secondo dei criteri. Il termine industria non và confuso con quello di impresa: anche quando in una industria opera una sola impresa (monopolio), il primo termine ha un significato più generale (l’ industria comprende anche l’ insieme dei consumatori o dei potenziali entranti). ECONOMIA INDUSTRIALE: Si occupa del funzionamento dei mercati e dei settori industriali, in particolare del modo in cui le imprese competono tra di loro. A differenza della microeconomia, che di solito concentra l’ attenzione sui casi di monopolio e concorrenza perfetta, l’ economia industriale si occupa prevalentemente del caso intermedio, l’ oligopolio, ovvero la forma di mercato caratterizzato dalla competizione fra un numero limitato di imprese. POTERE DI MERCATO: può essere definito come la capacità di fissare prezzi superiori al costo marginale, ovvero il costo di produrre un’ unità addizionale. QUOTA DI MERCATO: può essere definita come il rapporto che sussiste tra il fatturato di un’ impresa e il fatturato di un industria: Si= q1/Qi dove Si è la quota di mercato, q 1 è la quantità venduta dall’ impresa, Qi la quantità venduta dall’ industria. Da questa formula si ha Q i= ∑qi

Le imprese con alte quote di mercato non sempre hanno potere di mercato; sono concetti fra loro correlati ma non sempre. -

COME SI MISURA IL POTERE DI MERCATO: nel corso degli anni, diversi studi empirici hanno tentato di misurare il grado di potere di mercato. Gli indicatori utilizzati sono: INDICE DI HARBERGER: (x l’ impresa) misura il potere di mercato come differenza tra il profitto medio di un impresa ed il profitto medio dell’ industria; secondo Harberger dunque un impresa ha potere di mercato se πI> π(segnato), dove π(segnato) = 1/N * ∑πi.  INDICE DI LERNER: (x l’ industria) è dato dalla media dell’ indice prezzo-costo ((P-Ci)/P) di tutte le imprese operanti in un’ industria, ponderato per la quota di mercato di ciascuna industria ovvero: L= ∑ Si*(P-Ci)/P => (P -C segnato)/P. Indice è pari a O (P=MC) per le industrie di un’ industria in concorrenza perfetta, pertanto l’ indice è tanto + grande quanto + un’ impresa si discosta dalla concorrenza perfetta. COME SI ACQUISICE E SI CONSOLIDA IL POTERE DI MERCATO: detenere potere di mercato significa ottenere per l’ impresa maggiori profitti; pertanto creare e conservare un certo potere di mercato costituisce un obiettivo strategico molto importante. Le imprese possono acquisire un potere di mercato in diversi modi 

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come ad esempio attraverso l’ ottenimento di un monopolio legale che consente di fissare prezzi alti senza però permettere a eventuali concorrenti di entrare sul mercato (licenze, brevetti, concessioni..), oppure può essere creato attraverso appropriati comportamenti strategici quali possono essere le innovazioni o le differenziazioni dei prodotti in quanto se i beni sono differenziati, le imprese possono influenzare il prezzo (P>MC) anche se il loro NR è elevato. In alcuni casi inoltre il potere di mercato può derivare da particolari strutture di mercato dove la concentrazione permette di minimizzare i costi complessivi dell’ industria (monopolio naturale). Assicurarsi un certo potere di mercato è soltanto un aspetto del problema; un’ industria di successo infatti deve anche riuscire a mantenere il proprio potere di mercato. Tra le varie tecniche di consolidamento del potere di mercato troviamo la deterrenza all’ entrata ovvero dei comportamenti strategici tesi a scoraggiare l’ ingresso alle imprese come ad esempio l’ utilizzo dei prezzi predatori (le imprese applicano un prezzo più basso rispetto a quello utile per massimizzare i profitti) oppure produzioni + alte rispetto a quelle che massimizzino i profitti. Un altro metodo per consolidare il potere di mercato possono essere anche le collusioni e le fusioni ovvero 2 o + imprese si accordano e comportano come un unico oligopolista.

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QUALI SONO LE CONSEGUENZE DEL POTERE DI MERCATO: Dal punto di vista dell’ impresa, la detenzione di potere di mercato implica maggiori profitti e quindi un maggior valore dell’ impresa stessa. Dal punto di vista del benessere sociale invece il potere di mercato comporta alcune problematiche tra le quali:  DISEGUITA’: fissare un prezzo elevato comporta un trasferimento di risorse dai consumatori alle imprese; se dal punto di vista sociale volessimo attribuire un peso maggiore al benessere del consumatore che ai profitti, questo trasferimento è negativo. 

INEFFICIENZA ALLOCATIVA: affinché vi sia efficienza economica è necessario che il rapporto fra i prezzi di qualunque coppia di beni coincide con il rapporto tra i loro costi marginali (P=MC). Il potere di mercato permette di fissare un pezzo superiore ai costi marginali ovvero induce colui che lo detiene a produrre una quantità di beni più piccola di quella richiesta dal mercato se i prezzi fossero inferiori. La perdita di queste mancate vendite è l’ inefficienza allocativa.



INEFFICIENZA PRODUTTIVA: il potere di mercato implica l’ inefficienza produttiva che può essere definita come l’ incremento dei costi derivante dall’ esistenza del potere di mercato. Questo fenomeno è dovuto al fatto che un monopolista o più in generale le imprese ch e detengono un elevato potere di mercato non devono preoccuparsi molto della concorrenza ovvero hanno meno incentivi ad essere efficienti, e dunque è probabile che le risorse siano impiegate in modo + costoso a parità di output. RENT SEEKING BEHAVIOUR: quando il potere di mercato è mantenuto artificialmente attraverso l’ intervento statale, può crearsi un altro tipo di inefficienza ovvero la ricerca di una posizione di rendita (rent seeking). Con questa espressione ci riferiamo alla spesa improduttiva realizzata dalle imprese per cercar di influenzare le scelte politiche. Il potere di mercato dunque per quanto sia positivo per le imprese non è un bene per la collettività. Però da un punto di vista dinamico il potere



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di mercato può avere anche conseguenze positive, infatti può comportare progresso tecnico dovuto al potere delle imprese che riescono nel tempo a modificare tecniche di produzione, prodotti,… IL RUOLO DELLE POLITICHE PUBBLICHE: in economia industriale, il ruolo principale delle politiche pubbliche è quello di evitare le conseguenze negative, il ruolo principale delle politiche pubbliche è quello di evitare le conseguenze negative derivanti dalla detenzione di potere di mercato. Le politiche pubbliche possono suddividersi in 2 grandi categorie ovvero regolamentazione ed antitrust. La regolamentazione si riferisce al caso in cui un’impresa detiene un potere di monopolio o quasi e le sue azioni (es. prezzo che fissa) sono direttamente supervisionate da un regolamentatore. La politica antitrust ha un campo d’ azione + vasto: l’ idea è quella di impedire alle imprese di intraprendere azioni che aumentano il potere di mercato in modo pregiudizievole. Le autorità antitrust hanno a disposizione 2 strumenti: gli interventi sulla condotta cioè provvedimenti volti a modificare un comportamento dell’ impresa e gli interventi sulla struttura cioè provvedimenti dell’ amministrazione pubblica che modificano la struttura dell’ industria per renderla + concorrenziale. L’ intervento pubblico potrebbe anche essere utilizzato in alcune situazioni per rafforzare la posizione di alcune imprese/settori attraverso la politica industriale che cerca di rafforzare la competitività di un’ impresa /settore in particolare nei confronti di imprese estere. In altre parole si tratta di coalizioni orizzontali che favoriscono alle imprese o settori di aumentare la propria forza sul mercato.

CAPITOLO 2 - CURVA DI DOMANDA: la curva di domanda individuale di un bene indica che la q max di quel bene che l’individuo è disposto ad acquistare in corrispondenza di ciascun valore del suo prezzo. Con la curva di domanda è possibile sapere, conoscendo il prezzo, (P*) la quantità di bene acquistata (q*) che è pari al NR dei prezzi tali che la disponibilità a pagare è maggiore o uguale al prezzo. Da un punto di vista grafico, q* è il punto in corrispondenza del quale la curva di domanda è la possibilità di misurare il surplus del consumatore, pari alla differenza fra la disponibilità a pagare e il prezzo per tutte le unità acquistate. Graficamente il surplus de consumatore è dato dall’ area compresa fra la curva di domanda e la

retta del prezzo di mercato. Dalle curve di domanda individuale è possibile ricavare la curva di domanda totale che indica la Q domandata dal mercato in corrispondenza di ciascun prezzo. -

ELASTICITA’ DELLA DOMANDA: si definisce come il rapporto fra la variazione percentuale della quantità domandata e la variazione percentuale del prezzo. L’ E consente di determinare come la quantità domandata varia al variare del prezzo indipendentemente dalle misure adottate. Dato che le curve di domanda sono decrescenti, la variazione percentuale del prezzo e della quantità hanno segno opposto e quindi il loro rapporto avrà segno negativo; per evitare problemi comuni mettere il segno “-“ prima del rapporto in esame: Ԑ = - (dQ/q)/(dP/p) Per piccole variazioni di prezzo una buona approssimazione del valore della derivata è data dal rapporto tra la variazione percentuale dell’ output e del prezzo).

La curva di domanda è elastica se Ԑ>1 ovvero la diminuzione % della quantità (q) domandata è > dell’ aumento % del prezzo: è rigida se ԐP invece il livello di output ottimale è dato dalla funzione di costo marginale per esempio se p=p’ allora q=q’. in generale la funzione di offerta dell’ impresa è data dalla funzione di costo marginale per valori di P>P*. 

COSTO OPPORTUNITA’: il costo opportunità di usare una qualunque risorsa è il beneficio che si sarebbe potuto trarre dall’ impiego di quella risorsa nel miglior muso possibile alternativo.



COSTO IRRECUPERABILE: è un investimento in un bene capitale che non ha usi alternativi ovvero è un costo sostenuto per acquistare un fattore produttivo che avrà un costo opportunità nullo. Le decisioni economiche dovrebbero essere basate sul concetto di costo economico che differisce dall’ effettivo esborso monetario poiché include i costi opportunità ed esclude le spese che corrispondono ai costi irrecuperabili. Per decidere se un costo è o non è irrecuperabile dipende dall’ intervallo di tempo preso in considerazione nell’ analisi; in generale è importante distinguere fra la funzione dei costi medi di breve periodo (che esclude i costi che nel breve periodo sono irrecuperabili) e la funzione dei costi medi di lungo periodo (include tutti i costi ricorrenti). ECONOMIE DI SCALA ED ECONOMIE DI VARIETA’: si è in presenza di economie di scala (o rendimenti di scala crescenti) se il costo medio diminuisce al crescere dell’ output: se il costo medio è costante siamo in presenza di rendimenti di scala costanti, infine ci sono diseconomie di scala (o rendimenti di scala decrescenti) se il costo medio cresce al crescere dell’ output. Empiricamente si osserva spesso che il costo medio all’ inizio

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decresce fino ad un certo livello di output, q’, poi rimane costante per un certo tratto, tra q’ e q” ed infine cresce per livelli di output maggiore di q”. Un concetto collegato ai rendimenti di scala è quello di scala minima efficiente (SME) che rappresenta il livello di output + basso in corrispondenza del quale è raggiunto il costo medio minimo. Un altro concetto collegato è quello di economie di varietà; siamo in presenza di economie di varietà quando il costo di produrre congiuntamente q1 unità del bene 1 e q 2 unità del bene 2 è + basso del costo di produrle separate ovvero se vale la disuguaglianza: C(q 1,q2) δRT /δQ – δCT/δQ = 0 => MR –MC = 0 MR=MC La max π implica dunque che il ricavo marginale uguagli il costo marginale. Se MR>MC => significa che produrre un’ unità di output in più ha un aumento di ricavo superiore all’ aumento dei costi, di conseguenza conviene produrre quell’ unità in più. In Q’ MR>MC => πcresce Naturalmente l’ impresa max π producendo la q tale che MR=MC solamente se π>0; infatti se max π>0 all’ impresa converrà non produrre affatto perche nel migliore dei casi otterrebbe comunque una perdita (questo accade quando i costi medi >P) //// perdita dovuta a costi fissi troppo elevati.

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RICAVO MARGINALE: è l’ aumento del ricavo conseguente alla vendita del prodotto aggiunto ottenuto utilizzando un’ unità in più di un fattore (MR = d RT/ d Q). Quando si aumenta la produzione di 1 unità, ciò ha 2 effetti sul ricavo totale. Da un lato il ricavo aumenta in misura pari alla quantità prodotta in + per il P a cui viene venuta (///); però il ricavo diminuisce in misura pari al calo di prezzo (100Yc) per il NR di unità inframarginali (///); di conseguenza il MR è pari alla superficie (///-///) ed è inoltre 0 ne segue che il ricavo marginale è inferiore al prezzo dell’ ultima unità di output denduta (per vendere 1 unità in + di output, l’ impresa deve ridurre il prezzo di un ammontare che è tanto + alto quanto minore è l’

elasticità delle domande). Nel caso limite in cui l’ Ԑ della curva di domanda sia infinita (CONCORRENZA PERFETTA), dall’ equazione MR=P(1-1/Ԑ), è possibile verificare che le imprese fissano l’ output al livello in -

corrispondenza del quale MR = MC. SURPLUS DEL CONSUMATORE: è il profitto e graficamente è dato dall’ area compresa fra il prezzo e il costo marginale. SURPLUS TOTALE: è dato dalla somma del surplus del produttore e del consumatore e rappresenta la creazione di valore che deriva dalla produzione e dallo scambio ovvero il “benessere economico”. EFFICIENZA ALLOCATIVA: richiede che le risorse siano allocate nel modo + efficiente possibile e di fatto corrisponde alla massimizzazione del surplus totale. Di fatto fino a che la curva di domanda (disponibilità a pagare) sta sopra la curva di costo marginale (la disponibilità a vendere), un aumento dell’ output fa aumentare il surplus totale migliorando l’ efficienza allocativa. La piena efficienza è dunque raggiunta in corrispondenza del punto in cui il MC uguaglia la disponibilità a pagare (q”). Se confrontiamo tale punto di piena efficienza con il caso in qui q’MC è inversamente correlato all’elasticità della domanda (è possibile dunque, che alcune imprese nonostante abbiano una grande quota di mercato, abbiano meno potere di monopolio a causa della maggiore elasticità della domanda). Le politiche pubbliche infatti non considerano illegale la detenzione di elevate quote di mercato, bensì lo sfruttamento del potere monopolistico.

CAPITOLO 7 

OLIGOPOLIO: modello di mercato intermedio tra i casi estremi di monopolio e di concorrenza in cui ci sono poche concorrenti (se i concorrenti sono 2 è un duopolio) a differenza del monopolio (dove non ci sono concorrenti) e della concorrenza perfetta (in cui ciascuna impresa è piccola e il suo comportamento non ha un impatto significativo sui concorrenti), un importante caratteristica dell’oligopolio è l’interdipendenza strategica tra i concorrenti, ovvero una certa azione ad esempio l’impresa 1 influisce sui profitti dell’impresa 2 e viceversa, quindi, quando un impresa prende le sue decisioni dovrà tener conto delle possibili reazioni dei concorrenti.



MODELLO DI BERTRAND: una delle decisioni strategiche più importanti che ciascuna impresa deve prendere è quella relativa al prezzo, in quanto inciderà sul numero delle vendite. Il modello di concorrenza duopolistica di Bertrand , analizza l’interdipendenza delle decisioni di prezzo, ipotizzando che operino sul mercato 2 imprese, che producono un bene omogeneo, decidono i prezzi simultaneamente, che abbiamo lo stesso MC costante e assumano una domanda lineare. Essendo i prodotti dei duo polisti perfetti sostituti, tutta la domanda si rivolgerà all’impresa che fissa il prezzo più basso. In questo contesto, la strategia migliore per l’impresa (prezzo ottimale) dipende dalle sue congetture sul comportamento dell’impresa 2 e viceversa. Se l’impresa 1 si aspetta che la 2 fissi un prezzo superiore a quella di monopolio allora la strategia per lui ottimale è fissare il prezzo di monopolio; se si aspetta che la 2 pratichi un prezzo < P M ma >MC, allora la strategia ottimale è fissare una P appena inferiore a quella dell’impresa 2, infine se si aspetta che la 2 fissi un prezzo MC anche se le imprese competono nel prezzo ed il prodotto è omogeneo (ad esempio nel caso di collisione).



Vincoli di capacità: nel modello di Bertrand, le imprese si ipotizza che non siano soggette a vincoli di capacità produttiva, quindi riducendo il prezzo al di sotto di quello del rivale. Un duopolista ottiene l’intera domanda di mercato. Questo non è più necessariamente vero, se l’impresa che pratica un prezzo inferiore è soggetta a vincoli di capacità produttiva che non le permettono di soddisfare l’intera domanda di mercato; in questo caso l’impresa soggetta a vincolo produrrà e venderà al massimo delle sue capacità, ma all’altra impresa che pratica un prezzo più alto rimarrà comunque una domanda residua pari alla D di mercato – K (produzione dell’impresa vincolata). Nel caso di concorrenza di prezzo con vincoli di capacità produttiva il prezzo di equilibrio è il prezzo al quale la D totale uguaglia la capacità produttiva totale (il prezzo di equilibrio in questo caso è > MC. Se ad esempio l’impresa 2 decidesse di praticare un prezzo < P (K 1 K2) otterrebbe profitti più bassi, anche se otterrebbe l’intera D di mercato a causa del vincolo, venderebbe la stessa quantità di prima ad un prezzo più basso; mentre se decidessi di praticare un prezzo più basso ovviamente produrrei una quantità inferiore a K 2 , ridurrebbe i suoi profitti in quanto i ricavi marginali sono maggiori dei costi marginali per ogni q < K 2 . Se la capacità produttiva delle imprese fosse più alta, allora questo ragionamento non sarebbe più necessariamente più valido, cioè, potrebbe essere ottimale per un impresa praticante un prezzo inferiore a quello del rivale (quindi se le capacità produttive sono molto grandi, le imprese competono in una situazione molto simile a quella di Bertrand, mentre, se i vincoli di capacità sono molto stringenti, le imprese avranno un incentivo a fissare un P > MC. Il fatto che i vincoli di capacità produttiva siano stringenti o meno, dipende dalle dimensioni della capacità produttiva in rapporto alla domanda, e dunque alle dimensioni del mercato).

MODELLO DI COURNOT: il modello di concorrenza duo polistica di Cournot ipotizza che ci siano 2 imprese che producono un bene omogeneo; abbiamo costi marginali uguali e costanti e scelgono simultaneamente il proprio livello di produzione. Il prezzo di mercato sarà poi fissato al livello tale che la domanda uguagli la quantità totale prodotta da entrambe le imprese. Le imprese saranno dunque, che per ogni coppia di livelli di







produzione (q1,q2), i prezzi di equilibrio saranno P 1=P2=P*(q 1,q2). Ciascuna impresa per individuare la quantità ottimale da produrre dovrà fare delle congetture su quanto produrrà l’altra impresa andando poi ad agire sulla propria domanda residua scegliendo la quantità in corrispondenza della quale i MC=MR. Per trovare un equilibrio, occorre calcolare la scelta ottimale dell’impresa per ogni possibile valore riguardante la quantità prodotta dall’impresa concorrente, ovvero occorre calcolare la funzione di reazione dell’impresa che, avendo ipotizzato una curva di domanda lineare, e costi marginali costanti, è anch’essa lineare. Sappiamo che un duopolista produrrà la Q m se l’altra impresa produce 0 e che produrrà 0 se l’altra impresa dovesse scegliere di produrre una quantità corrispondente all’output di concorrenza perfetta. Avendo 2 punti di questa retta possiamo disegnare la funzione di reazione q1*(q 2) che esprime la scelta ottimale date le ipotesi sul comportamento del concorrente. Avendo ipo...


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