Segui IL Coniglio Bianco PDF

Title Segui IL Coniglio Bianco
Author Laura Modica
Course Psicologia sociale
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Summary

riassunto del libro "segui il coniglio bianco"...


Description

SEGUI IL CONIGLIO BIANCO LA COSTRUZIONE DELLA SOGGETTIVITÁ NELLE INTERAZIONI MEDIATE 5.1 SÉ, IDENTITÁ E SOGGETTI NELLE INTERAZIONI MEDIATE: PROBLEMI APERTI E QUESTIONI EMERGENTI Ogni giorno entriamo in contatto con gli artefatti tecnologici, che ci trasformano in “netizen” -> cittadini di un mondo “connettivo”. A questo proposito lo schermo del computer separa e, al tempo stesso, collega due aspetti del reale:  l’ambiente offline (il mondo che ci circonda, l’intorno ecologico);  il cyberspazio (lo spazio dentro, oltre). Partendo dalle parole di CARDACI è possibile individuare 3 campi d’interesse che gli psicologi collegano allo studio dell’esperienza di vita nel cyberspazio: 1. comportamenti dei ‘netizen’: cittadini di un mondo connettivo, che sono parte di una più vasta intelligenza connettiva; 2. le modalità di strutturazione delle interfacce che caratterizzano gli artefatti tecnologici; 3. l’incontro tra diversi strati del reale (incontro tra l’ambiente offline e il cyberspazio). Si tratta di aree al cui interno possiamo ritrovare i soggetti che abitano il cyberspazio, gli oggetti che permettono di muoversi al suo interno e i processi attraverso cui hanno luogo le interazioni tra di essi. In questo saggio si cerca di analizzare le caratteristiche e le specificità dei mezzi grazie ai quali noi interagiamo e comunichiamo nel cyberspazio e come queste caratteristiche condizionino la formazione, la rappresentazione e la negoziazione delle identità dei soggetti nel corso di tali interazioni. Una ricerca della comprensione dei processi di costruzione della soggettività nelle interazioni mediate.

5.2CYBERSPACE E CYBERPLACE: SOGGETTI E ARTEFATTI DIGITALI TRA ESPERIENZA D’USO E CONTESTI DI INTERAZIONE 

Il CYBERSPACE/CYBERSPAZIO è un universo costituito da oggetti che possono essere “visti” e “sentiti”, ma che non sono né oggetti fisici né loro rappresentazioni. Si tratta di realtà che nascono dall’accumulo di conoscenze e informazioni maturate in campi diversi (cultura, tecnica, commercio, scienza, arte e pratiche quotidiane). Oggi ci si domanda come gli individui si muovano all’interno del cyberspazio e quali siano le modalità attraverso le quali lo padroneggiano. Il cyberspazio è oggetto della psicologia sociale  nel 2008 Azy Barak pubblica la “Psicologia del Cyberspazio”: si tratta di una psicologia applicata al campo delle nuove tecnologie. Il cyberspazio viene qui definito come uno spazio psicologico e “transazionale”, una sorta di spazio intermedio tra il Sé, ciò che è in parte Sé e ciò che è in parte altro da Sé. La sua definizione mette in evidenza come il soggetto sia “potenziato” all’interno del cyberspazio, grazie alla mediazione degli oggetti che incontra e che può utilizzare. Ci si domanda quali sono le modalità secondo cui gli artefatti vengono effettivamente usati. A questo proposito Wallace individua sei tipi di ambienti internet: o www: world wide web (siti web, portali..) o posta elettronica (email) o forum di discussioni o chat o ambienti virtuali 1

o video e voci interattivi. A questi vanno poi aggiunti: o social network (ambienti di incontro per persone che condividono qualcosa) o blog (potenziano la costruzione del soggetto) Ciò che rende questi otto ambienti interessanti per i ricercatori psicosociali è il fatto che: - sono creati da artefatti che bisogna considerare oggetti culturali complessi; - sono utilizzati da individui consapevoli dei loro scopi; - sono in parte ambienti precostituiti, in parte nascono dall’interazione degli individui; - sono caratterizzati da meccanismi enunciativi che vengono creati dagli utenti. Quindi: in questi ambienti (che sono contesti di interazione) troviamo artefatti che vanno considerati come oggetti culturali complessi, utilizzati da attori consapevoli per i propri scopi, e che possiedono una loro identità specifica. Questi ambienti che si possono definire virtuali collaborativi permettono la costruzione della propria identità in vari modi: - scegliendo nickname diversi; - incarnando identità in oggetti o figure bi-tridimensionali; - discutendo e negoziando le varie identità. L’interesse dei ricercatori per questi ambienti si sta sviluppando lungo tre direttrici: 1. studio delle modalità di influsso dell’uso della rete sulla strutturazione della personalità in termini sia diacronici che sincronici → come la rete viene utilizzata per strutturare la personalità (e in particolare l’identità personale); 2. quali patologie può creare l’abuso degli artefatti presenti in rete (dipendenza); 3. passaggio dall’utente passivo all’utente attivo che diventa attore della tecnologia.  Il CYBERPLACE è una realtà costruita e supportata dalle nuove tecnologie, ma costituita da significati socialmente costruiti. Nel cyberplace gli artefatti derivano da una sintesi tra le “cose” di cui i soggetti fanno esperienza nella loro cybervita (blog, chat, social network…) e il punto di vista psicosociale, attento alle azioni, alle interazioni e alle relazioni tra i soggetti in rete. L’interesse del ricercatore va allora agli spazi che, chi si muove online, considera dei veri e propri spazi comunitari. Il cyberplace indaga la dimensione relazionale tra i soggetti. Il cyberplace viene studiato a partire dalle sue caratteristiche tecnologiche, e riesce a cogliere la dimensione sociale della cyberlife in due modi: - tutto ciò che si trova nel cyberplace è un significato costruito tra gli utenti; - conoscere e utilizzare gli artefatti web permette di identificare i membri di singoli gruppi. Tra cyberspace e cyberplace viene a stabilirsi un rapporto simile a quello tra significato e significante: l’uno non si dà senza l’altro ed entrambi possono essere indagati scientificamente. In questo senso il cyberplace è tutto ciò che lega il soggetto alla sua esperienza d’uso della rete e agli incontri con gli altri soggetti che avvengono nel corso di tali esperienze. → Si viene a definire una Psicologia sociale dei cyberplaces

5.3 LA MAPPA CONCETTUALE Analizziamo come le teorie elaborate sulla comunicazione mediata del computer (CMC) hanno cercato di descrivere il rapporto tra soggetti ed oggetti, tra gli artefatti presenti in rete e i loro utilizzatori. L’obiettivo è evidenziare i contributi che questo approccio dà al modo in cui i soggetti costruiscono la loro “presenza sociale” nelle interazioni mediate.

5.3.1 L’IDENTITÁ ONLINE SECONDO LE PRINCIPALI TEORIE SULLA COMUNICAZIONE MEDIATA DEL COMPUTER (CMC) La valutazione della CMC è mutata nel corso degli anni. 2

Il primo approccio alla CMC evidenziava i limiti di questa comunicazione rispetto alla comunicazione Face To Face (FTF). Man mano che la confidenza con il pc è aumentata, sono emerse nuove forme di adattamento al medium e possibilità comunicative inedite nella RL (real life). La CMC si è trasformata in un laboratorio dell’identità che ci consente di esplorare e proporre in modo consapevole aspetti normalmente esclusi dalle situazioni di interazione FTF (face to face)  Teorie CMC: usate per descrivere l’intreccio tra i soggetti (coloro che abitano il cyberspazio) e gli oggetti (ciò che permette il movimento dei soggetti). I. REDUCED SOCIAL CUES MODEL (RSC) È il modello di SPROUL e KIESLER elaborato nel 1991. Si basa sul concetto di presenza sociale, “social presence”, con il quale si intende il senso di essere in un ambiente. Questa sensazione può essere convogliata dal medium caratterizzato da un’intensità variabile, tale da modularne le caratteristiche: quanto maggiore è la quantità di informazioni trasmesse dal medium, tanto più aumenta la presenza sociale dell’individuo. → I nuovi media a differenza della comunicazione FTF: - esigono risposte veloci; - indeboliscono l’influenza sociale; - non rispettano gerarchie verticali; - spingono gli utenti a essere più disinibiti; - sono privi di feedback non verbali (es. sorrisi, contatto visivo e tono della voce). Il congegno comunicativo non è in grado di rendere palese la soggettività do chi interagisce. Quindi: la costruzione e la presentazione della propria identità personale passano in secondo piano. La CMC ha luogo in un contesto privo di segnali sociali a cui ancorare il nostro comportamento: un contesto in cui l’identità dei soggetti tende a sfumare fino a scomparire. Quindi i new media si trovano in un ambiente comunicativo povero e senza regole. Due conseguenze: › i soggetti liberi esprimono più facilmente i propri pensieri e spesso sfociano in flames (discussioni accese in cui i partecipanti arrivano ad insultarsi); › effetto di status equalization: tutti fanno e dicono quello che vogliono senza rispettare le gerarchie. II. SOCIAL IDENTITY DE-INDIVIDUATION MODEL (SIDE) Le tesi della RSC sono state criticate: ricerche sperimentali successive hanno messo in dubbio sia l’effetto di status equalization, sia l’impossibilità di dare corpo a una vera e propria identità e a delle relazioni interpersonali online. LEA e SPEARS nel 1992 elaborano un modello in risposta all’RSC. Il loro modello critica il modello RCS soprattutto per quanto riguarda la flame (considerata un fenomeno raro o contenuto), e per la povertà del medium a causa del quale si crea un vuoto sociale intorno all’individuo. La base della teoria SIDE: la capacità del mezzo comunicativo di trasmettere informazioni sociali non è legata alla sua larghezza di banda (il messaggio comunicativo è forte e non tiene conto di quanti raggiunge). Gli utenti possono conoscere l’interlocutore anche senza i codici non-verbali, attraverso: - informazioni che fanno da cornice al messaggio; - quanto emerso da interazioni precedenti; - dalla situazione in cui interagisco. La CMC quindi non è povera di indicatori di soggettività e non è nemmeno circondata dal vuoto sociale. Questa convinzione sbagliata nasce dalla confusione tra identità personale e identità sociale di cui i soggetti sono portatori: 3

identità personale: se gli utenti internet sono in un contesto di interazione che li coinvolge come singoli, allora prevarrà la loro identità personale;  identità sociale: se gli utenti sono in un contesto di interazione che li coinvolge come gruppo, allora prevarranno le norme di identità sociale riconducibili al gruppo.  Non è necessaria la presenza fisica delle persone. III. SOCIAL INFORMATION PROCESSING THEORY (SIP) Un’altra alternativa al modello RSC è la SIP, di cui uno degli esponenti principali è PALMER (1997). La base della teoria SIP: il comportamento umano è sempre volto alla comunicazione ed è dotato di grande flessibilità per modificarsi continuamente. Affinché l’individuo comunichi, egli deve avere: › la capacità di costruirsi immagini e di trasmettere informazioni; › il tempo necessario per manifestare pensieri ed emozioni; › la motivazione per comunicare. Tutte queste caratteristiche non sono presenti nella riproduzione delle conversazioni in laboratorio: in laboratorio la CMC è molto complicata.  I soggetti non comunicano efficacemente: il flaming è causato dalla necessità di rispettare i tempi e dalla mancanza di motivazione (artificiosità della situazione crea conflitti). Quindi CMC non è meno efficace del ftf, ma solo meno efficiente. IV. HYPERPERSONAL MODEL Modello elaborato da Walther nel 1996: dalle teorie legate alla CMC individua due filoni principali:  modello impersonale: legato a RSC model, considera gli artefatti derivati dall’applicazione dell’informatica alle tecnologie della comunicazione come causa dell’impoverimento sociale e di crescita di anonimato nelle interazioni;  modello interpersonale: legato a SIP e SIDE, pur affermando la possibilità della CMC di dare origine a comunicazioni efficaci, la considera lenta e caratterizzata da uno sviluppo ritardato.  Nessuna delle due prospettive quindi sembra aver colto le potenzialità della CMC. La base della teoria: Walther considera la CMC come modalità di comunicazione iperpersonale, più ricca della FTF per quattro elementi: - ricevente: chi riceve il messaggio tende a categorizzare l’emittente per capirne l’identità. Quando si hanno a disposizione poche informazioni, questa categorizzazione avviene mediante stereotipi che non vengono verificati. - Emittente: il suo obiettivo è quello di portare il ricevente alla costruzione favorevole di un’immagine di sé. La CMC facilita il controllo degli indizi da inviare e permette una presentazione selettiva del sé. Ciò è reso possibile dalla maggiore controllabilità del linguaggio che lascia il tempo di pianificare e censurare ciò che si intende dire. - Caratteristiche del canale di comunicazione: nella CMC le informazioni non verbali non vengono comunicate -> non possono trapelare a meno che io non voglia (l’arrossire non trapelerà dalla conversazione). - Elementi di feedback (elementi di controllo): ogni forma di feedback viene rielaborata sull’immagine dell’altro che ci siamo costruiti. La CMC può essere considerata dunque una forma di comunicazione iperpersonale perché permette agli interlocutori un maggior controllo delle informazioni trasmesse e della propria autopresentazione. V. TEORIA DELL’AZIONE SITUATA (TAS) Elaborata nel 1996 da Mantovani e altri studiosi, la TAS fa parte del filone di ricerche di tipo sociocognitivo. Questa teoria propone un ribaltamento della prospettiva: le azioni nascono dall’incontro e dall’adattamento tra un soggetto, con un determinato scopo, e l’ambiente (l’azione non è più 4 

considerata la messa in atto di un piano precostituito). I soggetti sono dei veri e propri attori sociali che decidono di condividere determinati contenuti e comunicare se stessi agli altri. La base della teoria TAS: propone di abbandonare gli effetti intrinseci della CMC, per concentrarsi sul contesto in cui ha luogo, sugli influssi e sui soggetti. La natura del contesto non è solo fisica, ma soprattutto concettuale -> il contesto si articola su 3 livelli: - il livello della situazione: contesto sociale generale; - il livello delle norme sociali: regolazione delle situazioni di vita; - il livello degli artefatti: attraverso di essi avviene l’interazione con l’ambiente. Con la TAS si ha un cambiamento dell’identità online -> il cyberspace: da canale comunicativo in grado di generare effetti, diventa un vero e proprio spazio sociale che costruisce identità online. L’efficacia di questo modello, però, è limitata dal fatto che manca la capacità di spiegare come tutto questo avvenga.

5.3.2 CONTRIBUTI ALTERNATIVI ALLE TEORIE CLASSICHE TRA ETNOGRAFIA DELLA RETE E POSTMODERNISMO Tra i contributi definiti alternativi rispetto alle prospettive sulla costruzione d’identità online considerate classiche, particolare riconoscimento va ai lavori della ricerca etnografica (inizio anni ’90). Lavorando sui dati prodotti sul campo, e non in laboratorio, i ricercatori dell’etnografia hanno studiato le interazioni in rete tenendo conto della natura di un ambiente sociale caratterizzato da regole, norme e cultura proprie del contesto in cui avvengono, e soprattutto di come la frequentazione della rete possa generare nuove culture e identità d’uso degli ambienti presenti in rete.  REID e BRUCKMAN Cercano di dimostrare come gli ambienti che si incontrano in rete sono veri e propri ambienti sociali in grado di generare pratiche sociali diverse dalle corrispettive nella real life, ma ugualmente rilevanti per la costruzione dell’identità del soggetto. Reid partendo dall’idea che le forme di socialità online decostruiscono i confini sociali della real life, definisce gli ambienti dove avviene l’interazione mediata (contesti virtuali) come “identity playground”: luoghi in cui i soggetti attuano delle pratiche di sovrascrittura delle norme sociali. Gli ambienti virtuali vengono visti come luogo in cui è possibile sfuggire ai linguaggi tradizionali della cultura e della corporeità, per riarticolare gli stereotipi sociali che vincolano nella RL i processi di costruzione dell’identità. Bruckman definisce gli spazi online come “identity workshop”, ossia laboratori di identità che migliorano per i soggetti che utilizzano la comprensione dei fenomeni della real life. In alcuni casi, se abusati, la realtà virtuale può sostituire la realtà stessa creando la sindrome di dipendenza dalla rete. La teoria dell’identità online di Reid e Bruckman comporta delle conseguenze/critiche: - offline e online sono due mondi separati in riferimento alla presenza/assenza dei corpi; - se i corpi sono assenti le identità online sono dei puri simulacri autoreferenziali che dipendono dalle regole sociali impostate da loro stessi; - queste regole di costruzione diventano visibili solo quando si rompono i confini sociali della real life; - la costruzione dell’identità online è dunque un processo riflessivo.  TURKLE Condivide la teoria di Reid e Bruckman, ma pone una maggiore attenzione alla pratica. Grazie all’assenza fisica del corpo, è all’origine del superamento delle posizioni del postmodernismo. Il soggetto può dislocare in persone multiple quando è online, diversamente 5

dalla real life che assegna un’unica identità a persona. Emerge una difficile conciliabilità tra iperfluidificazione dell’identità e relazioni stabili: es. i sistemi operativi multitasking -> sono sistemi che offrono all’utente la possibilità di operare contemporaneamente in più ambienti (tante finestre aperte). L’utente è connesso a una pluralità di contesti sociali in cui ha diverse maschere sociali. La teoria riceve diverse critiche: - non riconosce i principi di unilateralità del soggetto impegnato in diversi cantieri di costruzione dell’identità online separati l’uno dall’altro; - metodologia: analisi della teoria fatta con interviste cliniche, quindi non ricavate da esperienze dirette, ma da racconti. OLTRE IL POSTMODERNISMO: SOCIOLINGUISTICA, APPROCCIO STRATEGICO E BIOPOLITICA DEGLI AMBIENTI VIRTUALI Nel corso degli anni ’90 molti studi e ricerche si sono contrapposti al postmodernismo. Questi lavori criticano soprattutto la pretesa di spiegare la costruzione dell’identità online come autonoma e autoriflessiva. 1. Approccio sociolinguistico: anche nell’online esistono le identità reali che sopravvivono attraverso il linguaggio e che lasciano tracce di sé. L’identità della real life continua ad agire all’interno della rete. Il soggetto trasporta nella rete attraverso il linguaggio, più o meno inconsciamente, le sue ideologie, i suoi valori e il suo codice sociale di riferimento. 2. Approccio strategico: Donath e Burkhalter sottolineano l’importanza della presenza dell’altro nella costruzione del sé. Le differenze sono elementi attivi di un’interazione strategica attraverso cui il soggetto giudica la veridicità delle autorivelazioni altrui. Emerge l’importanza delle negoziazioni: processo attraverso il quale ognuno è chiamato a fornire prove che possono essere accettate o rifiutate. 3. Biopolitica degli ambienti virtuali : il modello proposto da Aycock si basa sul concetto della cura di sé. Il ricercatore è attento a quattro aree di analisi: - sostanza interiore dei soggetti; - livello e tipo di coinvolgimento; - strutturazione di routine e discipline; - determinazione dell’obiettivo della trasformazione. I vantaggi dell’approccio sono che permette di evidenziare come ci sia continuità tra online e offline nella costruzione dell’identità. Gli svantaggi sono che impedisce di comprendere il ruolo dei singoli e delle loro azioni.

5.3.3 TRA DIALOGO E POSIZIONAMENTO LA TEORIA DEL POSIZIONAMENTO DI HERMANS E LIGORIO La teoria del posizionamento si colloca all’interno del paradisma socio-costruttivista e presenta dei legami con il dialogismo di Bachtin. Hermans e Lingorio formulano un modello che ha come pilastri di base due principi: - la realtà: costruita attraverso le attività mentali di significazione delle esperienze degli oggetti e degli individui colti sullo sfondo dell’interazione; - il lavoro di interpretazione e negoziazione: è svolto costantemente dalle persone e riguarda l’identità intesa come costrutto complesso e sfaccettato in continua costruzione. I concetti principali della teoria sono due:  posizione: è il luogo occupato nello spazio dal sistema identitario. Secondo Hermans ogni posizione ha una propria voce con la quale si esprime. Il sé si evolve se le diverse posizioni si esprimono, si ascoltano e sono in dialogo anche con altre voci esterne al soggetto. Le identità infatti dipendono da contesto sociale e ...


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