Geografia politica ed economica riassunto libro Spazi e Poteri PDF

Title Geografia politica ed economica riassunto libro Spazi e Poteri
Course Geografia politica ed economica
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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SPAZI E POTERI.LO STATO E LE SUE METAMORFOSI1. Tramonto o riassestamento dello Stato?Friedrich Ratzel con la geografia dello Stato, basata su politica e statualità,getterà le basi, seppur in maniera ampia, della nostra materia di studio. Il suoconcetto comprendeva anche, rispetto a oggi, forme di po...


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SPAZI E POTERI. LO STATO E LE SUE METAMORFOSI 1.1. Tramonto o riassestamento dello Stato? Friedrich Ratzel con la geografia dello Stato, basata su politica e statualità, getterà le basi, seppur in maniera ampia, della nostra materia di studio. Il suo concetto comprendeva anche, rispetto a oggi, forme di potere, come il sistema tribale. limitando il concetto ratzeliano, Successori poco consapevoli, definirono l’esperienza del politico dello Stato moderno, secondo il modello vestfaliano. Il modo in cui nasce, ha quindi avuto effetti sulla interpretazione che avrebbero poi dato al contesto ottocentesco e Novecentesco. In tempi recenti, grazie a eventi come la globalizzazione o il crollo del Muro di Berlino, lo Stato moderno e la geografia politica, che viene identificata come strumento del potere, vengono messi in discussione. Non è più possibile sostenere che il potere si concentri, solo, nello Stato e nelle sue articolazioni. Assorbendo in sé autorità e funzioni per secoli, lo Stato moderno, ci induce ancora oggi a intendere la politica in senso statuale e di governo. la geografia dello Stato, di conseguenza si riduceva all’analisi del rapporto di questo con il territorio. Il potere non-statuale era rappresentato da quei fenomeni che mettevano in discussione l’unità dello Stato, come movimenti sovversivi. Oggi grazie alla crisi di rappresentanza, effettività e legittimità dello Stato moderno, riusciamo a vedere il potere come serie di fenomeni contigui, che riguardano le minoranze, la finanza globale o i mezzi di comunicazione ad esempio. Nel postmoderno, a partire dalla globalizzazione, lo Stato moderno e il potere saranno costantemente messi in discussione. Di conseguenza anche la scienza assume un punto di vista critico dei modelli di potere, a volte in contrasto, altre volte in continuità con la tradizione. Modernamente la geografia politica identifica lo Stato difensore e sostenitore della comunità, gli associati (Ratzel, 1903). Dal secondo dopoguerra, avvenimenti come la caduta del Muro di Berlino, misero in discussione la capacità dello Stato moderno di assicurare questo. Inoltre, ravvivò gli scontri tra Stati Uniti e Unione Sovietica, focalizzando una logica bipolare a favore di un equilibrio politico del mondo, in quel momento unitario su questo.

L’accentramento del potere in due poli, all’apparenza, portò all’definitivo modello statuale moderno. La caduta del Muro e la dissoluzione comunista, trasformo i conflitti da ideologici a religiosi. In Iran con la rivoluzione khomeinista del 1979: la religione rappresentò un nuovo fattore aggregativo, mentre liberismo e comunismo scomparivano. Successivamente, l’amministrazione americana, con Clinton, Bush e anche Obama, cercò di configurare senza successo gli Stati Uniti come l’unica potenza principale. Gli attori accettarono alla fine la supremazia delle superpotenze, in base alle loro necessità. Quando la situazione terminò, anche lo schieramento vincente si svuotò. La crisi della statualità moderna si è poi manifestata attraverso un suo uso violento, come il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Un popolo che può scegliere sotto quale Stato vivere apre nuovi conflitti basati su questo. Il problema è che ciascun gruppo è in conflitto con l’altro riguardo ai territori (Dell’Agnese, 2005). I dati sulla conseguente frammentazione ci mostrano che nel 1946 gli Stati sono man mano aumentati fino a 206, alcuni con popolazioni inferiore a sei milioni di persone (Lizza, 2001, p.108). Il presupposto è che per rappresentanza politica si debba avere un luogo e un popolo, ma le divisioni che l’autodeterminazione può creare sono infinite. l’ordinamento internazionale non ci chiarisce in che maniera un popolo può separarsi da un altro. Dipende quindi dal popolo riuscire ad emanciparsi se capace (Lizza, 2001, p. 109). Ciò, in parte, è causato dall’incapacità della Stato di farsi carico delle aspettative dei cittadini, portando a contrasti e i dubbi sull’esito della modernità. Ma, ancora si dà credito a la geografica classica, secondo cui solo lo Stato, che realizza concretamente la vita nazionale, potrebbe rappresentare le richieste degli individui, nonostante la geografia «critica» determini che la stabilità politica non dipende dal collegamento esclusivo tra Stato e nazione (Dell’Agnese, 2005, p.82).

Dal punto di vista geopolitico, è l’impero il fulcro del localismo. L’Eurasia fu la base dei tre grandi imperi: ottomano, russo e austro-ungarico. Successivamente, toccò agli imperi americani e sovietici. Le tendenze centrifughe si sono sempre riversate in strutture imperiali in grado di controllare grandi aree. Il collasso di questo, oggi forse da tale ruolo agli organismi internazionali. l’ampliamento delle competenze regionali e

internazionali a scapito degli Stati membri sembra essere a favore. Inoltre, flussi economici e migratori, ad esempio, parte della globalizzazione, avanzano con una flessibilità che non coincide più con fenomeni legati ai confini nazionali, influendo sulla capacità degli Stati di farvi fronte. Nonostante, la tendente omologazione economica nazionale al contesto globale, si segnala la destabilizzazione della migrazione nel Mediterraneo, movimenti verso un apparente miglioramento che può essere paragonato a una nuova forma di colonialismo. Rispetto agli Stati Uniti d’America, quelli europei sono sorti da una lunga sedimentazione che ha successivamente generato un punto di vista identitario, riconoscendosi, per la maggior parte nelle strutture dello Stato-nazione, inducendo a vedere l’immigrazione un male culturale. I movimenti sociali globali su grandi discorsi rappresentano con forza il concetto di pensiero mondo, come l’inquinamento. Questo, per i suoi effetti, unisce per intero il globo. La globalizzazione attraverso fenomeni come La diminuzione dei costi dei trasporti e la maggiore facilità di trasferimento dei capitali ha incentivato anche casi di delocalizzazione industriale. Così Gruppi industriali, grandi e medi, decidono di spostarsi per costo di manodopera. Gli effetti sociali sui paesi occidentali, si concentrano sul crescente pericolo di deindustrializzazione. Si rafforzano poi le amministrazioni regionali e metropolitane. La geografia politica, che si occupa del riassestarsi continuo dei poteri territoriali, nota come regioni quali il Triveneto, la Silicon Valley o la Catalogna assumano un proprio ruolo a livello internazionale grazie all’peso economico, rendendosi autonome e guida delle economie nazionali. Analogamente, le reti metropolitane diventano sempre più importanti, come grandi città, nei confronti degli Stati di appartenenza. In ambito europeo, le regioni transfrontaliere cercarono di attivare collaborazioni tra regioni contigue poste ai confini di Stato. Questi processi, così, delegittimano lo Stato-nazione, non più in grado di sostenere una sovranità assoluta del territorio. Lo Stato deve allora garantirsi attraverso associazioni come l’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio), o l’Unione Europea (Kuus, 2015).

L’aggregazione sovranazionale, soprattutto dal punto di vista economico, ha anche incrinato il concetto di democrazia. Molte delle decisioni nazionali, riguardo il mercato globale, non prevedono coinvolgimento diretto, vengono prese e poi vissute dai cittadini, che non hanno la possibilità di esprimersi, omologando in buona parte l’offerta politica dei partiti. L’andamento dello Stato-nazione, apparentemente in declino, è diverso. Questo è ancora ente politico detentore privilegiato della forza di coercizione interna, alla quale noi associati affidiamo la sicurezza. Anche oggi la vita individuale è legata a una scala perlopiù statale della dimensione nazionale, dalle bandiere di edifici pubblici, così come il sistema dei media e la realtà geopolitica. Di fatto sicurezza e insicurezza derivano ancora da questi fattori (Dell’Agnese, 2005). Da uno Stato stabile parte normalmente la vita associata, infatti solo questo garantisce sicurezza secondo canoni di giustizia economica, sociale e politica comunemente Occidentali. Si può quindi dire che più che una crisi dello Stato, è in atto una ristrutturazione istituzionale e politica che lo renderà molto diverso rispetto all’epoca moderna e contemporanea (Sassen, 1996), l’«epoca dello Stato». Con le innovazioni in atto, dato che l’esercizio del potere nello spazio muta, è più preciso parlare di rielaborazione dello Stato e non di semplice erosione della sovranità. In sintesi, il passaggio che si sta verificando nella statualità è perché non sono più credibili e sovrapponibili i cardini della politica moderna, Stato, territorio e sovranità (McConnell, 2013). Così, lo Stato e le sue formule politiche si modificano e mescolano con altri fenomeni territoriali, producendo realtà locali, risultato delle relazioni di potere, non riducibili alla sola volontà del potere centrale. (Agnew, 2009). 1.2. CHE COS’È LO STATO? A prescindere da spazio e tempo, le comunità umane hanno esigenze primarie simili: abitazione, nutrimento e difesa. In Europa, già alla fine del Medioevo, prese forma lo Stato moderno, che assicurerà questi parametri. Fissato attorno a un centro, differente dalle strutture sociali esistenti, detiene ogni forma di legittimità politica ed esercita totalmente le sue funzioni, a partire dall’accumulo di risorse proprie, che comportano una crescente istituzionalizzazione.

Per comprendere lo stato moderno geograficamente, è fondamentale partire dal modello vestfaliano corretto dalla legittimazione nazionale o patriottica, consegnato dalla tradizione occidentale. Innanzitutto, lo Stato adesso si sta evolvendo nella sua forma “postmoderna”. Questo, è frutto della globalizzazione, è quindi maggiormente integrato all’interno dei flussi e delle reti mondiali. Le sue caratteristiche fondamentali sono: – governance: la sovranità dello Stato sul territorio non è più assoluta, ma a più livelli, che prevede il coinvolgimento di organizzazioni ed enti internazionali e anche sub-nazionali – cittadinanza: non viene più conferita solo sulla base dell’appartenenza al gruppo di insediamento storico all’interno dello Stato, ma anche sul tempo di residenza. In generale, assumono maggiore peso politico le reti transnazionali legate ai migranti e ai residenti temporanei; – economia: integrazione della maggior parte delle attività economiche nazionali all’interno di reti industriali a carattere sovranazionale (Sørensen,2005). 1.3. LO STATO MODERNO ALLA RICERCA DELLA LEGITTIMITÀ Il corso storico dello Stato moderno lo ha reso faticoso da definire e circoscrivere nel percorso. Il tipo, di cui trattiamo, nasce dalla crisi di legittimità del potere nel XIX secolo, che innesca il crollo del suo aspetto divino. Il 17 giugno 1789, il Terzo Stato in Francia con il nome di Assemblea Nazionale, stabilì che la legittimità politica non si sarebbe più fondata sul diritto monarchico e divino, bensì sul desiderio della popolazione di esprimere prospettive politiche e spirituali nello Stato. Così, si ampliò la partecipazione politica è il territorio iniziò a essere sistematicamente organizzato per le masse. Sotto il primo aspetto, si assicurò una coesione politica statuale, mescolando le visioni economiche globali di liberali e socialisti (Sadun Bordoni, 2002). Una forma di identità collettiva, trainante degli entusiasmi del nuovo corpo politico, si definisce nel principio nazionale e il nazionalismo, legittimando lo Stato e permettendogli di affermarsi come unità indivisibile rispetto alla società e agli attori internazionali. Un principio di tutti i facenti parte per nascita o sangue alla nazione: il nazionalismo ricerca una nuova identità collettiva nella società moderna, sorta dal crollo dell’ancien régime: l’uguaglianza e l’affermazione distintiva dell’individualità della nazione,

ricercata dal singolo come dall’popolo, è una delle caratteristiche della modernità (Sadun Bordoni, 2002). Tuttavia, come il nazionalismo, coinvolte nell’insorgere della società di massa, liberalismo, socialismo e ideologie novecentesche furono funzionali a mobilitare e ordinare il popolo. Tutte le ideologie interagirono, differentemente, con lo Stato per costruire una nuova coscienza politica. Il tutto si risolse con azioni complesse, a favore delle istituzioni, attraverso «espedienti» come la coscrizione obbligatoria o l’educazione pubblica. Il secondo aspetto per legittimare il potere all’inizio dell’Ottocento era rappresentato dal passaggio di tutto quel che serviva a politicizzare le masse per un più intenso uso e organizzazione del territorio. Negli anni Settanta dello stesso secolo, Jacob Burckhardt notò che alla perdita di autorità dello Stato moderno corrispondeva un aumento esponenziale delle sue funzioni. I due meccanismi erano profondamente legati, l’ampliarsi delle funzioni statali rappresentava una risposta implicita che portò la sovranità nell’epoca della società di massa. L’apparato burocratico rispecchiava questo scopo: le caserme per la leva obbligatoria, le scuole e tutte le strutture che esprimono la presenza dello Stato, ampliavano la sua capacità organizzativa sul territorio. La stessa medicina batteriologica, con Pasteur e Koch, ebbe un influsso sociale. L’idea che l’umanità fosse legata da un invisibile filo composto di batteri, trovò conferma nell’esigenza dello lo «Stato igienista» di garantire la salute pubblica, attraverso ospedali e profilassi nazionali. Alle strutture fisiche, si affiancarono le capacità organizzativa della burocrazia, con leggi in grado di omogeneizzare l’utilizzo del territorio. Il modo in cui le strade venivano costruite e dove, la scelta dei lavori pubblici da eseguire, così come la regolamentazione terriera e interpersonale, all’inizio dell’XX secolo diventarono più complesse. Qualità definita da Weber come la razionalizzazione della burocrazia. Sia questo che Mackinder, affermarono che lo Stato moderno è una “impresa” al pari di una fabbrica, dove è fondamento economico la “separazione” del lavoratore dai mezzi materiali d’impresa, che sono invece concentrati nel vertice politico. Lo Stato moderno accentra e moltiplica le proprie prerogative, la burocrazia ne assicura il funzionamento. L’amministrazione dello Stato moderno funziona in modo tale che i propri atti possano «essere calcolati in base a norme generali,

nello stesso modo in cui si calcola la prestazione di una macchina» (ibid). L’azione burocratica, secondo Weber, si razionalizza, attraverso previsione e organizzazione riducendola a calcola, che vengono utilizzati per rendere certa l’azione statale e assicurarsi tutti gli enti di territorio a cui ci si rivolge in maniera sistematica. La logica statale procede implementando costantemente l’organizzazione del territorio per guadagnare legittimità, accentrando funzioni e prerogative politiche. Ciò comporta due conseguenze principali: 1) l’azione dello Stato produrrà omologazione dei fenomeni presenti sul territorio; 2) la progressiva connessione e complessità dello Stato con il territorio, comporta una nuova capacità di mobilitare potenza, tanto in politica estera che interna. Nell’epoca moderna «lo sviluppo di un rapporto sempre più preciso fra le pretese della potenza e i mezzi per ottenerla, in particolare il possesso territoriale, è, a livello europeo, in continuo sviluppo» (Ratzel, 1903, p. 27).

CAPITOLO – GLI ELEMENTI SPAZIALI E TERRITORIALI DELLO STATO I due obiettivi fondamentali dello Stato sono la difesa dei contraenti e il procacciamento degli approvvigionamenti, esercita il potere per realizzare al meglio i propri scopi ma tenendo conto delle caratteristiche spaziali e territoriali, qualità e quantità della popolazione, rapporto tra popolo e territorio (sovranità). I tre elementi che costituiscono lo stato sono quindi: territorio, popolazione e sovranità. La sovranità è la capacità di far valere erga omnes (verso tutti) la propria potestà, valida entro i propri confini, è quindi libero anche nella determinazione dei propri atti in politica internazionale. È nel riconoscimento dell'imperio della legge che lo Stato può considerarsi sovrano, mentre stabilisce l'uguaglianza di diritto tra tutti gli individui che fanno parte del territorio, ossia i cittadini. Con il nazionalismo, si riconoscono come 'uguali' coloro che pur vivendo fuori dallo Stato, appartenevano alla nazione. La geografia politica critica mette in discussione il concetto classico di sovranità e contesta l'uso della metafora statuale per comprendere l'organizzazione politica della società e dei territori. Nella geografia politica classica lo Stato è l'unico referente legittimo nel governo del territorio, quindi l'identità politica di un popolo coincide con esso e con il territorio da esso amministrato. Questo genera visioni assiomatiche che ci portano a concludere che lo Stato esaurisca la dimensione del potere. Il ruolo degli elementi spaziali e territoriali nello Stato: 1) posizione assoluta e relativa 2) spazio assoluto e situazione naturale 3) confini Posizione assoluta e relativa Il determinismo geografico pretendeva che in base alla posizione occupata da uno Stato se ne potessero comprendere la vita e le condizioni di sviluppo politico ed economico, ma sappiamo che l'abilità e la creatività umana incontrano ostacoli ed occasioni nell'ambiente. La collocazione di uno Stato sulla Terra determina condizioni naturali che incideranno sul suo sviluppo (clima, l'essere un paese continentale o rivierasco), condizioni ambientali differenti comportano diverse modalità e problematiche di adattamento. Lo sviluppo economico è influenzato dall'ambiente, ad esempio le regioni asiatiche sconvolte dai monsoni o arcipelaghi battuti dai tifoni, rallentano lo sviluppo, oppure un paese molto freddo o molto caldo non riuscirà a produrre i beni sufficienti a sfamare una grande popolazione. Sono fattori che incidono sulla potenza e sull'organizzazione dello Stato e prendono il nome di posizione assoluta. La posizione relativa incide su uno Stato in relazione alla collocazione spaziale e alla sitruazione geopolitica degli Stati prossimi, ha quindi un fondamento geografico ma prende importanza alla luce della situazione geopolitica (es. l’Italia nella seconda metà degli anni Quaranta rappresentava il bastione orientale rispetto alla Cortina di ferro, ultimo paese occidentale a confinare con il blocco sovietico. Dopo la rottura titina con Mosca, l’Italia perse di fatto il vantaggio strategico a favore proprio della Iugoslavia.). La posizione relativa vede il mondo come un insieme di interrelazioni, in quanto lo sviluppo di un paese ha ripercussioni anche su altri Stati (es. Rinascimento che ha portato innovazioni in tutta Europa). La posizione relativa da o toglie importanza strategica ad un luogo in base alle vicissitudine storiche (es. Suez, che prima del taglio dell’istmo non possedeva alcuna importanza strategica, mentre successivamente divenne per circa un secolo un punto di snodo fondamentale per il passaggio del traffico marittimo dall’Oriente verso l’Europa). Senza la posizione relativa, sarebbero indispensabili gli Stati cuscinetto, ossia i paesi che sopravvivono come aree di equilibrio tra due grandi potenze come l'Afghanistan nell 1800 che fungenza da cuscinetto tra impero russo e britannico. Spazio assoluto e situazione naturale Lo spazio geometrico è la categoria più criticata dalla geografia politica classica. L'idea è che le dimensioni e la forma dello Stato incidano sul suo sviluppo e sull'ordine interno, ed è stata spesso vista come una scusante per legittimare forme di governo illiberali. Nel rapporto tra Stato e spazio assoluto possiamo distinguere:

• Stati compatti/framentati: a secinda del grado di compattezza territoriale, si avranno problemi di trasporti, difesa, organizzazione della vita associata (le isole sono il grado estremo della frammentazione e dovranno implementare un sistema più costoso nell'organizzazione del territorio). Il problema riguarda più gli Stati tecnologicamente ed economicamente avanzati perchè il livello delle richieste della popolazione sarà più complesso e costoso da soddisfare. Lo Stati compatto ha invece trasporti meno costosi e più veloci, quindi maggiore facilità nel controllo del territorio, inoltre la compattezza disincentiva l'autonomia delle minoranze (es. minoranza islamica nelle Filippine). • Stato omogeneo...


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