Riassunto \"Geografia dell\'economia mondiale\" - Dematteis PDF

Title Riassunto \"Geografia dell\'economia mondiale\" - Dematteis
Author Silvia Samperi
Course Geografia politico-economica
Institution Università degli Studi di Catania
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GEORAFIA POLITICO-ECONOMICA CAPITOLO 1 - LO SPAZIO GEO-ECONOMICO: TERRITORIO, REGIONI, RETI Le relazioni geografico-spaziali e l'organizzazione del territorio La geografia non si occupa di singoli oggetti (fiumi città, fabbriche) ma delle relazioni che legano tra loro tali oggetti sulla superficie della Terra. L'insieme delle relazioni che legano tra loro oggetti e soggetti si chiama spazio geografico e se al suo interno isoliamo le relazioni che riguardano l'economia, otteniamo lo spazio geo-economico. Possiamo distinguere le relazioni in: relazioni orizzontali (o interazioni spaziali), ossia relazioni geograficospaziali che intercorrono tra i soggetti e tra le diverse sedi di questi soggetti (per es. le relazioni di scambio e di circolazione di merci, persone, denaro, informazioni, servizi, ecc.); le relazioni verticali (o ecologiche) riguardano invece il rapporto delle singole attività economiche con le caratteristiche dei luoghi in cui esse hanno sede (per es. il tipo di clima, presenza di risorse naturali, caratteri demografici, storico-culturali ecc.) In geografia economica questi due tipi di relazione sono sempre contemporaneamente presenti [per es. per estrarre un minerale non basta che ci sia un giacimento minerario (r. verticale) ma occore che il giacimento sia legato ad altri luoghi più lontani dove il minerale sarà lavorato e commercializzato (r. orizzontale)]. L'insieme di relazioni orizzontali e verticali forma un territorio. Quindi quando parliamo di organizzazione territoriale ci rifacciamo all'ordine complessivo che queste relazioni assumono in un territorio. E l'organizzazione territoriale è l'oggetto principale della geografia economica. Essa viene analizzata considerando tre fattori: A - le differenti condizioni naturali dei vari luoghi; B - le condizioni ereditate dal passato (sia quelle materiali, sia quelle sociali, culturali, economiche); C - l'organizzazione attuale (economico-sociale, politica, amministrativa). A e B si possono considerare in parte come condizioni oggettive, mentre C dipende in larga parte dalle scelte compiute dei soggetti. La corrente di pensiero del determinismo geografico, secondo cui la geografia economica va spiegata in base a fattori e regolarità geografico-naturali come clima, fertilità dei suoli, ecc, è stata superata dal possibilismo geografico, secondo cui ogni territorio offrirebbe possibilità di sviluppo e di organizzazione territoriale. Invece, secondo il determinismo storico, le soluzioni possibili in ogni territorio, in una data situazione storica e politica, sono di regola più di una, ma sono comunque limitate da vincoli che derivano dalla natura e dalla storia di ogni territorio. Il valore economico del territorio Nelle società premercantili e preindustriali il valore del territorio dipendeva dalle sue attitudini a soddisfare consumi locali, bisogni primari (nutrirsi, vestirsi, ripararsi) e simbolico-culturali (riti, feste). Non aveva importanza se la terra non potesse produrre di più o con maggiore o minore impiego di lavoro, poiché essa non aveva un valore economico per come lo intendiamo oggi, ma un valore strettamente legato all'uso che se ne faceva. Questo rapporto tra gruppi umani e territorio mutò con lo sviluppo dei rapporti commerciali a vasto raggio e con l'accumulazione del denaro, che formò i capitali, i quali potevano essere investiti nell'acquisto di ulteriori terreni o per rendere più produttivi quelli già posseduti. Questo processo segnò l'inizio della società capitalistica, nella quale il terreno ha valore di scambio. Tale valore venne a dipendere sempre più dalla posizione e distanza rispetto al mercato di sbocco dei prodotti agricoli e minerari. (Per es. la costruzione di una strada certamente valorizza i terreni che attraversa poiché li rende più "vicini" al mercato; o la costruzione di un canale d'irrigazione li rende più fertili). Quindi da un punto di vista geografico, il modo di produrre capitalistico-industriale ebbe come principale conseguenza la

concentrazione dello sviluppo economico in pochi paesi e poche aree centrali e questo contribuì a far nascere le economie di scala. Economie esterne e infrastrutture Le economie esterne o esternalità positive sono effetti utili che la singola impresa non può produrre da sola al suo interno, ma può ottenere dall'esterno, se si localizza là dove l'organizzazione del territorio offre certe condizioni favorevoli. Al contrario si parla di diseconomie esterne o esternalità negative quando una localizzazione si presenta come dannosa per le imprese e gli abitanti. La geografia economica delle varie attività produttive, commerciali e di servizio è data essenzialmente dalla distribuzione geografica delle condizioni che possono diventare economie oppure diseconomie. Fu Alfred Marshall nel 1890 a indicare questi effetti utili territoriali con il nome di "economie esterne". Una parte di tali vantaggi sono dovuti ad affetti collaterali del mercato. Si tratta delle economie di agglomerazione, cioè degli incrementi di produttività che le imprese realizzano concentrandosi in certe aree, perché la vicinanza può ridurre i costi e far crescere i profitti. E col crescere dell'agglomerazione, le economie esterne possono aumentare ulteriormente in modo che il meccanismo agglomerativo si autoalimenta. Le economie di agglomerazione sono una componente di quella più vasta famiglia delle economie esterne di urbanizzazione, le quali derivano da: 1- opere di urbanizzazione primaria (come acquedotti, strade, fognature, linee elettriche, ecc), 2- facilità di scambi (di merci, informazioni, servizi fra le imprese), 3- formazione di un mercato qualitativamente più differenziato e più vasto, 4- presenza di servizi pubblici e 5- sviluppo parallelo dei servizi privati per le famiglie e di servizi per le imprese. Queste condizioni dipendono dalla presenza e dall'efficienza di infrastrutture prodotte da enti pubblici. Il tutto poi presuppone che esista un'amministrazione pubblica che produca e faccia funzionare quel bene comune che è l'organizzazione del territorio. Per infrastrutture si intende tutto ciò che mediante la spesa pubblica rende un ambito territoriale stabilmente idoneo a svolgere le funzioni economiche e abitative. Possiamo distinguere: infrastrutture materiali o tecniche, infrastrutture sociali, infrastture economiche, infrastrutture dell'informazione e della ricerca. Le infrastrutture presentano le seguenti caratteristiche: a) sono strutture territoriali (la loro distribuzione non è uniforme); b) sono beni non escludibili (cioè ritenute necessarie al funzionamento della società e dell'economia nel suo complesso); c) sono spesso beni pubblici indivisibili (producono cioè utilità collettive); d) non danno profitti (quindi nessun capitale privato vi viene investito, a meno che non intervenga a sostegno di un finanziamento pubblico). La rendita del suolo Il mercato trova sempre un modo di far pagare un prezzo a chi ne fruisce. Questo perché il suolo ha un valore diverso a seconda della sua posizione, ovvero delle economie esterne che offre a chi vi si localizza. Ciò vuol dire che il valore commerciale non corrisponde soltanto alle sue caratteristiche tecniche o alle condizioni naturali, ma anche al valore della posizione, cioè alle esternalità di cui può fruire chiunque vi si insedia. Nei suoli destinati principalmente all'uso agricolo o minerario, il valore prevalente solitamente è il primo (commerciale): in questi casi, l'utile ricavabile si chiama rendita agraria o rendita mineraria. Nelle agglomerazioni e nelle regioni urbane diventa invece prevalente il secondo (posizione) e viene chiamato rendita urbana. Il suolo, però, è una merce anomala e non la si può produrre a piacere, né spostare da un luogo dov'è sovrabbondante. Il proprietario di un suolo si trova, dunque, in una posizione tendenzialmente monopolistica. Le regioni geografiche

L'insieme di relazioni orizzontali e verticali che danno luogo all'organizzazione territoriali copre tutta la superficie terrestre, ma non allo stesso modo: addensamenti, concentrazioni, discontinuità dividono e articolano lo spazio geo-economico in regioni. Per regione geografica si intende una porzione della superficie terrestre che: 1- è costituita da un insieme di luoghi contigui; 2- tali luoghi hanno qualche caratteristica in comune; 3- essi si distinguono e differenziano in modo più o meno netto rispetto ai luoghi circostanti. Il concetto di regione geografica prescinde da ogni riferimento dimensionale, regione geografica può essere una piccola radura in un bosco o una zona molto più vasta (es. è una regione geografica quella nord-atlantica). E' quindi individuabile una gerarchia territoriale: al livello microregionale appartengono regioni delle dimensioni di uno o più comuni; il livello mesoregionale corrisponde a dimensioni intermedie; il livello macroregionale considera interi paesi o aggregati di regioni istituzionali; infine abbiamo le megaregioni continentali o intercontinentali. Pur essendo fondate sul riconoscimento di caratteri realmente esistenti, le regioni sono comunque delle costruzioni mentali soggettive. Sono un modo per dare ordine ai fatti osservabili nello spazio terrestre. Regioni economiche formali e funzionali Le regioni economiche possono essere individuate in due modi. Regioni formali (dette anche omogenee o uniformi), per il fatto che i luoghi al loro interno sono carateruzzati da attributi comuni. Le regioni funzionali invece sono individuate in base a relazioni orizzontali, quindi i loro luoghi non presentano stessi attributi, ma sono connessi tra loro da relazioni interne più intense: esse si distinguono per un certo grado di autocontenimento dei flussi. Ad es. l'hinterland di un porto è una tipica regione funzionale, oppure l'area di pendolarità giornaliera per lavoro in un centro urbano. Questi sono esempi di regioni funzionali monocentriche (che possono essere polarizzate oppure gerarchiche*). Esistono poi regioni funzionali policentriche, in cui non c'è gerarchia tra i centri, ma ognuno di essi si specializza in funzioni particolari ed è perciò connesso agli altri da relazioni di complementarietà. Ad es. in una regione formata da A,B,C,...,N.... abbiamo A che produce un semi lavorato, B lo trasforma in un componente, C assembla il prodotto, D lo inoltra sui mercati internazionali, ecc. Una regione considerata al tempo stesso per i suoi caratteri formali e funzionali è una regione complessa. *Regioni gerarchiche e polarizzate Nelle r. gerarchiche agisce soprattutto la distribuzione dei servizi (commerciali, professionali, sociali, ecc.). La distribuzione di questi servizi non è casuale, ma dipende da più fattori come la frequenza dell'accesso, la distanza dei fruitori dai centri, i sistemi di trasporto, ecc. Questo significa che tra i diversi centri c'è una gerarchia legata alla quantità e qualità dei servizi che ciascun centro offre. La struttura delle r. gerarchiche è stata descritta da Walter Christaller con il "modello delle località centrali", che tiene conto soprattutto dei legami della domanda e dell'offerta di beni e servizi di mercato. In uno spazio isotropo e teorico come quello del modello di Christaller, gli spazi si disporrebbero a distanze regolari. Nella realtà ciò non avviene perché lo spazio geografico non è omogeneo, ma differenziato dalla natura, dalla storia e dall'attrazione esercitata dalle economie di agglomerazione e urbanizzazione. Questi processi danno origine a strutture regionali polarizzate. La struttura regionale polarizzata è presente in molti paesi del Sud del mondo, ma è anche presente in paesi come la Francia (dove Parigi funge da polo principale per le attività produttive, terziarie e dirigenziali del Paese). Oltre a un certo limite, l'eccessiva concentrazione di attività in un polo provoca delle diseconomie di agglomerazione che non solo respingono nuove attività, ma influiscono negativamente anche su quelle già presenti. Deconcentrazione e nuove strutture regionali a rete

Le strutture regionali polarizzate e gerarchizzate furono tipiche della prima parte del XX secolo, quando il settore trainante era l'industria manifatturiera. A partire dagli anni '70 le grandi agglomerazioni industriali cominciarono a frazionarsi in più sedi e in più impianti, decentrandosi e localizzandosi in nuove sedi anche molto distanti fra di loro. Ne derivarono schemi localizzativi molto più flessibili e le diverse fasi dei cicli di lavorazione, un tempo concentrate, poterono distribuirsi su un vasto territorio, così come le abitazioni degli addetti. Nei paesi di vecchi industrializzazione si è andata così formando una struttura regionale policentrica interconnessa. Non si trattava della fine della città; la città iniziò a distribuire in una rete vasta molte delle funzioni che prima erano polarizzate al suo interno. Tuttavia le funzioni direzionali, i servizi di rango elevato e le attività più qualificate permangono tuttora entro i vecchi poli. Nello stesso tempo una struttura reticolare a maglie più fitte si viene a formare nei territori economicamente più forti: come le Midlands inglesi, il Reno tedesco, la Pianura Padana italiana. Tali strutture reticolari policentriche sembrano oggi le più adatte a favorire lo sviluppo delle aree forti, favorite dalla velocità dei trasporti e dalla forza delle reti telematiche (entro cui circola l'informazione): ad es. oggi gli operatori finanziari di città molto lontane fra loro come NY, Shanghai, Londra ecc., poiché collegati dalle reti telematiche, sono molto più "vicini" di quanto non lo siano gli operatori di altri settori nella stessa città. Sistemi territoriali locali Uno degli effetti della globalizzazione economica è quello di metteer in competizione tra loro i vari territori, poiché sedi di potenziali risorse. Tale compretizione riguarda soggetti privati , pubblici e misti che hanno un'identità territoriale comune. Se coordinati sotto una buona leadership, ciò permette loro di elaborare un progetto di sviluppo rispondente a interessi comuni e di cooperare tra loro per realizzarlo. Così facendo essi formano una rete locale di soggetti che si comporta come attore collettivo. Ciò che tiene insieme la rete locale e la fa coincidere con un certo territorio è il progetto di sviluppo condiviso, che riguarda la messa in valore di risorse potenziale proprie di quel territorio e stabilmente localizzate in esso non riproducibili altrove e non trasferibili. Tale insieme di potenzialità è definito dal concetto di milieu territoriale locale e da quello di capitale territoriale. Si tratta di condizioni naturali originarie (climatiche, morofologiche, paesaggistiche) che nel corso della storia si sono combinate con i prodotti dell'azione umana: materiali (infrastrutture, impianti), culturali (tradizioni, saperi diffusi), sociali (rapporti di fiducia, cooperazione, associazionismo), istituzionali (istituzioni civiche, scientifiche, musei, biblioteche). Il milieu territoriale è quindi un patrimonio comune, attore collettivo dello sviluppo locale. L'ambito territoriale del milieu e delle reti è individuabile geograficamente e quindi costituisce una microregione. A tale struttura regionale si dà il nome di sistema territoriale locale e l'es. più tipico è quello del distretto industriale, ma funzionano spesso come tali anche le città e i quartieri, i ccentri specializzati di servizi e altro. Sono sovente aggregati volontari e non istituzionali. Viceversa, non sempre certe realtà locali istituzionali si comportano come sistemi territoriali locali, in quanto i soggetti al loro interno non sono sempre capaci di formare una rete locali rivolta a realizzare progetti comuni. Lo sviluppo locale è anche globale (questo è un approfondimento che c'era nel libro, ma non dovete farlo per forza. Siccome mi interessava, intanto l'ho messo. Ma potete anche lasciarlo stare, zaooo bazini!!). Oggi la competizione indotta dalla globalizzazione tende a frammentare le unità territoriali che la storia ci ha trasmesso. Per conservarsi queste entità devono reagire alla frammentazione e creare al loro interno una

trama di relazioni cooperative più forti di quelle che spingono i loro soggetti a collegarsi con l'esterno e ad avere tra loro rapporti di pura competizione. Quest'opera di costruzione regionale non può però prescindere dall'esistenza di reti globali. Contrariamente a quanto molti credono, i rapporti tra reti globali e sistemi locali non sono sempre e soltanto di dominanza-dipendenza. Questo accade se i soggetti locali non sanno ragire e auto-organizzarsi per dare risposte autonome agli stimoli globali. Per far ciò essi devono collegarsi e far valere il milieu locale, attivando così il sistema territoriale locale. Inoltre le reti globali necessitano dei sistemi locali, poiché in essi delegano parte della produzione, quindi i sistemi locali si prefigurano come fondamentali nodi della rete globale. CAPITOLO TERZO ECONOMIA E AMBIENTE NATURALE Il rapporto delle società umane con l’ambiente sta alla base di ogni processo economico. Ambiente: insieme delle relazioni e delle condizioni che permettono la vita degli esseri viventi sulla superficie terrestre, nel suo insieme o su singole parti di essa. L’ambiente non è qualcosa di statico, ma un sistema in continua evoluzione, per l’azione combinata dei suoi diversi costituenti. Tali cambiamenti possono essere conseguenza di cause naturali oppure dell’intervento dell’uomo. Fatto parte dell’ambiente:  

Le caratteristiche fisiche: temperatura, piogge, forme del terreno, i fiumi ecc. Tutti gli esseri viventi.

Ecosistema: sistema degli organismi di ciascun ambiente, con le loro relazioni reciproche e le relazioni che li legano all’ambiente stesso. L’ecosistema consiste cioè in un insieme di vegetali e animali, collegati tra loro e al loro ambiente fisico da una trama di relazioni necessarie perla loro sopravvivenza. Anche l’ecosistema è soggetto a cambiamenti: la scomparsa o la comparsa di una specie animale o di un tipo vegetale, può infatti portare a squilibri nell’intero sistema. Anche il nostro pianeta è un insieme di parti legate tra loro da flussi di materia ed energia e funziona come un sistema che è detto geosistema, nel quale coesistono ambienti diversi. Nel suo funzionamento normale il geosistema si comporta come un sistema aperto: esso riceve dall’esterno sia limitati apporti di materia sia consistenti flussi di energia, derivanti dalla radiazione solare. L’energia solare, e in piccola parte quella endogena terrestre, sono il motore della circolazione di materia inorganica. 

IL SISTEMA ECONOMICO MONDIALE: è un sottosistema dell’ecosistema terrestre, con cui ha intense relazioni in entrata (produzioni alimentari, materie prime, fonti energetiche) e in uscita (trasformazioni della biosfera, emissione rifiuti ecc.). Esso tuttavia può avere un comportamento diverso e contrastante rispetto al sistema di cui fa parte. Il sistema economico alimenta una circolazione di materia, energia e informazione secondo modalità diverse da quelle dell’agire naturale dell’ecosistema stesso e questo provoca delle alterazioni dell’ambiente. Le alterazioni del geosistema e degli ecosistemi: - Reversibili: quando possono essere riassorbite da retroazioni riequilibratici dell’ecosistema planetario. - Irreversibili: quando lo allontanano invece definitivamente dai suoi equilibri e quindi, hanno su esso effetti distruttivi, a breve o a lungo termine.

I sistemi economici delle società preindustriali hanno portato all’ambiente alterazioni in gran parte di tipo reversibile. Le trasformazioni ambientali procedevano lentamente e ciò il più delle volte permetteva sia il contemporaneo riequilibrio naturale, sia la possibilità di rendersi conto di eventuali danni e di arrestare o limitare le azioni distruttive. Oggi invece i tempi dell’economia e delle trasformazioni ecologiche da essa

indotte sono molto più brevi di quelli dei processi di riequilibrio naturale. Azioni che danno un vantaggio economico nel breve periodo possono produrre gravi danni ambientali nel lungo periodo. Da questa contraddizione deriva il problema ecologico che è forse il più grave problema di sopravvivenza che l’umanità ha incontrato nel suo lungo cammino storico. Pur formando un unico sistema dinamico il geosistema si articola in diversi cicli: -

Il ciclo delle rocce...


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