Geografia Economica - Riassunto PDF

Title Geografia Economica - Riassunto
Course Geografia economica
Institution Università degli Studi di Firenze
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CAPITOLO 1 - LO SPAZIO GEO-ECONOMICO: TERRITORIO, REGIONI, RETI1 LE RELAZIONI GEOGRAFICO SPAZIALI E L’ORGANIZZAZIONE DEL TERRITORIOLa geografia non si occupa di singoli oggetti presi isolatamente (fiumi, città, fabbriche ecc..) ma delle relazioni che legano tali oggetti sulla superficie della Terra....


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CAPITOLO 1 - LO SPAZIO GEO-ECONOMICO: TERRITORIO, REGIONI, RETI 1.1 LE RELAZIONI GEOGRAFICO SPAZIALI E L’ORGANIZZAZIONE DEL TERRITORIO La geografia non si occupa di singoli oggetti presi isolatamente (fiumi, città, fabbriche ecc..) ma delle relazioni che legano tali oggetti sulla superficie della Terra. l’insieme di questi rapporti è ciò che viene detto Lo SPAZIO GEOGRAFICO = insieme delle relazioni che legano tra loro oggetti e soggetti sulla superficie terrestre. Se dallo “spazio geografico” isoliamo le “relazioni spaziali” che riguardano l’economia, si ottiene lo spazio geo-economico, ossia l’insieme delle relazioni economiche che legano oggetti e soggetti sulla superficie terrestre. Dobbiamo distinguere tra una differenziazione puramente economica dello spazio che può essere calcolata dalle teorie dell’economia politica, e una geografico-economica che non è né calcolabile né prevedibile, in quanto risulta dalla combinazione di molteplici fatti ambientali. Per comodità, le relazioni si dividono in 2 grandi tipi: 1)RELAZIONI ORIZZONTALI (o INTERAZIONI SPAZIALI) – Sono le relazioni che intercorrono tra i soggetti e tra le diverse sedi di questi soggetti. La loro principale funzione è la comunicazione e lo scambio(scambi, circolazione di merci, persone, denaro, informazioni, decisioni e servizi)-> sono tutte le relazioni geograficospaziali; 2)RELAZIONI VERTICALI(dette “ECOLOGICHE”) – Relazioni che intercorrono tra le singole attività economiche e le caratteristiche dei luoghi in cui esse hanno sede (tipo di clima, presenza di risorse naturali, caratteri demografici ecc..)-> queste relazioni sono il frutto di tutte le operazioni che vanno dal rapporto diretto con la natura al prodotto finito e connettono i soggetti economici con le caratteristiche ambientali proprie dei diversi luoghi. Nella geografia economica questi due tipi di relazioni sono sempre presenti contemporaneamente: es.: = per far si che un minerale sia estratto, non basta che ci sia un giacimento(relazione verticale)ma è necessario che l’impianto di estrazione sia collegato con altri luoghi più o meno lontani dove il minerale è lavorato e poi commercializzato(relazioni orizzontali). Il termine ambiente denota lo spazio circostante o corrispondente a qualche oggetto. Esso sta ad indicare non solo i rapporti tra le cose, ma anche le cose stesse e le loro caratteristiche. Oggi indica le condizioni he permettono la vita degli esseri viventi in un certo spazio. TERRITORIO = Insieme formato dalle relazioni verticali e orizzontali, e dagli oggetti e soggetti che tali relazioni legano tra loro e al suolo. ->Più localizzazioni legate tra di loro da specifiche interazioni spaziali e connesse da relazioni verticali a condizioni ambientali omogenee, costituiscono le strutture territoriali, come ad esempio le forme di economia di piantagione o la siderurgia. ->A loro volta le diverse strutture territoriali legate tra di loro da relazioni orizzontali formano quella che viene detta organizzazione territoriale (l’ordine complessivo che queste relazioni assumono in un territorio) . I due legami, orizzontale e verticale, interagiscono e si condizionano a vicenda. Basti pensare al fatto che in uno spazio economico «puro» il centro economico principale di un paese dovrebbe occupare il centro geografico. Di solito lo sviluppo di grandi metropoli non avviene mai proprio al centro di un paese, ma vicino alle coste. In altre parole, l’economia di un territorio dipende dall’ordine spaziale degli impianti, della produzione e degli scambi. Quindi le strutture territoriali e la loro organizzazione sono l’oggetto principale della geografia economica. Per la loro analisi vengono considerati tre ordini di fatti:

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L’oggetto principale della materia = l’ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE alle diverse scale(dalla locale alla mondiale). L’ organizzazione economica viene analizzata considerando 3 fattori: 1)le differenti condizioni naturali dei vari luoghi e regioni 2)le condizioni ereditate dal passato, sia le materiali(= vie di comunicazione, rete delle città, impianti già esistenti)sia quelle sociali, culturali ed economiche(associate al concetto arbitrario di “livello di sviluppo”). 3)l’organizzazione attuale: economico-sociale, politica e amministrativa -Nel passato si credette di poter spiegare la geografia economica ricorrendo a fattori naturali e regolarità geografico-naturali. Ad esempio venivano stabiliti rapporti di causa-effetto tra la distribuzione dei climi e quella delle forme di economia. I fatti naturali venivano fatti dipendere dalla distribuzione geografica degli insediamenti, delle attività umane, e i caratteri delle popolazioni stesse. Questa scuola di pensiero geografico fu detta determinismo ambientale. -Ad essa si contrapposero concezioni ambientalistiche che davano maggiore importanza all’azione sociale umana nell’organizzazione del territorio. I caratteri naturali non erano più visti come condizioni imperative all’azione dell’uomo, ma come «possibilità» offertegli: possibilismo geografico. Tali studi misero in evidenza come in epoche diverse i territori potevano essere organizzati socialmente ed economicamente in maniera differente. Queste diversità venivano spiegate facendo ricorso al concetto di genere di vita: cioè quell’insieme di abitudini e tradizioni, che portavano ogni gruppo umano ad utilizzare certe condizioni e risorse naturali locali piuttosto che altre (relazioni verticali), ma volendo descrivere una società urbana dove tutto dipende da relazioni orizzontali, il concetto di genere di vita non ha più utilità. Infatti, negli ultimi 30 anni si sono affermate interpretazioni che hanno dato sempre più importanza ai fattori funzionali che spiegano le relazioni orizzontali. Oggi sono i rapporti di scambio che determinano il valore dei vari luoghi. La geografia moderna è detta della complessità e si fonda su due presupposti: in primo luogo, richiede un comportamento attivo da parte dell’osservatore; in secondo luogo, la sua visione deve essere multicentrica: lo spazio terrestre deve essere pensato come un insieme interconnesso di territori capaci di darsi un’organizzazione autonoma. L’osservatore deve essere mobile e sapersi collocare sia dal punto di vista degli ordini globali, che degli ordini locali 1.2 IL VALORE ECONOMICO DEL TERRITORIO Nelle SOCIETA’ PRE-MERCANTILI e PRE-INDUSTRIALI, il VALORE DEL TERRITORIO dipendeva dalla sua attitudine a soddisfare i consumi locali, derivanti soprattutto dalla sua attitudine a soddisfare consumi locali, derivanti da bisogni primari(nutrirsi, vestirsi, ripararsi). Quando questi bisogni erano soddisfatti non interessava altro: essa non aveva un valore economico come lo si intende ora, ma aveva un valore legato all’uso che se ne faceva. Il terreno non aveva un «valore economico», perciò non era considerato come un bene che si potesse vendere o acquistare, ma come un mezzo indispensabile per la vita degli abitanti. Il rapporto gruppi umani/territorio è cambiato con lo sviluppo di rapporti commerciali a vasto raggio. La possibilità di vendere prodotti spinse chi poteva coltivare un terreno adatto, a produrre più del necessario per accumulare denaro: il denaro accumulato costituiva un capitale che si poteva investire per acquistare nuovi terreni o rendere più produttivi quelli posseduti per produrre altra merce da vendere o avere altro denaro.

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La terra da bene di uso comune divenne bene di chi, avendo capitale, poteva acquistarla per accrescere lo stesso capitale. Il processo segnò l’inizio della SOCIETA’ CAPITALISTICA dove il terreno ha valore di scambio. Il valore del territorio, inizialmente legato alla fertilità del suolo, venne a dipendere dalla posizione come la maggiore o minor distanza dal mercato di sbocco dei prodotti agricoli e minerali. Lo scopo era quello di organizzare il territorio in modo da ottenere dal “capitale terra” la maggiore resa economica possibile. Tuttavia il mercato agricolo possedeva dei LIMITI: 1) si saturava in fretta visto che soddisfaceva una domanda di consumi che non si moltiplica all’infinito. 2) Finché l’uso del suolo era quello agricolo, esso non poteva essere forzato oltre un certo limite. Tali limiti del capitalismo agrario furono superati quando la produzione cumulativa del capitalismo di mercato fu applicata all’industria, settore nel quale l’aumento la produttività del lavoro umano, aumentata con le macchine, sembrava non avere limitazioni. Da un punto di vista geografico il modo di produrre capitalistico – industriale ebbe come conseguenza la concentrazione dello sviluppo economico in pochi paesi e in poche aree centrali, mentre il resto dello spazio economico e della popolazione restava escluso dagli effetti positivi diretti derivati dall’accumulazione industriale. In un’economia di mercato concorrenziale, se un imprenditore capitalista acquista una certa quantità di FP, la paga al prezzo stabilito dal mercato che è uguale a quello pagato dai suoi concorrenti. Egli potrà poi realizzare profitto (ricavi > costi) a seconda di come impiega i fattori, tendendo alla riduzione dei costi di produzione e all’incremento della quantità e qualità del prodotto. Costi di produzione e valore del prodotto non sono uguali ovunque. Ci sono luoghi e condizioni territoriali che permettono di accrescere i profitti. Esempio: costi di un’impresa che usa carbone si riducono se essa si trova vicino alle miniere. Stessa cosa per il lavoro: è conveniente, per chi necessita personale qualificato, localizzare l’azienda dove esso è reperibile ossia vicino a grandi città o ad aziende simili. In alcune fasi industriali inoltre i costi diminuiscono se il lavoro è diviso in tante operazioni ripetitive affidate a lavoratori diversi: solo chi concentra lavoro e macchine in grandi stabilimenti può ottenere questi vantaggi, detti ECONOMIE DI SCALA della quale non può disporre chi opera in unità sparse sul territorio. Chi invece necessita di molta manodopera anche non qualificata, potrà localizzare la sua produzione in quei posti dove il costo del lavoro è più basso, come avviene tra i Paesi del Nord e del Sud del mondo. 1.3 ECONOMIE ESTERNE E INFRASTRUTTURE  ECONOMIE ESTERNE o ESTERNALITA’ POSITIVE = I vantaggi ottenuti dall’impresa grazie alle condizioni favorevoli presenti dove essa opera, in quanto sono effetti utili che l’impresa può solo ricevere dall’esterno. La geografia economica delle varie attività produttive, commerciali e di servizio è data essenzialmente dalla distribuzione geografica delle economie esterne, che determinano le diverse localizzazioni. Ogni tipo di attività economica ha le proprie localizzazioni ottimali, dipendenti da sue specifiche esigenze di esternalità  DISECONOMIE ESTERNE o di ESTERNALITA’ NEGATIVE = Quando l’ambiente in cui l’impresa opera genera condizioni non favorevoli all’impresa stessa o agli abitanti. 3

Il termine fu indicato nel 1890 da ALFRED MARSHALL , il quale riconosce per la prima volta l’esistenza di condizionamenti territoriali capaci di influire su produttività e profitti delle imprese e ad indicare questi effetti utili territoriali con il termine di economie esterne: esterne rispetto all’impresa, cioè utilità che essa non produce direttamente, ma che può utilizzare->le utilità che non derivano dall’organizzazione interna ma che erano utilizzate senza pagare i costi o comunque pagandoli meno dei vantaggi che se ne ricavano. Esse sono in parte un effetto collaterale del mercato. Si tratta delle cosiddette economie di agglomerazione. Le ECONOMIE DI AGGLOMERAZIONE = Incrementi di produttività realizzati dalle imprese concentrandosi in certe aree perchè vicine esse possono ridurre i costi (come nei trasporti) e accrescere i profitto. Le imprese agglomerate sono quindi più competitive e ciò porterà le altre ad agglomerarsi: aumentando > AGGLOMERAZIONE, > ECONOMIE ESTERNE, > AGGLOMERAZIONE->L’agglomerazione può essere una forma di auto-organizzazione territoriale prodotta dal meccanismo di mercato, perché la vicinanza di più imprese può generare economie di scala e quindi risparmi di costi. Ciò rende più competitive le imprese agglomerate rispetto alle altre. Non è corretto però dire che i vantaggi che derivano dalle economie di agglomerazione derivino solo dalla vicinanza. In realtà, le Economie di agglomerazione = sono una componente della più vasta famiglia di economie esterne dette ECONOMIE DI URBANIZZAZIONE, che derivano principalmente da: 1)Opere di urbanizzazione primaria che consistono in infrastrutture tecniche(strade, fognature, acquedotti)e consentono l’insediamento delle imprese. 2)Facilità di scambi di merci, informazioni e servizi tra imprese agglomerate. 3)Formazione(all’aumentare dell’agglomerazione e quindi della popolazione urbana) di un sempre più vasto e differenziato mercato della forza lavoro al quale le imprese possono attingere 4)Presenza di servizi pubblici(o infrastrutture sociali)necessari per la formazione e riproduzione della forza lavoro( trasporti, scuola, sanità, cultura, sport) e per l’elaborazione e la circolazione dell’informazione (centri di ricerca, camere di commercio) 5)Sviluppo parallelo dei servizi privati per le famiglie e di servizi per le imprese. L’importanza del fattore politico-amministrativo emerge se consideriamo il ruolo dell’infrastruttura nell’uso del territorio. Per “INFRASTRUTTURA” = Tutto ciò che mediante la spesa pubblica rende un ambito territoriale idoneo a svolgere le funzioni economiche ed abitative. Vi sono: 1)INFRASTRUTTURE MATERIALI O TECNICHE = Come impianti ferroviari, stradali, canali, porti 2)INFRASTRUTTURE SOCIALI = Servizi scolastici, sanitari, culturali, ricreativi 3)INFRASTRUTTURE ECONOMICHE = Sono le imprese pubbliche o miste che in certe economie e in certi paesi svolgono funzioni ritenute essenziali per il funzionamento dell’economia nazionale e che quindi sono soggette al controllo dello stato. (industrie fornitrici di acqua, di energia) 4)INFRASTRUTTURA DELL’INFORMAZIONE E DELLA RICERCA = Per la parte che non può esser svolta da imprese private. LE CARATTERISTICHE DELLE INFRASTRUTTURE 1)Sono strutture territoriali –> la loro distribuzione geografica non è uniforme; i loro vantaggi si riducono con la distanza; 2)sono beni non escludibili –> non possono essere condizionati al pagamento di un prezzo di mercato, perché sono ritenuti necessari al funzionamento della società dell’economia nel suo complesso; 3)sono spesso beni pubblici indivisibili –> producono cioè utilità collettive 4

4)non danno profitti –> nessun capitale privato vi viene investito a meno che esso non sia un finanziamento pubblico In conclusione, le infrastrutture territoriali sono una condizione necessaria perché esista un mercato. Scheda 1.1 - Il paradosso del territorio L’amministrazione pubblica decide come distribuire sul territorio le infrastrutture, e perciò anche le utilità che ne derivano. Queste infrastrutture diventano economie esterne, cioè utilità che servono alle imprese per realizzare profitti. Queste economie esterne si fondono con l’economia di mercato, eppure si differenzia perché le economie esterne sono indispensabili al funzionamento della nostra società. Le economie esterne sono una forma di socializzazione su cui si fonda tutta la nostra società, dando vita al territori. 1.4 LA RENDITA DEL SUOLO Dobbiamo, prima di tutto, distinguere il profitto dalla rendita:  Il profitto è definito come la differenza tra il valore del prodotto e i costi di produzione sostenuti dall’impresa che opera in un mercato concorrenziale. Deriva quindi dalle capacità e dall’impegno dell’imprenditore.  Il concetto di rendita si applica a più casi: nella rendita agraria essa è il compenso ricevuto dal proprietario in base alla fertilità del terreno mentre nella rendita urbana è il compenso ricevuto dal proprietario in seguito ai vantaggi dovuto alla posizione del suolo. La rendita, a differenza del profitto, remunera il proprietario del suolo anche quando non ha fatto nulla per renderne vantaggioso l’utilizzo. Le economie esterne non sono merci che si possono vendere o comprare direttamente, ma il mercato trova il modo di venderle indirettamente .Il SUOLO ha diverso valore di mercato a seconda della sua posizione, ovvero delle economie esterne che offre a chi vi si localizza. In questo modo le economie esterne sono indirettamente vendute e comprate tramite il mercato del suolo. Nei suoli destinati ad un uso agricolo o minerario il valore preminente è quello intrinseco della terra come mezzo di produzione. L’utile ricavato da chi possiede suolo/sottosuolo è detto RENDITA AGRARIA e MINERARIA. Nelle agglomerazioni e nelle regioni urbane prevale il secondo, ossia il valore della posizione che viene detto RENDITA URBANA (o IMMOBILIARE, se edifici). Al contrario di altre merci, la disponibilità di terreno non è illimitata; inoltre capita spesso che chi compra un terreno, può rivenderlo dopo alcuni anni ad un prezzo maggiore. Il proprietario del suolo è quindi in una posizione monopolistica dato che il suolo è una merce anomala che non si può né spostare né produrre a piacere: il proprietario offre una merce non sostituibile con altre o sostituibile con poche. L’amministrazione spesso interviene: infatti può subordinare al proprietario terriero le autorizzazioni per costruire infrastrutture; oppure può acquistare a prezzo agricolo un terreno che, attraverso i piani regolatori, convertirà in terreno edificabile destinato allo sviluppo urbano attraverso opere di utilità pubblica e sociale. 1.5 LE REGIONI GEOGRAFICHE Le relazioni verticali e orizzontali sono presenti in tutta la superficie, ma non con = uniformità. Alcune interazioni sono più fitte in alcune aree e meno fitte in altre. Addensamenti, concentrazioni e discontinuità dividono lo spazio geo-economico in REGIONI. Per REGIONE GEOGRAFICA si intende una porzione della superficie terrestre che presenta questi 3 requisiti: 5

1) da un insieme di luoghi contigui 2) tali luoghi hanno tutti qualche caratteristica comune tra loro 3) si distinguono in modo più o meno netto, a seconda dei confini rispetto ai luoghi circostanti che appartengono ad altre regioni il concetto scientifico di REGIONE GEOGRAFICA non coincide con REGIONE, che invece si intende la dimensione territoriale immediatamente inferiore a quella nazionale. Il concetto di regione geografica invece è utilizzato a prescindere della dimensione: una regione geografica può essere una piccola radura in un bosco occupata da piccoli terreni coltivati, così come la “regione geografica nord-atlantica”, comprendente i paesi dell’Europa Nord-Occidentale e quelli dell’America Settentrionale Il primo esempio (radura in un bosco) considera un livello locale, il secondo un livello intercontinentale. Tra questi due livelli vi è una GERARCHIA TERRITORIALE formata da vari livelli intermedi:  a livello MICROREGIONALE appartengono regioni delle dimensioni di uno o pochi comuni  a livello MESOREGIONALE appartengono regioni dalle dimensioni intermedie  a livello MACROREGIONALE sono considerati paesi o aggregati di regioni istituzionali  infine vi sono le MEGAREGIONI continentali o intercontinentali

Scheda 1.2 - Tipi di regioni Una regione può essere di vari tipi. -La regione politico-amministrativa è ben definita dal resto del territorio dai confini istituzionalmente riconosciuti. -La regione politica corrisponde di regola allo Stato, ma comprende talvolta sia livelli inferiori, corrispondenti alle singole unità politiche che compongono uno Stato federale, che superiori, comprendenti le associazioni politiche sopranazionali. -La regione naturale è identificata dalle sue caratteristiche fisiche e in essa prevalgono pertanto relazioni di tipo verticale. La regione naturale venne considerata per molto tempo una regione «oggettivamente esistente», cioè indipendente dai suoi abitanti e dalle vicende storico-politiche; in realtà, se le caratteristiche fisiche di un territorio sono oggettive, esse si strutturano in regione in modi e forme strettamente legate al momento storico e culturale. Al concetto di regione naturale oggettiva si è sostituito oggi quello di ecoregione, intesa come uno spazio di interazione tra l’ecosistema e le comunità umane. -La regione storica, infine, è caratterizzata da fatti fisici e naturali, ai quali si sovrappongono peculiarità legate ad un tipo di cultura e di storia. Essa è spesso anche ...


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