Spazi e poteri Geografia politica, geografia economica, geopolitica-Claudio Cerreti, Matteo Marconi e Paolo Sellari PDF

Title Spazi e poteri Geografia politica, geografia economica, geopolitica-Claudio Cerreti, Matteo Marconi e Paolo Sellari
Author Ginevra Stermieri
Course Geografia politica ed economica
Institution Sapienza - Università di Roma
Pages 96
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Sintesi o riassunto Riassunto Spazi e poteri-Claudio Cerreti, Matteo Marconi e Paolo Sellari....


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CAPITOLO 1: LO STATO E LE SUE METAMORFOSI TRAMONTO O RIASSESTAMENTO DELLO STATO? La geografia politica nasce con Friedrich Ratzel come geografia dello Stato. Tuttavia Ratzel parlava di Stato in un’accezione più ampia allargandone la definizione a tutte le forme di organizzazione politica all’interno di una comunità (es il sistema tribale o clanico). Grazie ad una serie di avvenimenti (globalizzazione economica, crollo del Muro di Berlino ecc) la geografia è tornata allo spirito critico di Ratzel. Ad oggi non è più possibile sostenere la visione monocratica dello Stato moderno: la politica non è data solo dalla volontà dello stato o del governante ma è una dimensione complessa in cui troviamo attori e fenomeni non-statali. La crisi dello Stato moderno permette di poter vedere il fenomeno potere nella sua interezza. La geografia politica inizia quindi a riflettere sulla categoria di Stato postmoderno a partire dal secondo dopoguerra. La caduta del Muro di Berlino ha ravvivato le conflittualità sopite dallo scontro ideologico tra le due superpotenze. Il successivo tentativo americano di dare al mondo una configurazione unipolare si è dimostrato irrealizzabile: venuta meno la logica bipolare anche la superpotenza rimasta aveva perso il sostegno di cui prima godeva in funzione tattica. La crisi della statualità moderna si è poi manifestata tramite il diritto all’autodeterminazione dei popoli che ha aperto molti conflitti e fatto aumentare il numero di stati esistenti. Questo fenomeno si è accompagnato all’incapacità della dimensione statuale di farsi carico delle aspettative identitarie e politiche dei cittadini. La massa eurasiatica, ad esempio, ha perso i suoi 3 imperi (russo, ottomano e austro-ungarico) con le due guerre mondiali, i quali avevano la funzione di assorbire le tendenze centrifughe. Oggi ci si chiede se questo ruolo possa essere svolto dalle organizzazioni internazionali. Da una parte la tecnologia e la globalizzazione tendono ad omologare la vita economica nazionale al contesto globale, dall’altra assistiamo all’azione destabilizzante dei flussi migratori nel Mediterraneo. Gli Stati europei soffrono culturalmente il fenomeno dell’immigrazione perché si riconoscono ancora prevalentemente nelle strutture mono identitarie dello Stato-nazione. il fenomeno migratorio e il tema dell’inquinamento mostrano come tutte le parti del globo siano tra loro interrelate. Alla crisi che accompagna l’arrivo dei flussi migratori si oppone il tema della libera circolazione del capitale. La globalizzazione economica ha infatti segnato il passaggio dallo Stato moderno (entre regolatore, che controlla il flusso di capitali e merci) allo Stato post-moderno (ente attrattivo, che cerca di attirare e mantenere i capitali sul proprio territorio, in competizione con gli altri stati, fenomeno economico tipico della globalizzazione è infatti la delocalizzazione delle imprese). Questo ha subordinato la sovranità (che in epoca moderna era superiore a tutto) al potere economico. Assumono nel frattempo sempre maggior peso le realtà amministrative regionali e metropolitane (es Triveneto, Silicon Valley, Catalogna) che diventano rilevanti anche a livello internazionale. Lo Stato deve allora farsi valere associandosi in ambiti regionali più consistenti (es UE), tuttavia i processi aggregativi sovranazionali pongono un problema di democraticità, dato che molte decisioni - soprattutto quelle economiche - vengono prese senza il coinvolgimento dei cittadini. Nonostante tutte queste cose, lo Stato-nazione continua ad essere il detentore privilegiato della forza di coercizione al suo interno, ha potere ancora sulla percezione di sicurezza/insicurezza, ed è la via preferenziale per aggregare la vita associata. Per questo non parliamo di una crisi dello stato ma di un riassestamento istituzionale e politico (rielaborazione). CHE COS’E’ LO STATO? Lo stato moderno si caratterizza per la nascita di uno spazio politico cristallizzato attorno ad un centro. Dal punto di vista geografico questo è il modello westfaliano. Le caratteristiche dello Stato postmoderno sono: 1) governance multilivello: la sovranità dello Stato sul territorio non è più così assoluta ma diventa stratificata. La gerarchia Stato- comunità-comune non è più così fissa, maggiore coinvolgimento degli enti sub-nazionali. 2) cittadinanza: viene conferita anche semplicemente sulla base della residenza. 3) economia: integrazione della maggioranza delle attività economica nazionali all’interno di reti commerciali o industriali a carattere sovranazionale.

LO STATO MODERNO ALLA RICERCA DELLA LEGITTIMITÀ Con la Rivoluzione francese del 1789 si stabilì il principio rivoluzionario per cui la legittimità politica non si sarebbe più fondata sul diritto divino e monarchico bensì sulla volontà di una comunità allargata a tutti i cittadini. Si prevedeva da un lato l’allargamento della partecipazione politica e dall’altro un conseguente uso più sistematico del territorio per organizzare le masse. Il principio nazionale fu il paradigma in grado di assicurare la coesione della politica statuale, il nazionalismo che ne deriva permetteva allo Stato di affermarsi come unità indivisibile rispetto alla società e agli attori internazionali, si creò un’identità collettiva necessaria per trascinare gli entusiasmi. Liberalismo,socialismo e le ideologie 900esche riuscirono a mobilitare e ordinare il popolo (seppur in modi diversi). Tutto quello che serviva a politicizzare le masse doveva passare per un più intenso uso ed organizzazione del territorio. Burckhardt notò che la perdita di autorità dello Stato moderno corrispondeva ad un aumento esponenziale delle sue funzioni: l’ampliarsi delle funzioni statali rappresentava una risposta implicita alle incertezze che accompagnarono la trasformazione della sovranità nell’epoca della società di massa. Venne costruito un apparato burocratico per aumentare la capacità organizzativa sul territorio. Anche la medicina batteriologica rispose all’esigenza dello Stato di garantire la salute pubblica. Nel frattempo con leggi e regolamenti si tentò di omogeneizzare l’utilizzo del territorio (costruzione strade, scelta dei lavori pubblici da fare ecco). Sia Weber che Mackinder definivano lo Stato moderno come un’impresa al pari di una fabbrica. Secondo Weber le modalità d’agire della burocrazia sono un processo di razionalizzazione. La logica evolutiva della struttura statale procede implementando costantemente l’organizzazione del territorio per guadagnare legittimità, con 2 conseguenze principali: 1) l’azione dello Stato produrrà omologazione dei fenomeni presenti sul territorio 2) la progressiva connessione dello Stato con il territorio che comporta una nuova capacità di mobilitare la propria potenza

CAPITOLO 2: GLI ELEMENTI SPAZIALI E TERRITORIALI DELLO STATO 2.1 STATO, TERRITORIO E SOVRANITÀ Secondo la geografia politica classica lo Stato ha come obiettivi fondamentali la difesa dei contraenti e il procacciamento degli approvvigionamenti. Gli elementi costitutivi dello stato sono: - Caratteristiche spaziali e territoriali. - Qualità e quantità della popolazione. - Rapporto tra popolo e territorio, ovvero la sovranità. La sovranità è la capacità dello stato di far valere erga omnes la propria potestà all’interno dei propri confini. Nello spazio sovrano l’ordine statuale è vincolante sia nei confronti dei cittadini che degli altri stati, per questo lo stato è libero nella determinazione dei propri atti in politica internazionale. Lo stato si considera sovrano nel riconoscimento della supremazia della legge, che stabilisce l’uguaglianza dei cittadini in base ad una discriminante spaziale. Successivamente, con il nazionalismo si riconoscono uguali coloro che vivono al di fuori dello stato ma appartengono alla nazione. La geografia politica critica contesta l’uso dello Stato come scala di analisi per l’organizzazione politica della società in quanto questa non tiene conto dei poteri concorrenti. Nella geografia politica classica lo stato è l’unico in grado di adempiere gli obiettivi della comunità, perciò l’identità politica del popolo deve coincidere con esso. Da qui, e dalla divisione della superficie terrestre su base statuale nasce l’idea che lo stato esaurisca la dimensione del potere. A partire da questi presupposti politici bisogna studiare il ruolo degli elementi spaziali e territoriali nello stato, ovvero: -Posizione assoluta e relativa. -Spazio assoluto e situazione naturale. -Confini. 2.2 POSIZIONE ASSOLUTA E RELATIVA

Il determinismo geografico voleva in base alla posizione occupata da uno stato, capirne la vita e le condizioni di sviluppo politico ed economico, superato il determinismo rimane che l’ambiente può offrire occasioni o ostacoli allo sviluppo. La collocazione di uno stato sul globo terrestre determina alcune condizioni naturali essenziali che incidono sul suo sviluppo: il clima, l’essere un paese continentale o rivierasco. Ad esempio un paese molto freddo non riuscirà a produrre abbastanza beni da sfamare una popolazione. Questo ed altri fattori incidono in maniera sistematica sulla potenza e sull’organizzazione dello stato. A questa serie di condizioni diamo il nome di posizione assoluta. La posizione relativa, invece, incide su uno stato in relazione alla collocazione spaziale e alla situazione geopolitica degli stati vicini. Ad esempio L’Italia nella seconda metà degli anni ‘40 rappresentava l’ultimo paese occidentale a confinare con il blocco sovietico, dopo la rottura con Mosca l’Italia perse il vantaggio strategico a favore della jugoslavia. La posizione relativa ha un fondamento geografico ma prende importanza alla luce della situazione geopolitica. La posizione relativa vede il mondo come un insieme di interrelazioni. Questa, dona o fa perdere importanza a seconda delle vicissitudini storiche, come nel caso di Suez, che non aveva importanza strategica, la acquista con il taglio dell’istmo, la perde quando le navi diventano troppo grandi per attraversare il canale e la riacquista quando poi viene aperto un secondo ramo di navigazione. Senza il concetto di posizione relativa sarebbero impensabili anche gli stati cuscinetto, ossia quei paesi che sopravvivono come aree di equilibrio tra due grandi potenze (come la Thailandia nel mezzo tra britannici e francesi). 2.3 SPAZIO GEOMETRICO E SITUAZIONE NATURALE Secondo Ratzel, le dimensioni e la forma di uno stato incidono sul suo sviluppo e sull’ordine interno. Questa osservazione, che sottolinea l’importanza dello spazio assoluto, è spesso stata vista come una scusa per legittimare forme di governo illiberali, ad esempio il geografo Savickij diceva che la Russia doveva essere retta dall'autoritarismo perché troppo estesa da controllare. Nel rapporto tra Stato e spazio assoluto possiamo distinguere:

1) Stati compatti/stati frammentati: Se lo stato è compatto, ci saranno meno problemi nella difesa, nei trasporti e nel controllo del territorio. Ad esempio, uno stato frammentato come la grecia ha bisogno di trasporti più frequenti e più costosi, più il paese è tecnologicamente sviluppato, più saranno costose le richieste della popolazione. La compattezza dello stato, inoltre, disincentiva l’autonomia delle minoranze. 2) Stato omogeneo/disomogeneo: L’omogeneità è la distribuzione uniforme di una o più caratteristiche specifiche, come ambiente, morfologia e popolazione. Generalmente, se uno stato è uniforme sarà più facile centralizzare la sovranità perché se non ci sono differenze di interessi tra cittadini, non sorgono differenti istanze politiche. (Italia ha un nord continentale e un sud peninsulare e insulare, l’australia è divisa in due dalle regioni desertiche dell’area centrale, sono disomogenee). La contrazione di popolazione in una certa area rischia di causare la perdita di controllo del territorio a vantaggio di potenze più giovani, come la denatalità in Russia che sta favorendo l’immigrazione della Cina nella Siberia orientale. Come esempio di omogeneità ambientale abbiamo la Germania, mentre la Cina è molto unita dal punto di vista linguistico/culturale. 3) Stati dalla forma arrotondata o allungata: la forma dello stato incide sulla capacità di difesa e sulla possibilità che si creino dei separatismi in quanto i centri principali del paese saranno distanti tra loro, ad esempio il Cile, nel quale si è provveduto alla creazione di un sistema di trasporti veloce e a basso costo che unificasse il paese, o Israele che punta molto sulla difesa dei confini in quanto stato poco profondo ma molto allungato. Gli stati dalla forma arrotondata godono di maggiore profondità strategica, possono costruire basi e centri vitali lontani dai confini. Una forma arrotondata, in più non offre appigli ai nemici. Una forma più compatta rende la difesa dello stato più semplice e permette coesione tra centro e periferia. 4) Macro-Stati o microstati: Più uno stato è esteso più fattori debilitanti vi sono, come ad esempio divergenze antropiche come etnie o religioni, il positivo dello stato-continente sta nel fatto di avere maggiori risorse e maggiore peso nei fenomeni transnazionali globali. Gli stati piccoli raramente presentano fattori di divisione e risentono meno della scarsità di risorse rispetto al passato grazie alla globalizzazione (Singapore, città stato che ha sfruttato benissimo la propria posizione relativa). Gli stati che soffrono di più la globalizzazione sono quelli di media dimensione ( europei) perché non hanno i vantaggi delle altre due categorie. Le dimensioni dello stato devono essere proporzionate alla popolazione per produrre una densità abitativa ottimale (Rousseau). La situazione naturale di uno stato è più complessa. Spazio e ambiente rappresentano occasioni “obbligate” dell’agire politico. 1) Stato continentale: sviluppa la vita economica e culturale principalmente su terraferma anche quando è presente un litorale. Alcuni stati continentali non hanno affaccio al mare e questo grava sul loro sviluppo perché il mare è il primo veicolo commerciale al mondo. Esempi di stato continentale sono Germania e Russia. Gli stati continentali sono fortemente limitati nella libertà di far circolare beni tra i paesi alleati, per questo la loro politica deve essere o di alleanze o di controllo e ingerenza sullo spazio circostante. 2) Stati insulari e arcipelagici: Vantaggio strategico non indifferente perché si può meglio difendere dalle minacce esterne, vedi inghilterra. Inoltre, l’insularità favorisce lo sviluppo del commercio per mare (Giappone, Inghilterra e Indonesia). 3) Stato peninsulare: Hanno più possibilità di scambio e produzione, perciò storicamente sono centri privilegiati di creazione culturale. Inoltre, gli stati peninsulari hanno anche una grande funzione strategica perché possono essere ponte d’ingresso nel continente o mezzo di rigetto. 2.4 IL SISMOGRAFO POLITICO: IL CONFINE Il problema della compattezza dello stato introdusse a partire dal ‘700 l’idea che dovessero esistere dei confini naturali in base a cui individuare delle regioni coerenti per rafforzare scientificamente le pretese territoriali dello stato. Il principio di coerenza territoriale ha accompagnato le rivendicazioni geopolitiche degli stati moderni, ma si tratta di un’impostazione desueta dato che ormai i confini naturali possono essere superati con i mezzi di trasporto moderni (treni e aerei). Nell’era contemporanea lo spazio si costituisce sempre di più come circostanza e flusso e l’indice di interattività delle relazioni sociali è salito vertiginosamente. Da questa svolta provengono l’ammorbidimento istituzionale delle forme dello stato e la permeabilità dei confini. Gli stati non

sono più totalmente sovrani delle funzioni politiche ed economiche che si svolgono al proprio interno. Con la fine della seconda guerra mondiale e la creazione dell’unione europea lo stato moderno lascia il passo allo stato post moderno che fonde propria sovranità con organi sovranazionali creando spazi di condivisione politica più ampi. Il confine non è più rigido, ma si attiva o disattiva in base al flusso da intercettare e si espande in modo discontinuo. Logiche moderne e postmoderne a volte si sovrappongono, per questo esistono diverse pratiche confinarie (dai muri alla libera circolazione schengen). Negli ultimi anni molti paesi hanno guadagnato l’indipendenza, sia per la diffusione del principio di autodeterminazione dei popoli, ma anche in seguito alle rivolte clanico-tribali. In molti casi il confine viene contestato solo per ricostruirlo in base al mutamento dei rapporti di forza e sempre con la logica del confine come demarcazione statale. Quando non c’è un processo di defunzionalizzazione del confine significa che i meccanismi del funzionamento dello stato sono ancora efficienti, è il caso della Jugoslavia dove lo scontro confinario è stato vinto dallo stato che per il principio di coerenza territoriale ha annesso tutti i territori ritenuti omogenei alla propria ragion d’essere. Rientra in questo discorso anche la proclamazione d'indipendenza del sud sudan nel 2011 a seguito di un referendum. ( kosovo e palestina indeterminati; Kurdistan iracheno, Nunavut in Canada e Groenlandia rispetto alla Danimarca sulla via dell’indipendenza.) 2.5 TIPOLOGIA E FUNZIONI DEI CONFINI TERRESTRI CLASSICI Il confine è la struttura dell’area di crisi di ogni organismo politico perché indica il termine della sovranità, dunque è un’area di prova, da come l’autorità risponde alla prova si possono intendere le caratteristiche politiche dello stato e la tipologia di relazioni che ha con l’esterno. Bisogna innanzitutto distinguere tra confine e frontiera. I confini sono una demarcazione lineare, spesso visibile, stabilita da un’autorità politica e con carattere legale. I confini classici hanno natura rigida, che può andare dal differente quadro normativo e sovrano cui il territorio è sottoposto, all’erezione di barriere fisiche (Messico-USA; Ungheria-Serbia; India-Bangladesh). Le frontiere hanno un significato politico, ma seguendo i movimenti delle culture, popolazioni e religioni non è un limite divisorio netto, ma una fascia ibrida, al cui interno si mescolano elementi di due o più aree culturali. Per quanto riguarda le frontiere religiose si pensi alla divisione tra cattolici e ortodossi nei balcani e quella tra cattolici e protestanti in germania. In entrambi i casi si parla di separazioni politiche a cui nel corso dei secoli si sono sommati altri elementi creando blocchi a volte contrapposti. La nascita di entrambe le frontiere rimanda alla storia del limes romano, che sul reno separava Roma dalle scorrerie dei barbari, mentre nei balcani sorse dopo la morte dell’imperatore Teodosio a dividere la parte occidentale dell’impero da quella orientale. Altra forma di frontiera è quella economica, si può studiare la diffusione di un sistema produttivo nazionale per comprendere le direzioni di sviluppo economiche di un gruppo. Per quanto riguarda i confini terrestri classici, è possibile distinguere in: 1) confini internazionalmente riconosciuti/ confini di fatto: i primi sono sanciti da trattati e con una certa solidità, garantita dall’ordinamento internazionale. I confini di fatto invece, producono delle divisioni territoriali nette pur non essendo stabiliti da un accordo, come ad esempio la blue line che separa libano e israele, oppure i confini di stati non riconosciuti, ma indipendenti. 2) Forma: confini naturali/artificiali, funzionalizzati/defunzionalizzati: -naturali: delimitati da un fiume, una catena montuosa ecc. Permettono un migliore controllo dei confini perché difficili da attraversare illegalmente. Solitamente diminuisce la possibilità di contestazioni territoriali perché ad esempio può dividere in modo equo una sorgente, in alcuni casi, come quello del fiume Drava, che nasce sulle alpi in territorio italiano e ci scorre solo per pochi chilometri, non è così. -artificiali: stabilito senza punti di riferimento territoriali o culturali, disegnati con strumenti geometrici spesso squadrati con linee dritte. Utilizzati per definire confini in one scarsamente abitate. I confini artificiali sono diffusi in America settentrionale, in Africa e in vicino oriente. Il confine geometrico alimenta la conflittualità -funzionalizzati/defunzionalizzati: Quanto più un confine è funzionalizzato tanto più saranno difficili i flussi e gli scambi tra i paesi interessati. Il confi...


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