Docsity politica economica riassunto programma di politica economica prof sbiroli PDF

Title Docsity politica economica riassunto programma di politica economica prof sbiroli
Course Politica economica
Institution Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
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Politica economica riassuntoprogramma di politicaeconomica prof. SbiroliPolitica Economica 11 pag.Document shared on docsityPOLITICA ECONOMICADeve avere come obiettivo il benessere della collettività. La cosiddetta economia del benessere è quel campo delle scienze economiche che cerca di misurare e ...


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Politica economica riassunto programma di politica economica prof. Sbiroli Politica Economica 11 pag.

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POLITICA ECONOMICA Deve avere come obiettivo il benessere della collettività. La cosiddetta economia del benessere è quel campo delle scienze economiche che cerca di misurare e raggiungere il benessere collettivo. Nei secoli ci sono state scuole di pensiero interventiste (che ritenevano, cioè, che lo Stato dovesse avere un ruolo attivo nell’economia al fine di migliorare il raggiungimento dell’interesse pubblico) e scuole di pensiero liberiste (che ritenevano, invece, che tale intervento non fosse necessario). Tra le prime figurano i mercantilisti. Essi affermavano che la ricchezza dello Stato fosse strettamente collegata alla quantità di moneta, motivo per cui si riteneva fosse necessario incrementare le esportazioni e contemporaneamente diminuire le importazioni. A porsi in antitesi con il mercantilismo fu Adam Smith, che affermava che per ottenere elevati livelli di benessere non occorreva un ruolo attivo dello Stato. Secondo Smith, infatti, l’interesse pubblico veniva automaticamente perseguito quando il singolo individuo, mosso da un istinto egoistico, faceva ciò che riteneva giusto per il perseguimento del suo interesse personale. E’, infatti, il profitto a spingere gli imprenditori ad offrire beni desiderati dai consumatori, senza che lo Stato intervenga. La concorrenza tra gli imprenditori fa sì che nel mercato sopravvivano solo coloro che riescono a soddisfare la domanda, al prezzo più basso possibile, aumentando, così, anche il benessere pubblico. La teoria di Smith non raccolse favori unanimi tra i pensatori sociali del XIX sec., che vivevano in un momento storico caratterizzato da sperequazione sociale e da disoccupazione. A porsi in antitesi a Smith fu l’economia marxiana, scuola fondata da Marx ed Engels che riteneva che il male della società risiedesse nella proprietà privata del capitale. Marx era un convinto sostenitore della necessità di un ruolo maggiore dello Stato nel controllo dei mezzi di produzione. In mezzo a chi sosteneva che lo Stato dovesse essere poco presente in economia e chi, invece, propendeva per un controllo totale dello Stato sui mezzi di produzione, c’era chi, come gli utilitaristi, riteneva che l’oggetto dell’economia fosse la teorizzazione del benessere. Uno dei principali pensatori utilitaristi fu Jeremy Bentham, che affermava che lo scopo del governo fosse la massima felicità dei propri cittadini. Egli sosteneva che il benessere della collettività fosse il risultato della somma delle utilità di ogni singolo individuo. Un’altra dottrina che si occupò del concetto di utilità fu la dottrina marginalista (o scuola neoclassica), che affermava che il gradimento che un individuo prova dal consumo di un bene tende a diminuire in seguito al consumo di ogni singola unità aggiuntiva del medesimo bene. Il valore di un bene deriva dall’importanza che il consumatore attribuisce al prodotto stesso: più il prodotto è desiderato, più vale. Capofila dei marginalisti fu Leon Walras, primo teorizzatore dell’Equilibrio Economico Generale: non è fondamentale capire l’equilibrio raggiunto, ciò che conta è capire come arrivare ad un punto di equilibrio efficiente, dal quale non ci si potrà spostare per migliorare le proprie condizioni, senza che ciò comporti il peggioramento di quelle degli altri operatori del mercato. Tale teoria venne, poi, ripresa da Vilfredo Pareto. Egli escludeva la possibilità di sommare le utilità di individui diversi, in quanto riteneva che l’utilità non può essere misurata. Ciò che è necessario, secondo Pareto, è che l’individuo abbia la possibilità di mettere a confronto alternative di consumo e poter esprimere, così, liberamente delle preferenze in merito a tali alternative, al fine di raggiungere la cosiddetta Pareto efficienza. Gli studi di Walras e Pareto non riscossero, almeno all’inizio, grande successo. Tra la fine del XIX sec. e i primi decenni del XX sec., invece, risultò dominante l’insegnamento di Alfred Marshall , creatore dell’idea di Equilibrio Economico Parziale, il quale ebbe il merito di introdurre i concetti di Surplus del Consumatore e Surplus del Produttore. Il modo di ragionare e di fare politica dei primi decenni del XX sec. furono guidati dai principi della teoria neoclassica, che esaltava la concorrenza perfetta e rifiutava l’interventismo statale. La grande crisi degli anni ’30, però, scoppiata negli USA e diffusasi rapidamente anche in Europa, costrinse scienza e politica a cambiare opinione. La moneta iniziò ad essere vista non più come un semplice mezzo per gli scambi, ma come un’arma potente che poteva condizionare il funzionamento dei mercati reali delle merci e del lavoro. Il fallimento delle imprese finanziarie e delle banche provocò il fallimento anche delle imprese produttrici di merci da esse finanziate, e masse enormi di lavoratori si ritrovarono improvvisamente senza lavoro. Tale

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evento cambiò radicalmente il modo di vedere il ruolo dello Stato nell’economia. Si diffuse, infatti, l’opinione secondo cui il mercato, lasciato libero, aveva funzionato male e che quindi fosse necessario un intervento dello Stato per correggere tale malfunzionamento, per stabilizzare l’economia. La disoccupazione non era l’unico problema che i governi si erano trovati a dover fronteggiare: i risparmiatori persero tutto il loro denaro, molti agricoltori scoprirono che i loro prodotti venivano venduti a prezzi talmente bassi che non era più loro consentito di far fronte ai debiti… Era necessario, quindi che lo Stato utilizzasse tutti gli strumenti necessari per garantire tassi di crescita e livelli di benessere. Questo stava alla base del pensiero di Keynes, per cui l’economia era una scienza sociale che non poteva dare spiegazioni universali e perennemente applicabili a tutte le società del passato e del futuro, come, invece, sostenuto dai neoclassici, in quanto le condizioni che prevedeva riguardavano il breve periodo, ma avrebbero potuto variare in circostanze differenti. Il punto di partenza della teoria keynesiana ipotizza la presenza di un equilibrio di sottoccupazione in cui il reddito è interamente speso ed investito. Graficamente: 1

Y=reddito C=consumi I=investimenti La diagonale a 45° individua i punti di equilibrio in cui il reddito è interamente speso in consumi ed investimenti: Y=C+I Solo il punto e è compatibile con la piena occupazione del reddito. Ma Keynes non era di questo avviso: secondo lui la realtà mostra situazioni protratte di sottoccupazione con equilibrio corrispondente al punto S, in corrispondenza del quale solo una parte delle risorse è effettivamente impiegata nella produzione del reddito. La restante parte resta disoccupata. Grazie all’intervento pubblico, invece, la spesa per investimenti, rappresentata dalla retta AC, trasla la funzione di domanda verso l’alto, portando l’equilibrio dell’economia verso la piena occupazione: il nuovo punto di equilibrio K, infatti, risulta più vicina al punto e. Le funzioni dello Stato sono principalmente 3: • Stabilizzazione: lo Stato deve garantire piena occupazione e prezzi stabili attraverso strumenti di politica fiscale o monetaria. • Allocazione: lo Stato interviene in tema di allocazione delle risorse, sia in maniera diretta acquistando ad esempio beni, sia in maniera indiretta attraverso imposte e trasferimenti. • Distribuzione: lo Stato interviene nella distribuzione del reddito e della ricchezza tra i membri della collettività. ECONOMIA DEL BENESSERE La prima questione che l’economia del benessere affronta è la scelta organizzativa di un sistema economico, ossia cosa si deve produrre, in che modo ecc… E’ compito degli economisti analizzare e scegliere quale sia la miglior combinazione possibile. La maggior parte di essi condivide il ricorso al criterio dell’efficienza paretiana quale strumento capace di valutare e confrontare le alternative. Nel momento in cui non sarà più possibile variare una determinata allocazione delle risorse in modo da rendere migliore la condizione di qualcuno, senza che questo comporti un contemporaneo peggioramento di condizione di qualche altro individuo, significa che sarà stata raggiunta l’allocazione efficiente in senso paretiano (situazione di ottimo paretiano). Sono 4 gli assiomi dell’Economia del Benessere:

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• • • •

Completezza: se un individuo si trova di fronte a 2 beni, X e Y, egli potrà preferire X a Y, oppure Y ad X o, infine, potrà essere indifferente sia ad X che ad Y. Transitività: se un individuo si trova di fronte a 3 beni, X, Y e Z, e preferisce X ad Y e Y a Z, allora preferirà anche X a Z. Riflessività: secondo questo assioma un paniere di beni è debolmente preferito a se stesso. Monotonicità: dati 2 panieri, quello dei 2 che contiene una quantità maggiore di almeno uno dei beni, ma quantità uguale di tutti gli altri, sarà preferito all’altro paniere. Il consumatore non è mai pienamente soddisfatto, troverà sempre un paniere strettamente migliore.

Il concetto di efficienza paretiana ha una fondamentale proprietà, quella dell’ individualismo, che può essere visto in 2 modi differenti: sia come considerazione esclusiva del benessere del singolo e non della collettività, sia in riferimento al fatto che ogni singolo individuo è il miglior giudice dei propri bisogni e delle proprie necessità. Legata all’economia del benessere è la teoria dell’Equilibrio Economico Generale, che ha come scopo quello di illustrare il modo in cui vengono determinati prezzi e quantità in un’economia decentrata. Per far ciò si presuppone che i soggetti assumano comportamenti razionali: per i consumatori l’obiettivo finale è quello di massimizzare le preferenze dati i loro vincoli di bilancio, per le imprese è quello di massimizzare i profitti. Una determinata situazione soddisfa la teoria dell’equilibrio economico generale quando raggiunge la posizione di ottimo paretiano, soddisfacendo condizioni di efficienza nello scambio, nella produzione e nella composizione del prodotto. Per soddisfare queste 3 condizioni gli economisti usano la curva delle possibilità di utilità, che rappresenta graficamente il beneficio che un individuo ottiene dal consumo di un determinato bene. 2

L’inclinazione della curva è negativa in quanto maggiore sarà l’utilità di X, tanto minore sarà il livello massimo conseguibile dal soggetto Y. EFFICIENZA NELLA PRODUZIONE: il principio di Pareto afferma che un soggetto, considerato come individuo razionale, a parità di fattori produttivi, preferirà la tecnica di produzione che gli consentirà di ottenere una maggiore quantità di beni. 3

La retta di isocosto rappresenta le diverse combinazioni dei fattori produttivi, che costano all’impresa sempre lo stesso importo. L’inclinazione di tale retta sarà data dal prezzo relativo dei 2 fattori di produzione presi in considerazione (in questo caso terra e lavoro). I 2 isoquanti, invece, descrivono le diverse combinazioni di fattori produttivi che consentono di produrre la stessa quantità di output. L’inclinazione dell’isoquanto prende il nome di saggio marginale di sostituzione tecnica (TRS), e rappresenta la quantità di un input a cui si rinuncia al fine di aumentare di un’unità l’impiego di un altro input, mantenendo costante il livello produttivo.

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TRS1 t,l = TRS2 t,l L’impresa massimizzerà la sua produzione nel punto in cui l’isoquanto è tangente alla retta di isocosto. In quel punto, il TRS sarà uguale al prezzo relativo degli input. EFFICIENZA NELLO SCAMBIO: la condizione affinchè lo scambio o distribuzione dei beni sia Paretoefficiente è compiuta nel momento in cui il saggio marginale di sostituzione (SMS) tra 2 beni del soggetto X sarà uguale all’SMS del soggetto Y per gli stessi beni. L’SMS rappresenta il quantitativo di beni a cui si deve rinunciare per aumentare di un’unità l’utilizzo dell’altro bene, tenendo costante il livello di benessere del soggetto preso in considerazione. SMS1 1,2 = SMS2 1,2 L’efficienza nello scambio implica che tali beni siano distribuiti in modo tale che non esistano altre combinazioni di distribuzione capaci di migliorare la situazione di qualcuno senza peggiorare quella di qualcun altro. Tale condizione è soddisfatta in regime di concorrenza perfetta. I consumatori prendono le loro decisioni in base al vincolo di bilancio, ossia l’ammontare di reddito che un individuo può spendere per l’acquisto dei propri beni. L’inclinazione della retta di bilancio sarà data dal prezzo relativo dei 2 beni presi in considerazione. Tutte le combinazioni dei 2 beni che si trovano sulla retta di bilancio o alla sua sinistra saranno acquistabili; tutte quelle alla destra di tale retta, invece, non saranno possibili. Legato al concetto di vincolo di bilancio è quello di curva di indifferenza, che rappresenta le combinazioni che danno al consumatore lo stesso livello di utilità. 4

Nei punti B, A, D e C, trovandosi essi sulla stessa curva di indifferenza, il soggetto avrà lo stesso livello di utilità. Il punto F, invece, trovandosi su una curva di indifferenza più elevata, sarà preferito agli altri punti perché darà un livello di utilità maggiore. Il punto più gradito, però, sarà il punto E, ossia il punto in cui la curva di indifferenza sarà tangente alla retta di bilancio e dove il saggio marginale di sostituzione tecnica sarà uguale al rapporto tra i prezzi dei 2 beni. In condizione di concorrenza perfetta, i prezzi sono uguali per tutti i consumatori, quindi ogni consumatore avrà lo stesso SMS. EFFICIENZA NELLA COMPOSIZIONE DEL PRODOTTO: è soddisfatta quando il saggio marginale di trasformazione (MRT) tra 2 beni è uguale al saggio marginale di sostituzione. SMS = MRT Considerando le tecniche di produzione, verrà rappresentata la curva delle possibilità di produzione. 5

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Il livello di utilità sarà massimo nel punto in cui la curva di indifferenza risulterà tangente alla curva di possibilità di produzione, ossia nel punto E, dove SMS=MRT. Il MRT è l’inclinazione della curva di possibilità di produzione e indica l’ammontare aggiuntivo di un bene che può essere prodotto riducendo di un’unità la produzione di un altro prodotto. In una situazione ideale di concorrenza perfetta, tutte e 3 le condizioni richieste dal principio di efficienza paretiana risultano soddisfatte, quindi ci si troverà in una situazione in cui non sarà possibile, mediante modifiche delle condizioni di produzione e di scambio, migliorare il benessere di un individuo senza diminuire quello di un altro soggetto. Le allocazioni Pareto-efficienti sono infinite e possono essere illustrate in un grafico il cui piano viene definito Grande Frontiera dell’Utilità, con andamento decrescente in quanto non è possibile aumentare il benessere di un individuo senza ridurre quello di un altro individuo. 6

Per poter trovare il punto in cui è espresso il massimo benessere collettivo, ossia il punto di Ottimo Sociale, è necessario ricorrere alla funzione di benessere sociale, espressa come: W = W(U1;U2) La curva di indifferenza sociale individua quali siano le combinazioni di beni il cui consumo fornisce all’individuo lo stesso livello di utilità: una società deriverà il proprio benessere dall’utilità ottenuta sommando l’insieme di combinazioni di utilità dei singoli membri che la compongono. 7

Tutte le combinazioni di utilità che si trovano sulla curva di indifferenza sociale W2 danno un livello di benessere sociale più elevato rispetto alle combinazioni situate invece sulla curva di indifferenza sociale W1. Affinchè si possa giungere a determinare l’Ottimo Sociale, è necessario, però, che l’utilità marginale sociale prodotta dall’incremento di un’unità addizionale di bene sia uguale per ogni individuo. 8

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L’Ottimo Sociale sarà raggiunto nel punto Z, in cui la curva del benessere sociale più elevata, W3, risulterà tangente alla Grande Frontiera dell’Utilità. FUNZIONE DEL BENESSERE DI BENTHAM: secondo Bentham la società ha il compito di massimizzare la somma delle utilità dei suoi membri, trascurando totalmente il modo in cui il benessere collettivo venga distribuito tra gli individui. W = U1+U2 9

La curva di indifferenza sociale sarà, in questo caso, una linea retta, in quanto a prescindere da quali siano i livelli di utilità U1 e U2, la collettività sarà sempre disposta a scambiare un’unità di utilità di U1 per un’unità di utilità U2. FUNZIONE DEL BENESSERE EGUALITARIA: in base a tale teoria, ogni individuo della collettività deve raggiungere lo stesso livello di benessere. U1 = U2 10

La funzione del benessere egualitaria sarà rappresentata da una semiretta che interseca il piano a 45°. Solo i punti che risiedono sulla retta R potranno essere presi in considerazione (ossia i punti A e D). il punto D, inoltre, sarà preferito al punto A in quanto avrà un maggiore livello di benessere collettivo. FUNZIONE DEL BENESSERE DI RAWLS: secondo Rawls il benessere della società dipende esclusivamente dal benessere dell’individuo più povero. La società potrà, quindi, migliorare la sua situazione complessiva solo se verrà aumentato il benessere del più povero, mentre non trarrà alcun vantaggio da un aumento di benessere degli altri individui. W = min (Uh) h=1,2 11

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Tale funzione sarà rappresentata da curve di indifferenza sociale ad angolo retto, il cui angolo si trova sulla semiretta che interseca il piano a 45°. Nel punto A, i 2 individui godono dello stesso livello di utilità, ma in caso di aumento delle risorse e conseguente assegnazione delle stesse ad U2, l’equilibrio si sposta nel punto C. EQUILIBRIO ECONOMICO PARZIALE: quando si fa riferimento al concetto di Equilibrio Economico Generale, si ipotizza un sistema economico caratterizzato dall’interdipendenza tra tutti i soggetti e i mercati dei beni, ma nella realtà tale impianto teorico risulta di complessa applicazione. Per questo è stato elaborato il concetto di Equilibrio Economico Parziale, che si basa sull’analisi di un singolo mercato per volta, in cui viene prodotto un singolo bene. Tale equilibrio viene determinato dal prezzo di equilibrio che sarà in grado di eguagliare la domanda e l’offerta relative al singolo mercato. 12

L’intersecazione della curva di domanda con la curva di offerta di un bene rappresenta la cosiddetta croce marshalliana, al cui centro c’è il punto di equilibrio del mercato (E). Il surplus del consumatore è la differenza positiva tra il prezzo che un individuo è disposto a pagare per ricevere un determinato bene e il prezzo di mercato dello stesso bene. A sinistra del punto E il consumatore è disposto a pagare il prezzo D per la prima quantità del bene, poi prezzi via via minori per quantità successive. Finchè la curva di domanda si trova sopra quella di offerta, il consumatore è disposto a pagare un prezzo superiore a quello offerto dall’impresa; l’impresa, quindi, aumenterà la sua offerta, chiedendo via via un prezzo più alto, fino ad offrire la quantità Q’ al prezzo P’. Il surplus del consumatore, quindi, sarà pari all’area del triangolo P’ED. Il surplus del produttore, invece, è dato dalla differenza positiva tra il prezzo di un dato bene pagato al produttore ed il prezzo che il produttore sarebbe stato disposto ad accettare per quantità inferiori di quel bene. A sinistra del punto E il produttore è disposto a vendere ad un prezzo inferiore a quello che il consumatore è disposto a pagare; ciò consente al produttore di aumentare la quantità offerta, fino ad offrire la quantità Q’ al prezzo P’. Il surplus del produttore sarà pari all’area del triangolo P’EF. 13

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