Robinson Crusoe - Riassunto PDF

Title Robinson Crusoe - Riassunto
Author Maria De Fusco
Course Letteratura Inglese II
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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Summary

Riassunto...


Description

Robinson Crusoe Il libro racconta le avventure di un giovane marinaio inglese, che naufraga su un’isola deserta nell’Atlantico e vi resta per quasi ventotto anni; durante questo periodo, avrà tempo e occasione di mettere alla prova tutte le sue capacità di adattamento all’ambiente, vivendo al tempo stesso grandi avventure. Robinson Crusoe è il primo romanzo di Daniel Defoe 1, che lo pubblica nel 1719, all’età di ormai sessant’anni, dopo una vita passata tra attività commerciali, una ricca carriera giornalistica, la politica e addirittura lo spionaggio. Già pochi mesi dopo la sua pubblicazione, il romanzo conosce un grandissimo successo presso il pubblico borghese del tempo; col tempo Robinson Crusoe diventerà una delle letture più popolari per adulti e bambini di tutto il mondo e una delle opere letterarie più importanti della letteratura occidentale. Riassunto Il romanzo, ambientato nella seconda metà del XVII secolo, è narrato in prima persona ed incentrato sulla figura di Robinson Crusoe, un ragazzo inglese della classe media 2 che decide di prendere la via del mare contro i desideri del padre, che lo vorrebbe avvocato. La nave su cui viaggia Robinson fa subito naufragio ma egli non si scoraggia e si imbarca per una seconda volta. Anche in questo caso, l’esito è infelice: Robinson è catturato da alcuni pirati e preso come schiavo a Salé, in Africa. Dopo due anni, il protagonista fugge abilmente insieme a un ragazzo arabo di nome Xury e viene recuperato dal capitano portoghese di una nave. Robinson cede Xury al capitano (strappandogli la promessa di liberarlo dopo dieci anni di servizio o dopo la sua conversione alla fede cristiana) e giunge in Brasile, dove il capitano lo aiuta a fondare una piantagione di canna da zucchero, riportando interessanti successi commerciali. Dopo alcuni anni tranquilli, Robinson si rimette per mare per intraprendere la redditizia tratta degli schiavi dall’Africa. È in questa circostanza che si verifica la circostanza decisiva della sua vita: dopo un altro naufragio, non lontano da Trinidad, egli si ritrova su un’isola alla foce del fiume Orinoco (Venezuela), che poi chiamerà Isola della Disperazione. Grazie ad alcuni attrezzi recuperati fortunosamente dalla nave naufragata, il protagonista riesce a costruirsi un’abitazione, tiene un diario, si fabbrica un rudimentale calendario 3, cominciando a coltivare e anche ad allevare alcune capre. Robinson, che ha la sola compagnia di qualche animale (tra cui un cane, due gatti e, più avanti, un pappagallo ammaestrato) in pratica ricostruisce sull’isola deserta il mondo inglese da cui proviene, dimostrando come, con ingegno, razionalità e spirito d’intraprendenza si possano superare le difficoltà più impervie. Come egli annota nel proprio diario, impara giorno per giorno a far crescere l’orzo e l’uva, a cacciare, a lavorare la ceramica per le proprie esigenze; dopo un sogno rivelatore, durante un attacco di febbre, egli scopre pure la fede. La Bibbia sarà così la sua unica e decisiva lettura: il suo impegno concreto di fronte alle insidie della Natura si unisce spontaneamente con la fiducia, prima o poi, nell’aiuto della Provvidenza divina. Dopo alcuni anni di totale solitudine, Robinson scopre di non essere solo: prima nota un’altra impronta umana sulla spiaggia, poi scopre che sulla sua isola un gruppo di cannibali è solito sacrificare le proprie vittime. Quando questi si recano lì con una nuova preda, Robinson li attacca e li uccide, salvando un selvaggio a cui egli darà il nome di Venerdì, in onore del giorno della settimana in cui quest’ultimo è stato liberato. Venerdì è un ragazzo gentile e intelligente e presto si affeziona a Crusoe, che gli legge la Bibbia e lo converte al Cristianesimo. Con lui Robinson libera altre due vittime dei cannibali: una è il padre di Venerdì, l’altra un marinaio spagnolo che svela al protagonista come sulla terraferma ci siano altri naufraghi spagnoli. Robison organizza allora un piano per cui lo spagnolo e il padre di Venerdì avrebbero dovuto ritornare a terra, radunare gli altri marinai, costruire una nave e tornare verso l’Europa. Tuttavia, prima che ciò si verifichi, sopraggiunge una nave inglese di ammutinati, che vogliono abbandonare a riva il comandante; Robinson, dopo essersi accordato con quest’ultimo, sbaraglia gli ammutinati, li lascia sull’isola 4 e si impadronisce della nave, con cui, il 19 dicembre 1686, Crusoe salpa per l’Inghilterra, dove giunge l’11 giugno del 1687. Qui, dopo che è stato dato per morto da tutta la famiglia, scopre di essere ricchissimo: recatosi a Lisbona, scopre per il tramite del capitano portoghese che le sue piantagioni in Brasile sono diventate molto produttive. Mentre trasporta via terra le sue ricchezze, sempre seguito dal fedele Venerdì, il protagonista si scontra sui Pirenei con un branco di lupi affamati. Egli poi

vende la pitangione, si sposa e ha tre figli, diventa per un breve periodo governatore dell’isola che lo ha ospitato per quasi trent’anni e infine si ritira a vita privata nella natia Inghilterra. Robinson, un avventuriero borghese e devoto Robinson Crusoe è un romanzo d’avventura che è stato letto da molte parti come un’opera che celebra l’avvento e l’ascesa della moderna classe borghese, celebrandone i valori e gli ideali dell’imprenditorialità, della dinamicità, della fiducia nei propri mezzi per conquistarsi benessere e riconoscimento sociale. Robinson è il prototipo dell’uomo borghese e, in questo senso, la religione riveste un ruolo di grande importanza nell’economia del romanzo di Defoe. Prima di imbarcarsi per il suo primo viaggio, il padre di Robinson tenta di farlo desistere affermando che Dio non benedice questa sua partenza. Una volta sull’isola, dopo esser scampato a numerosi pericoli, Crusoe viene visitato in sogno da un misterioso essere che lo accusa di non essersi pentito delle sue cattive azioni. Nella sua solitudine, Dio diventa il suo interlocutore e la Bibbia la sua guida morale ed esistenziale. Robinson comincia allora a inquadrare la sua avventura e gli eventi che si susseguono in una prospettiva cristiana e provvidenziale: la disubbidienza al padre come peccato, il naufragio come susseguente punizione, l’approdo sull’isola e i fortunosi incontri (come quello con Venerdì o con la nave inglese) come tappe di un itinerario di fede che, per essere davvero completo, prevede il superamento di tutte le difficoltà possibili e, quindi, la maturazione del protagonista principale. In effetti, nella fittizia introduzione d’autore, di mano dello stesso Defoe, che apre il romanzo si legge: La storia è narrata con sobrietà, serietà e applicando con sentimento religioso gli eventi ai fini ai quali i saggi sempre li applicano, cioè a insegnare agli altri con l’esempio, e a giustificare e onorare la saggezza della Provvidenza nelle nostre più varie circostanze, comunque si presentino 5. Anche nelle Serie riflessioni nella vita e nelle sorprendenti avventure di Robinson Crusoe (1720), ovvero in un tentativo di Defoe di “continuare” le avventure del suo eroe, lo scrittore inglese si soffermerà sui modi di azione della Provvidenza, affermando che essa agisce in tempi e modi incerti, onde evitare che l’uomo non prenda cura di sé e non rifletta sulle sue azioni dando per scontato che essa si manifesti. Robinson Crusoe è quindi un nuovo tipo di eroe romanzesco, che si rivolge direttamente al lettore borghese mettendo in campo i valori in cui quest’ultimo si rispecchia maggiormente: la fiducia incrollabile nei propri mezzi e la fede serena (ma non per questo passiva o supina) nella benevolenza di Dio, che illuminerà solo chi dimostrerà di impegnarsi attivamente per migliorare il proprio destino. PERSONAGGI: ROBINSON CRUSOE: E’ un tipico borghese inglese. Si sente superiore a chi non è al suo stesso livello sociale. Così si comporta con Venerdì che, essendo un selvaggio, si comporta come tale andando in giro senza vestiti e mangiando con le mani. Durante la sua permanenza nell’isola lo mantiene in sé la ragione e la fede religiosa, molto forte in lui. Un’altra prova del suo “essere superiore” sta nel fatto che Venerdì deve fare quello che lui gli impone, ad esempio parlare inglese, credere nella religione cristiana ecc. VENERDI’: E’ un indigeno che Robinson salva dal pentolone di una tribù di cannibali. Venerdì è un uomo incivile e quindi Robinson lo induce al mondo civile insegnandoli l’inglese, a mangiare con le posate, a vestirsi ecc. Venerdì vive secondo il proprio istinto che Robinson gli impedirà di usare dal momento del loro incontro in poi. AMBIENTE E TEMPO: La vicenda si svolge nel ‘600. All’inizio nelle navi che Robinson visita per viaggiare per poi finire nell’isola che abiterà per 28 anni. L’isola si trova al largo della costa del Brasile.

Il ritratto di Dorian Gray 1) L’autore del romanzo è Oscar Wilde, nato a Dublino nel 1854 e morto a Parigi nel 1900. Scrittore appartenuto alla corrente letteraria del decadentismo ha scritto molte opere; alcune di queste sono: Ravenna (1878), raccolta di poesie (1881), Il principe felice e altre fiabe, La casa dei melograni, Il ventaglio di Lady Windermere, ecc... 2) Il messaggio che vuole inviarci l’autore è molto importante: nella vita non bisogna pensare all’arricchimento esteriore perché di esso non rimarrà nulla; la cosa più importante nella vita di un uomo è arricchirsi interiormente, cercare nell’animo valori, sentimenti che saranno indelebili e che quindi potremo trasmettere a chi c’è vicino. Non bisogno però dimenticare che ognuno vive la propria vita facendo scelte, per questo ognuno è artefice del proprio destino; alcune volte ascoltare o farsi trasportare da qualcuno non è la cosa migliore, prima di seguire gli altri bisogna sempre consultare la propria coscienza. Un esempio di influenzamento delle idee lo abbiamo nel capitolo II a pagina 52, quando Lord Hanry spiega a Dorian il significato dell’influenza che le persone suscitano su altre. Un altro esempio che ci fa capire come la coscienza alcune volte prevale su delle scelte lo abbiamo alla fine del romanzo, quando Dorian Gray distrugge il quadro e quindi uccidendosi: capitolo XX a pagina 268. Bisogna anche affermare che, in questo romanzo, Wilde esprime il suo amore per l’arte che, alcune volte, suscita nell’osservatore una strana sensazione, quasi d’ipnosi. Un esempio lo abbiamo nel capitolo II a pagina 62, quando Dorian Gray rimane colpito dal suo ritratto, a tal punto da fargli fare un vero e proprio patto col diavolo. 3) La storia incomincia nello studio del pittore Basil Hallward; qui infatti Basil decide di dipingere un quadro ad un ragazzo di nome Dorian Gray. Dorian è un bellissimo giovane che, sia per il suo aspetto fisico che per il suo modo di pensare, suscita in tutti un particolare interesse.Il ritratto donatogli dal pittore è così ben riuscito che il ragazzo, ammirandolo, esprime il rimpianto di dover lui invecchiare mentre il ritratto sarebbe rimasto sempre giovane, e fa un vero e proprio patto con il diavolo per far sì che avvenga il contrario. La vita di Dorian cambiò radicalmente quando conobbe Lord Henry Wotton, nobile cinico e spregiudicato, che con le sue idee sul piacere e la bellezza riesce a cambiare la vita e la purezza giovanile di Dorian; successivamente questi si fidanzò con Sybil Vane, però il cambiamento di Dorian fa sì che la storia finisca male, infatti, lui la abbandona freddamente; questa si uccide e il giovane, superato facilmente, grazie ai suggerimenti di Lord Henry, il primo dolore, trascorre la stessa serata in teatro, come se non fosse successo nulla. Il giorno dopo, però, scopre che il suo ritratto è cambiato; infatti, c’era un’espressione di crudeltà che prima non c'era; a questo punto decise di nasconderlo in soffitta e continuare la sua vita piena di vizi, ma conservando intatto il suo bellissimo viso di giovane, mentre il quadro invecchia e si fa sempre più orribile. Una notte uccide Basil Hallward, che ha tentato di rimproverargli il suo modo di comportarsi e ne fa distruggere il corpo da un suo amico chimico, il quale poi si uccide. Dorian non viene scoperto ma il ritratto diventa sempre più mostruoso e sulla mano che aveva dato il colpo mortale all'amico appare una goccia di sangue. Il fratello di Sybil Vane, che aveva giurato di vendicare la sorella e lo aveva cercato per venti anni, rimane ucciso in un incidente di caccia, proprio quando sta per raggiungere Dorian; alla fine, stanco e nauseato di quel ritratto che testimoniava le sue colpe e la sua brutalità interiore, Dorian Gray

colpisce con un coltello il cuore del ritratto, ma accade un fatto incredibile, infatti, cade morto egli stesso, mentre il quadro riacquista l’aspetto che aveva all’inizio: una meravigliosa giovinezza pura e ingenua; i servi stentano a riconoscere nell'orribile vecchio che trovano ai piedi del ritratto il loro splendido padrone. 4) I personaggi principali di questo romanzo sono: - Dorian Gray: Protagonista del romanzo, giovane dal bell’aspetto(…con le labbra scarlatte, dal contorno fine, i limpidi occhi azzurri, i capelli biondi inanellati…) e con sentimenti nobili. Si lascia condizionare dal suo amico Lord Hanry che lo conduce sulla cattiva strada. – Lord Hanry: personaggio emblematico è l’artefice del cambiamento del ragazzo, ha indotto un bravo giovane dai nobili sentimenti e dalle buone maniere a diventare uno dei più meschini uomini sulla faccia della terra, lui lo ha condotto da una vita piena di valori ad una senza nessun obiettivo tranne quello del vizio. –Basil Hallward: il primo amico di Dorian, è lui che gli dona il ritratto e tenta di dissuaderlo dai consigli di Lord Hanry. Alla fine del romanzo muore per mano di Dorian. 5) In questo romanzo il narratore è esterno e non è onnisciente. Ci sono molti passi descrittivi e molti discorsi diretti. Il tempo del racconto coincide con il tempo della storia. Sono molto rari flash back e i foreshadowing. 6) In questo romanzo noi possiamo notare tutta l’influenza delle idee estetiche sul pensiero dell’autore; infatti, di quasi tutti i personaggi noi conosciamo l’aspetto fisico, soprattutto viene fatta una descrizione dettagliata del protagonista; questo per farci capire, tramite l’aspetto esteriore, l’animo dei personaggi. Il ritratto stava ad indicare l’animo di Dorian Gray, infatti, ogni qual volta lui si macchiava di una colpa il dipinto diveniva sempre più orrendo ciò voleva dire che l’animo interiore di Dorian andava sempre più deteriorandosi fino a quando, accortosi del suo cambiamento, decise di distruggerlo; ma così facendo ha ucciso anche se stesso; secondo me la morte, per Dorian, è stata una sorta di liberazione per scappare da tutti quei rimorsi che gli stringevano il cuore. Quello narrato da Wilde, è uno scontro reale tra natura e uomo; in cui la prima si manifesta attraverso il suo ritratto e l’uomo cerca di combatterlo cercando di essere sempre meno se stesso ma andando poi contro la volontà di volergli sempre fedelmente assomigliare. Il fatto è che il ritratto non è preso come esempio solo per le fattezze fisiche ivi rappresentate dall’autore, ma per l’innocenza e la purezza del volto del protagonista. E’ lo stesso protagonista che però poi si lascerà corrompere da una società sempre più ostile. E’ qui che s’inserisce la critica dell’autore alla società inglese contemporanea dell’età vittoriana. Wilde si scaglia contro il perbenismo conservatore dell’Inghilterra del tempo sottolineandone tutti i vizi e cercando dunque, attraverso il suo libro, di sensibilizzare la borghesia conservatrice che altro non è che la versione ‘reale’ del signorino Gray.

Ode on a Grecian Urn John Keats (1795-1821) è tra i poeti romantici inglesi più noti e acclamati di sempre ed è oggi considerato un “mito letterario” anche grazie ad alcuni drammatici eventi della sua vita. Keats infatti, che proviene da una famiglia non colta, perde entrambi i genitori in giovanissima età (il padre a otto anni e la madre a quattordici) e viene allevato da dei tutori. Keats entra poi nel circolo letterario di James Leigh Hunt, che si rivelerà fondamentale per lo sviluppo della sua poetica. Il poeta dedica infatti tutta la propria esistenza all’arte e alla poesia, sacrificando a essa se stesso e rinunciando anche a sposare l’amatissima Frances “Fanny” Brawne per motivi economici e per proprie le precarie condizioni di salute. Dopo la morte del fratello nel 1818, due anni più tardi anche Keats si ammala di tubercolosi e, dopo essersi trasferito a Roma, muore nel 1821 1, a soli ventisei anni. Tra le sue opere principali - oltre alla Ode on a Grecian urn - si possono ricordare i poemi Hyperion (Iperione), The Eve of St. Agnes (La vigilia di Sant’Agnese) e La Belle dame sans merci (La bella signora senza pietà) oltre alle odi To a nightingale (A un usignolo), Alla malinconia (Ode on Melancholy) e All’autunno (To Autumn), tutti composti nel giro di pochissimi anni di attività letteraria. La totale dedizione di Keats all’arte come manifestazione della bellezza (elemento che ha fatto di lui un “mito” per i poeti romantici e un riferimento assai influente anche per gli artisti dei periodi successivi) appare chiaramente fin dal primo verso dell’ Endimione, un lungo poema allegorico sulla ricerca di un ideale amore femminile pubblicato da Keats nel 1818, dove si afferma: A thing of beauty is a joy for ever 2. Proprio in virtù di questo amore per la bellezza, che si intreccia con la sensibilità romantica e con l’acuta percezione della precarietà dell’esistenza umana, in Keats è evidente l’ammirazione per l’arte dell’antica Grecia, che l’autore si recava spesso ad ammirare nelle sale del British Museum. Forse proprio dall’osservazione dei marmi del Partenone esposti al museo londinese nasce l’Ode su un’urna greca, pubblicata nel 1819. Analisi L’Ode su un’urna greca rappresenta in realtà un paradosso della poesia romantica poiché non contiene nessuno dei tipici temi romantici come la natura, la vita di persone comuni, il magico o il soprannaturale, né racconta di amori o avventure esotici. Il tema dell’ Ode semmai è la ricerca della permanenza e dell’immortalità, che per Keats si possono trovare solo nell’arte, la quale, a differenza di tutte le cose umane, non è mutevole. L’idea riprende dunque la tematica, cara già a Shakespeare, dell’arte come sola alternativa alla morte e unica immortalità possibile. L’arte però non ha un potere intrinseco; Keats descrive infatti l’urna come “fredda”. È invece l’immaginazione del poeta a dar vita al vaso e a far rivivere i personaggi rappresentati su di esso. È solo attraverso l’immaginazione - e non i sensi fisici - che secondo Keats possiamo raggiungere la perfezione 3. L’ode è dunque il canto dedicato alla bellezza di un manufatto senza tempo, ovvero un’urna greca decorata con motivi classici, che diviene simbolo dell’eternità proprio per il potere dell’immaginazione. Due scene vengono descritte nel testo: una in cui un giovane cerca di baciare una fanciulla mentre alcuni musici suonano tamburelli e strumenti a fiato sullo sfondo di una festa dionisiaca; l’altra in cui un sacerdote sta conducendo una giovenca al sacrificio. Ciò che affascina Keats è il fatto che l’arte poetica sia in grado di presentare un mondo ideale fissandone le azioni e i gesti (il bacio, il sacrificio) in una emozione particolare, che la poesia rende eterna in quanto espressione di bellezza. Il giovane che tenta di baciare la fanciulla non la bacerà mai, ma resterà in attesa in quell’immensa trepidazione che precede il bacio. La bellezza della giovane, la passione del ragazzo, il piacere dato dalla musica e i rami in fiore resteranno fissati in eterno in quell’istante (vv. 18-20: “yet, do not grieve; | she cannot fade, though thou hast not thy bliss, | for ever wilt thou love, and she be fair!”). Allo stesso modo, l’allusione al sacrificio rituale dell’animale evoca un mondo lontanissimo nello spazio e nel tempo, intangibile e immutabile (vv. 38-40: “And, little town, thy streets for evermore | will silent be; and not a soul, to tell | why thou art desolate, can e'er return”).

A questo proposito, in una lettera del dicembre 1817 Keats afferma di aver compreso quale sia l’abilità fondamentale per comporre un testo letterario: si tratta della “negative capability”, ovvero la capacità di restare nell’incertezza e nel dubbio senza voler per forza raggiungere la ragione, presentando cioè nei propri v...


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