Socio cap 3 - Riassunto Individui e società tra mutamento e persistenze PDF

Title Socio cap 3 - Riassunto Individui e società tra mutamento e persistenze
Author Renz b.
Course Sociologia del cambiamento
Institution Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM
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CAPITOLO 3: PERSISTENZE 3.1 RESIDUI ED ELITE Vilfredo Pareto, economista, ingegnere e sociologo, è uno dei pensatori più rilevanti del panorama italiano e internazionale a cavallo tra il XIX e XX secolo. Le azioni umane Per Pareto, l’individuo si manifesta attraverso le proprie azioni perciò, per conoscerlo, bisogna basarsi sulle azioni. E’ dal loro insieme che si costituisce la società. Ed è solo studiando le azioni che è possibile capire il funzionamento della società. Egli nota che l’uomo è un essere irragionevole, che la sua condotta è guidata da stati d’animo, istinti, bisogni psichici. L’uomo, però, non accetta di essere in balia degli istinti e cerca di camuffare tutte le azioni che compie con un velo di razionalità. E’ perciò irragionevole ma raziocinante. Per Pareto, le azioni possono essere divise in azioni logiche (es. operazioni scientifiche, economiche, militari) e azioni non-logiche (determinate principalmente da sentimenti, pulsioni, istinti). Un’azione viene definita logica quando esiste un rapporto razionale tra i mezzi usati e il fine che si propone il soggetto, e tale fine risulta razionale anche per un osservatore esterno. In altri termini, le azioni logiche comprendono tutte quelle azioni in cui il soggetto che le compie si pone un fine (es. costruire un ponte) e sceglie i mezzi per raggiungerlo (disegnare progetti, acquistare i materiali ecc.) in un modo che appare adeguato (logico) sia a lui sia all’osservatore esterno. Nelle azioni non-logiche, i mezzi non sono adeguati ai fini, per cui il fine che si propone il soggetto non corrisponde a quello percepito dall’osservatore. Esiste però nell’uomo una tendenza a far apparire come azioni logiche anche le azioni non-logiche, mediante lo sviluppo di teorie morali, religiose o politiche. A Pareto interessa studiare le azioni non-logiche. Egli le classifica in 4 classi differenti: • azioni non-logiche di 1° genere: sono quelle che non hanno un fine logico ne per chi le compie ne per chi le osserva. Sono rarissime perché gli individui tendono a giustificare razionalmente il loro operato. • azioni non-logiche di 2° genere: hanno un fine logico, razionale per il soggetto che le compie, ma non per l’osservatore: siamo nel campo delle azioni religiose, magiche e rituali. ES. danza della pioggia • azioni non-logiche di 3° genere: non hanno un fine logico per il soggetto che le compie, ma lo hanno per l’osservatore. Sono le azioni e i movimenti istintivi, dettati dall’inconscio adattivo, per proteggerci: se un insetto ci vola davanti, alziamo istintivamente la mano per scacciarlo, ma non impieghiamo il ragionamento per farlo, perché agiamo d’istinto. • azioni non-logiche di 4° genere: hanno un fine logico sia per chi le compie, sia per chi le osserva. La differenza con le azioni logiche sta nel fatto che il fine che si pone il soggetto è diverso da quello che può constatare l’osservatore. Si tratta di azioni conseguenti a errori scientifici, a illusioni politiche o manipolazioni culturali. ES. Il pacifista persegue la pace. Per raggiungerla utilizza dei mezzi come manifestazioni, cortei ecc. Un osservatore che conosca la storia, sa che questo comportamento ottiene l’effetto contrario, perché dà motivi a chi vuole la guerra di giustificarla.

Togliere il velo Se le azioni logiche hanno alla base il ragionamento, quelle non-logiche sono motivate dal sentimento e dallo stato d’animo. Di fronte ad un numero cosi elevato di azioni non-logiche, lo scopo del sociologo è quello di svelare le giustificazioni pseudologiche che l’uomo continua ad addurre. Lo scopo del sociologo è la verità e non l’utilità, anche se spesso, per una società, si rende più utile lasciare che gli uomini credano alle loro illusioni che tengono unita la società piuttosto che svelarne la vera essenza, come nell’esempio della danza della pioggia. In questo caso, l’osservatore occidentale sa bene che l’azione di danzare non influisce sulla pioggia, ma essa svolge un ruolo sociale importante: agisce sui sentimenti di solidarietà mantenendo coeso il gruppo e dandogli speranza anche in periodi di crisi e carestia dovuti alla siccità. Nella sua ricerca alla verità, Pareto ritrova nell’azione non-logica una faccia latente, stabile che non può essere spiegata empiricamente ma solo concettualizzata attraverso deduzioni dal sistema simbolico. E’ costituita dai residui e una faccia manifesta, variabile che è legata alla contingenza ed è sempre osservabile empiricamente. E’ costituita dalle derivazioni. Il quadrato Pareto simbolizza con un quadrato il meccanismo delle azioni e delle giustificazioni che ne vengono date. A livello del singolo individuo il quadrato può essere utilizzato per spiegare come sono generate le azioni: A: i residui sono la parte costante e latente delle azioni, da non confondere con i sentimenti, gli appetiti, gli interessi, i gusti ecc. B: le derivazioni sono gli argomenti che gli individui adducono per giustificare le proprie azioni, sono argomenti logici, la manifestazione del bisogno di ragionare che prova l’uomo. Sono dei veli che l’uomo costruisce usando l’immaginazione per coprire istinti e sentimenti. C: le derivate sono le ideologie e le teologie elaborate dai filosofi, dalla religione e dalla politica per dare alle derivazioni un carattere universale. A volte divengono residui di altri fenomeni (ES. a tavola porta sfortuna essere in 13 perché legato al tradimento di Giuda). D: le azioni, ciò che è direttamente osservabile e che a sua volta può influire sugli altri elementi del quadrato. I residui Pareto precisa che i residui sono un concetto analitico creato dal sociologo che permette di analizzare la realtà. E’ la parte che non muta ed è il vero movente delle azioni. Ma il sociologo può risalire ai residui analizzando solo l’azione. I residui sono perciò quella parte di sentimenti che si riesce a dedurre dall’osservazione delle azioni. Gli altri istinti Pareto li chiama interessi, sono istinti che non si tramutano in azione ma restano semplici gusti, appetiti e interessi. Un’azione religiosa molto frequente è legata ai riti di purificazione: nella nostra cultura è diffuso il rito del battesimo, ma in tutte le epoche la maggior parte delle culture ha rivolto particolare importanza ai riti di purificazione (attraverso il sangue ecc.). Questo per Pareto è il fattore costante, ovvero un istinto alla base di tutte le società umane, che le porta ad adottare comportamenti differenti, ma il suo scopo di fondo è comune: ripristinare l’integrità dell’individuo. Le classi dei residui Pareto individua 6 classi di residui presenti in tutte le formazioni umane: • Classe I: istinto delle combinazioni: gli uomini hanno una tendenza a stabilire nessi logici tra cose e nomi per giustificare le proprie azioni. L’istinto delle combinazioni concerne la tendenza generale a combinare « elementi differenti »; ma anche a combinazioni di cose « simili od opposte »; la combinazione può riguardare la relazione tra « cose tre e avvenimenti eccezionali » o tra « cose e avvenimenti terribili »; è possibile riscontrare in ognuno di noi la tendenza ad unire uno « stato felice a cose buone e uno stato infelice e cattive »; ma anche l’istinto a compiere operazioni misteriose in generale.

• Classe II: persistenza degli aggregati: è la tendenza ad unire cose diverse per formarne una sola e denota il bisogno di attaccamento dell’uomo a persone, luoghi, beni, riti e alla vita stessa. L’uomo prova orrore all’idea della morte e del distacco e nutre resistenza al cambiamento, per cui crea legami con la patria, presta fedeltà al clan, prova l’amore per la famiglia. Il bisogno di radicarsi lo porta a creare i culti degli antenati, a seppellire i propri simili per instaurare legami imperituri tra i vivi e i morti, e sacralizza la terra in cui gli antenati sono sepolti. Ne è conseguenza anche la nascita del sacro e della religione. E’ ciò che ci fa sentire solidali con il gruppo, con la nazione. Ritroviamo il residuo di persistenza degli aggregati nel bisogno di « persistenza delle relazioni di un uomo con altri uomini e con luoghi » (territorio, famiglia, animali e cose di casa); nelle « relazioni di famiglia e di collettività affini » (famiglia particolare, tribù, clan: la permanenza delle relazioni fa nascere sentimenti forti che ne rafforzano il legame e la durata); nelle « relazioni con luoghi » (il culto della città); nelle « relazioni di classi sociali » (ES. Marx: la lotta di classe fa fortificare i redditi di egualitarismo nella classe del proletariato); nella « persistenza delle relazioni dei viventi con i morti » (riti funerari, culto dei morti); nella « persistenza delle relazioni di un uomo e delle cose che erano sue mentre era in vita » (piramidi dell’antico Egitto); personificazioni (divinizzazione dell’imperatore romano). • Classe III: bisogno di manifestare i sentimenti con atti esterni: è un bisogno comune anche agli animali: i cani abbaiano quando hanno paura o scodinzolano quando sono felici. L’esigenza di rendere palese agli altri ciò che proviamo si esterna in diversi modi nella società, come il canto, la danza ecc. • Classe IV: residui in rapporto alla socialità: e’ insito nella natura umana il bisogno dell’approvazione degli altri, è ciò che ci porta ad accettare la disciplina. Da un lato è la tendenza a uniformarci e dall’altro a perseguitare i diversi. E’ qui che nasce la contraddizione: io proprio perché mi sento uguale all’altro provo pietà, ma accanto a questa, nasce anche l’intransigenza per chi non si comporta in modo giusto. Il residuo si manifesta quasi puro nell’uniformità temporanea imposta dalla moda. Dire che « si segue la moda, per fare come fanno tutti », è semplicemente dire che si imita, perché si imita. E’ vero che colui che non imitasse sarebbe colpito dal pubblico biasimo, ma questo è solo la sensazione di un sentimento generale. L’uomo non solo imita per diventare uniforme agli altri, ma vuole che gli altri facciano lo stesso. Se un uomo si discosta dall’uniformità, produce un senso di disagio nelle persone con cui hanno una relazione. Ritroviamo questo residuo nel « bisogno di uniformità » (imitazione), sia operando su se stessi sia sugli altri; nel « bisogno di approvazione della collettività » (che riscontriamo in modo accentuato nei social network) • Classe V: integrità dell’individuo e delle sue dipendenze: questo residuo è il completamento di quello precedente. Difendere le proprie cose e accrescerne la quantità sono due operazioni che spesso si confondono. Di questa classe di residui fanno parte i sentimenti in relazione alla salvaguardia dei beni propri, alla difesa dei propri interessi, del proprio corpo, della libertà, dei figli ecc. E’ un istinto di sopravvivenza che si può estendere a sé, alla famiglia e alla nazione. • Classe VI: residuo sessuale: questo residuo non interessa i bisogni sessuali, che sono comuni agli uomini e agli animali, ma ai ragionamenti e alle teorie che ne derivano, alle giustificazioni che se ne danno e ai vincoli che crea: pensiamo ai tabù, alla castità, o alla pornografia. L’appetito sessuale esiste in tutti gli esseri umani, ma in ogni società costruisce le proprie derivazioni e le proprie derivate definendo una linea di confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è. Le derivazioni Le derivazioni rappresentano la faccia manifesta delle azioni, ossia le giustificazioni che l’uomo fornisce al proprio agire. Come i residui, anche le derivazioni rappresentano una costante di tutte le epoche e di tutte le culture, e Pareto ne individua 4 tipi: • Affermazione: comprende le semplici narrazioni di eventi, le affermazioni di un fatto, le affermazioni di accordo con sentimenti espressi in modo assoluto, dottrinale. L’affermazione ha una grande forza persuasiva. • Autorità: è una derivazione che permane nel tempo senza perdere la sua forza. L’autorità è usato come strumento di persuasione e di prevaricazione su chi dissente, o come mezzo di distribuzione per coprire

sentimenti ignobili. Esistono 3 tipi di derivazioni che nel tempo non perdono il loro potere: l’autorità di uno o più uomini, l’autorità della tradizione, di usi e di costumi, l’autorità di un essere divino o di una personificazione. • Accordo con sentimenti o con principi: chi accoglie la derivazione la tratta come una verità evidente, condivisa da tutti. Con questa modalità molti pensatori hanno creato entità metafisiche estremamente persuasive. • Prove verbali: i residui adoperati per creare una derivazione persuasiva sono quelli che danno corpo a un’astrazione che ha un nome. ES. « natura » e « stato naturale » sono termini indeterminati e generali che si prestano a creare indefinitezza, al contrario della scienza, che usa termini specifici e precisi per sostenere il proprio ragionamento. Nelle prove verbali si predilige l’uso di termini indeterminati per indicare una cosa reale, oppure di termini con più sensi. Le derivate Quando si vuole dare alle derivate un carattere universale, si elaborano le derivate, ossia ideologie e teologie che ne sostengano la veridicità. Le derivate non influenzano il comportamento della vita quotidiana ma servono alle élite per affermare i propri interessi. Lotta e circolazione delle élite Pareto sostiene che la storia è sempre stata storia di lotta di élite. Per comprendere la circolazione delle élite, Pareto separa la forma con cui si presenta dagli elementi permanenti che vi stanno sotto, in questo caso dal movimento circolatorio. Il movimento circolatorio, che porta l’élite, nate dagli stati inferiori alla cima, e che fa discendere e scomparire l’élite al potere, è il più delle volte velato da diversi fatti. Anzitutto, esso è abbastanza lento quindi solo studiando la storia di un lungo periodo si possono percepire il senso generale e le linee di questo movimento. Per rappresentare la società, Pareto si serve di una trottola rovesciata. Presso tutti i popoli la distribuzione della ricchezza è fissa: in cima vi è un élite dei ricchi che è sempre formata da una minoranza, man mano che si scende verso il basso la figura si allarga e la base si arrotonda perché ce anche chi sta sotto la massa: gli emarginati, i poveri Ogni epoca produce l’élite che le servono. Ciò che conta è che il processo di circolazione non si blocchi e che continuino a salite i più capaci, quelli che sono adatti alla società. L’élite non è qualcosa di preesistente o di dato: tutte le élite seguono il medesimo ciclo vitale: si formano, prosperano e poi decadono. Le élite si formano per selezione e in questo modo emergono gli aristocratici, ossia i migliori. E i migliori sono quelli che riescono a superare le avversità della vita. La selezione dell’élite pesca in basso, dalla massa, e questo rende più veloce il cambiamento, perché difficilmente i figli delle élite hanno la capacità di diventare a loro volta élite. Uno degli elementi di degenerazione delle élite è il sentimento di benevolenza, e il sintomo principale della decadenza è l’indebolimento dei sentimenti virili, indispensabile nella lotta per la vita. Non bisogna confondere la violenza con la forza. La violenza accompagna spesso la debolezza. Si vedono individui che hanno perduto la forza di mantenersi al potere, rendersi odiosi per la violenza con cui colpiscono. Ogni élite che non è pronta a dar battaglia per difendere le sue posizioni, è in piena decadenza, non le resta che lasciare il posto ad un altra élite, aventi le qualità virili che a lei mancano. Ad avere queste qualità sono gli uomini che vengono dal basso, quelli che sono spinti in alto dagli interessi. Questo processo dà vita alla circolazione delle élite, il movimento fondamentale per il funzionamento della società. Cosa spinge gli appartenenti agli strati sociali più bassi ad avere questa tensione ad ascendere? Il potere, la ricchezza ma anche motivazioni più profonde che Pareto chiama interessi. Se il flusso delle élite viene bloccato per un tempo maggiore di quello necessario, avvengono le rivoluzioni. Perché al sentimento di benevolenza dell’élite corrisponde in egual misura l’eventualità di usare la forza da parte delle élite emergenti. E’ l’inevitabile alternanza di due categorie umane che Pareto chiama uomini volpe e uomini leone ai quali corrispondono due modalità di azione: la forza dei leoni e l’astuzia delle volpi.

3.2 POTERI: RAZIONALITA’ E CARISMA Secondo Max Weber, l’azione sociale implica rapporti di potere a diversi livelli. La comunità è divisa in tre ordinamenti: economici, sociali e politici, che si intrecciano tra di loro. L’ordinamento politico è caratterizzato dal potere e Weber mostra come tutti i tipi di potere che si sono succeduti nel corso della storia siano in qualche modo legittimati dal consenso di coloro che sono sottomessi. Quello che cambia è la base su cui si fonda la legittimazione del potere. Partendo dall’analisi dell’autorità carismatica, Weber spiega che cosa è il carisma. Con l’espressione carisma si intende una qualità straordinaria di un uomo. Con « autorità carismatica » si intenderà un potere su uomini, al quale i dominati obbediscono in virtù della fede in questa qualità di questa determinata persona. Il secondo tipo di potere analizzato è quello « tradizionale » legittimato dal tradizionalismo che Weber definisce come la disposizione interiore verso ciò che è oggetto di una consuetudine quotidiana e la fede in essa come norma inviolabile per l’agire; e con « autorità tradizionale » si indicherà quel rapporto di potere che poggia su tale base, cioè sulla pietas verso ciò che è sempre stato Il terzo tipo di potere, tipico dell’età moderna: il potere legale, definito anche razionale e burocratico. La legittimazione al comando poggia su una regola razionalmente statuita, e che la legittimazione a statuire queste regole poggia a sua volta su una « costituzione » statuita o interpretata razionalmente. 3.2A RAPPORTI DI POTERE Autorità: facoltà che una comunità riconosce a un individuo di emanare comandi che orientino la sua azione. Burocrazia: termine che designa il governo tramite un ufficio in contrapposizione con aristocrazia. Per burocrazia s’intende l’apparato amministrativo di pubblici uffici, un sistema di organizzazione razionale basato sulla divisione funzionale. Capo carismatico: individuo che appare nella storia nei momenti di crisi per portare valori nuovi alla massa e per divenire la guida. Capro espiatorio: animale che gli ebrei scacciavano nel deserto il giorno dell’espiazione, dopo averlo caricato simbolicamente di ogni peccato del popolo di Israele e reso responsabile di tutti i loro errori. Allo stesso modo, all’interno dei gruppi si tende a considerare un individuo responsabile delle calamità e a farlo espiare per queste sue colpe. Potere: capacità di un soggetto di imporre la propria volontà su un altro soggetto nonostante la sua resistenza. Può essere legittimo o illegittimo. Se un potere è legittimo è sinonimo di autorità. Weber distingue tre tipi di potere legittimo in base al modo in cui sono legittimati: il « potere tradizionale », il « potere razionale » e il « potere carismatico ».

3.3 MOVIEMENTI E ISTITUZIONI Francesco Alberoni, da mezzo secolo ha elaborato una teoria che ruota attorno al concetto chiave di « stato nascente ». Dall’incontro di due civiltà, si è creata un’area di confine, di mescolanza, dove gli individui appartengono almeno parzialmente a tutte e due. Acquistando dagli occidentali, i beni che non sono in grado di produrre, le popolazioni autoctone persone la fiducia nel proprio valore e l’amore per i beni che ritenevano preziosi fino a quel momento. I singoli si lasciano sedurre dai nuovi oggetti, dai nuovi costumi e tradiscono le proprie tradizioni. Con l’aumentare del disorientamento generale e del disordine, diminuisce la solidarietà sociale. E, dopo il contatto con gli occidentali, nascono ansie persecutore che si trasformano in pratiche di stregoneria maligna.

Nel 1964 Alberoni inizia a elaborare linea chiave che tutte le società periodicamente mutano grazie all’esplosione di un movimento collettivo. Ognuna di esse vive in base a un complesso di regole politiche, economiche e morali che vanno bene per quell’epoca. Con il passare del tempo, il comportamento concreto della gente muta e queste regole diventano disfunzionali. Alcuni cercano strade nuove. Poi il loro numero aumenta e nascono quelli che Alberoni chiama « fenomeni collettivi di aggregato » come gli episodi di panico, le migrazioni e i tumulti. T...


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