Società di massa, appunti presi a lezione con Monica Masutti PDF

Title Società di massa, appunti presi a lezione con Monica Masutti
Course Contemporary History
Institution Sapienza - Università di Roma
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Sbobina del corso di Cultura e società di massa tenuto da Monica Masutti...


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STORIA DELLA MASSA ITALIANA DELL’800 E ‘900 Ricevimento martedì terzo piano scienze politiche, stanza insieme al prof. Toscano (aula storia contemporanea). La vita politica italiana è strettamente legata alla storia civile. La società di massa in Italia arriva più tardi rispetto al resto d’Europa. Ere dell’Italia: dall’Italia liberale, a quella fascista a quella repubblicana. Non sono fasi divise, ma sono collegate tra loro. La fase più importante per la società di massa è la fase dell’Italia fascista, perché per motivi di propaganda il regime porrà l’accento sul tempo libero dei cittadini (sulla moda, viaggi..). l’Italia liberale si afferma tra la fine dell’800 fino allo scoppio della prima guerra mondiale ed è importante perché si affermano i primi movimenti politici (primo partito italiano: partito socialista 1892). Con la fine della seconda guerra mondiale si riaffacceranno i partiti politici che con il regime fascista erano stati messi al bando (tramite i comitati di liberazione nazionale). Elementi principali: Stato, nazione, binomio Stato-Nazione per poi arrivare alla società di massa. Stato: ente territoriale sovrano, I cui elementi costitutivi sono territorio, popolazione e potere. Popolo: cittadini di quello stato Popolazione: comprende anche gli stranieri e tutti coloro che non hanno la cittadinanza Governo: può stabilire delle regole che devono essere rispettate. Due tipi di stato : stato apparato (insieme delle strutture che esercitano il potere); stato associazione (l’insieme dei rapporti che le donne e gli uomini instaurano in maniera autonoma e spontanea, indipendentemente dall’esistenza di un centro di potere. La famiglia, le associazioni, i sindacati, i partiti costituiscono il complesso delle relazioni cui le persone danno vita per soddisfare interessi e desideri). Nazione: insieme delle persone che possono appartenere ad uno stato ma che sono legate dal sangue lingua, religione, tradizioni e costumi. Racchiude il punto di vista politico e civile. Da qui nasce il binomio stato-nazione dove si inserisce la società di massa. Società di massa: non esiste una definizione precisa. Con la rivoluzione industriale si inizia ad analizzarla davvero. Nella società di massa abbiamo l’evoluzione dei trasporti che aumentano la presenza e gli incontri tra le persone. Rapporti considerati anonimi ed impersonali inizialmente. Da piccoli gruppi di agglomerati a gruppi sempre più grandi. Non ci sono più le piccole comunità tradizionali ma si fa capo alle istituzioni statali per prendere decisioni pubbliche e scelte individuali. La massa entrerà nella vita politica delle varie nazioni. Dalla piccola dimensione di autoconsumo si entra nel circolo dell’economia di mercato. In questo contesto le mentalità tendono ad uniformarsi secondo nuovi modelli generali. La società di massa deriva dall’intreccio di mutamenti politici, economici e culturali. La società di massa nasce per il bisogno di maggior benessere e per democraticità, ma ci sono comunque accenti di preoccupazioneil dominio delle masse è stato visto come un appiattimento delle persone e un limite delle libertà personali. Storia politica dell’Italia: (scrittori del risorgimento volevano giovarsi della storia italiana perché per loro era vista come un’arma di educazione politica e di formazione nazionale per portare all’identità nazionale).

All’inizio dell’800 l’Italia era sotto dominio straniero. Nel medioevo c’era il dominio delle sette e delle organizzazioni, in quanto, anche secondo il pensiero di Machiavelli, era normale dividersi. Successivamente abbiamo le monarchie assolute e poi i regimi assoluti. Sempre più divisioni per motivi religiosi, politici (ma non c’erano ancora i partiti politici). I partiti politici sono formazioni moderne, sono nati in una fase secondaria. Il partito socialista nacque più tardi rispetto al resto D’EUROPA. In Francia per esempio nasce con l’Ancien regime, perché c’erano nuove esigenze di libertà moderno concetto di nazione. In Inghilterra i partiti sono nati più di un secolo prima che in Italia, già nel ‘600. Nel 1641 si creano due partiti: il partito del Re (aristocrazia e Chiesa anglicana) e l’opposizione parlamentare (ceti in ascesa come gentry, professionisti, mercanti, artigiani). In Italia si inizia con la Camera subalpina (1848) e l’inizio di un realizzarsi del Parlamento. La nascita dei partiti socialisti è dovuta dall’esigenza di quest’ultimi di allargarsi ai ceti e classi che erano estranei dalla vita pubblica e che dovevano lottare contro uno stato ostile che non li tutelava; ma volevano lottare in modo legale e non attraverso la rivoluzione. Ed è così che Iniziano ad organizzarsi e nascono i primi partiti. Vi era la necessità di un vincolo disciplinare e di capi sicuri. Facendo un passo in dietro: Nella seconda metà del ‘700 nasce un nuovo ceto dirigente: una piccola élite animata da una grande forza di fare e di cambiare. Dà vita ad una più grande coscienza civile. Guarda al futuro e aveva il suo ideale nell’illuminismo moderno. Combatte contro le resistenze conservatrici ed era considerato come il partito delle riforme in collaborazione con i principi. Lo scopo era quello di razionalizzare lo Stato. All’interno della élite c’erano studiosi, politici, scrittori ecc. Il loro patriottismo non aveva però ancora il concetto di nazione. Non si pensava ancora al gioco di liberarsi dalle dominazioni straniere. Abbiamo dunque le prime aspirazioni costituzionali ma non in finalità di una libertà politica. I giansenisti (1792-75) prendevano spunto dai fatti della rivoluzione francese. L'agitazione rivoluzionaria si sostituiva al riformismo legale. Si procede con i primi arresti anche se successivamente i sovrani saranno obbligati a dare una costituzione. In Italia il giacobinismo (termine adoperato per designare il movimento rivoluzionario del triennio 1796-99. Il movimento giacobino italiano era composto in prevalenza da esponenti del ceto medio borghese. Fu definito giacobino anche se in realtà aveva idee più moderate rispetto ai giacobini francesi) iniziò ad espandersi e gli italiani vedevano sempre più di buon occhio l’arrivo di Napoleone. Da una parte abbiamo dunque i conservatori, mentre dall’altra parte i rivoluzionari appoggiati dai francesi. Oltre a questi due gruppi abbiamo gli intellettuali: contrari alle violenze della rivoluzione. Centri intellettuali più progrediti in Italia: Milano e Napoli. In queste due città si ebbe per la prima volta un giornalismo aperto. Alla fine del ‘700 inizia a palesarsi l’idea di una nazione italiana, anche se abbiamo un programma unitario in contrasto con il programma federalistico. Vi erano esigenze costituzionali per lo sviluppo di una economia peninsulare oltre alle esigenze di riforme scolastiche e religiose. La prima opposizione a queste richieste venne da un mondo povero, quello agricolo: avevano paura del cambiamento (credevano solo nel parroco del paese, nel signore locale). Infatti erano contro ai francesi e di conseguenza ai giacobini; lottavano in nome delle tradizioni considerate oramai violate. Nasce la figura del patriota che doveva includere il più possibile le masse. Si iniziava ad andare contro allo straniero, si lottava per l’indipendenza e per una libera costituzione, portata avanti dai gruppi carbonari (CARBONERIA: è stata una società segreta rivoluzionaria italiana, nata nel Regno di Napoli durante i primi anni del XIX secolo su valori patriottici e liberali). In Lombardia iniziano a nascere una serie di movimenti che porteranno al compimento della fase risorgimentale (1813-14). Nel periodo del Congresso di Vienna (1814)

la lotta politica fu difficile; protagoniste sono le società segrete e la lotta sfocia nei moti del ’21. La disputa era tra avere una costituzione moderata (tipo francese) o la costituzione liberale (tipica spagnola, che assumerà l’Italia). Mazzini diede vita a un movimento nuovo nel 1831: la Giovine Italia (società segreta insurrezionale) con l’obiettivo di prendere i giovani e accendendoli di un sentimento rivoluzionario, facendo leva sul principio di nazionalità, e di liberarsi dal gioco dello straniero. I giovani successivamente abbandoneranno Mazzini per prendere misure più moderate. Comunque Mazzini spronò i giovani alla lotta e al sacrificio, promuovendo la fede nel popolo. Per Gioberti (sacerdote, patriota e filosofo italiano e primo Presidente della Camera dei deputati del Regno di Sardegna) il primato dove essere rappresentato dalla chiesa cattolica e aveva una visione differente da quella di Mazzini che credeva nell’unione del popolo). Per Gioberti bisognava creare un movimento di opinione con la forza del cattolicesimo e dei principi. Con l'ascesa di Pio IX (che non voleva una Italia Unita) saliva Carlo Alberto con una visione riformista. I gesuiti non erano favorevoli a questo connubio di cattolicesimo e società moderna. Cesare Balbo (patriota, scrittore e politico italiano; Presidente del Consiglio del Regno di Sardegna) voleva una Italia Unita, fu definito il cervello del partito moderato italiano (destra storica), non credeva nel non primato di nessuno. N. B: Gioberti e Balbo entrambi nel periodo della monarchia di Carlo Alberto. Il punto fondamentale in Italia comunque era ottenere la libertà dallo straniero e promotore doveva essere il Piemonte secondo i moderati. Cattaneo (esponente del pensiero repubblicano federalista, sosteneva richieste di maggiore indipendenza del Regno Lombardo-Veneto dalla Corte di Vienna) è un riformista che vedeva Milano come promotrice dell’indipendenza. Bisognava liberare l’Italia e per farlo si pensava prima a liberare ogni singolo stato dai domini stranieri che ad unificare Nord e Sud. Cattaneo vedeva la Lombardia come il centro di tutto data la sua organizzazione. Era in contrasto con la politica piemontese e dalla visione di Carlo Alberto. Il concetto federalista faceva parte anche della corrente Mazziniani. Entrambi, aldilà delle differenze fra i due personaggi, infatti rifiutavano ogni miope nazionalismo, alla ricerca di quel superiore sistema che Giuseppe Mazzini identifica nel raggiungimento della “federazione europea” e Carlo Cattaneo negli “stati uniti d’Europa”. Alla fine nel 1860 si arriva alla conclusione di puntare all’unità italiana= nuova idea basata sul criterio unitario. Bisogna anche contare che la rivoluzione industriale non c’è stata in Italia, per questo tutto il processo di modernizzazione è stato più lento che negli altri paesi. Il fallimento dei moti del ‘48, fecero perdere le speranze di nel sistema democratico. Con Cavour (politico e patriota italiano, fu sia Ministro del Regno di Sardegna, che Presidente del Consiglio dei Ministri) si ha il doppio compito di portare avanti l’idea di un ritorno alla politica strettamente conservatrice, ma allo stesso tempo di andare avanti con un astratto rivoluzionismo. Ci si attiva sempre più per ottenere la libertà. Cavour farà un connubio (unione) tra centro destra con il centro sinistro, e diede una forte base parlamentare. Così abbiamo in prima linea i conservatori di destra e i democratici di sinistra (rappresentati da Depretis). La politica di Cavour aveva eliminato la dialettica dei due partiti, quasi fondendoli. In questo modo il movimento di Cavour si allarga in tutta la penisola e converge in questo modo tanti uomini con ideali differenti ma che volevano in primis l’unificazione. I Mazziniani si opposero a Cavour che volevano una Italia democratica ma tramite mezzi rivoluzionari. I Mazziniani avevano infatti il loro Partito di Azione. Cavour cercò di unire tutte le opposizioni per un fine più importante. L’unico a restarne fuori fu Mazzini.

Dissidio tra Garibaldi e Cavour successivamente lotta tra liberali e azionisti (Garibaldi). Garibaldi era rivoluzionario e sostenitore della monarchia, non voleva interferenza con il parlamento. Cavour invece non voleva il dispotismo rivoluzionario. La diatriba e la differenza principale tra Garibaldi e Cavour era la visione del Parlamento. Il primo non lo voleva, Cavour invece sì. Con la morte di Cavour non c’è più la compattezza nel suo partito. Ci fu una modifica: da un singolo movimento di centro a due gruppi: la destra e la sinistra storica (termini presi per come erano seduti in Parlamento). Tutto ciò porto alla formazione dell’Italia Unita. Tra gli anni ’61 e ’70 la destra e la sinistra erano in forte contrapposizione tra loro, ma dopo il ’70 l’opposizione non fu così forte.

26/02 UNITÀ DI ITALIA 17 marzo 1861= abbiamo l’unità anche se mancavano alcuni territori (Veneto, Trentino, Venezia Giulia e Lazio e Roma che facevano parte dello stato pontificio). Il primo ad unirsi sarà il Veneto e poi il Lazio. La totale unificazione ci sarà dopo la prima guerra mondiale. In questa fase abbiamo la destra e la sinistra. L’Italia ha una forma istituzionale monarchica e con il referendum del 2 giugno del ’46 cambierà la forma istituzionale e verrà concesso il voto alle donne. Si passa alla forma istituzionale repubblicana. Ricordiamo che nel 1870 vi sarà la politica del trasformismo e che nel 1892 abbiamo il primo partito italiano, quello socialista con a capo Turati. Successivamente avremo organizzazioni cattoliche. Con le dimissioni del governo Minghetti si avrà una politica reazionaria (cioè contro il popolo) da parte di Crispi. nel 1900 abbiamo il governo Zanardelli-Giolitti (ministro degli interni): la fase Giolittiana andrà dal 1901 fino alla guerra in Libia. Crisi poi della classe dirigente e si apre la fase fascista. INIZIO DEL PERCORSO: Nel momento dell’unità l’Italia era ancora arretrata e il 75% dell’economia era indirizzata all’agricoltura. Altissimo tasso di analfabetismo. La forma economica era l’autoconsumo e lo scambio in natura. Difficili erano i collegamenti tra nord e sud della penisola (divisa dagli appennini) in quanto non c’era una rete ferroviaria e dunque erano difficili le comunicazioni. Il primo politico che cercherà di muoversi in tutta Italia fu Zanardelli. Moriva a Torino colui che apparteneva alla classe dirigente moderata: Cavour. I successori di Cavour non furono preparati come costui. Nonostante ciò nei primi anni dell’unità si seguirono le linee guida di Cavour (liberismo economico senza forme di autarchia senza trascurare però le direttive del re e con una forte laicità). Il gruppo dirigente che succedette Cavour fu un gruppo dirigente posizionato in Piemonte con esponenti come Lamar, Lanza, Minghetti. La destra che era alla guida del paese e tra i compiti quello del completamento del processo di unificazione (erano tutti d’accordo: sia I moderati (destra) che i democratici (sinistra), ma erano differenti le modalità). La destra voleva rendere l’Italia una grande potenza economica, senza la guerra ma attraverso vie diplomatiche. La sinistra aveva l’idea di guerra popolare, non considerava le vie diplomatiche e voleva uno scontro diretto (come la lotta per la liberazione di Roma sotto ancora lo stato pontificio). L’annessione dello stato pontificio era un problema per il fatto che ci sarebbe scatenato uno scontro diretto con il papa, portando problemi con la Francia che era la nazione che proteggeva il papa e inoltre la Francia era un partner economico importante per l’Italia e la destra non voleva perderlo. Inoltre la maggior parte dell’Italia era cattolica e il clero era l’unico luogo sicuro per tutti. I cittadini non erano pronti a far una guerra nei confronti dello stato pontificio. La destra che era al potere cercò di usare la politica di Cavour, molto diplomatica, attivando delle trattative con lo stato pontificio. La chiesa doveva rinunciare al potere

temporale e al riconoscimento del nuovo stato occupandosi esclusivamente del magistero spirituale. Il papa Pio IX però si sentiva un re, e per questo non poteva occuparsi solo del magistero della chiesa e l’educazione delle persone ma voleva un ruolo nello stato. Ci fu il Non Expedit: disposizione della santa sede con la quale il pontefice, per la prima volta nel 1868, dichiarò inaccettabile per i cattolici italiani partecipare alle elezioni politiche del Regno di Italia. Col patto Gentiloni (1913), ora alcuni cattolici potevano partecipare alle cariche dello stato ma con delle clausole. Nel 1919 fu eliminato definitivamente il non EXPEDIT. Solo con i patti lateranensi (tra Pio XI e Mussolini) ci sarà la sistemazione giuridica dei rapporti tra Chiesa e Santa Sede, con la firma dell’11 febbraio 1929. L’Europa, dopo la seconda guerra mondiale e con la decolonizzazione, non è più al centro dell’attenzione mondiale (mentre nell’800 era al centro del mondo per i nuovi modelli di trasporti e per la sua potenza industriale e per la scoperta di petrolio e dell’elettricità), ma emergono gli Usa e l’Urss. La seconda rivoluzione industriale (1856-1878) portò alla nascita della società di massa sorpassando le piccole élite. Non vi è più l’aristocrazia ma la borghesia e si forma il proletariato. Le innovazioni ovviamente non furono uguali per tutti i paesi, ma tutti gli europei pensavano comunque di aver raggiunto una svolta. Nasce l’Italia contemporanea: all’alba del nuovo secolo l’Italia doveva superare il ritardo economico, tecnologico, politico, sociale e i problemi della nascente società di massa caratterizzata da un apparato istituzionale che non era stato legittimato dalla popolazione. L’Italia alla fine dell’800 doveva muoversi contemporaneamente su più fronti. Doveva entrare nella competizione internazionale, anche se però era un paese appena unito e aveva ancora delle sembianze oligarchiche: l’unificazione era stata voluta da piccole élite, politici ed intellettuali e non dal popolo siccome mancava un sentimento di unità nazionale. Nonostante i progressi portati avanti nell’età Giolittiana furono ancora molte le carenze che esplosero nel primo conflitto mondiale e nel successivo dopoguerra, contribuendo alla fine della democrazia liberale (dovuto al fallimento del governo a star vicino al popolo). Fu la tessa classe liberale a sostenere poi Mussolini, valutando male la sua scelta in quanto portò al regime totalitario. CAMBIAMENTI SOCIALI IN ITALIA NEL ‘900: l’età Giolittiana è stata importante per la nascita dell’Italia contemporanea, anche e personaggi come Giolitti non furono apprezzati dagli storici. Con la rivoluzione industriale nasce il Movimento socialista: caratterizzato dal rifiuto dell’individualismo liberale, puntando ad un allargamento della popolazione e mettendo in discussione il principio di proprietà. Pretende la giustizia sociale eliminando le disuguaglianze, ponendo fine all’egoismo individualistico in favore della morale di solidarietà tra gli uomini. Da una pare abbiamo il liberalismo (regime della libertà politica) e nasceva contemporaneamente il socialismo che si rivolgeva alle classi sfruttate promettendo loro l’abolizione del potere dell’uomo su un altro uomo e l’abolizione del capitalismo considerato come nemico portatore delle ingiustizie sociali. L’Italia dopo l’unificazione era un territorio che si basava principalmente sull’agricoltura. Dopo gli anni ’70 dell’800 ci furono molti lavori di bonifica da parte dei capitalisti, e interessavano perlopiù zone del settentrione (la Pianura Padana era la più sviluppata) e alcune parti del sud Italia con culture specializzate. Nel resto dell’Italia le condizioni non erano cambiate e neanche quelle dei lavoratori che dovevano sottostare a pessime condizioni lavorative. SITUAZIONE POLITICA: scarsa tolleranza nei confronti del cambiamento sociale. La classe dirigente era convinta di far bene e di rappresentare la parte migliore dell’Italia, di essere onesta e rigorosa e di rispettare il rapporto con le istituzioni. In realtà la classe dirigente si poneva come un freno all’evoluzione, considerando i fermenti/tumulti come delle minacce all’unità. Da una parte vi erano i ROSSI

(sinistra) e i NERI (clericali). La maggioranza politica apparteneva alla destra e venne aggiunta anche il termine storica destra storica. La destra storica non includeva però i clericali, cattolici (appartenenti alla vera destra), in quanto non riconoscevano più la politica e volevano tirarsi fuori dal gioco politico. La sinistra era all’opposizione in parlamento e includeva dai garibaldini, Mazziniani alla vecchia sinistra piemontese tra cui De Pretis. La sinistra voleva entrare nelle istituzioni monarchiche, modificandole però. La sinistra faceva opposiz...


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