Geografia economica capitoli 1-11 PDF

Title Geografia economica capitoli 1-11
Author Eric Dias
Course Geografia economica
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

Capitolo 1 Le categorie geografiche nel contesto della globalizzazione dell’economiaIn fase preliminare si può affermare che i caratteri di costruttività e di operatività nei confronti delle scelte economiche sono ben visibili già nella genesi della disciplina che si fa risalire al XIX secolo. Nata ...


Description

Capitolo 1 Le categorie geografiche nel contesto della globalizzazione dell’economia In fase preliminare si può affermare che i caratteri di costruttività e di operatività nei confronti delle scelte economiche sono ben visibili già nella genesi della disciplina che si fa risalire al XIX secolo. Nata quale ramo della statistica descrittiva dei fenomeni economici, la geografia economica si afferma successivamente come “conoscitiva” e “scientifica”. Massi nel 1979 ha affermato che “la geografia economica è scienza di analisi nello studio dei microspazi, ma persegue la sintesi nello studio dei macrospazi”. Se la geografia economica, secondo Toschi, è la scienza che ha per oggetto i fenomeni economici in quanto differenziati e distribuiti sulla superficie terreste e in quanto si coordinano nell’insieme del mondo economico, assumono rilievo la distribuzione dei bisogni, delle risorse e il tramite spaziale." In tale definizione si ritrovano le interconnessioni e i rapporti tra la geografia economica e le altre geografie. La definizione di geografia economica ha insiti nella propria enunciazione i due principali metodi di indagine, che non si escludono a vicenda, bensì interagiscono: -metodo induttivo: è l’osservazione dei fenomeni, della loro distribuzione e delle loro dinamiche evolutive per giungere alla formulazione di ipotesi generali; -metodo deduttivo: è il metodo che si fonda su ipotesi generali e, verificandole nella loro reale manifestazione, perviene all’individuazione dei fenomeni. Le linee fondamentali che hanno guidato il pensiero geografico-economico sono state: - Il determinismo (di Carl Ritter e Friedrich Ratzel), quale teoria che attribuisce predominanza assoluta ai fattori fisico-naturali ◊ attività economiche e interrelazioni tra ambiente e uomo sarebbero fortemente regolate da determinanti di ordine ecologico, - Il possibilismo (di Paul Vidal de la Blache), quale paradigma che riconosce all’uomo la possibilità di trasformazione dell’ambiente; convinzione che l’ambiente offra delle opportunità che pero’ saranno tradotte in effettive solaente dall’azione dell’uomo. - Il volontarismo, quale teoria che riconosce la predominanza assoluta dell’azione umana. Uomo al centro dell’attenzione e ambiente come condizionamenti da superare. In tale ottica si affermano le nuove ideologie del pensiero socio-politico, come la lettura marxiana dei fenomeni e l’affermazione di una logica di tipo deduttivo, che si riflettono nelle indagini geografico-economiche, che saranno le fondamenta del metodo quantitativo, cioè dell’utilizzazione di modelli spaziali per l’interpretazione geografica. - La teoria generale dei sistemi, quale studio delle relazioni che intercorrono tra gli elementi del sistema (complesso di strutture interagenti tra di loro, mosse da uno stesso processo), e tra questi e l’ambiente esterno. In questa teoria vige il principio del feedback , secondo il quale il mutamento di qualsiasi elemento del sistema va a ripercuotersi su tutti gli altri, provocando una serie di reazione e retroazioni.

L’oggetto e il luogo I fenomeni economici costituiscono l’ambito di indagine della geografia economica (e non solo), esaminati nell’ottica della loro distribuzione sulla superficie terrestre; delle dinamiche dei processi di localizzazione; delle loro modificazione e del modellamento della superficie terrestre. Nell’attuale ottica della concezione sistemica, secondo la quale l’intero pianeta (il geosistema) ingloba sia il sistema ecologico sia il sistema socio-economico, i fatti economici devono essere investigati nelle loro forti interrelazioni con gli altri componenti del sistema stesso. L’unità elementare reale della geografia economica è il luogo. Il termine luogo indica la porzione della superficie terrestre i cui caratteri geografici si vogliono descrivere. In genere, al suo interno è implicita la dimensione “piccola” di porzione di superficie terrestre: il luogo costituisce infatti l’unità elementare di una regione, individuata come un insieme di luoghi contigui. Tra i termini derivati da “luogo” troviamo: -localizzazione, cioè il processo con il quale si colloca qualcosa su un punto della superficie terrestre; -localismo, cioè il riconoscimento e la valorizzazione di specificità locali. Il localismo è inteso come sistema locale e intende sottolineare nell’attuale fase di sviluppo economico la rilevanza delle piccole e medie dimensioni produttive e la loro influenzabilità da fattori fortemente particolari che spesso si traducono anche in una discreta capacità di modificare gli input dominanti a livello di grandi aree geografico-economiche. Il luogo è la base, cioè l’unità elementare anche per lo spazio e il territorio. Lo spazio e il territorio. Lo spazio è un’entità illimitata e indefinita, dotata o no di determinate proprietà geometriche, nella quale sono situati oggetti reali. Un significato molto più realistico si affida all’organizzazione naturale dello spazio, trasformata dall’uomo in spazio umanizzato, il quale costituisce il vero oggetto primario di investigazione della geografia economica. Il territorio implica un concetto profondo di area nella quale uno stato è in grado di esercitare la propria sovranità, con tutte le implicazioni sulle forme di riconoscimento interno e internazionale di tale potere; in realtà, quando ci si riferisce al territorio si assegna rilievo ai singoli elementi e strutture che lo compongono, in relazione agli obiettivi della ricerca e alla scala di dettaglio con cui si vuole condurre l’indagine." Nei contributi più recenti, si riconosce nel territorio un complesso di rapporti non solo orizzontali, ma anche verticali, che si interconnettono tra gli individui e l’ecosistema naturali, tra i luoghi e la cultura che in essi si esprime. L’area diversamente strutturata a seconda delle specificità naturali e dei vari sistemi di organizzazione socio economica oltre che delle singole stratificazioni di esperienze storiche, assume una propria fisionomia in relazione alla comunità di persone insediate. Il possibilismo ha affermato il paradigma città-campagna, il quale indica il complesso dei rapporti tra aree urbane e aree rurali. L’affermazione delle attività industriali con l’accentuarsi e il diffondersi delle forme di urbanizzazione accompagnate dall’esodo dalle

campagne, ha comportato l’instaurarsi di un insieme di relazioni tra comunità e territorio ancora più complesso e forse dipendente in una qualche misura dalla volontà delle comunità economicamente più forti esprimenti il prevalere del settore secondario. Successivamente, questo paradigma è stato sostituito con il paradigma città-regione, inteso quale area in cui le attività socio economiche fanno capo ai centri urbani e che descrive il complesso dei rapporti che si instaurano tra centri urbani.

La regione e il sistema Nel linguaggio comune si fa riferimento, spesso, alla regione con molte imprecisioni, definendo la stessa secondo caratteri riferiti a delimitazioni amministrative. Vallega definisce la regione come un “sistema spaziale in quanto composto da elementi fisici e umani, interconnessi, mossi da un processo e condotti spontaneamente o volontariamente verso un traguardo”; aperto in quanto protagonista di relazioni esterne . Si può dire che la regione è il risultato di un processo definito regionalizzazione, con il quale si indica il modo con cui si organizzano effettivamente su un determinato territorio i flussi di beni e di persone, le reti infrastrutturali in un rapporto di interazione con gli ecosistemi naturali: è quindi il processo che conduce all’individuazione della regione. I processi di regionalizzazione hanno dato origine alla: 1. Regione naturale, ascritta a una fase di predominio del pensiero deterministico, è il risultato di processi di regionalizzazione scanditi dalle condizioni naturali e integrati, poi, con le implicazioni storiche e con la ripartizione amministrativa. Nella toponomastica attuale se ne possono trovare tracce significative. 2. Regione omogenea: ha per fondamento il possibilismo, prende le mosse da quella naturale ma se ne discosta per alcune peculiarità. Viene definita tale in quanto sono omogenee le tipologie dei flussi, delle reti e dei sistemi insediativi della regione. Il carattere prevalente è quello della staticità nell’organizzazione delle attività umane. Emergono due caratteri fondamentali da questa regione: ฀฀ Il genere di vita, che è l’insieme delle pratiche economiche e sociali e dei comportamenti territoriali che tendono a permanere immutati nel tempo; ฀฀ Il paesaggio, che è l’insieme delle fattezze visibili e sensibili che caratterizzano i luoghi. 3. Regione funzionale, è basata sull’idea del volontarismo. Costituisce una costruzione nella quale l’interazione città-città supera completamente quella di città-campagna, che non scompare ma assume un ruolo complementare. Si afferma con la nascita e lo sviluppo delle attività industriali che a loro volta provocano una espansione delle attività terziarie complementari. Velocizzazione dei flussi di beni e di persone tramite una vera e propria rivoluzione dei trasporti. Fondamentali sono i concetti di: ฀฀ Gravitazione, che è la base dei fenomeni di polarizzazione e tende a spiegare i fenomeni di interazione fra più centri, dei quali uno è costituito dal polo; ฀฀ Polarizzazione, che è il fondamento della regione funzionale. Questa infatti si è affermata con il graduale spostamento di interesse verso lo studio dell’articolazione spaziale dei processi economici. Nella regione polarizzata si individuano quei poli che esercitano una forza di attrazione maggiore degli altri e sui quali gravitano una serie di

processi socio-economici, provenienti appunto, dall’area di gravitazione. La gravitazione verso il polo economico si determina perché il suo centro è in grado di produrre una quantità superiore di funzioni ai residenti." 4. Regione sistemica: segna la fase di evoluzione della regione funzionale legata alla stessa evoluzione dei processi reali, in cui la terziarizzazione ha avuto un ruolo fondamentale. il Vallega precisa che definire la regione come sistema, implicitamente sposta l’attenzione da ciò che è mero risultato, la regione, al processo che l’ha generato, la regionalizzazione. I sistemi territoriali indicano unità territoriali complesse, la cui costituzione è di rilevanza strategica ai fini dello sviluppo economico e sociale delle popolazioni. La loro evoluzione poggia su una persistente attenzione alla trasformazione delle strutture produttive e sociali che tende a rafforzare le interazioni e la coesione delle forze interne: in altri termini, il processo di territorializzazione, cioè il processo di trasformazione e di identificazione delle strutture economiche e sociali che rafforzano la coesione, è contemporaneamente causa e effetto dei processi di strutturazione del territorio, che dipendono dagli obiettivi, dalle azioni e dalle sinergie delle componenti economiche e sociali. Tuttavia, si deve ricordare che sono possibili anche percorsi inversi, definiti di deterritorializzazione, che si possono verificare qualora venga meno la coesione tra le diverse forze del sistema territoriale, che perdono l’originaria capacità di aggregazione e di organizzazione, sia per cause interne che per eventi esterni. Per esempio, la globalizzazione dell’economia va modificando il ruolo e il peso dei molti sistemi territoriali, che si legano in meta sistemi, così come vanno cambiando i comportamenti degli stati, sempre più orientati a nuove forme di aggregazione sociale e economica. Il processo di globalizzazione della produzione e del mercato ha determinato una forte spinta alla competizione. La ricerca di nuove quote di mercato per compensare quelle perdute è la motivazione che predomina nelle strategie di molte aziende in Paesi come Europa, Usa, Russia e Giappone per fronteggiare l’avvento di Cina e India. La capacità competitiva, ossia quella crescita elevata e sostenuta da produttività richiesta dall’UE per fronteggiare la competizione internazionale, si sviluppa sia nell’ambito delle impresa, che in interventi come adeguamenti strutturali, ricerca e innovazione, tecnologie dell’informazioni… la geografia entra a pieno titolo negli elementi costitutivi della capacità competitiva di un paese. Tra i principali indicatori della capacità competitiva troviamo: -la competitività, quale la capacità di aumentare il livello gerarchico alla scala mondiale; -la vulnerabilità, quali i diversi livelli di rischio (tecnologico, organizzativo e territoriale) che deprimono la capacità competitiva di un Paese.

Capitolo 2 Geografia delle attività agricole e dell’economia rurale

Le attività agricole, denominate “settore primario”, in quanto le prime a manifestarsi e ad essere organizzate, sono presenti e diffuse in tutta la parte abitabile della Terra. Il nucleo dell’indagine geografico-economica concernente queste attività risiede nello studio dello sviluppo del settore agricolo, inteso quale soggetto che agisce nell’organizzazione dello spazio, e nella consapevolezza della necessità di soluzione di talune emergenze. Con riferimento alla globalizzazione, particolare attenzione si rivolge al rapporto globale/ locale, che indica il ruolo che l’economia rurale svolge nella promozione e nell’affermazione di nuove forme produttive e nell’incremento dei volumi di beni di origine agricola, come i prodotti DOP (denominazione di origine controllata), marchio attribuito agli alimenti le cui caratteristiche qualitative sono dipendenti dal territorio in cui sono prodotti, e IGP (indicazione geografica protetta), marchio attribuito ai prodotti agricoli e alimentari di qualità, la cui produzione avviene in un’area geografica determinata. Nonostante le grandi trasformazioni economiche che pongono al centro dell’attenzione altri comparti produttivi, l’agricoltura continua a rappresentare un importante campo di indagine geografica. Nelle connessioni tra agricoltura e organizzazione del territorio, è importante chiarire che esiste un passaggio da un’organizzazione dello spazio agricolo (estensione di luoghi, attraversato da flussi materiali e immateriali dove è prevalente l’uso agricolo del suolo) a un’organizzazione del territorio, sul quale l’agricoltura interagisce con gli altri settori economici. Nello studio dell’organizzazione dello spazio agricolo si è passato dall’affermazione della preminenza dei condizionamenti naturali (determinismo), alla centralità del paradigma città-campagna, proprio del possibilismo vidaliano, per passare poi dalla fase del volontarismo in cui, con la crescita e lo sviluppo dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione, l’agricoltura ha visto ridursi sensibilmente il proprio peso. Il passaggio alla fase di visione sistemica dell’organizzazione del territorio ha visto riaffermarsi l’agricoltura come un fattore importante di crescita nel paradigma socioeconomico attuale. Il settore agricolo deve però in ogni caso dare risposta alla necessità di garantire l’alimentazione: ciò può essere fatto attraverso nuove forme di organizzazione della produzione (vd. organismi geneticamente modificati OGM), più capitali o mezzi tecnologici." Fattori determinanti per l’attività primaria Per far fronte all’obiettivo minimo di garantire la sopravvivenza, le attività agricole si basano sullo sfruttamento di risorse in modo da produrre la quantità di cibo sufficiente alle richieste di alimentazione degli individui, ripetute per l’intero arco di vita." Poiché ogni singolo individuo, per poter sopravvivere, deve poter contare su una combinazione di principi alimentari, resta inteso che è su tali combinazioni che si deve organizzare la loro produzione e la loro distribuzione ◊ è stata proprio la disponibilità di beni prodotti dal settore primario ad aver consentito alla popolazione mondiale di aumentare in numero.

Le forti interdipendenze tra attività agricole, hanno agito insieme agli altri comparti produttivi, nel creare i sistemi economici attuali. Umberto Toschi ha individuato i fattori condizionanti l’attività agricola dividendoli in: - Esterni, che agiscono all’esterno del processo produttivo e fanno parte delle risorse naturali, quali il clima, il suolo, le condizioni biosferiche (connessioni tra animali e vegetali); - Interni, che sono fortemente influenzati dall’attività dell’uomo, quali la conquista delle terre, l’irrigazione, gli strumenti di lavorazione del suolo. Paterson ha individuato, invece, due condizionamenti: - I fattori naturali,cioè il condizionamento alle attività agricole operato dagli elementi fisico-naturali, quali la temperatura, l’umidità, il rilievo e il suolo; - La remora socio-economica, cioè il condizionamento operato dall’uomo e dalle comunità umane nell’organizzazione sociale e produttiva, quale l’ignoranza e i pregiudizi. In entrambe le interpretazioni emerge il ruolo congiunto con le scelte operate dalla comunità, delle risorse fisico-naturali. È nella sostituzione del capitale, rappresentato anche dai fertilizzanti, al lavoro nella combinazione dei fattori produttivi che si esprime l’incremento della quantità di beni ottenuti e la riduzione/eliminazione delle carestie. Non bisogna trascurare però l’impatto che questi strumenti posso avere sul degrado delle risorse naturali, rinnovabili o non rinnovabili che siano. Il modello spaziale di Von Thunen Il Modello teorico-deduttivo di Von Thunen, costruito sulla base dell’ipotesi di un’agricoltura già trasformata, indirizzandosi prevalentemente verso il mercato. Il suo presupposto è l’individuazione di scelte razionali da parte di operatori che destinano i loro prodotti a città, superando la fase di un’agricoltura tradizionale, indirizzata all’autoconsumo. Il modello ha alcune ipotesi di partenza restrittive rispetto alla realtà e fondate su scelte economicamente razionali da parte dei coltivatori in uno spazio indifferenziato: esistenza di uno stato isolato, dominato da una grande città ricevente dei prodotti agricoli - tale città si trova in una pianura indifferenziata, dove non esistono difformità di fertilità dei suoli e gli spostamenti sono facili; - gli agricoltori hanno come atteggiamento razionale la massimizzazione del profitto. RP = R ( p – c ) – Rdt RP = rendita di posizione per unità di superficie R = resa unitaria p = prezzo di mercato per unità di prodotto c = costo di produzione per unità di prodotto t = tariffa di trasporto per unità di distanza

d = distanza dal mercato" Per ogni prodotto agricolo si avrà: - un prezzo specifico di mercato dipendente dalla domanda\offerta del bene stesso. - Un costo di trasporto variabile a seconda del tipo di prodotto, ma crescente solo in relazione alla distanza tra produzione e vendita in città - Un costo di produzione costante nello spazio - Una determinata resa per unità di superficie Le critiche al modello vanno a colpire particolarmente la restrittività delle ipotesi alla base dello stesso, e alla verosimiglianza tra risultati ottenuti e con il modello e i casi reali. Con riguardo al modello, è stato criticato l’inserimento della produzione di legname nella seconda fascia partendo dalla città, dimenticando però gli usi e i prezzi di tale bene nel periodo in cui è stato formulato il modello; inoltre, condizione necessaria affinché il modello funzioni è che ogni curva di rendita abbia una pendenza negativa e contemporaneamente intercetti l’asse delle ordinate in un punto più elevato." Il modello di Sinclair, il quale ipotizza un andamento del valore agricolo del suolo speculare rispetto a quello della rendita di von Thunen (che si identifica con l’andamento del valore del presso del suolo agricolo) e cioè più basso vicino al centro urbano. Con il passare del tempo, si ci è spostati da una geografia rurale, ponendo attenzione al carattere morfologico e territoriale delle aree agricole, a una geografia agraria, ponendo attenzione al carattere economico o giuridico delle attività agricole, a una geografia agricola, ponendo attenzione alla globalità degli aspetti delle attività agricole. Nel settore primario sono i fattori di produzione (terra, capitale e lavoro) a determinare le forme e i caratteri dei sub sistemi, quali l’agricoltura contadina e l’agricoltura capitalistica ◊ entrambe si differenziano per la sostituzione del capitale al lavoro, per le forme di conduzione, per l’estensione delle aziende. Il settore agricolo è presente e agisce in tutte le economie mondiali...


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