Ricerca sull\'intelletto umano - Hume PDF

Title Ricerca sull\'intelletto umano - Hume
Author Federica Velle
Course Filosofia della Scienza 
Institution Università degli Studi di Udine
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Summary

Analisi, commento, riflessioni e contesto storico sezione per sezione. ...


Description

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17feb17 HUME La ricerca sull'intelletto umano Trattati sulla natura umana è uno scritto giovanile percepito come cavilloso, troppo articolato e di difficile lettura, perciò snobbato dai critici filosofici. Ricerca una cattedra universitaria con scarsi risultati: è costretto a mascherare il suo ateismo per insegnare filosofia della religione (teologia), questo atteggiamento è guardato con sdegno dai critici. Affronta problematicamente il suo scetticismo, che lo perseguita non avendo il bisogno di preccuparsi di altre occupazioni oltre al cricket. Con il genre saggistico, Hume ribalta il suo approccio e cerca di smascherare la sua filosofia. Rielabora il suo scritto giovanile in varie raccolte divise in sezioni, tra cui La Ricerca sull'Intelletto Umano. Background storico empirismo logico: Hume, Russell, Wittgenstein, Mill positivismo: Compte Sezione I Hume cerca di difendersi dagli accusatori, ossia coloro che hanno accolto la prima pubblicazione giovanile con freddezza. Individua due filosofie:  Una filosofia più semplice, che ha il fine di solleccitare l'uomo verso l'esercizio della virtù e trae motivazione dal senso comune, pertanto è accessibile a tutti. Però è insufficiente in quanto non si può credere fermamente e senza concessioni ciò che gli altri pensano sulla enome universalità di argomenti---->Pertanto è necessario introdurre e capire profondamente le divisioni che intercorrono in ambito etico. A questa filosofia si appella la classe sociale borghese, che la adopera pragmaticamente al fine di soddisfare fini pratici e reali allontanandosi dalle sfere della riflessione e della stasi in cui è caduta l'aristocrazia.  Una filosofia di distinzioni. Hume cerca di giustificare le distinzioni in ambito etico, pertanto ci si può domandare se si tratti di una metafisica. Egli stesso afferma che il suo intento è smascherare, tutti i concetti che aveva precedentemente esposto senza mai dichiarare il suo profondo ateismo, e configurare una critica della conoscenza che vuole svelare i limiti della conoscenza stessa (no trascendentale come in Kant). E aggiunge che l'apparato della sua opera non seguirà il metodo della superstizione, la quale utilizza un apparato concettuale complesso di distinzioni che spaventano il lettore al fine di spingerlo verso l'accettazione passiva (dogmatismo). Sezione II In questa sezione Hume affronta le idee. L'idea è un contenuto del pensiero, deriva da una impressione, non è innata (creata dal nulla). ex. l'ippogrifo: è un prodotto della fantasia e della memoria che sono in grado di far rivivere le impressioni e ricombinarle tra di loro (impressione del leone, dell'aquila...). La percezione o impressione mantiene la vividezza del contenuto alla luce della coscienza: infatti, quando osserviamo un oggetto che è davanti a noi notiamo moltissimi dettagli che sono molto forti nella coscienza, possiamo descrivere un oggetto nei minimi particolari che non ricorderemo con la stessa intensità una volta allontanatici dall'oggetto(formazione delle idee). Si possono elaborare diverse obiezioni, per esempio se in una scala di colori dell'arancione mancasse una sfumatura che l'osservatore non ha mai visto, ma di cui percepisce la mancanza, gli sarà sicuramente facile immaginare di che sfumatura si tratti guardando la precedente e la successiva. Pertanto, un individuo può avere un'idea di cui non ha impressione. L'argomento a difesa di quest'obiezione proposto da Hume è che non possiamo tuttavia immaginare che un sordo abbia un'idea e una percezione del suono. In Hume vi è un forte interesse teoretico, vuole stabilire il valore filosofico delle sue teorie. Sezione III Ammesso che esista un rapporto tra idea e percezione, come si formano le idee? Hume afferma che ci sono tre tipi di associazione delle idee nel pensiero, anche trasfromandole da idee semplici a idee complesse (ex. stufa incandescente-sensazione di allerta), a seconda della vicinanza dei contenuti delle idee o delle impressioni. Somiglianza (ritratto e soggetto) Contiguità spazio-temporale (ricordo cena-discussione; ricordo letto-comodino) Causalità Però rimane un problema irrisolto: l'idea è l'impressione del letto o il letto stesso? E' il ricordo o il contenuto stesso del ricordo?

L'esperienza è immediata, può essere descritta tramite parole quindi è carica di mediazione(Aristotele cerca il modo di descrivere l'esperienza, Hume non lo affronta). La presenza di elementi mediatori porta Hume allo scetticismo e a interessarsi del rapporto causa effetto. L'impressione ci viene data? E' subita dal soggetto? Diventa idea per i meccanismi della mente? Queste sono le supposizioni avanzate dall'empirismo. Da Locke e Hobbes deriva il presupposto metafisico, ossia dare per scontato che vi sia una struttura in particelle del mondo. Hobbes affermava che tutto è corpo, persino dio e l'anima. Si tratta di un recupero dell'atomismo, con una contraddizione linguistica: il termine atomo deriva dal greco e indica la particella più piccola della materia non ulteriormente scomponibile, mentre l'atomo del 1800 può essere ulteriormente scomposto in protoni, elettroni e neutroni. La materia è costituita da un flusso di atomi (teoria elaborata da seguaci di Aristotele, dai naturalisti e da Telesio) che ci colpiscono e dall'impatto rimane un segno che è ciò che veramente vediamo. Perciò Hume afferma che se l'uomo vuole vedere, deve pensare alla natura delle impressioni, ossia un pulviscolo di sensazioni scollegate. ex. vedo un vaso perchè i meccanismi della mia mente associano i corpuscoli rendendoli la cosa utilma, ossia il vaso. Perciò la figura, il vaso, non è veramente lì. L'esperienza è uno schermo (Kant, fenomeno) e pensare permette di capire. In psicologia è stata elaborata una scuola dell'associazionismo da John Stuart Mill e Hume, che è rimasta in piedi fino al 1800 quando è stata criticata dalla Gestalt. La Gestalt è una scuola psicologica nata a Gratz (Austria) da Franz Brentano (studi esoterici, maestro di Husserl). La parola Gestalt fu usata per la prima volta, come termine tecnico, da Ernst Mach. In seguito Edmund Husserl e Christian von Ehrenfels ripresero il termine da Mach nelle loro teorie psicologiche a fondamento filosofico. La linea di pensiero che segue è molto simile a una teoria della forma: non individua un pulviscolo, ossia tante piccoli elementi che insieme costituiscono un'impressione, ma afferma che siamo noi ad accusare le forme complesse ed è l'insieme del tutto che costituisce i dati, non un dato unico. ex. 2 quadretti verdi uguali messi su due sfondi differenti, uno bianco e uno nero, sembreranno caratterizzati da due intensità diverse. La percezione è data dall'unione delle parti. Bisogna guardare, è un empirismo coerente. Inoltre Hume afferma che il pulviscolo è statico e non ci è permesso vedere il rapporto tra causa ed effetto. ex. due palle da biliardo che collidono, cosa succederà? Hume divide le percezioni dello "stesso tipo" (quali sono? Hume non affronta questo interrogativo). Le percezioni di questo evento sono: moto palla 1, moto palla 2, cosa succederà? Per abitudine l'inviduo è sicuro che le due palle collideranno e prenderanno due direzioni differenti, in quanto a determinate cause derivano determinati effetti. Ma la sola causa individuabile secondo Hume è l' abitudine stessa ad associare alle cause dei determinati effetti. Si può fare una considerazione: di solito un discorso epistemologico, che si occupa del problema di conoscibilità, non mette in discussione elementi ontologici, ossia dell'esistenza. (Elizabeth Hanson scrive diversi articoli contro Hume sulla causalità, uno tra questi afferma che l'esperienza non è costituita da immagini statiche, ma dal fluire della forza in quanto la palla è causa ancor prima di percepire la forza. A tali obiezioni si può far riferimento alla paralitica inglese e al concetto di durata di Bergson) Sezione IV Hume esprime dei dubbi sul rapporto causa-effetto: alle stesse cause corrispondono gli stessi effetti? Egli non ammette che non vi sia un metodo razionale per stabilirlo. Far corrispondere alle cause i corrispettivi effetti, secondo Hume, vuol dire euguagliare la natura del passato alla natura del futuro. Perciò si domanda: come possiamo essere sicuri in questa presunzione? Come possiamo essere sicuri che il sole domani sorgerà? Che la terra continuerà a girare e non si fermi? Allora individua due modi di conoscenza: tramite relazioni di idee e tramite conoscenze di fatto. Hume afferma che non esiste la contraddizione (per giustificare l'assenza di correlazione tra stesse cause e corrispettivi effetti, nega persino il principio aristotelico di non contraddizione). ex. la possibilità che esista un'erba verde non nega che possa esistere un'erba rossa: l'erba verde è conoscibile solo su impressioni, per il rapporto di causa effetto pensiamo che l'erba possa rimanere per sempre verde; l'erba rossa non esiste perchè i due concetti non stanno assieme, se esiste un'erba verde non può esistere un'erba rossa, però nulla vieta che in futuro si ottengano diversi risultati. A questi interrogativi non c'è una soluzione dimostrata più approfonditamente. Sezione V

Hume afferma che non c'è un fondamento razionale che corrobori i rapporti causa effetto, allora ci deve essere un procedimento non razionale che li giustifica: associare ad eventi del primo tipo altri eventi del secondo tipo è una tendenza irresistibile, l'abitudine. In questo passaggio Hume è incoerente in quanto in altre parti aveva affermato che la natura fa le cose con saggezza, perciò risulta contraddittorio che la natura riservi all'uomo un istinto abitudinario solamente per trarlo in inganno. Secondo gli evoluzionisti l'istinto abitudinario dell'uomo è ciò che gli ha garantito la sopravvivenza rispetto ad altri individui della stessa specie. Però per Hume non è una giustificazione. Egli vuole esaltare con il suo scetticismo l'inevitabilità dell'istinto associativo dell'abitudine. In conclusione afferma che chi crede che domani il sole sorgerà, è più propenso a realizzare di più grazie a quella credenza (wishful thinking; nel trattato giovanile questo tentativo di giustificare la presenza dell'abitudine viene abbandonato). Passa poi ad analizzare la credenza: essa ritiene i contenuti dell'abitudine veri, senza l'ausilio di impressioni certe dal reale, vi è la sola forza del sentimento a tenerla viva ed è alimentata dall'abitudine. 16 marzo 17 La credenza è un effetto dell'abitudine. L'abitudine è la somma di tante esperienze e si manifesta "se vedo a, credo b", la credenza è un effetto dell'abitudine. La natura ci ha dato questi principi che non possiamo dimostrare, sono meccanismi con cui la nostra mente necessariamente funziona: in questo modo non possiamo sbagliarci, meccanicismo. ex. imparare a guidare, si pensa a quali marce mettere e si sbaglia; quando viene automatico, non si sbaglia più. Un naturalista potrebbe dire che le caratteristiche sono vantaggiose al nostro adattamento. La credenza non può essere una sensazione; credenza vera giustificata: oltre a crederlo, è vero e forniamo giustificazioni.-->ex. se sai che hai un letto in camera, puoi credere di avere un letto in camera. Credere è lo stato più persistente di una sensazione, è la disposizione a credere qualche cosa. Avere una credenza su determinate idee fa sì che diventino un principio regolatore dell'azione. Possiamo capire ciò che uno crede, vedendo quello che fa rispetto alla tendenza diversa all'azione. Hume ha un approccio comportamentista, la credenza è osservabile dall'esterno. La credenza è una disposizione rispetto ad un contenuto e può regolare l'azione. Quando crediamo delle cose, è facile immaginarle. Però ci può essere credenza anche senza alcuna immagine mentale. Le immagini e la credenza sono due cose diverse: la credenza è proposizionale (il libro è sul tavolo); di che colore era il libro? Non mette in discussione che si possa credere che il libro sia sul tavolo. Spesso quando crediamo possiamo associare la credenza a delle immagini. (pag 77) pag99-La conoscenza della forza esterna, deriva dalla conoscenza della forza in noi. Però noi non conosciamo la forza al nostro interno. pag101-conosciamo la forza in noi guardando gli effetti, non sentiamo mai l'esercizio della forza in noi. Siamo consapevoli che quando voglio qualche cosa, ordino un movimento del corpo. Ma qual è il legame tra i due? Non abbiamo l'esperienza delle'esercizio della forza, ho esperienza della volontà e del movimento. dimostrare: non si ha esperienza della forza 1-Posso conoscere la correlazione, non la connessione, se no conoscerei il rapporto mente materia. 2-Perchè muoviamo il braccio e non il cuore? Il fatto che non si possa rispondere a questa domanda, dimostra la non conoscibilità stessa della connessione tra volizione e materia. 3- Quando voglio muovere il braccio, la mente ordina un movimento al cervello, non muovo veramente il braccio. Non conosco il potere della mente. Ci sono una correlazione di cause che si susseguono. E' supposto un dualismo: secondo il corpurcolarismo non è esatto in quanto sono la stessa cosa; dal punto di vista empiristico. 17.03.17 Sezione VIII Hume crede nel determinismo. Hobbes, libertà: la libertà di agire altrimenti, libertà negativa: assenza di vincoli a realizzare un desiderio, ma non nella scelta del desiderio. Discussione: se è tutto determinato, possiamo dire che noi non siamo responsabili, ma l'unico responsabile è l'architetto che ha fatto partire questa macchina? Hume è meccanicista. Spostamento di problema su dio si chiede se può essere buono o cattivo rispetto alle cose che ci succedono, allora le cose non possono essere considerate cattive. In realtà doveva affrontare direttamente cosa sarebbe successo alla responsabilità dell'uomo. Le azioni che noi reputiamo contrarie alle leggi o giuste, staturiscono dai tratti di carattere della persona. Questi tratti possono essere determinati da altre cause, ma non possiamo considerarle nei limiti della nostra conoscenza. Sicuramente non lo reputeremo responsabile se la sua azione è mossa da una causa esterna che si è imposta, e neanche se la sua azione fosse un prodotto della pazzia. Noi quando giudichiamo, consideriamo alcune cause. Il suo compatibilismo sarebbe in linea con la morale, se fosse così. Ma è un argomento abbastanza debole.

problema: realtà epistemica e realtà metafisica-->determinismo e sensi, le abitudini non derivano da fatti oggettivi. Gli empiristi assumono una visione meccanicistica, descrivono l'esperienza in base a questo metodo pensando che sia vero il meccanicismo. Per Hume l'esperienza è una ricezione di piccoli puntini, perchè pensa che il mondo esterno, il teatro dell'esperienza, che rilascia effluvi che colpiscono i nostri organi di senso e generano impressioni slegate le une dalle altre. Tutto il resto, ciò che vediamo è un frutto della mente, della sua strutturazione. Anche Aristotele dà molto spazio all'esperienza, ma non la percepisce in maniera meccanicistica. +Husserl, Thomas Reed Tutto è determinato, essendo il mondo fatto di corpuscoli. In realtà non sappiamo niente, l'abitudine ci inganna. pag129-Viaggiatore che torna e racconta del buon selvaggio (Rousseau)->Sono tutte balle (Illuministi) Noi siamo molto simili: abbiamo tutti i capelli. Ci sono tratti comuni nonostante le differenze. Quindi agiamo in modo quasi identico, ci aspettiamo comportamenti leggendo i loro desideri, azioni e caratteri. La natura umana è costante, ma in situazioni simili reagiscono tutti allo stesso modo. Mondo natura--->effetti creduti con certezza Mondo dell'uomo--->effetti, comportamenti sempre diversi, con inferenza probabilisticamente, questa carenza epistemica potrebbe essere dovuta alla complessità dell'uomo. Agisce nella natura e nell'uomo lo stesso principio determinista? Non si può ricavare dalla differenza tra il mondo della natura e il mondo dell'uomo che sono in opera due sistemi diversi e, allo stesso modo, non si può ricavare l'anologia dei sistemi agenti su due elementi, di cui su uno, il mondo dell'uomo è tanto lontano dal sistema riscontrato nel mondo animale. I desideri dell'uomo sono molto simili, ma l'azione dell'uomo è difficile da prevedere. Il fatto che possiamo prevedere, non vuol dire che sia un mondo deterministico, potremmo essere inclinati, che non vuol dire determinati (Dworkin). La causa è un desiderio o è la persona stessa? Secondo Hume l'azione è l'effetto, il risultato, dell'unione di due elementi diversi: una credenza e un desiderio. Quindi le azioni hanno cause, degli stati mentali dentro le persone. La credenza è uno stato psicologico, un sentimento, verso un contenuto. Aging causation: è la gente stessa nelle sue capacità e interessa, l'insieme è la causa e potrebbe non essere deterministico. Ci saranno tendenze, facoltà tra cui si sceglie. Quando agiamo non siamo solo spinti dal desiderio, ma ci sono inlinazioni a riconoscere le ragioni, le giustificazioni per queste ragioni, desideri. Un contenuto mentale può cambiare lo stato dei desideri. ex. amo bere lo champagne, incendio, il desiderio dello champagne svanisce; oppure se qualcuno ci dice che è stato rubato, lo beviamo o no con un peso o meno.->Non c'è solo un desiderio, ma inclinazioni personali e ragioni. paura, pulsione sessuale--> subiamo passivamente Aristotele->ci sono dei desideri che possono articolarsi in diverse cause Visione alternativa nell'aging causation, l'uomo è responsabile degli effetti meccanici che le sue azioni ripercuotono sul mondo. Necessità frutto dell'abitudine generata delle esperienze passate. Gli altri autori cui fa riferimento non avevano questa concezione di necessità. pag.141-esperimento mentale: lo costruisce, ma la nostra intuizione ci porta nella direzione opposta da quella intesa da Hume->perchè è ostinato il carceriere? Perchè si dovrebbe preferire fare un buco nelle mura piuttosto che corrompere il carceriere? E' necessaria l'azione piuttosto che la causalità fisica. Lui fa una catena unica. Le azioni volitive dei carcerieri seguono le azioni fisiche che portano alla necessità fisica della sua morte. Ma il fatto che il carceriere agisca così non vuol dire riconoscere la necessità fisica, ma riconoscere il suo carattere un carceriere kantiano che mantiene la parola. Se cambiassimo l'esempio, se questa persona non volesse morire e non fosse orgogliosa, se si piega a supplicare, chi sta supplicando? La ghigliottina, i carcerieri o la sua morte? La volontà dei carcerieri non è una necessità naturale e non si può percepire una volizione alla ghigliottina come una necessità fisica. Pertanto volizione e fisicità sono due aspetti diversi e non costituiscono una necessità fisica. Categorizziamo le persone: iracondi, viscidi, meschini. Ma non ne siamo sicuri, in determinate circostanze quelle persone possono agire contro quei tratti caratteriali. Ci sono capacità volitive e cognitive, l'azione non è il risultato causale di queste due condizioni, ma la causa di tutto l'insieme delle caratteristiche dell'uomo. Pertanto c'è spazio per la libertà. Per prevedere l'azione dell'uomo, non serve accettare il determinismo. Sezione IX Gli animali non sono in grado di immaginare da termini astratti, tramite ragionamento prevedere le cause e gli effetti. L'istinto agisce su una base inconsapevole, fornisce la correlazione di effetti e cause. Questa è la base dell'abitudine. Gli animali costruiscono la loro abitudine sull'esperienza, non solo sull'istinto, anche se non sono dotati di ragione. ex. mamma oca individua il pericolo più velocemente dei piccoli. Anche gli uomini sono regolati da un istinto che gli permette di fare calcoli più complessi.

23.03.17 Il miracolo ha una natura contraddittoria? No, lui dice che è assurdo. Quella è una lettura semplicistica, in quanto Hume non ammette solo l'esistenza di una realtà fisica, per di più in materia di fatto non conosciamo altro che non sia dettato dall'abitudine. Il miracolo è un evento che va contro tutte le nostre esperienze precedenti. Lui vede eventi pro e contro la possibilità di eventi miracolosi a seconda della credibilità di un testimone e la credibilità dell'evento stesso che è molto bassa. Per quanta sicurezza possiamo riporre nel testimone, non supererà mai l'incredibilità del miracolo. Allora dobbiamo ricorrere alla probabilità, basata sui sentimenti di quanto noi crediamo in qualcosa. Coloro che cred...


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