3 - teorie e modelli della geografia economica PDF

Title 3 - teorie e modelli della geografia economica
Author Greta Sbrofatti
Course Geografia Economica
Institution Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
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Capitolo 3: Teorie e modelli della Geografia economicaModulo 1 – LE RELAZIONI GEOGRAFICO ECONOMICO SPAZIALILa Geografia è dunque una scienza che studia le relazioni che intercorrono tra i singoli soggetti e oggetti presenti sulla superficie terrestre.Nello specifico, l'insieme delle relazioni che le...


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Capitolo 3: Teorie e modelli della Geografia economica Modulo 1 – LE RELAZIONI GEOGRAFICO ECONOMICO SPAZIALI La Geografia è dunque una scienza che studia le relazioni che intercorrono tra i singoli soggetti e oggetti presenti sulla superficie terrestre. Nello specifico, l'insieme delle relazioni che legano tra loro oggetti e soggetti distribuiti sulla Terra costituisce lo spazio geografico. Se in questo spazio geografico ci si focalizza esclusivamente sulle relazioni economiche, si ottiene lo spazio geo-economico. La Geografica economica, in particolare è una disciplina che si concentra principalmente su 2 ambiti di indagine: 1. le attività economiche – in questo caso la materia cerca di comprendere l'organizzazione dell'economia nello spazio. 2. lo sviluppo regionale – mentre in questo caso tenta di indagare le dinamiche di sviluppo economico regionale. Lo sviluppo regionale dipende sia da elementi interni che esterni. → Del primo gruppo fanno parte: –

caratteristiche degli impianti produttivi;



strategie delle singole imprese.

→ Del secondo gruppo fanno parte: –

le condizioni dei mercati in cui le aziende operano.

Le relazioni su cui si concentra la Geografia economica possono essere suddivise in 2 tipologie: •

relazioni orizzontali – dette anche interazioni spaziali; si tratta delle relazioni geograficospaziali che intercorrono tra i soggetti e tra le sedi di tali soggetti. Nello specifico, si parla di relazioni di scambio e di circolazione che riguardano: - merci - persone - denaro - informazioni - servizi



relazioni verticali – chiamate anche ecologiche; fanno riferimento al rapporto esistente tra le singole attività economiche e le caratteristiche dei luoghi in cui queste si inseriscono, come: - il tipo di clima; la presenza di risorse naturali; i caratteri demografici/storico culturali della popolazione.

La Geografia economica analizza tali tipologie di relazioni contemporaneamente e non in maniera separata. Le relazioni verticali e orizzontali assieme ai soggetti e agli oggetti che esse legano costituiscono il territorio. Per organizzazione territoriale si intende l'ordine complessivo che le relazioni orizzontali e verticali assumano in un dato territorio. Concentrandoci sullo studio delle condizioni territoriali che incidono sulle attività economiche, la Geografia economica effettua un'analisi alle diverse scale ( da quella locale a quella globale) dell'organizzazione territoriale, tenendo in considerazione 3 ordini di fattori: 1. le condizioni naturali dei vari luoghi; 2. le condizioni storiche, quindi ereditate dal passato, siano esse materiali, sociali, culturali o economiche; 3. i diversi livelli dell'organizzazione attuale (economico-sociale, politico, amministrativo). Non esiste un'organizzazione territoriale oggettiva per una ragione o un paese, essa rappresenta il risultato delle scelte soggettive, mutando le quali è possibile modificare le forme dell'organizzazione economica dello spazio.

Modulo 2 – LE TEORIE LOCALIZZATIVE CLASSICHE La localizzazione delle attività economiche costituisce uno dei temi principali della Geografia economica. L'obiettivo primario della teoria della localizzazione è innanzitutto quello di stabilire sulla base di quali criteri le attività economiche di distribuiscono nello spazio geografico e dove decidono di ubicare le proprie unità produttive, commerciali e di consumo. Lo studio della localizzazione delle attività economiche ha un duplice fine: –

da un lato, permette di supportare le scelte localizzative;



dall'altro, consente di analizzare le conseguenze che le scelte localizzative hanno per le città o le regioni.

Questo studio è effettuato attraverso modelli esplicativi di tipo economico. → Teorie e modelli: •

Il primo modello è quello elaborato da Johann Heinrich Thunen nel 1826, detto anche modello dello Stato Isolato. Si tratta di un modello formale e quantitativo di localizzazione delle attività agricole che riguarda la distribuzione di diverse varietà di colture agricole attorno al centro urbano. L'autore individua alcune leggi generali relative all'organizzazione degli spazi agricoli e

riconduce la distribuzione di tali spazi esclusivamente alle scelte razionali degli agenti economici che hanno come obiettivo quello di massimizzare il proprio profitto individuale. In tale visione di esclude qualsiasi elemento esterno. Lo spazio immaginato dall'autore è uno Stato isolato, costituito da una sola città situata al centro di una pianura, che rappresenta lo spazio di produzione. Tale spazio presenta una serie di caratteristiche: - è perfettamente percorribile in ogni direzione; - è fertile in maniera uniforme; - poiché circondato da un'area non coltivabile non è espanibile. Partendo da tale situazione, l'obiettivo primario dei vari coltivatori è quello di stabilirsi il più possibile vicino al centro urbano per minimizzare i costi di trasporto delle merci e, al contempo, per massimizzare la loro rendita di posizione o localizzazione.



Il secondo modello riguarda la localizzaione nel settore secondario e si deve a Alfred Weber. Secondo l'autore, tale localizzazione è di capitale importanza sia dal punto di vista economico sia da quello sociale. Weber si concentra sulla produzione delle materie prime localizzate in punti precisi del territorio. La rarità delle materie ubicate implica costi per il loro trasporto. Il problema che si pone è quello di trovare il luogo ottimale, un punto nello spazio nel quale localizzare le attività industriali compatibilmente con l'ottimizzazione dei costi. La sua indagine è volta a identificare il luogo di localizzazione dell'industria essendo distinti il luogo del consumo e i luoghi dei materiali.



Il principale sostenitore della teoria di localizzazione del settore terziario è Walter Christaller. Nella sua teoria è fondamentale il concetto di centralità, che rappresenta l'importanza relativa di un centro. Il suo modello si concentra dunque su quelle leggi che governano la distribuzione degli insediamenti e delle città all'interno di uno spazio geografico, al fine di accertarne se tale distribuzione risponde a una logica ben definita o è semplicemente frutto del caso. Negli →anni Cinquanta, l'autore introdurrà il concetto di località periferiche, overo località che segnano una tendenza opposta a quella delle località centrali. Il servizio da esse offerto è costituito dalle vacanze.

Modulo 3 – LE NUOVE TEORIE DELLA GEOGRAFIA ECONOMICA Le nuove teorie della Geografia economica iniziano a svilupparsi dagli anni Ottanta del XX secolo. → New Economic Geography: espressione che indica un filone di studi che pone al centro dell'indagine le relazioni funzionali che si svolgono su un determinato territorio, segnando quindi un forte distacco dalle teorie del determinatismo e possibilismo.

Le teorie della New Economic coniugano gli aspetti della localizzazione e quelli dello sviluppo delle attività produttive con lo scopo di spiegare la concentrazione o le migrazioni delle attività economiche e dei fattori produttivi verso o da determinate localizzazioni territoriali. Paul Krugman riesce a raccordare Geografia economica e Teoria economica attraverso lo studio di alcune economie di localizzazione. Più precisamente, riesce a fornire una descrizione formale e matematica dei meccanismi di agglomerazione spaziale, attraverso l'utilizzo di pochi parametri, avvicinandosi così ai metodi della Teoria economica. Il modello core-periphery di Krugamn prevede 2 ipotesi iniziali: 1. Ipotesi 1 – esistono 2 settori, produzione agricola e produzione manifatturiera. La distribuzione spaziale delle produzioni agricole è dovuta a fattori esogeni come la posizione dei terreni fertili. Le imprese agricole agiscono in un mercato di concorrenza perfetta, con prodotti omogenei e immobilità dei fattori di produzione. Le imprese manifatturiere agiscono in un mercato di concorrenza monopolistica e producono beni non identici e hanno rendimenti di scala crescenti. 2. Ipotesi 2 – esistono solo due regioni, A e B. Nel settore agricolo i produttori servono esclusivamente il proprio mercato locale e ciò comporta costi di trasporto nulli. Nel settore manifatturiero invece c'è commercio tra le 2 regioni perchè ognuna produce una varietà diversa del medesimo bene. In questo caso i costi di trasporto sono influenti perchè i consumatori della regione A pagheranno di più per un prodotto proveniente dalla regione B. I fattori di produzione sono mobili, pertanto nel caso in cui in una delle 2 regioni si determina un livello di salari superiore all'altra, i lavoratori migrano da una regione all'altra. In una situazione di equilibrio i lavoratori e le imprese di distribuiscono equamente tra le 2 regioni. Ma nel caso in cui nella regione A si determinassero dei sovrapprofitti, alcuni lavoratori della regione B migrerebbero verso A. La migrazione porta a 3 conseguenze: –

aumento della domanda



localizzazione di altre imprese



processo di agglomerazione

Il modello mostra come gli squilibri economico-geografici e i processi di agglomerazione sono possibili anche in una situazione di equilibrio macro-economico generale.

→ La Geoeconomia rappresenta un filone di indagine sviluppatosi sulla scia della Geopolitica. Il suo oggetto di studio non è ancora ben definito, ma le finalità sono quelle di definire una strategia economica nazionale che prenda in esame sia elementi interni (come dotazioni energetiche) che elementi esterni (come strategie economico-politiche di altri paesi). Edward Luttwak, politologo e saggista romeno, è uno dei maggiori esponenti di questo filone, che nelle sue pubblicazioni ha spesso posto la Geoeconomia in contrapposizione con la Geopolitica e esaltato i concetti di mercantilismo e guerra economica. Secondo il politologo, le finalità della Geoeconomia vanno verso la creazione della ricchezza, la conquista del benessere da parte dei cittadini, condizioni che permettono a uno Stato di prevalere su un altro. Per ottenere tale effetto, non si ricorre più a guerre militari ma al cosiddetto conflitto geoeconomico, che mira dunque a rafforzare la competitività della propria economia. I mezzi del conflitto geoeconomico sono: –

investimenti nelle competenze di base che consentono di aumentare la propria produttività;



violazione delle regole della libera concorrenza e del libero mercato.

→ Teoria del sistema-mondo di Immanuel Wallerstein: sociologo ed economista statunitense, la sua teoria consente di comprendere come l'influenza del capitalismo su quello che egli definisce sistema-mondo, abbia comportato la suddivisione degli Stati in 3 spazialità differenti in base al loro grado di sviluppo: 1. Centro – composto da poco meno di una trentina di paesi a capitalismo avanzato che gravitano intorno ad un nocciolo duro formato dalle maggiori potenze industriali; 2. Periferia – comprende economie meno sviluppate dei PVS, sia in termini di reddito, sia perchè privi o con limitate risorse naturali e frequentemente e pesantemente indebitati; 3. Semi periferia – fascia intermedia che comprende sia i paesi emergenti, sia numerose economie in transizione che per risorse naturali, capacità tecnologiche, organizzazione produttiva si trovano in fase di più o meno avanzata integrazione con il centro. Tale modello ha riscontrato critiche poiché ritenuto statico e non più adeguato a spiegare i rapporti di potere economico tra paesi nella cosiddetta era della globalizzazione.

Modulo 4 – LE ESTERNALITA' LOCALIZZAZIVE E LE INFRASTRUTTURE La localizzazione delle attività economiche costituisce uno dei temi principali della Geografia Economica. Di fatto, il principale obbiettivo della teoria della localizzazione è quello di stabilire sulla base di quali criteri le attività economiche si distribuiscono nello spazio geografico e dove decidono di situare i propri elementi produttivi, commerciali e di consumo. Ad oggi, non è possibile definire una regola che spieghi il perchè le imprese decidano di adottare un certo comportamento nello spazio geografico, questo dovuto al fatto che le scelte sono estremamente complesse, spesso legate a numerosi fattori economici e sociali ed in ultimo, ma non meno importante, le dinamiche variano nel tempo, evolvendosi insieme alla tecnologia e ad i vari scenari industriali.

Ciò che invece risulta certo è che un imprenditore sceglie di localizzare la propria azienda in un determinato luogo, piuttosto che in un altro, in base ai vantaggi che quest'ultimo reca all'azienda. Questi vantaggi si distinguono in interni o esterni all'impresa. Nel linguaggio specifico si parla di economie interne ed esterne. Nel primo caso, ovvero i vantaggi derivanti dalle economie interne sono tali grazie alla riduzione dei costi di produzione. In poche parole: vengono ripartiti i costi fissi su un gran numero di prodotti finali, diminuendo così il costo unitario. Nel secondo caso invece, le economie esterne (dette anche esternalità positive) sono così chiamate in quanto gli eventuali vantaggi derivano dalla scelta dell'imprenditore di localizzare la propria impresa in un luogo piuttosto che in un altro. Dunque non legati alle cause interne alla sua organizzazione, ma derivanti da fattori esterni. Quando, nel caso contrario, la scelta dell'imprenditore risulti dannosa per l'impresa, si parla allora di diseconomie esterne o esternalità negative.

Facendo un passo indietro, l'espressione economie esterne fu utilizzata la prima volta nel 1890 dall'economista Alfred Marshall, per indicare quelle utilità che non derivano dall'organizzazione interna di un'impresa ma che possono essere comunque sfruttate da quest'ultima a costi minori o addirittura azzerati rispetto ai vantaggi ottenuti. Le economie esterne possono essere a loro volta suddivise in 2 categorie: • Economie di agglomerazione – vengono qui intesi quegli incrementi di produttività che le imprese realizzano concentrandosi in certe aree e che non realizzerebbero se operassero isolatamente. Questa definizione rispecchia i cosiddetti distretti industriali ossia la concentrazione di più imprese all'interno di un medesimo distretto. Le conseguenze saranno vantaggi assai alti, poiché la presenza di un certo numero di imprese all'interno di un solo distretto può portare benefici per quanto riguarda la riduzione dei costi e l'organizzazione dei servizi comuni. •

Economie di urbanizzazione – le quali, facente parti della seconda categoria di economie esterne, derivano da una serie di condizioni verificabili nell'area in cui le imprese si localizzano. Queste condizioni sono rappresentate da un'area densa di attività, infrastrutture (riscontrabili dunque in un centro urbano), ma anche opere di urbanizzazione primaria o infrastrutture tecniche quali: ponti, strade acquedotti, fognature, che consentono quindi l'insediamento delle imprese, passando poi alle reti di trasporti, disposizione dei servizi e tutte le varie strutture per la popolazione.

Da ciò che è appena stato detto, risulta doveroso soffermarsi sulla definizione di infrastrutture in quanto proprio su queste ultime risulta evidente la loro importanza. Esse riguardano infatti tutto ciò che, tramite la spesa pubblica, rende un territorio idoneo a svolgere le funzioni economiche e abitative. Le infrastrutture rappresentano 2 tipi di beni: • Beni non escludibili – di grande importanza per l'economia e per la società, tanto che per usufruirne non è ritenuto necessario il pagamento di un prezzo di mercato. • Beni pubblici indivisibili – i quali producono utilità collettive. Sono state individuate inoltre 4 infrastrutture, elencabili come: • materiali o tecniche • sociali

• •

economiche dell'informazione e della ricerca

Tuttavia è bene evidenziare anche alcune aspetti negativi dovuti ai processi di concentrazione delle industrie (che sono stati descritti poco sopra) poiché proprio questi processi potrebbero annullare i vantaggi iniziali, aumentando i costi. Le imprese dovranno dunque fare i conti con delle diseconomie, principali cause dei processi di deglomerazione. Questa sono classificabili in: • rilocalizzazione – nel caso in cui le imprese decidono di spostare la sede della propria attività, a causa dell'aumento dei costi. •

decentramento produttivo – è il caso in cui le imprese non riescono più a gestire, o trovano poco conveniente, la grande dimensione degli impianti produttivi.



formazione di sistemi industriali periferici – l'ultimo caso è conseguente ai processi di decentramento e di organizzazione territoriale periferica.

Modulo 5 – L'ORGANIZZAZIONE ECONOMICA DEL TERRITORIO E LE REGIONI GEOGRAFICHE → Per Organizzazione economica territoriale ci si riferisce alla forma e all'ordine assunti da un territorio come conseguenza del rapporto tra le relazioni orizzontali e verticali. Le varie attività economiche modificano e plasmano lo spazio geografico in cui si inseriscono in base alle proprie esigenze. I fattori che influiscono principalmente sull'evoluzione dell'organizzazione economica territoriale sono essenzialmente 3: • innovazioni tecnologiche settoriali • trasporti • telecomunicazioni - Innovazioni tecnologiche settoriali: ►Nell'Agricoltura le innovazioni tecnologiche introdotte hanno determinato un'importante trasformazione tanti che nei paesi del Nord del mondo si è giunti alla separazione fisica tra un luogo di produzione e luogo di consumo. ► Nel Settore industriale ad oggi, grazie all'abbattimento dei costi di trasporto si assiste ad una separazione fisica tra area di estrazione e area di consumo.

- Trasporti: L'evoluzione nel campo dei trasporti avvenuta negli ultimi 30 anni ha consentito di intensificare le relazioni spaziali su scala planetaria, coinvolgendo aree di pianeta in precedenza isolate. I mezzi e le vie di trasporto sono il tramite attraverso il quale si realizzano le relazioni tra: -località, -soggetti -imprese insediati in aree diverse.

- Telecomunicazioni: Le telecomunicazioni hanno assunto un ruolo primario all'interno delle società moderne. Nella società di informazione, sia la vita delle persone che l'intero ciclo di funzionamento dell'impresa sono legati ad un sistema di comunicazioni. Le informazioni sono diventate uno dei fattori produttivi. La rivoluzione delle telecomunicazioni insieme alle innovazioni e all'abbassamento dei costi nei trasporti ha condotto alla cosiddetta compressione spazio-temporale.

→La regione economica: E' una porzione di superficie terrestre che: • è costituita da un insieme di luoghi contigui; • presenta qualche caratteristica comune; • si differenzia da insiemi vicini. Si tratta di costruzioni mentali la cui suddivisione in tipologie dipende dai criteri di osservazioni adottati. Tipi tematici di regione: – Politica (Stato, Lander, Cantoni, UE) – Politico-amministrativa (regioni, province, comuni) – Naturale (tratti fisici) – Ecoregione (interazione componenti biotici e abiotici con le popolazioni umane) – Storico-culturale – Economica ► Regione economica formale: omogenee o uniformi (regione risicola, turistica ecc). ► Regione economica funzionale: individuate da relazioni funzionali orizzontali (complementarità, gravitazione, influenza ecc). ► Regione complessa: regione formale collegata a regione funzionale (conurbazione nordatlantica degli USA). ► Regione programma: ambito entro il quale si svolgono interventi programmati. ► Regione monocentrica: i flussi e le relazioni spaziali fanno capo ad un unico centro. ► Regioni gerarchiche: tra i diversi centri che compongono la regione esiste una gerarchia legata al numero e alla tipologia dei servizi offerti da ciascun centro. ► Regioni polarizzate: i flussi si dirigono tutti su un unico centro principale come consegueza, ad esempio, delle economie di agglomerazione....


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